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Covid, Crisanti: “sconfitto grazie al vaccino, farò la quinta dose”

Crisanti vaccino obbligatorio follia

“E’ sparito più il Covid che il Pd in questo momento, la pandemia l’abbiamo sconfitta grazie al vaccino”. Lo ha detto il virologo e senatore Pd Andrea Crisanti, a ‘Un giorno da pecora’ su Rai Radio 1. “Io ho fatto quattro dosi e farò la quinta a breve. Il professor Bassetti ha detto che non serve per certe categorie? Io sono vecchietto e me la farò”.

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Le primarie Pd? “Io voto per Elly Schlein, lei porta un vento di novità nel Pd, spariglia le dinamiche delle correnti ed è sensibile ai temi sociali. Bonaccini? Ottimo candidato pure lui”. Il nome del mio partito? “Rimarrà Pd, per me Partito Democratico va bene, al massimo ci possiamo chiamare Nuovo Partito Democratico” conclude il virologo. (adnkronos)


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Sulmona, “senza vaccino non ti visito”: guardia medica rifiuta paziente

SULMONA – “Signora, se sua figlia non ha il vaccino anti Covid non posso visitarla a casa”. È quanto si è sentita rispondere una 50 enne di Sulmona, l’altro giorno, dopo aver contattato la guardia medica in servizio presso l’ospedale dell’Annunziata per conto della figlia 30 enne che accusava forti dolori addominali, nausea e qualche problema alla gamba destra. Dopo alcuni tentativi sul centralino di riferimento, la donna è riuscita a parlare con il medico reperibile di continuità assistenziale per spiegarle la situazione. La risposta della guardia medica sarebbe stata laconica: “se non ha il vaccino non posso visitarla a domicilio. Venite qui voi con un tampone”.

Madre e figlia in quel momento non avevano un mezzo disponibile per spostarsi. Per questo, alla fine, è stato attivato il servizio del 118 che ha trattato la giovane con le cure del caso. Il caso è finito ieri all’attenzione del Tribunale per i diritti del Malato che ha provveduto a segnalarlo agli addetti ai lavori nonché ai vertici aziendali per le verifiche interne.

“Una condotta, quella della guardia medica, che appare discutibile. Se è vero che in caso di sintomatologia riconducibile al Covid il medico può evitare di visitare il paziente, il riferimento al vaccino è privo di ogni logica. La giovane peraltro non poteva vaccinarsi per problemi neurologici”- spiegano dal Tdm. In effetti la vaccinazione non rende highlander del contagio ma blocca l’evoluzione più grave dell’infezione. Per questo la vicenda risulta assai strana soprattutto perché si inserisce nell’alveo del post emergenza che sta man mano normalizzando la convivenza con il Covid. Si svolgeranno le verifiche del caso. (www.ondatv.tv)

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Obbligo vaccino per militari, la sentenza della Consulta

Sciarra

È incostituzionale la norma di legge che assoggetta ad obbligo vaccinale i militari da impiegare in particolari condizioni operative senza indicare le patologie che si intendono contrastare attraverso la profilassi vaccinale. Lo ha stabilito la Corte costituzionale nella sentenza numero 25 del 2023, relatore Nicolò Zanon. “Fino a quando il legislatore non avrà provveduto al compito di fornire determinatezza al trattamento sanitario imposto nei termini qui indicati, resta dunque inteso – si legge nella sentenza – che, all’esito della presente pronuncia, il comma 1 dell’art. 206-bis cod. ordinamento militare non può fondare un obbligo vaccinale per il militare”.

L’articolo 32, secondo comma, della Costituzione stabilisce che nessuno può essere obbligato a un “determinato” trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La Corte nella sentenza n. 25 del 2023 ha ora definito il grado di precisione richiesto al legislatore e il significato dell’aggettivo “determinato”, quando si tratti dell’imposizione di un obbligo vaccinale.

Chiarendo che in questa materia la Costituzione stabilisce una riserva “relativa” di legge (che non obbliga il legislatore a introdurre una disciplina in tutto compiuta, ma lascia spazio a fonti secondarie), la sentenza afferma, però, che quando intenda imporre un obbligo vaccinale la legge non può limitarsi all’indicazione generica della tipologia di trattamento richiesta, ma deve specificare anche le patologie che si intendano contrastare attraverso la profilassi vaccinale.

