CACCIAMO VIA DALL'ITALIA QUESTO CONTE E QUESTA CONTESSA

CACCIAMO VIA DALL'ITALIA QUESTO CONTE E QUESTA CONTESSA, ENTRAMBI TRADITORI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA E DEL POPOLO ITALIANO, INTANTO LORO CASA CE L'HANNO, PAGATA DAL CONTRIBUENTE ITALIANO, MENTRE TROPPI CONTRIBUENTI ITALIANI CASA NON CE L'HANNO O HANNO SOLO UN MUTUO E LA CASA E' DELLA BANCA.

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Maria Elena Boschi: "Conosco Conte da 10 anni, cosa vi garantisco". Premier senza rete: andrà a casa

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Mentre Matteo Renzi incalzava Giuseppe Conte dalle colonne del Messaggero, Maria Elena Boschi ha invece scelto Repubblica per fare la stessa operazione. “Gli abbiamo proposto da mesi di collaborare”, ha dichiarato l’ex ministra che poi ha aggiunto: “Io stessa mi sono personalmente spesa molto per trovare un punto di equilibrio anche alla luce di un decennale rapporto con il premier, che risale ai tempi del lavoro a Firenze. Vedo però che Conte non risponde ai nostri documenti ma prefigura un confronto/scontro senza rete in aula: evidentemente pensa sia la strada migliore. È il premier, accettiamo la decisione”.

 

 

 

 

Poi la Boschi ha ribadito che non c’è rimpasto che tenga: “Per noi l’argomento è chiuso da settimane. Ci interessa solo che non si sprechi la più grande occasione dei prossimi anni con oltre 200 miliardi da spendere”. La capogruppo di Italia Viva ha però voluto mettere in guardia Conte, che sarebbe alla ricerca dei responsabili per sopravvivere: "Nel caso in cui ci saranno transfughi di Forza Italia che salveranno il governo nessuno di noi griderà allo scandalo, ma Iv continuerà il proprio lavoro dall’opposizione". Anche perché il voto non è una minaccia reale: “La democrazia non può far paura e in uno schema in cui il Pd si schiaccia sui grillini a livello nazionale noi avremmo uno spazio politico enorme. Una eventuale lista Conte, peraltro, toglie molto al Pd e ai 5S. Mentre se Conte guidasse il Movimento di Grillo - ha chiosato la Boschi - perderebbe larga parte del suo appeal”. 

 

CACCIAMO VIA DALL'ITALIA QUESTO IPOCRITA TRADITORE DELLA COSTITUZIONE, INTANTO NON E' ITALIANO

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http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-il-presidente-conte-firma-il-dpcm-del-3-dicembre-2020/15850

 

Coronavirus, il Presidente Conte firma il Dpcm del 3 dicembre 2020

3 Dicembre 2020

Nella serata di giovedì 3 dicembre, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha illustrato in conferenza stampa le nuove misure per il contrasto e il contenimento dell'emergenza da Covid-19 contenute nel Dpcm 3 dicembre 2020, in vigore dal 4 dicembre al 15 gennaio 2021. 

Il Provvedimento mantiene la diversificazione delle restrizioni, già adottata dal Dpcm 3 novembre 2020, nelle tre aree gialla, arancione e rossa, corrispondenti ai differenti livelli di criticità nelle Regioni del Paese.

“È un sistema che si sta rivelando efficace”, ha dichiarato il Presidente Conte durante la conferenza stampa e che permette di adottare misure adeguate e proporzionali all’effettivo livello di rischio dei territori, evitando quindi un lockdown generalizzato che sarebbe “molto penalizzante per tutto il Paese sia in termini economici che sociali”.

In attesa di una nuova ordinanza del Ministro della salute, il dpcm proroga al 6 dicembre 2020 le disposizioni delle ordinanze 192024 e del 27 (rinnovo e modifica) novembre 2020 che individuano la ripartizione delle Regioni nelle tre aree.

Al fine di scongiurare una nuova impennata della curva del contagio, per il periodo natalizio il Dpcm ha introdotto ulteriori restrizioni anche nelle aree gialle. 
Di seguito le principali misure per il periodo dal 21 dicembre al 6 gennaio.

Spostamenti

Dal 21 dicembre al 6 gennaio sono vietati tutti gli spostamenti tra Regioni diverse e da/per le Province autonome di Trento e Bolzano, anche per raggiungere le seconde case.

