Pensioni, poveri finanziano i più ricchi/ “Speranza di vita cresce con titolo studio”
Pensioni, i dati Inps e Istat certificano come i più poveri finanziano ancora i più ricchi: “speranza di vita cresce con titolo studio”
Una speranza di vita che “cresce” con il titolo di studio e una statistica che pone purtroppo il “finanziamento” delle pensioni dai più poveri (con meno aspettativa di vita) ai più ricchi (con la possibilità di vivere di più). Nell’ultimo rapporto annuale dell’Inps, presentato alla Camera dal Presidente dell’Istituto Pasquale Tridico, un particolare focus è stato dedicato al tema dallo studio di Simone Ghislandi e Benedetta Scotti del Dipartimento di Scienze sociali e politiche della Bocconi (citato oggi da Enrico Marro sul Corriere della Sera).
Incrociando i dati Istat e Inps, gli esperti hanno approfondito i dati sull’evoluzione della speranza di vita e della dispersione nell’età di morte «per diversi profili socioeconomici a 50 anni e all’età pensionabile». Sono stati selezionati lavoratori nati tra il 1939 e il 1957 in merito anche alla diversa qualifica ricoperta (impiegato, operaio, dirigente): ebbene, si scopre che «gli appartenenti al quintile di reddito più ricco vantano un vantaggio medio in termini di speranza di vita a 50 anni di circa 3 anni rispetto agli appartenenti al quintile più povero». In merito alla mera differenza tra titoli di studi, ora non solo l’Istat ma anche i dati storici Inps certificano che «la speranza di vita cresce con il titolo di studio».
I DATI INPS SULLE PENSIONI
Come rileva dunque l’Inps, il 20% dei lavoratori più ricchi vive molto più dei lavoratori più poveri, ben oltre il 20% di possibilità, con circa 4 anni e mezzo di differenza come aspettativa di vita. «Gli uomini a più basso reddito e a qualifica operaia non solo hanno una longevità attesa inferiore, ma sono esposti anche a maggiore incertezza circa l’effettiva durata della vita. Nel caso delle donne, il gradiente tende a manifestarsi, come per la speranza di vita, per qualifica ma non per quintile di reddito», stimano ancora i ricercatori nel Rapporto annuale Inps. Vedendo l’età di speranza di vita – 67 anni – anche l’età della pensione di vecchiaia viene a modificarsi aumentando le differenze tra i diversi tipi di lavoratori: «Se tra il 1995 e il 1999, i pensionati appartenenti al quintile di pensione più ricco potevano vantare un vantaggio medio di circa 1 anno nella speranza di vita a 67 anni rispetto ai pensionati appartenenti al quintile di pensione più povero, dalle stime relative al triennio 2015-17 tale vantaggio risulta raddoppiato». Secondo il presidente Inps Tridico, questi elementi contenuti nel Rapporto annuale non fanno che certificare come «i cittadini con le pensioni più basse e che vivono meno a lungo finanziano i cittadini con le pensioni più alte che vivono più a lungo».
Nessun commento:
Posta un commento