Pronunciandosi su una questione sollevata dal Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale militare di Napoli, in un caso riguardante l’obbligo vaccinale per i militari da impiegare in particolari condizioni operative in Italia o all’estero, la Corte ha perciò dichiarato costituzionalmente illegittimo l’articolo 206-bis del codice dell’ordinamento militare, nella parte in cui autorizza la sanità militare a imporre a tale personale “profilassi vaccinali” non previamente individuate in via legislativa, bensì rimesse a fonti secondarie ovvero ad atti amministrativi.

La sentenza sottolinea che è proprio attraverso l’individuazione del trattamento vaccinale relativo alla patologia da contrastare che la legge può operare il bilanciamento tra libera determinazione individuale e tutela della salute collettiva.

Correlativamente, questa stessa indicazione è essenziale per consentire, alla Corte costituzionale, il sindacato di non irragionevolezza della scelta legislativa di imporre la vaccinazione. Invece, non contenendo, quanto meno, l’elenco delle profilassi vaccinali che possono essere imposte al militare in base alle variabili condizioni di impiego, la disposizione del codice dell’ordinamento militare non adempie alla necessità che sia “determinato” il trattamento sanitario, come esige l’articolo 32, secondo comma, della Costituzione. ADNKRONOS

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Covid, ragazzo morto dopo il vaccino. Il padre: ‘mi nascondono l’esito dell’autopsia’

Covid, ragazzo morto dopo il vaccino

Covid, il caso di Yaser: morto dopo il vaccino all’improvviso. La disperazione di un padre che ha perso il proprio figlio di 21 anni subito dopo aver fatto il vaccino anti-Covid. La storia di Yaser, il ragazzo morto poco dopo aver ricevuto la dose a Rapallo (Genova), è comune a diverse persone, tutti casi simili. Morti improvvise e apparentemente inspiegabili. Il padre Nagy Nagy spiega gli ultimi 15 mesi passati interamente a cercare di scoprire le cause della morte del figlio, entrato in ospedale con sintomi lievi e poi improvvisamente deceduto. Il genitore – si legge su La Verità – ha chiamato più di 25 volte al numero che gli è stato dato, ha scritto diverse mail, ma non ha mai ricevuto alcuna risposta.

“Ho perso il mio cuore – dice Nagy – ma non mi rassegno ad una morte inspiegabile”. “Il vaccino era Pfizer – racconta il genitore a La Verità – avevo chiesto al nostro medico di famiglia se rischiava complicanze, mi ha rassicurato che poteva farsi le punture”.

Il ragazzo però soffriva da tre anni di attacchi epilettici. Documentazione esibita al centro vaccinale, precisa il signor Nagy. Suo figlio stava apparentemente bene, gli inoculi non avevano provocato reazioni avverse, però Yaser è morto all’improvviso, la mattina del 16 novembre. Due mesi dopo aver fatto la seconda dose. “Il mattino era andato a scuola, si era allenato poi in palestra e aveva seguito in tv la partita Italia-Irlanda del Nord. Il mattino sono entrato in camera per svegliarlo, era morto, non ho potuto fare niente, l’ho trovato tutto freddo”. Ora per ottenere risposte per casi simili nasce un comitato, si occuperà di far emergere la verità sui familiari deceduti nei reparti Covid. (affaritaliani.it)

MAI PIU' VISTI A TEDESCHI NEL LIBERO STATO DEL POPOLO ITALIANO!

 

Ministro della Salute tedesco: servono rapidi aiuti per i danneggiati da vaccino

Karl Lauterbach

(https://www.byoblu.com) – Prima l’Inghilterra, poi l’Italia, adesso la Germania: nubi di tempesta sembrano addensarsi sulle teste dei Ministri della Salute che hanno avuto un ruolo di primo piano durante le varie fasi dell’emergenza sanitaria. Mentre il nostro Roberto Speranza deve rispondere degli scottanti sms scambiati con il direttore dell’Iss Brusaferro, l’omologo tedesco Karl Lauterbach sale agli onori della cronaca per alcune affermazioni rilasciate alla trasmissione ZDF Heute Journal, in cui si è parlato della vaccinazione anti-covid e soprattutto degli effetti avversi.