Nei giorni 25 e 26 dicembre e primo gennaio sono vietati su tutto il territorio nazionale anche gli spostamenti tra Comuni.

Su tutto il territorio nazionale resta il divieto di spostarsi dalle ore 22 alle ore 5.
Il 31 dicembre questo divieto è esteso dalle ore 22 alle ore 7 del mattino del primo gennaio.

Saranno sempre consentiti (anche nelle ore notturne) gli spostamenti per esigenze lavorative, necessità o per motivi di salute. Nei casi di necessità rientra anche la possibilità di prestare assistenza a persone non autosufficienti.

In ogni caso, è sempre consentito il rientro nel Comune in cui si ha la residenza, il domicilio o in cui si abita con continuità o periodicità. Ciò permetterà, ad esempio, il ricongiungimento di coppie che sono lontane per motivi di lavoro ma che convivono con una certa frequenza nella medesima abitazione.

Rientri dall'estero

Gli italiani che si troveranno all'estero per turismo tra il 21 dicembre e 6 gennaio, al rientro dovranno sottoporsi alla quarantena. 
La quarantena è prevista anche per i turisti stranieri in arrivo in Italia nello stesso periodo.

Inoltre, dovrà sottoporsi a quarantena chi entrerà in Italia dal 7 al 15 gennaio, avendo soggiornato o transitato in altri Paesi, per turismo, tra il 21 dicembre e il 6 gennaio.

Impianti sciistici e crociere

Gli impianti  per sciatori amatoriali resteranno chiusi dal 4 dicembre e fino al 6 gennaio.

Dal 21 dicembre al 6 gennaio sono sospese tutte le crociere in partenza, scalo o arrivo in porti italiani.

Scuola

Dal 7 gennaio ricomincerà la didattica in presenza nelle scuole superiori di secondo grado.
In questa prima fase, in ogni scuola sarà garantito il rientro in presenza almeno per il 75% degli studenti.

Ristorazione

Nell’area gialla bar, ristoranti e pizzerie resteranno aperti (anche nei giorni festivi) con consumo al tavolo dalle ore 5 alle ore 18. Ogni tavolo potrà ospitare al massimo 4 persone se non tutte conviventi. Dopo le ore 18 è vietato consumare cibo e bevande nei locali o per strada. Dalle ore 18 alle ore 22 è consentito l’asporto, mentre la consegna a domicilio è sempre possibile.

Nelle aree arancione e rossa le attività di ristorazione sono aperte dalle ore 5 alle ore 22 solo per l'asporto, mentre la consegna a domicilio è sempre consentita.

Alberghi 

Gli alberghi rimangono aperti in tutta Italia, ma la vigilia di capodanno, il 31 sera, non sarà possibile organizzare veglioni e cene. Di conseguenza i ristoranti dei degli alberghi chiuderanno alle 18 e dopo quell'ora sarà possibile solo il servizio in camera.

Negozi e centri commerciali 

Dal 4 dicembre al 6 gennaio, i negozi potranno rimanere aperti fino alle ore 21. In area rossa, resteranno comunque in vigore le limitazioni alle tipologie di prodotti vendibili già previste.

Dal 4 dicembre al 15 gennaio, nei giorni festivi e prefestivi, nei centri e parchi commerciali saranno aperti solo alimentari, farmacie e parafarmacie, sanitarie, tabacchi, edicole e vivai.

 

 

CACCIAMO VIA DALL'ITALIA QUESTO IPOCRITA TRADITORE DELLA COSTITUZIONE, INTANTO NON E' ITALIANO

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Il discorso che unisce l'Italia e il Palazzo "Sono parole sante"

Applausi da sinistra e pure dal centrodestra. Entusiasmo sui social per l'invito a vaccinarsi

Per gli italiani ormai abituati a liti politiche quotidiane, è come una rilassante sorpresa il consenso unanime intorno al discorso di fine anno del presidente della Repubblica, che riporta d'attualità valori come «responsabilità» e «coesione», perché «non è tempo di interessi di parte».

Applaude non solo la sinistra, ma il centrodestra intero, da Berlusconi a Salvini a Meloni, e non sono discorsi di circostanza.

