Mezzo governo indagato: date direttamente pieni poteri ai magistrati! | Con Daniele Capezzone
Giorgia Meloni è stata iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Roma per i reati di favoreggiamento e peculato, in relazione al caso di Osama Njeem Almasri, comandante della prigione libica di Mitiga. Almasri, arrestato a Torino il 19 gennaio 2025 su mandato della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, è stato successivamente rilasciato e rimpatriato in Libia a bordo di un jet dei servizi segreti italiani. Oltre a Meloni, risultano indagati anche il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
L’iscrizione al registro degli indagati di Meloni e degli altri membri del governo ha scatenato le polemiche, proprio nei giorni in cui al centro del dibattito pubblico ci finisce la magistratura per scioperi e proteste contro la separazione delle carriere. Dall’opposizione c’è chi parla di “atto dovuto”, dalla maggioranza chi ripercorre le tappe di un’analisi analoga a quella del processo per il caso Open Arms in cui fu indagato Matteo Salvini.
È proprio la coincidenza temporale delle proteste della magistratura con l’avvenimento che riguarda il governo Meloni a dare vita all’analisi inedita di Daniele Capezzone: “Diamo una spiegazione da settimana enigmistica, uniamo i puntini di questa vicenda. Seguiamo gli step. La Meloni ha vinto le elezioni, l’opposizione non riesce a batterla in nessun modo. La Meloni vuole riformare la giustizia, attuare la separazione delle carriere ed è particolarmente esposta sulla questione immigrazione. Sabato scorso le toghe protestano contro la separazione delle carriere e adesso arriva questa denuncia. Se uniamo i puntini cosa appare? Quando non si riesce a battere un leader alle urne, poi si cerca di buttarlo giù in altro modo“.
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