I precedenti

Va ricordato che Karl Lauterbach è stato tra i più accaniti fautori della vaccinazione obbligatoria in Germania per gli over 60 e insieme a Olaf Scholz fu tra i 296 che votarono a favore dell’introduzione della legge che invece non venne accolta dal parlamento tedesco.

Un risultato che indispettì parecchio il ministrocome scrisse all’epoca il quotidiano Politico. In un’intervista rilasciata a Der Spiegel, Lauterbach si definì anche “adamantino sostenitore” della vaccinazione obbligatoria su chi lavorava a contatto con i bambini e consigliandola anche ai minori stessi, sostenendo che per i giovani il pericolo era “la malattia, non il vaccino”.
Affermazioni smentite dai dati, che dimostrano come la malattia Covid non sia letale in giovani sani e come sia molto più alto il rischio di incorrere nello sviluppo di miocarditi e pericarditi. Più volte Karl Lauterbach aveva inoltre affermato che i vaccini erano “privi di effetti avversi”, salvo poi doversi smentire.

Le nuove affermazioni

Ed è proprio sui danneggiati da vaccino che ora si appunta l’attenzione del ministro. Nel corso dell’intervista, infatti, Lauterbach ha affermato, ribadendolo poi con un tweet, che c’è bisogno di aiuti più rapidi per chi ha subito un danno post vaccino e che avvierà un programma con il suo ministero per indagare sulle conseguenze del Long Covid e dei danni da vaccinazione, mettendo in campo soldi ed esperti.

Ma chi deve risarcire i danneggiati? Sicuramente lo Stato, visto che le aziende produttrici godono di uno sgravio di responsabilità, per gentile concessione della Commissione europea. Lauterbach però si augura che le aziende farmaceutiche partecipino alla copertura economica dei danni, visti “i profitti esorbitanti” ricavati dai vaccini.

Pia illusione, ma chissà che i Ceo di Pfizer, Astrazeneca e Moderna non trovino il modo per stupirci ancora una volta.

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Vaccino Covid, Gimbe: quinta dose, 500mila somministrazioni in 5 mesi

quinta dose

ROMA, 20 MAR – Meno di 500 mila somministrazioni in 5 mesi per il terzo richiamo (quinta dose) del vaccino anti-Covid pari a una copertura ferma al 15,7%; per la 4/a dose sono scoperte 2 persone su 3; per la terza dose, al 17 marzo sono 8,51 milioni le persone che non l’hanno ancora ricevuta. Lo rileva il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, che ha annunciato di sospendere il report settimanale mantenendo l’aggiornamento dei dati sul proprio sito web.

Nel dettaglio, per la 5/a dose, la platea aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,4 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 0,5 milioni l’hanno già ricevuto.

Dopo cinque mesi dall’avvio della campagna, al 17 marzo sono state somministrate 495.567 quinte dosi, con una media mobile di 746 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 735 della scorsa settimana (+1,5%). In base alla platea ufficiale (3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 15,7% con nette differenze regionali: dal 6% della Campania al 29,9% del Piemonte.

Per le quarte dosi, la platea aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12,2 milioni possono riceverlo subito, un milione non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 6 milioni l’hanno già ricevuto. Al 17 marzo ne sono state somministrate 5.984.294, con una media mobile di 876 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 961 della scorsa settimana (-8,8%). In base alla platea ufficiale (19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 31,3%, con nette differenze regionali: dal 14% della Calabria al 45,3% del Piemonte.

Infine, al 17 marzo sono 8,61 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui, rileva la Fondazione Gimbe: 8,31 milioni attualmente vaccinabili, pari al 14% della platea (dall’11,2% della Toscana al 26,4% della Provincia Autonoma). (ANSA).

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La vicenda del vescovo Torres: rimosso per non aver ceduto al culto del dio vaccino

vescovo Torres

di Paolo Giulisano – www.aldomariavalli.it – In una Chiesa in cui l’eresia sta dilagando tra i pastori, può capitare che un bravo vescovo, fedele alla dottrina della Chiesa e sostenitore del diritto alla vita, subisca la rimozione dalla sua carica da parte di Roma. Cos’ha fatto di male? Ha forse messo in discussione il celibato dei sacerdoti? Ha benedetto coppie gay? Ha detto che non sappiamo cosa abbia in realtà detto Gesù perché ai suoi tempi non c’erano registrazioni? No di certo. La sua colpa è stata quella di non aver appoggiato, negli scorsi due anni, la campagna vaccinale Covid.