D'altra parte sono stati proprio gli italiani i primi a tributare gradimento a Sergio Mattarella: 15 milioni di spettatori, share del 65 per cento, secondo le prime valutazioni il discorso di fine anno più seguito dal 1986, cioè da quando sono iniziate le rivelazioni. Per non dire del boom di like sui social, sorprendente soprattutto davanti al deciso invito a vaccinarsi. Cuori e pollici non solo per il Quirinale ma anche per i supporter, come lo scrittore Andrea Scanzi che sulla foto del Presidente cita le parole di Mattarella sul «dovere di vaccinarsi» e sfiora i 20mila like.

La politica non è da meno. Ci sono Silvio Berlusconi («perfetta sintonia su ogni parola»), Matteo Salvini («parole sante»), Giorgia Meloni («facciamo nostro il suo appello»). Per non parlare di Luigi Di Maio: «Ci indica la via da percorrere». Inconsueto, soprattutto se si pensa a quando M5S ne voleva la messa in stato d'accusa. Ma sono altri tempi e oggi il ministro degli Esteri parla come Roberto Fico. «È tempo di ricostruire» la frase più citata.

Come e con chi ricostruire è più difficile da leggere nel discorso super partes di Mattarella. Soddisfatto il premier Giuseppe Conte: anche se né lui né il suo governo sono mai stati citati, Conte si lega alla frase «è tempo di costruttori» e si considera decisamente della partita.

Entusiasta il leader del Pd Nicola Zingaretti: «Un grande messaggio che chiama tutti alla responsabilità, al senso di comunità e all'impegno per la rinascita italiana insieme a un'Europa che sta cambiando». Seguendo l'invito di Mattarella alla «coesione» e al «non è tempo di interessi di parte», sono discorsi che fanno riecheggiare la collaborazione tra forze politiche diverse per il bene del Paese, o anche un governo di responsabilità che se ne faccia interprete.

Interessante, in questo senso, la perfetta sintonia di Berlusconi, che il 31 pomeriggio ha sentito il presidente russo Vladimir Putin per gli auguri ma anche per parlare di Ue e Russia. Il Cavaliere, come si sa, aveva rotto con Matteo Renzi proprio sull'elezione di Mattarella. Oggi Renzi («le parole del Presidente rappresentano totalmente lo spirito di un Paese ferito ma pronto a ripartire») è più asciutto del Cavaliere: «Siamo in perfetta sintonia con ogni parola del Capo dello Stato... Credo sia molto importante che abbia ribadito l'appello ad un'unità sostanziale della nazione e della sua classe dirigente, che non cancella le distinzioni di parte ma che le supera in nome della comune responsabilità».

Il consenso generale riporta d'attualità la rielezione al Colle. Anche se Mattarella ufficialmente è contrario (lui stesso ha parlato del 2021 come ultimo anno di mandato), a molti piacerebbe che restasse ancora qualche tempo come garante di «coesione», per ricorrere al termine usato dal Presidente in tv.

 

Conte ha fallito in tutto, economia e Covid. Tocca a Draghi fallire - Hanno obbedito ciecamente al WEF, il cui SOLO obiettivo era (ed e') distruggere l'economia e la societa' italiane ... eppure non ci sono riusciti!

 https://www.libreidee.org/2020/12/conte-ha-fallito-in-tutto-economia-e-covid-tocca-a-draghi/

