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24/07/21

FANNO LA VOCE GROSSA, IN REALTA' STANNO SCAPPANDO: IL CAPITALISMO E' FINITO SU QUESTO PIANETA ... E QUELLO CHE COSTRUIRANNO SU MARTE ... ASSOMIGLIERA' MALEDETTAMENTE BENE A MAUTHAUSEN

 

Il grande volo di Richard Branson

(reuters)
Dal giornale degli studenti, alla musica totale al business tra le stelle: come il magnate statunitense è arrivato a promettere viaggi senza gravità "aperti a tutti" con la sua Virgin Galactic. E quanto c'è di vero
4 minuti di lettura

L'idea di portare turisti nello spazio con la sua Virgin Galactic gli verrà una trentina d'anni dopo. Quella di salirci anche lui, a bordo dello spazioplano Vss Unity che inaugurerà un nuovo business, gli verrà invece poco prima del lancio, fissato l'11 luglio 2021 alle 15 italiane. Un'idea con un bel po' di marketing incorporato, visto che il decollo anticiperà di poco quello di un altro visionario, Jeff Bezos, pronto a diventare extraterrestre sul New Shepard della sua Blue Origin il 20 luglio, a 52 anni esatti dal primo, storico allunaggio umano.

Questo, però, succederà trent'anni e passa più tardi.

Adesso, cioè ben prima che diventi il primo miliardario a superare il cielo su un mezzo costruito da una sua azienda, scorre un qualsiasi pomeriggio londinese di fine 1969 e lui, Richard Branson, ha un'intuizione diversa: guardandosi attorno vede qualcosa che lì, davanti a tutti, nessun'altro nota.

Ha 19 anni ed è appena stato condannato a una multa di sette sterline per aver infranto due leggi di sua Maestà a causa della pubblicità a un servizio di consulenza sessuale, altra sua intuizione, pubblicata sulla rivista "Student". A proposito, anche "Student" è una sua idea: è un magazine pubblicato dal '68 e arrivato a ospitare articoli di Mick Jagger e John Lennon senza, in realtà, creare mai un'economia solida. Un'idea avuta negli anni della Stowe, la scuola privata del Buckinghamshire in cui Branson, a causa di una leggera dislessia, racconta lui, era l'ultimo della classe in quasi tutte le materie. "Caro Branson - pare gli avesse detto il preside al momento di congedarlo, nemmeno diplomato, nel '67 - se non finirai in galera, potresti diventare milionario".

(ansa)

La galera, Branson, l'aveva appena sfiorata - la farà davvero e per frode qualche anno più tardi -, ma sarebbe stata proprio quell'intuizione nella redazione di "Student" a renderlo milionario.

Lì, nella confusione del quartier generale della rivista, Branson si accorge che tutti ascoltano i dischi del momento. C'è chi non è disposto a spendere 35 scellini per mangiare, ma ne dà ben volentieri 40 per ascoltare l'ultimo di Bob Dylan, il nuovo degli Stones, il debutto dei Tangerine Dreams.

L'idea di una distribuzione discografica per posta arriva come un lampo e gli permette di vendere gli album a prezzi più bassi di qualsiasi catena esistente. Il nome della nuova impresa glielo suggerisce invece una delle redattrici di "Student", che intesa l'imminente fine del magazine capisce quanto le visioni di Branson inaugurino orizzonti illibati: Virgin Mailing Order debutta sui volantini distribuiti in Oxford Street e fuori dai concerti. Gli affari decollano a razzo. Ed è solo l'inizio di un impero.

Sarà sempre così, guardandosi intorno e cogliendo i germogli del futuro nell'invisibile ai più, che Branson trasformerà Virgin in un leviatano con divisioni in ogni campo: Virgin Music (l'etichetta discografica dei Sex Pistols, di Peter Gabriel e pure degli Stones), Virgin Books, Virgin Active, la compagnia aerea Virgin Atlantic, quindi Virgin Trains, addirittura Virgin Fuel. Il gruppo, che a fine anni 80 comparve fugacemente anche in Borsa, oggi registra un fatturato annuo di oltre 20 miliardi di sterline.

Visto col senno di poi, lo spazio è solo il frutto più ambizioso del giardino della Virgin. È l'orizzonte naturale di chi, per carattere e talento, sa cogliere le opportunità nascoste in qualsiasi cosa lo circondi: non è lo spazio, in fondo, quello dentro cui siamo immersi tutti?