Il sito pro life americano LifeSiteNews, che ha seguito attentamente la vicenda, anche perché il vescovo in questione è un grande difensore della vita umana, ne ha raccontato nei giorni scorsi la storia.

I fatti vedono come protagonista monsignor Daniel Fernández Torres, portoricano, allontanato dalla sua diocesi di Arecibo. La decisione di Bergoglio di rimuoverlo improvvisamente dalla guida della sua diocesi sarebbe stata dovuta in gran parte alla difesa da parte del vescovo delle obiezioni di coscienza nei confronti dei vaccini. Il delegato apostolico di Porto Rico (uno Stato di fatto associato agi Stati Uniti, una sorta di protettorato) ne ha chiesto le dimissioni dopo che il vescovo Fernández Torres si è rifiutato di firmare una lettera emessa dalla conferenza episcopale dell’isola che annunciava un severo obbligo di vaccinazione per sacerdoti e dipendenti delle diocesi. La lettera imponeva anche che all’interno delle chiese ci fosse, durante le Messe, una divisione tra fedeli vaccinati e non vaccinati, una vera e propria segregazione di questi ultimi. Questa lettera era nelle intenzioni dell’episcopato portoricano una decisa e pronta risposta alla sollecitazione venuta dal Vaticano, secondo la quale vaccinarsi sarebbe un “dovere morale”, il celebre “atto d’amore” di cui ha parlato Bergoglio.

Giorni prima il vescovo Fernández Torres aveva rilasciato una dichiarazione in cui difendeva il diritto di rifiutare la vaccinazione sulla base della coscienza e insisteva sul fatto che “è possibile per un fedele cattolico fare obiezione di coscienza alla presunta natura obbligatoria del vaccino Covid-19”.

La sua lettera rifletteva le posizioni di numerosi altri presuli e la stessa nota dottrinale   del Vaticano sui vaccini Covid, in cui si afferma che “la vaccinazione non è, di regola, un obbligo morale e che, quindi, deve essere volontaria”. Il suo sostegno ai diritti di coscienza trovava fondamento anche nel fatto che tutti i vaccini Covid approvati per l’uso negli Stati Uniti erano stati sviluppati o testati con linee cellulari derivate da bambini abortiti.

Quella che era una legittima richiesta di tutelare la libertà di coscienza è però sembrata una grave “insubordinazione” al papa, ed è diventata il pretesto per far fuori il vescovo non allineato.

Sembra da alcune fonti, riportate da LifeSiteNews, che il più attivo tra i confratelli nell’episcopato a chiedere la testa del vescovo di Arecibo sia stato l’arcivescovo González Nieves, noto per le sue posizioni ultra-progressiste in materia morale e apertamente pro LGBTQI. L’arcivescovo chiamò in suo supporto il cardinale di Chicago Cupich, anch’egli noto per le sue posizioni alla tedesca, chiedendogli una sorta di “visita apostolica” per poi riferire autorevolmente a chi di dovere su quel vescovo “no vax”. Il risultato non si fece attendere: monsignor Torres fu immediatamente e immotivatamente rimosso, e al suo posto venne insediato da Bergoglio monsignor Alberto Arturo Figueroa Morales, fino a quel momento vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di San Juan, nonché braccio destro di González Nieves.

Il vescovo Torres ha rotto mesi di silenzio con una dichiarazione di qualche giorno fa. “Sento ancora la stessa perplessità che ho provato quando mi è stato chiesto improvvisamente di dimettermi e quando, in modo frettoloso, è stata eseguita la rimozione”, ha scritto in una lettera indirizzata a “tutti coloro che mi hanno accompagnato spiritualmente”. “Dopo un anno, ribadisco esattamente le stesse parole della dichiarazione pubblica che ho fatto il 9 marzo 2022”, ha aggiunto. Nella sua dichiarazione del marzo 2022 il vescovo di Arecibo ha denunciato l’allontanamento da parte di papa Francesco definendolo “un’azione totalmente ingiusta”. “Nessun processo è stato fatto contro di me – disse allora – né sono stato formalmente accusato di nulla, ma semplicemente un giorno il delegato apostolico mi ha comunicato verbalmente che Roma mi chiedeva le dimissioni”. “Sono stato informato che non avevo commesso alcun crimine ma che presumibilmente non ero stato obbediente al papa né ero stato in sufficiente comunione con i miei fratelli vescovi di Porto Rico”, ha spiegato ancora il presule.