LIBRE

associazione di idee

Conte ha fallito in tutto, economia e Covid. Tocca a Draghi

E’ difficile dire se questa sorta di verifica di governo avrà buon esito: la situazione è molto fluida e nel frattempo è emersa una novità rappresentata dalla disponibilità espressa sia da Salvini che da Berlusconi al sostegno di un nuovo esecutivo. Del resto vi sono almeno tre segnali sull’inadeguatezza di quello attuale. Il primo riguarda la fallimentare gestione della pandemia. Non solo per come si è arrivati impreparati alla seconda ondata e come si è ancora ondivaghi sulle restrizioni relative ai giorni festivi, ma anche per come si sta predisponendo il piano di vaccinazioni anti-Covid. Al di là della campagna di comunicazione con la primula e i padiglioni nelle piazze ideata da Boeri, non sappiamo molto dei più cruciali aspetti organizzativi. Per fare un esempio, non sappiamo, visto che non c’è alcuna legge al riguardo, se in questa situazione di emergenza si possa procedere con contratti senza gare di appalto o meno. Come si assumeranno le persone che dovranno fare i vaccini? Si useranno le procedure lente e complicate o saranno invece rapide? Il secondo segnale è lo spettro di un’imposta patrimoniale.
Forse non è ben chiaro, l’effetto a catena dannoso che può avere l’emendamento alla legge di bilancio targato Leu-Pd. Per non superare la soglia oltre la quale si verrebbe tassati, infatti, si sarà portati a trasformare parte dei depositi bancari in spese o forme di investimento come polizze, oppure a vendere immobili, il cui valore potrebbe quindi scendere. In entrambi i casi a risentirne, in un momento già per loro non facile, sarebbero le banche, visto che hanno molti immobili come garanzia. Questo pericolo andrebbe subito sventato. Il terzo segnale è l’uso delle risorse del Recovery Fund. Al di là dello scontro sulla “cabina di regia”, il vero punto critico è che il governo prevede di usare molte risorse per finanziare progetti già esistenti, non per avviarne di nuovi. Un uso sostitutivo delle risorse, quindi, per risparmiare sugli interessi, ma che riduce il potenziale di crescita del paese che si avrebbe usando i fondi per investimenti aggiuntivi. Questi tre che ho elencato sono elementi validi per chiedere che ci sia un nuovo governo, frutto di una sorta di “ribaltone”, che si avrebbe anche per quel che riguarda l’elezione del nuovo capo dello Stato. Forza Italia e Lega, del resto, sono forti anche nelle Regioni, le quali hanno un ruolo in questa votazione.
Oltre a Lega e Forza Italia, chi dovrebbe far parte della nuova maggioranza? Credo che l’idea possa essere quella di spostare il baricentro dell’attuale maggioranza più al centro. Chiaramente i 5 Stelle, che si stanno già spappolando, non ci sarebbero tutti, e forse non ci sarebbe nemmeno Leu. Si potrebbe creare una coalizione tra i partiti “produttivisti”. Il nuovo esecutivo potrebbe avere un sostegno anche dai sindacati, più da Cisl e Uil che dalla Cgil. Non capisco perché la Meloni sia così contraria all’ipotesi di un nuovo governo. In questo modo si isola, come del resto sta facendo a livello europeo il Partito dei conservatori e riformisti, di cui è presidente. Questo governo sicuramente resterebbe in carica per tutto il 2021, visto che inizierà anche il semestre bianco. Credo che dopo l’elezione del capo dello Stato sarebbe quasi naturale arrivare fino al 2023. Secondo me, è un governo che può condurre il paese alle elezioni a fine legislatura, e che al Quirinale riconferma Mattarella oppure elegge una figura di centrodestra.
Se in questo Governo ci fossero il Pd, Italia Viva e Forza Italia, la Lega non sarebbe predominante. E poi vi sono diversi esponenti del Carroccio che non verrebbero certo malvisti dall’Europa, come Giorgetti e Zaia. Chi sarebbe il premier? Chiaramente dovrebbe essere una personalità terza, esterna ai partiti, e non si potrebbe trattare più di Conte. Inoltre, dovrebbe essere in grado di dialogare con l’Ue per due temi in particolare che stanno a cuore a Bruxelles: che l’Italia faccia bene la campagna vaccinale anti-Covid; che le risorse del Recovery Fund vengano usate bene. L’unico nome che riesco ad associare a questo profilo è quello di Draghi, ma non so se sarebbe disponibile. In alternativa va scelta una personalità carismatica del mondo manageriale-industriale. La scelta deve essere tra un leader operativo oppure tra un mediatore, capace di far convivere anime della maggioranza piuttosto variegate.
(Francesco Forte, dichiarazioni rilasciate a Lorenzo Torrisi per l’intervista “Dai vaccini al Recovery, ora all’Italia serve il governo Draghi”, pubblicata dal “Sussidiario” il 15 dicembre 2020. Francesco Forte è stato ministro delle finanze e delle politiche comunitarie).

E’ difficile dire se questa sorta di verifica di governo avrà buon esito: la situazione è molto fluida e nel frattempo è emersa una novità rappresentata dalla disponibilità espressa sia da Salvini che da Berlusconi al sostegno di un nuovo esecutivo. Del resto vi sono almeno tre segnali sull’inadeguatezza di quello attuale. Il primo riguarda la fallimentare gestione della pandemia. Non solo per come si è arrivati impreparati alla seconda ondata e come si è ancora ondivaghi sulle restrizioni relative ai giorni festivi, ma anche per come si sta predisponendo il piano di vaccinazioni anti-Covid. Al di là della campagna di comunicazione con la primula e i padiglioni nelle piazze ideata da Boeri, non sappiamo molto dei più cruciali aspetti organizzativi. Per fare un esempio, non sappiamo, visto che non c’è alcuna legge al riguardo, se in questa situazione di emergenza si possa procedere con contratti senza gare di appalto o meno. Come si assumeranno le persone che dovranno fare i vaccini? Si useranno le procedure lente e complicate o saranno invece rapide? Il secondo segnale è lo spettro di un’imposta patrimoniale.