A Branson l'idea di esportare le proprie attività oltre l'atmosfera venne già nel '94, quando fondò la Virgin Galactic Airways, ma fu dieci anni dopo, di fronte al volo inaugurale dello spazioplano progettato dall'amico Burt Rutan, lo SpaceShipOne, che il sogno si fece più concreto.

Come spesso gli è capitato, a stimolarlo non furono ragioni strettamente economiche (tanto che anni dopo Virgin Galactic deve ancora dimostrare la sua solidità economica): per Branson il cosmo non è che la destinazione obbligatoria dell'Uomo - "credo che il monopolio statale dello spazio rappresentasse un pericolo, non il vantaggio propagandato" dice. Complice l'ammirazione per Stephen Hawking, che nel 2007 dichiarò di voler andare oltre l'atmosfera e di volerlo fare con Branson, Virgin Galactic è la realtà che per prima ha promesso di portare turisti oltre la linea di Karman, quella a 100 kilometri dalla superficie terrestre che trasforma in astronauta chi la oltrepassa. "Rendere accessibile a tutti lo spazio per migliorare il mondo" risponde Branson a chi gli chiede quale sia lo scopo della sua impresa galattica.

Perché al di là del romanticismo, il magnate inglese ha intuito fra i primi che la space economy sarebbe stata rivoluzionata dalla progressiva diminuzione del costo dei lanci e da un nuovo approccio al rischio, preso di peso dalla Silicon Valley. Non è un caso che il pur tragico incidente del 31 ottobre 2014, quando durante un test di SpaceShipTwo perse la vita uno dei due piloti, Michaes Alsbury, sia stato solo un rallentamento. È il tipico approccio Branson: da allora Virgin ha effettuato con successo altri lanci e portato nello spazio, il 22 febbraio del 2019, anche la prima donna a farlo su un volo commerciale, l'istruttrice di astronauti Beth Moses.

Non che il business della compagnia sia solo ludico. Lo conferma l'accordo, siglato a ottobre 2019 all'ambasciata italiana di Washington, fra Virgin e l'Aeronautica militare, un'intesa che darà la possibilità a tre ricercatori italiani di condurre esperimenti durante un volo suborbitale (esperimenti in fase di progettazione con il Cnr). È la prima volta che un dipartimento governativo finanzia un volo umano a scopo di ricerca scientifica su un veicolo spaziale commerciale. Ed è un ennesimo cambio di paradigma, che smentisce chi credeva che i viaggi promessi da Branson fossero solo una gita per miliardari eccentrici (che comunque, in 600, hanno già acquistato i biglietti a 200mila dollari l'uno e che, in 700, affollano la lista di attesa).

Il punto fondamentale, quello che renderà epocali le imprese degli space billionaires alla Branson, Bezos o Elon Musk, è proprio qui: al di là delle capatine extraterrestri dello zio Paperone di turno, lo sfruttamento commerciale dell'orbita bassa potrebbe aprire il campo a sperimentazioni in microgravità finora impensabili. Consentendole anche ad aziende, università e laboratori prima esclusi dall'attività oltre l'atmosfera e, chissà, inaugurando una nuova era dei voli civili, come quelli che già oggi ipotizzano viaggi da Bruxelles a Sidney in due ore e mezzo -  come il progetto "Stratofly H2020", dell'Unione Europea e del Politecnico di Torino.

Insomma, un idillio? Tutt'altro; lo spazio è anche strategico, rivela la potenza scientifica, tecnologica e militare di chi riesce a conquistarlo.

In quest'ottica, tornando ai miliardari spaziali, andrebbe interpretato anche l'annuncio del soggiorno di Tom Cruise sulla Stazione spaziale internazionale, dove nel 2022 l'attore girerà un film. Il primo in assenza di peso? No, o almeno non più, visto che pochi giorni fa si è saputo che il 5 ottobre la star russa Yulia Peresild anticiperà "Top Gun" Tom sulla stazione orbitante per le riprese del proprio live action movie.

Il film, il cui titolo provvisorio è La sfida, sarà coprodotto da Dmitry Rogozin, il direttore generale dell'agenzia spaziale russa, la Roscosmos. Dura ignorare il sottotesto politico di quest'altra... sfida.

Quindi no, quando anche Bezos e Cruise saranno nello spazio e quando un cittadino qualunque potrà fare lo stesso, non sarà solo turismo spaziale. Sarà una nuova era. Ché andare nello spazio è di certo un sogno non limitato a quei 500 e rotti che l'hanno già fatto. È un'opportunità scovata in quel che ci circonda. Letteralmente. Da oltre trent'anni, pura intuizione Branson.

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