In effetti, in alcune sue dichiarazioni l’arcivescovo Roberto González Nieves di San Juan aveva affermato che il vescovo Fernández Torres era stato rimosso per presunta “insubordinazione al Papa” ma senza alcuna accusa formale.

In realtà non c’è traccia di disobbedienza all’autorità del Sommo Pontefice. Forse di monsignor Torres dava fastidio che il suo seminario fosse fiorente di vocazioni, e che la sua diocesi fosse ricca di iniziative di apostolato con grande beneficio per i fedeli. In seguito al suo licenziamento ci sono state petizioni, raccolte di migliaia di firme, ma Roma non ha riservato loro alcun segno di attenzione.

La lettera del vescovo sottolinea il suo dolore per essere stato deposto dalla propria sede, ma esorta i cattolici oltraggiati dagli scandali nella Chiesa a “pregare e avere fiducia”. “Quando sono entrato in seminario nel 1990, l’ho fatto pieno di speranza e convinto che Dio mi avesse chiamato a servire la Chiesa per il resto della mia vita”.

Fernández Torres è stato per anni l’unico prelato cattolico dell’isola che si è battuto regolarmente per la vita, la famiglia e la libertà religiosa, un punto di riferimento morale per l’intero paese. “Grazie ai lui è stata raggiunta un’unità di intenti per la protezione della vita umana, della famiglia naturale e dei diritti umani fondamentali dell’essere umano”, ha detto la senatrice Joanne Rodríguez Veve.

Monsignor Hector Aguer, arcivescovo emerito di La Plata (Argentina), in un duro comunicato di denuncia sulla rimozione, definisce Torres  “un uomo di Dio, fedele alla grande Tradizione ecclesiale”. Evidentemente, essere tale non è bastato. O forse è diventata una colpa.

La presunta insubordinazione alle direttive del Jefe Máximo, per non aver prestato culto a una nuova forma di idolatria, gli è costata cara.

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Aifa, fuori la verità! Perché sono stati nascosti i danni da vaccino?

Aifa

di Andrea Zambrano – https://lanuovabq.it – Aifa sapeva dell’alto tasso di segnalazione degli effetti avversi da vaccino, ma ha deciso di non divulgarlo. La campagna vaccinale doveva procedere spedita e senza intoppi e pazienza per quelle migliaia di persone che – ancora oggi – stanno male a causa dell’inoculo. Il secondo scoop di Fuori da Coro, andato in onda martedì sera (QUI) (QUI la prima puntata), mostra l’inquietante dietro le quinte che si viveva presso l’agenzia del farmaco all’inizio della campagna vaccinale.

Già dai primi giorni di gennaio 2021, quando i vaccini erano stati messi a disposizione per anziani e fragili, erano giunte notizie di morti post vaccino dalla Norvegia. Un funzionario propose di stilare una serie di Faq per tranquillizzare gli anziani perché «la probabilità di osservare un decesso in un anziano vaccinato da poco è elevata». Il direttore di allora Nicola Magrini rispose: «A me ancora genera un po’ di ansia e nervosismo leggerlo… quindi suggerirei di renderlo impeccabile nell’arco delle prossime 48-72 ore».

Nel servizio della giornalista Marianna Canè, si scopre ad esempio, – è il 15 gennaio – che «i pazienti fragili rientrano nelle popolazioni non studiate» come del resto è scritto nel bugiardino della stessa Pfizer. Si stava dando il via libera a vaccinare i soggetti fragili, pur essendo consapevoli che l’efficacia e soprattutto la sicurezza del vaccino non erano state testate. E quando il 18 gennaio le Regioni rispondono alla circolare dell’Aifa sulle modalità di compilazione delle schede di farmacovigilanza, arrivano come primi dati dei report inquietanti:

vaccini ai fragili

La sola Emilia-Romagna avverte di un tasso di segnalazione di 1000 casi su 100mila dosi, parlando di «alto tasso di segnalazioni» e «di dato di segnalazione rilevante». Che cosa fa Aifa? «Tali rapporti devono essere utilizzati esclusivamente per uso interno, raccomandiamo che non vengano divulgati». E che fare con i 2011 casi di reazioni avverse segnalati per il vaccino Astrazeneca? Un colpo di bianchetto e il dato sparisce dal report.