Forse non è ben chiaro, l’effetto a catena dannoso che può avere l’emendamento alla legge di bilancio targato Leu-Pd. Per non superare la soglia oltre la quale si verrebbe tassati, infatti, si sarà portati a trasformare parte dei depositi bancari in spese o Giuseppe Conte 2020forme di investimento come polizze, oppure a vendere immobili, il cui valore potrebbe quindi scendere. In entrambi i casi a risentirne, in un momento già per loro non facile, sarebbero le banche, visto che hanno molti immobili come garanzia. Questo pericolo andrebbe subito sventato. Il terzo segnale è l’uso delle risorse del Recovery Fund. Al di là dello scontro sulla “cabina di regia”, il vero punto critico è che il governo prevede di usare molte risorse per finanziare progetti già esistenti, non per avviarne di nuovi. Un uso sostitutivo delle risorse, quindi, per risparmiare sugli interessi, ma che riduce il potenziale di crescita del paese che si avrebbe usando i fondi per investimenti aggiuntivi. Questi tre che ho elencato sono elementi validi per chiedere che ci sia un nuovo governo, frutto di una sorta di “ribaltone”, che si avrebbe anche per quel che riguarda l’elezione del nuovo capo dello Stato. Forza Italia e Lega, del resto, sono forti anche nelle Regioni, le quali hanno un ruolo in questa votazione.

Oltre a Lega e Forza Italia, chi dovrebbe far parte della nuova maggioranza? Credo che l’idea possa essere quella di spostare il baricentro dell’attuale maggioranza più al centro. Chiaramente i 5 Stelle, che si stanno già spappolando, non ci sarebbero tutti, e forse non ci sarebbe nemmeno Leu. Si potrebbe creare una coalizione tra i partiti “produttivisti”. Il nuovo esecutivo potrebbe avere un sostegno anche dai sindacati, più da Cisl e Uil che dalla Cgil. Non capisco perché la Meloni sia così contraria all’ipotesi di un nuovo governo. In questo modo si isola, come del resto sta facendo a livello europeo il Partito dei conservatori e riformisti, di cui è presidente. Questo governo sicuramente resterebbe in carica per tutto il 2021, visto che inizierà anche il semestre bianco. Credo che dopo l’elezione del capo dello Stato sarebbe quasi naturale arrivare fino al 2023. Secondo me, è un Francesco Fortegoverno che può condurre il paese alle elezioni a fine legislatura, e che al Quirinale riconferma Mattarella oppure elegge una figura di centrodestra.

Se in questo Governo ci fossero il Pd, Italia Viva e Forza Italia, la Lega non sarebbe predominante. E poi vi sono diversi esponenti del Carroccio che non verrebbero certo malvisti dall’Europa, come Giorgetti e Zaia. Chi sarebbe il premier? Chiaramente dovrebbe essere una personalità terza, esterna ai partiti, e non si potrebbe trattare più di Conte. Inoltre, dovrebbe essere in grado di dialogare con l’Ue per due temi in particolare che stanno a cuore a Bruxelles: che l’Italia faccia bene la campagna vaccinale anti-Covid; che le risorse del Recovery Fund vengano usate bene. L’unico nome che riesco ad associare a questo profilo è quello di Draghi, ma non so se sarebbe disponibile. In alternativa va scelta una personalità carismatica del mondo manageriale-industriale. La scelta deve essere tra un leader operativo oppure tra un mediatore, capace di far convivere anime della maggioranza piuttosto variegate.

(Francesco Forte, dichiarazioni rilasciate a Lorenzo Torrisi per l’intervista “Dai vaccini al Recovery, ora all’Italia serve il governo Draghi”, pubblicata dal “Sussidiario” il 15 dicembre 2020. Francesco Forte è stato ministro delle finanze e delle politiche comunitarie).

