Le precise scelte del governo Bolsonaro per la diffusione del virus in Brasile
Nelle ultime 24 ore il Brasile ha raggiunto quota 4mila morti quotidiani per Covid-19. La pandemia è fuori controllo. Per l’Organizzazione mondiale della sanità, il Paese è una “bomba a orologeria”. Un report smonta la teoria della “incompetenza” del governo federale, evidenziandone la drammatica lucidità
Nelle ultime 24 ore il Brasile ha raggiunto quota 4mila morti quotidiani per Covid-19. La pandemia è fuori controllo. Sono 4.195 persone, 4.195 famiglie distrutte in un unico giorno. Il Paese è diventato una “bomba a orologeria”, come l’ha definito l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) in quanto fabbrica di varianti del virus. Si sbaglia però chi pensa che questo disastro sia una conseguenza dell’incompetenza del presidente Jair Bolsonaro, tanto meno delle sue follie. Bolsonaro continua a negare la gravità della pandemia, deride l’uso di mascherine ed è contro l’isolamento. Sembra allucinante ma questo collasso è stato programmato e fa parte di una “strategia istituzionale per la diffusione del virus nel Paese promossa dal governo brasiliano sotto la guida del presidente”.
È la conclusione del report Diritti nella Pandemia – Mappatura e analisi delle norme giuridiche in risposta al Covid-19 in Brasile, pubblicato nel gennaio di quest’anno. Il documento realizzato dall’Università di San Paolo (USP) e dall’organizzazione non governativa Conectas Human Rights, ha raccolto e controllato, a partire dal marzo 2020, i decreti federali e statali, nonché le dichiarazioni di Bolsonaro relative al Covid-19 e attraverso una linea temporale ha disegnato la mappa del disastro che ha portato il Brasile a superare la soglia dei 336mila morti e 13 milioni di contagiati.
“I risultati dissipano l’interpretazione persistente che ci sarebbe incompetenza e negligenza da parte del governo federale nella gestione della pandemia. Al contrario […] rivelano l’impegno e l’efficienza del lavoro federale a favore della diffusione capillare del virus nel territorio nazionale, dichiarato con l’obiettivo di riprendere l’attività economica il più rapidamente possibile e ad ogni costo”, si legge ancora nel report.
Gli ospedali affollati, i corpi in attesa ad essere seppelliti sono il risultato della tragedia annunciata che poteva essere evitata dalla politica perpetrata dal governo Bolsonaro e ciò “ha costituito una violazione senza precedenti del diritto alla vita e del diritto alla salute dei brasiliani”, evidenzia il report. E tutto questo accade “senza che i dirigenti coinvolti ne siano ritenuti responsabili, anche se la Corte suprema federale e la Corte dei conti hanno, in numerose occasioni, segnalato la non conformità all’ordinamento giuridico brasiliano e le omissioni consapevoli e volontarie dai dirigenti federali”.
Ed è proprio grazie alla Corte suprema -che ha bloccato molte delle misure di propagazione del virus prodotte dal governo- che il Paese non è ancora arrivato in cima al podio mondiale, dietro soltanto agli Stati Uniti, sottolinea l’organizzazione Human Rights Watch nel suo report annuale, anche questo pubblicato a inizio 2021. Secondo l’organizzazione, “il principale tribunale del Paese è intervenuto per impedire che il governo nascondesse i dati della pandemia al pubblico e ha ordinato che fosse elaborato un piano per proteggere le popolazioni indigene, fra le più vulnerabili, ad esempio”.
Davanti alle 69 richieste di impeachment ferme sul tavolo della presidenza della Camera dei deputati in attesa di una risposta, Bolsonaro può sembrare irremovibile. Però contro di lui pendono tre denunce alla Corte penale internazionale (Cpi) che lo citano per genocidio e altri crimini contro l’umanità. Una di questa è stata presa in considerazione dall’Ufficio del procuratore generale, che ha avviato una prima indagine per le accuse di gravi violazioni contro l’ambiente e le popolazioni indigene in Brasile.
È la prima volta che l’Ufficio del procuratore capo del tribunale svolge un’analisi preliminare della giurisdizione in relazione a un presidente brasiliano. In questa prima fase viene valutata se le accuse spettano al tribunale internazionale. La Cpi indaga persone accusate di genocidio, crimini di guerra, crimini e aggressioni contro l’umanità.
Le acque iniziano ad agitarsi anche sul fronte giuridico interno. Un gruppo di ex procuratori ha presentato una denuncia presso l’ufficio del procuratore generale contro Bolsonaro per crimini contro la salute pubblica, sottolineando che dall’inizio della pandemia di Covid-19, il presidente ha negato la principale politica sanitaria raccomandata: l’isolamento sociale. “Jair Bolsonaro ha sempre conosciuto le conseguenze della propria condotta, ma ha deciso di correre il rischio”, si legge nel documento d’accusa.
Preoccupato per l’aumento dei numeri di morti che potrebbero arrivare a 5mila al giorno nei prossimi giorni, Dimas Covas, direttore dell’Istituto Butantan di San Paolo, ha dichiarato che “solo l’isolamento sociale più frenare il contagio”.
Oltre alla lotta contro l’isolamento, Bolsonaro ha negato anche il vaccino. Ha cambiato atteggiamento pochi giorni fa, dopo il ritorno dell’ex presidente Lula sulla scena politica. Le sue condanne sono state cancellate ed è di nuovo sotto i riflettori dei media mondiali. In un’intervista, l’ex presidente, favorevole al vaccino, ha definito Bolsonaro un genocida.
Tanto è bastato per far fare un netto cambio marcia mediatico a Bolsonaro che ora cerca di migliorare la sua l’immagine sostenendo, come dimostra il suo discorso del 23 marzo di poco più di tre minuti, che il “suo governo ha preso provvedimenti per combattere il Coronavirus durante la pandemia ed è sempre stato a favore dei vaccini”.
“Ho sempre affermato che avremmo adottato qualsiasi
vaccino, purché approvato da Anvisa. E così è stato”. Purtroppo la
realtà è diversa. Bolsonaro ha minimizzato il vaccino cinese Coronavac e
rifiutato il vaccino Pfizer-Biontech. Ora che il Paese è arrivato alla
esasperazione corre contro il tempo per vaccinare tutti.
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