Di Maio a Conte: "Giudicare i talebani da azioni non dalle parole". Il leader 5S: "Sì al dialogo serrato, il regime si è dimostrato distensivo"
ROMA - "Necessità di un serrato dialogo con il nuovo regime talebano, che si è dimostrato abbastanza distensivo". Così il leader dei 5S Giuseppe Conte a Ravello (Salerno) per la presentazione di un libro. Ma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio prende le distanze dall'ex premier e ribadisce: "È importante agire in maniera coordinata nei confronti dei talebani. Dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle loro parole. Abbiamo a disposizione qualche leva, sia pur limitata, su di loro come l'isolamento dalla comunità internazionale e la prosecuzione dell'assistenza allo sviluppo fornita finora. Dobbiamo mantenere una posizione ferma sul rispetto dei diritti umani e delle libertà, e trasmettere messaggi chiari tutti insieme". Finché arriva la correzione di rotta del leader M5S: "Di fronte al disastro umanitario che è in corso in Afghanistan, dove sono in pericolo i più elementari diritti fondamentali, è vergognoso che in Italia ci sia chi gioca a strumentalizzare fatti e dichiarazioni per biechi fini di polemica politica".
Una "correzione" necessaria anche dopo le polemiche. L'ex premier è stato criticato da Italia viva e da alcuni esponenti di centrodestra. "Dire che bisogna dialogare coi Talebani per le loro 'dichiarazioni distensive' mentre le mamme gettano i bambini sopra il filo spinato per salvarli e mentre i Talebani vanno casa per casa a cercare le donne significa capire poco di politica estera. E non capire nulla dei Talebani. Meno male che a Chigi c'è Draghi e non Conte", scrive infatti sul suo profilo Facebook la capogruppo alla Camera di Italia viva Maria Elena Boschi. Finché arriva anche lo stop del Pd: "Un conto è interagire con i talebani per il ponte aereo. Un conto sarà dopo. L'italia non dialoga con i terroristi né con chi compie crimini contro l'umanità. Non cambieremo idea per una conferenza stampa mentre i talebani sparano su nuclei resistenti e le donne sono terrorizzate", dice Lia Quartapelle, responsabile affari internazionali e cooperazione allo sviluppo nella segreteria pd.
Ma quali erano state le parole di Conte? "L'esito di questo ventennio di impegno della comunità internazionale in Afghanistan mi ha addolorato - ha detto l'ex premier a Ravello - come credo abbia addolorato e angosciato tutti voi. Constatare dopo 20 anni l'insediarsi rapido ed efficace del nuovo Emirato islamico, mi ha lasciato sgomento. Ora è prioritario costruire i corridoi umanitari e portare qui tutte le persone che hanno collaborato e che si sono più esposte per i diritti civili".
E ha proseguito: "Sullo sfondo c'è poi da interrogarsi sul fatto che non è con le armi che risolveremo problemi così" spiegando che ora c'è la necessità "di un dialogo costante con il nuovo regime". Russia e Cina, in questo senso, "devono sedersi al tavolo e l'occidente deve coinvolgere tutta la comunità internazionale per tenere i talebani dentro un dialogo serrato per proteggere il lavoro fatto e garantire sicurezza a tutti".
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Come accennato, immediate sono state le reazioni: "Un insulto a chi sta soffrendo, a chi si nasconde, a chi fugge. Perché sa bene di cosa sono capaci i Talebani". Lo scrive su Twitter il deputato di Italia viva Gennaro Migliore, che poi in un altro post aggiunge: "Un maldestro tentativo di compiacere quei Paesi che sono stati pronti a riconoscere subito e senza neanche troppo dispiacere il regime talebano. Ma noi siamo l'Italia! E l'ex premier pare non saperlo".
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Vittorio Sgarbi definisce "vergognose" le dichiarazioni di 'credito' di Conte sui talebani. E spiega: "Mentre da Kabul arrivano le prime notizie di rastrellamenti casa per casa da parte dei talebani, di donne che fuggono e si nascondono per paura di ritorsioni, di spari sulla folla, di bambini terrorizzati che cercano riparo all'aeroporto, il leader dei 5 Stelle, sempre più imbarazzante, auspica 'un dialogo serrato con i talebani, il regime si è dimostrato distensivo'. La sua posizione è quella della Cina. Non c'è che dire: da avvocato del popolo ad avvocato dei talebani è un attimo".
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