Piero Amara e i soldi all’ex 007: indagini chiuse sull’avvocato della loggia Ungheria
La Procura di Perugia chiude le indagini e contesta all’avvocato Piero Amara i reati di concorso in millantato credito e traffico di influenze illecite. A notificare l’avviso il Procuratore capo Raffaele Cantone e i Sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano. Dalle parole di Amara è scoppiato l’ultimo terremoto nella magistratura e nel Consiglio Superiore della Magistratura intorno al caso della loggia cosiddetta “Ungheria”. Un caso che è comunque slegato dal fascicolo dal quale è scaturito l’avviso di conclusione indagini.
La Procura contesta all’avvocato la consegna, insieme all’altro legale Giuseppe Calafiore, di 30mila euro all’ex funzionario dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna (Aisi) Loreto Francesco Sarcina come presunto prezzo della mediazione illecita dell’ex agente dei Servizi vero pubblici ufficiali. Dalle indagini, secondo la Procura, emergono elementi che escludono di dare corso alla richiesta di archiviazione.
Riporta l’Ansa.it che secondo quanto ricostruito dall’avviso, Sarcina, sfruttando e vantando relazioni, esistenti e asserite, con pubblici ufficiali, si faceva consegnare dai due avvocati 30mila euro come prezzo della propria mediazione illecita verso pubblici ufficiali e per remunerarli. L’ex ufficiale dei Servizi aveva assicurato ai due – sempre secondo l’accusa – di potersi avvalere di personale dell’Agenzia e di membri della Polizia Giudiziaria per reperire informazioni sulle indagini in corso nei loro confronti presso le Procure di Roma e di Messina. I compensi sarebbero serviti anche a remunerare i magistrati in servizio presso la Procura della Capitale co-assegnatari di un procedimento nell’ambito del quale Amara e Calafiore erano sottoposti a indagini e rispetto ai quali Sarcina millantava credito. Proprio il coinvolgimento, come parte offesa, dei pm romani ha portato la competenza sull’inchiesta alla Procura di Perugia.
Amara è stato arrestato nel 2018 con un’operazione congiunta delle Procure di Roma e Messina per assicurazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla corruzione. Arrestato con lui il giudice Riccardo Virgilio, presidente di Sezione al Consiglio di Stato. È stato scarcerato, collaborando con gli inquirenti, patteggiando una pena sotto i quattro, una condanna quindi di due anni e otto mesi, per i depistaggi sull’inchiesta Eni e per corruzione di giudici
È tra i principali accusatori del Sistema detto Palamara, dal nome dell’ex presidente dell’Anm ed ex consigliere del Csm. Ha accusato il Presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi, che lo avrebbe indotto a non licenziare l’esperta di relazioni istituzionali e sua amica Giada Giraldi, assunta in una delle sue società dell’avvocato. Gli stessi magistrati Cantone, Miliani e Formisano sono i titolari dell’inchiesta che coinvolge l’ex consigliere del Csm Luca Palamara e che si starebbero occupando anche dell’inchiesta sulla presunta loggia Ungheria.
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