Ce n’è abbastanza per chiedere a Governo di allora e all’Aifa di rendere conto di queste omissioni che molto probabilmente celano anche dell’altro. Di sicuro c’è materiale per la nascente commissione di inchiesta sul covid e chissà che una Procura non decida di andare a scartabellare tra le comunicazioni dell’Aifa.

Anche il direttore di Fuori dal Coro Mario Giordano la pensa così. La trasmissione Mediaset, sola contro tutti in questi anni, ha dato spazio alle vittime del vaccino, dai famigliari dei tanti morti improvvisamente ai danneggiati permanenti, e adesso offre all’opinione pubblica e alla politica gli indizi di un fallimento sistematico spacciato per scienza.

«Scienza che si è prostituita al servizio della politica», rincara Giordano in un colloquio con la Bussola: «Mi aspetto che qualcuno ci dia delle risposte, mi aspetto che il ministro della Salute Schillaci dia segnali di vita e faccia luce su queste rivelazioni che sono clamorose, ma lo stesso chiedo al presidente Aifa Giorgio Palù».

Una battaglia di trasparenza e verità, che adesso che la pandemia è ufficialmente terminata va fatta a tutti i livelli: «Ci hanno raccontato per anni che la scienza era sopra tutto, ma nascondere i dati e impedire alla popolazione di essere messa nelle condizioni di conoscere la verità non è un bel servizio che si fa alla scienza», prosegue il giornalista.

L’impressione è che si voglia continuare a mettere la polvere sotto al tappeto, però, per non dover ammettere che la campagna vaccinale di massa è stata imposta contro le evidenze scientifiche e con il solo scopo di coprire tutta la popolazione per poter poi dire di aver sconfitto il covid. E pazienza se nel frattempo si veniva a sapere che il vaccino non era efficace (i casi di ri-contagi sono stati all’ordine del giorno) né sicuro (con una platea di danneggiati ancora oggi non censita ufficialmente né riconosciuta).

«Da Aifa mi sarei aspettato un comportamento diverso, che andasse direttamente sul territorio a raccogliere tutte le informazioni sulla salute degli italiani e invece ora scopriamo non solo che il sistema di farmacovigilanza è stato disincentivato, ma anche che, quando arrivava qualcosa di inatteso questo veniva sistematicamente nascosto».

Da una scienza asservita alla politica, ci si può aspettare allora che la figura di un direttore come Nicola Magrini, da poco sostituito nel suo ruolo, diventasse quella di un decisore in grado di orientare tutte le decisioni: «È la stessa dinamica che abbiamo visto all’opera con l’Iss, dove tra l’altro Silvio Brusaferro è stato riconfermato ed è quindi ancora al suo posto: una politica che diventa dogma e che soffoca la vera scienza».

E la politica? Di sicuro quello fornito da Fuori dal Coro è materiale su cui una commissione d’inchiesta parlamentare potrebbe già indagare. «Spero – conclude Giordano – che si faccia seriamente, anche se in tanti anni ho visto troppe commissioni di inchiesta fatte per insabbiare. Molto dipenderà dal suo presidente e dalla reale volontà di andare a fondo non solo sulle inefficienze, i ritardi, le inadempienze nella gestione della pandemia, che pure vanno messe sotto la lente, ma anche sul grande capitolo della vaccinazione. È una pagina che va analizzata anche perché se è vero che la pandemia è finita, sul campo restano ancora oggi i tantissimi danneggiati che chiedono ascolto e cure».

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Covid, “il vaccino limita le libertà”: militare reintegrato

astrazeneca forze armate contro il covid

di Antonio Amorosi – www.affaritaliani.it – Nessun reato per chi andava a lavoro senza Green Pass e vaccino. Il caso.
Sul piano della legge non vi è alcun elemento scientifico che possa far pensare che un non vaccinato contagi più di un vaccinato. Oltretutto chi non si è vaccinato può aver preso questa decisioni per la necessità di salvarsi dal pericolo di effetti collaterali gravi ed anche fatali, come si sono manifestati in un numero non del tutto marginale e indifferente di casi. La libertà di sostentarsi è stata limitata durante la pandemia e questo è in conflitto con l’ordine Costituzionale. Questa, in sintesi, la decisione e le motivazioni del giudice Andrea Cruciani, del Tribunale militare di Napoli, che si è pronunciato sul caso di un graduato finito a giudizio.