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Il Pd non esclude più il voto: c'è un "piano" per far cadere Conte

https://www.ilgiornale.it/news/politica/cresce-linsofferenza-nella-maggioranza-piano-far-cadere-1908113.html

 

Il Pd non esclude più il voto: c'è un "piano" per far cadere Conte

Tra le fila della maggioranza l'insofferenza nei confronti di Conte ha raggiunto il culmine. Al via l'operazione per azzopparlo: per il premier la prova Mes potrebbe essere decisiva

Un piano per azzoppare il premier Giuseppe Conte e indebolirlo in vista della prossima primavera, quando eventuali elezioni anticipate o un rimpasto potrebbero definitivamente farlo uscire di scena.

Il Pd sta studiando il miglior modo per silenziare il presidente del Consiglio, sempre più maldigerito per l'eccessiva centralità con cui sta gestendo i dossier principali, Mes compreso. E proprio l'ultima mossa di Conte sul Fondo salva-Stati potrebbe contribuire a far cadere il castello di sabbia sul quale poggia il riottoso governo giallorosso. La questione è molto complessa, visto che in ballo non c'è solo la riforma del Mes, strumento osteggiato tanto dall'opposizione quanto, sorprendentemente, da una parte della maggioranza. In discussione c'è la tenuta dell'esecutivo. E i riflettori sono puntati sul mese di gennaio, quando sarà archiviato il discorso bilancio.

Conte rischia tutto

Breve riassunto delle puntate precedenti per capire cosa potrebbe succedere. Al fine di mitigare la crisi economica provocata dalla pandemia di Covid-19 i Paesi membri dell'Ue hanno bussato alla porta di Bruxelles. L'Europa ha messo sul tavolo quattro misure di sostegno a livello europeo, tra cui Recovery Fund e Meccanismo europeo di stabilità. Coloro che sceglieranno di affidarsi a quest'ultimo, riceveranno denaro da utilizzare per puntellare i rispettivi sistemi sanitari, messi sotto pressione dall'emergenza coronavirus.

Nei giorni scorsi, e dopo mesi di litigi, l'Eurogruppo hanno trovato un accordo sulla riforma del Mes. Il prossimo 9 dicembre, alla vigilia del Consiglio europeo, il premier Conte sarà chiamato a fare le sue comunicazioni in Parlamento che, a sua volta, dovrà ratificare o meno l'intesa raggiunta dai ministri delle Finanze dell'eurozona. Ed è proprio qui che il governo giallorosso potrebbe implodere.

Tra le fila del Movimento 5 Stelle è scoppiato il panico. Dopo la fumata bianca dell'Eurogruppo molti deputati grillini - da sempre ostili al Fondo salva-Stati - sono sul piede di guerra. Inutile calmare i "ribelli" pentastellati spiegando che la riforma del Mes non è legata al suo utilizzo: molti non intendono ratificare l'accordo europeo. Ebbene, se Conte dovesse uscire sconfitto in Parlamento, tradito dai suoi, la poltrona del premier potrebbe davvero capovolgersi.

Malumori nella maggioranza

A quanto pare, indipendentemente da ciò che accadrà sul Mes, il clima tra le fila della maggioranza è sempre più pesante. Secondo quanto riporta Marco Antonellis sul sito Affaritaliani.it, l'insofferenza nei confronti del premier per il suo modus operandi ha quasi raggiunto il culmine. Il Pd sta ragionando sul da farsi, anche se al Nazareno ritengono che sia pressoché impossibile garantire un cambio di passo al governo per ridurne la conflittualità. In ballo ci sono troppe questioni decisive, tra cui la gestione dei 209 miliardi provenienti da Bruxelles.

Nel Pd, semmai, si ragiona sull'andare al voto in primavera spingendo sull'alleanza con il Movimento 5 Stelle per tagliar fuori la destra. Probabilmente Conte riuscirà a bypassare l'ostacolo Mes, ma il futuro politico del premier non appare affatto roseo. Già, perché gli insofferenti stanno lavorando sui fianchi per indebolire il presidente del Consiglio, per poi farlo cadere a gennaio una volta approvato il bilancio. Arrivati a quel punto si potrà parlare di elezioni anticipate, ma anche di impasto. Con un Conte ancora più indebolito.

Lettera aperta al signor Luigi di Maio, deputato del Popolo Italiano

ZZZ, 04.07.2020 C.A. deputato Luigi di Maio sia nella sua funzione di deputato sia nella sua funzione di ministro degli esteri ...