Giuseppe Conte, il sondaggio: per due italiani su tre non sa governare

 EH, PER FORTUNA CHE CI SONO I SONDAGGISTI, ALTRIMENTI GLI ITALIANI NON SE NE SAREBBERO MAI ACCORTI DA SOLI!!!

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Giuseppe Conte, il sondaggio: per due italiani su tre non sa governare

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Alessandro Giuli
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L'opinione degli italiani sul governo di Giuseppe Conte è assai più cruda di quanto vogliono farci credere i cineoperatori "ispirati" da Palazzo Chigi e fiancheggiatori pandemici di questa maggioranza da operetta. Per farsene un'idea precisa, è sufficiente leggere gli ultimi sondaggi della società di ricerche AnalisiPolitica diretta da Arnaldo Ferrari Nasi. Numeri impietosi: tre italiani su quattro pensano che la situazione economica nazionale sarà negativa per tutto il 2021, e soltanto poco più d'un terzo degli italiani (37 per cento) ritiene che l'attuale esecutivo sia adatto a gestire il rilancio economico. Il quadro generale rivela una notevole e crescente sfiducia, accentuata dagli effetti della seconda ondata di coronavirus (i pessimisti sono passati dal 70 al 73 per cento i soli sei mesi).

Resta un nocciolo residuale di ottimisti (10 per cento) che tuttavia non basta a riequilibrare una linea di tendenza sempre più marcata dalla disillusione: da giugno a oggi, fra coloro che inizialmente hanno convalidato la narrazione governativa del "ce la faremo", i disillusi che hanno cambiato idea sono più che raddoppiati, passando dal 14 al 33 per cento. Incrociando indicatori vari, dal sesso al titolo di studio passando per le classi d'età e le aree geografiche più o meno ricche, la sostanza resta immutata. E se il giudizio negativo prevale nettamente (78 per cento), com' è logico, tra le file dell'opposizione (peraltro maggioritaria nel Paese, elemento da non trascurare mai), è di un certo interesse il fatto che anche tra gli elettori dei partiti di maggioranza serpeggia ormai una rassegnazione diffusa: il 25 per cento riconducibile al Movimento 5 Stelle, il 24 per cento di area Sinistra-Sinistra e il 15 per cento di area Pd ammettono che il "loro" governo non sarà all'altezza del compito.

Una bocciatura che diventa ancor più massiccia fra i "ribelli" governativi di Matteo Renzi e della sua Italia Viva (41 per cento) e nell'opposizione di confine targata Azione di Carlo Calenda (55 per cento). Tragicamente definitiva, infine, è la previsione nera (al 75 per cento) proveniente dalle zone più dinamiche dell'Italia, ovvero i ceti medio-alti che producono a fatica quella ricchezza dissipata dal governo a forza di bonus e mance assistenziali. Di là dalla fredda verità dei numeri, risalta parecchio - e non era scontato - l'allineamento tra il sentire dell'Italia profonda e quello del ceto politico. La scienza demoscopica sta confermando un'impressione radicata a vario grado nella società italiana: lo scollamento tra potere e consenso prodottosi nell'estate del 2019 attraverso il ribaltone di Palazzo si era soltanto attenuato nel momento più duro dell'impatto con il Covid-19, nel marzo scorso; ma non appena le classi dirigenti in servizio hanno dovuto elaborare una strategia seria di contenimento e di programmazione, la loro credibilità ha preso a sgretolarsi.

 

 

 

 

Malgrado i ripetuti scostamenti di bilancio approvati quasi all'unanimità in Parlamento, le lentezze sul Recovery Plan e le incertezze sulla reale capacità di gestione dei fondi europei in capo a Palazzo Chigi hanno acuito un malessere già bruciante a causa dei mancati ristori. Nemmeno la legge di Bilancio appena approvata a tappe forzate nell'Italia colorata di rosso, con l'incombente spettro dell'esercizio provvisorio e non senza il solito scarso rispetto per il dibattito in Aula, potrà smentire il verdetto dei sondaggi. In assenza di un'alternativa politica solida e culturalmente omogenea, è verosimile che i giallorossi continueranno ancora a campare (e a farci campare) male piuttosto che tirare le cuoia. La lunga vaccinazione di massa contro il demone cinese, oltreché una legittima speranza di salvezza per noi tutti, sarà anche un alleato oggettivo dello status quo. S' intravede tuttavia un punto di non ritorno legato appunto alla questione economica: non appena il popolo si risveglierà dall'incubo pandemico, si accorgerà che il baratro dei conti pubblici e delle sofferenze private non era un fantasma reversibile. Qualcuno dovrà pagarne il correlativo prezzo, e sarà un prezzo molto più che simbolico. Al momento, gli italiani non sanno bene a quali mani potersi affidare, tuttavia hanno ben chiaro il profilo di chi ha disintegrato le loro legittime aspettative di riscatto.

 

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