LEGGI LA SENTENZA DEL TRIBUNALE MILITARE DI NAPOLI

La vicenda: nessun reato per chi andava a lavoro senza Green Pass e vaccino

Durante la pandemia (periodo 2022), un militare graduato non vaccinato e sprovvisto di Green Pass entra lo stesso nella caserma dove lavora, timbrando il suo cartellino di entrata e uscita. Il militare fa ingresso nel luogo di lavoro sulla base della decisione di un superiore, che se ne assume la responsabilità, ma il responsabile della struttura è un altro militare, superiore in grado. L’uomo, secondo il responsabile della struttura, non sarebbe dovuto entrare e quindi viene mandato davanti a un giudice per “introduzione clandestina” in caserma, fatto aggravato dal grado rivestito.

Il Pm insiste sulla richiesta di rinvio a giudizio mentre i legali che difendono l’uomo sostengono il non luogo a procedere. Nell’udienza preliminare, presso il Tribunale Militare di Napoli, il giudice Andrea Cruciani ha sentenziato il “non luogo a procedere” nei confronti del militare (atto depositato in cancelleria il 13 marzo 2023) ed ha spiegato il perché.

Le motivazioni del giudice

Il magistrato ritiene che il militare non abbia di fatto messo in pericolo nessuno. “La condotta dell’imputato”, scrive il giudice, “soggetto non vaccinato, quindi sprovvisto di Green pass”, non ha leso alcun bene giuridico, non avendo determinato alcun rischio ulteriore per la salute pubblica rispetto all’ingresso dei vaccinati e provvisti di Green pass, stante l’inidoneità dei vaccini attualmente in commercio a prevenire la diffusione del contagio”.

E aggiunge: “Questo Giudice ritiene non provata l’efficacia vaccinale per SARS-CoV-2 quale strumento di prevenzione del contagio, e ciò lo si ripete non solo in una misura prossima al 100% bensì in una qualsiasi misura percentuale superiore allo zero, risultando piuttosto quale fatto notorio, cioè quale dato incontrovertibile emergente dal naturale accadimento dei fatti, che i soggetti vaccinati per SARS-CoV-2 possano contrarre e trasmettere contagio e che, di conseguenza, dal punto di vista epidemiologico, vaccinati e non vaccinati, vanno necessariamente trattati come soggetti tra loro sostanzialmente equivalenti”.

Per questo motivo, “l’inoffensività della condotta discende in particolare dal rilievo che l’ingresso in caserma dell’imputato, soggetto non vaccinato e quindi sprovvisto di green pass, non ha determinato alcun rischio maggiore per la salute pubblica rispetto all’ingresso di soggetti vaccinati provvisti di Green Pass”.

Il magistrato entra anche nel merito: “Questo giudice, alla scorta del necessario vaglio critico al quale è sempre tenuto, per le ragioni già analizzate in precedenza, allorché si tratti di valutare dati scientifici ancora non definiti e provvisori, rileva che i vaccini Sars-Cov2 in commercio possono causare effetti collaterali gravi ed anche fatali, in un numero non del tutto marginale e indifferente di casi. La condotta dell’imputato di non sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria e conseguentemente di far ingresso in caserma senza esibire il Green Pass quindi è scriminato della necessità di salvare sé dal pericolo attuale di un danno grave”.

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Tajani, “Berlusconi deve riprendersi anche dal vaccino”

Berlusconi

21 maggio 2021 – liberoquotidiano.it – Prima di intervistare Antonio Tajani a Dritto e Rovescio – il talk show politico in onda tutti i giovedì sera su Rete4 – Paolo Del Debbio ha voluto sincerarsi delle condizioni di Silvio Berlusconi. “Il Cav sta passando un momento di riposo forzato – ha dichiarato il coordinatore di Forza Italia – perché deve riprendersi dal coronavirus e dal vaccino. Dovrà stare a riposo ancora per qualche tempo”.

Per una questione di rispetto, Del Debbio non ha voluto chiedere ulteriori dettagli sulle condizioni di salute dell’ex presidente del Consiglio, limitandosi a dire a Tajani di salutarlo da parte sua e della redazione di Dritto e Rovescio quando lo sentirà telefonicamente la prossima volta.

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