Il ministro del parmigiano

1. LA TRAGEDIA DI UN MINISTRO RIDICOLO - TENETEVI FORTE E SENTITE QUESTA. LO SCORSO NOVEMBRE DI MAIO S'È INCONTRATO CON LAVROV, MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO. GRANDE SUCCESSO DIPLOMATICO: FORSE (MA FORSE) SI TOGLIERANNO LE SANZIONI SUL PARMIGIANO – ULTIMA PRODEZZA L'INCONTRO GIGINO-SERRAJ: FUORI L'ITALIA, DENTRO ERDOGAN...
2. SEMBRAVA TROPPO FACILE PER ESSERE VERO: SERRAJ SCOPRE DELL'INCONTRO CONTE-HAFTAR E CANCELLA LA SUA VISITA A PALAZZO CHIGI PREVISTA PER STASERA. OLE'

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Mattia Feltri per “la Stampa”

 

LUIGI DI MAIO SERGEY LAVROV LUIGI DI MAIO SERGEY LAVROV

La foto di Luigi Di Maio all' aeroporto di Madrid con fidanzata, sneakers e barba incolta, mentre il mondo s' infiamma a sua insaputa, sarà non soltanto il ritratto di un ministro al meglio delle sue possibilità, ma di un intero governo, per come fu messo in piedi e ci sta, purché ci stesse e ci resti.

 

Potremmo dire: noi lo avevamo detto, qualche milione di noi, quanto ci apparisse imprudente e strampalato affidare il ministero degli Esteri a uno che soltanto un anno prima aveva chiamato Mr. Ping il presidente cinese (Xi Jinping), per non dire di Augusto Pinochet traslocato in Venezuela.

 

LUIGI DI MAIO SERGEY LAVROV LUIGI DI MAIO SERGEY LAVROV

Ma c' era da metterlo in piedi, questo governo - come viene, viene - e bisognava salvare le apparenze; il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, si impuntò nel negare a Di Maio la riconferma a vicepremier, per la discontinuità col governo precedente, come se bastasse scriversi in fronte discontinuità, come se la discontinuità non fosse sufficientemente indebolita dalla reiterazione del presidente del Consiglio, come se la discontinuità non attenesse piuttosto a politiche diverse, e a politiche migliori.

 

CONTE MERKEL CONTE MERKEL

Ma non c' è altra strategia che il lì per lì, non esiste domani, e Zingaretti e quelli del Pd non hanno nemmeno l' attenuante di essere venuti giù con la piena, attenuante da concedere a Di Maio, sebbene ci si continui a chiedere se il giovane leader, perlomeno talvolta, non colga l' umiliante sproporzione di sé alle prese con uomini e questioni infinitamente più grandi di lui.

 

GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

Tenetevi forte e sentite questa. Lo scorso novembre Di Maio s' è incontrato a Villa Madama con Sergej Viktorovi Lavrov, ministro degli Esteri russo. Curriculum di Di Maio: vabbé, lo sapete. Curriculum di Lavrov: laurea in relazioni internazionali, a 24 anni inviato diplomatico sovietico in Sri Lanka, a 26 arruolato al ministero degli Esteri, a 31 consigliere sovietico all' Onu (è l' Urss di Leonid Breznev, e probabilmente Di Maio ignora chi fosse), per sette volte presidente del consiglio di sicurezza dell' Onu, viceministro agli Esteri con Boris Eltsin, da quasi sedici anni ministro degli Esteri di Vladimir Putin. Dunque si incontrano.

 

enzo moavero milanesi enzo moavero milanesi

C' è parecchio di cui parlare: le sanzioni economiche alla Russia, la Libia dove Mosca ha appena mandato delle truppe, la questione Ucraina su cui oltretutto si sta costruendo l' impeachment per Donald J. Trump, eppure la coppia viene fuori dal bilaterale e Di Maio ottiene di aprire la conferenza stampa e informare la comunità internazionale del suo grande successo diplomatico: forse (ma forse) si toglieranno le sanzioni sul parmigiano reggiano. Un' impercettibile increspatura piega il volto metallico di Lavrov, ma Di Maio cavalca l' entusiasmo, particolareggia il colpo di genio geogastronomico partorito sulla quantità di lattosio nei latticini freschi e in quelli stagionati eccetera.

 

putin berlusconi bush pratica di mare putin berlusconi bush pratica di mare

Ora, non è che i suoi predecessori avessero la statura di Metternich. Alla Farnesina non si rimpiange Enzo Moavero Milanesi, che le cose le sapeva a menadito, ma aveva l' intraprendenza e la personalità di un lemure. E il declino della diplomazia italiana non è certo imputabile a Di Maio: la nostra importanza di frontiera ai tempi della Guerra fredda, che ci imponeva ministri di buon calibro, è tramontata da un trentennio, e il nostro residuale ruolo nel Mediterraneo svapora da lustri. Però per qualche tempo abbiamo avuto presidenti del Consiglio, per esempio il Silvio Berlusconi che mette a un tavolo russi e americani a Pratica di Mare, o il Massimo D' Alema dei bombardamenti su Belgrado, di non banale influenza internazionale.

MATTEO SALVINI VLADIMIR PUTIN GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI VLADIMIR PUTIN GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

 

Ora c' è Giuseppe Conte, la cui forza persuasiva si esprime giusto a Bruxelles, sul presupposto vagamente ricattatorio che dopo di lui il diluvio, cioè Matteo Salvini. Fine. E non è argomentazione da far presa su Trump o Putin o sui turchi, e tantomeno sui cinesi e sugli iraniani. Di Maio alla lunga è niente più che il frontman di un esecutivo debole e smarrito, ed è l' approdo surreale di una politica debole e smarrita da quel dì. E non può che metterci del suo.

 

LUIGI DI MAIO KHALIFA HAFTAR LUIGI DI MAIO KHALIFA HAFTAR

Non ci si poté credere, una ventina di giorni fa, quando Di Maio è stato ricevuto da Fayez Al-Sarraj (il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale) a Tripoli. Sarraj era ben contento, sperava di raccattare qualcosa dall' Italia siccome il suo nemico, Khalfa Belqsim Haftar, ha appoggi francesi, russi, e soprattutto egiziani e dagli Emirati. E invece Di Maio gli offrì dialogo, mediazione, forse anche una fiaccolata, ma nemmeno due fucili. Poi vide Haftar, gli disse le stesse cose, per Haftar fu meglio di una sviolinata, e si affrettò a comunicare al pianeta - ma soprattutto a Sarraj, irridendolo - che Di Maio era proprio un bravo giovane, e sarebbe stata una fortuna incontrarlo prima, uno del genere. Capito che capolavoro?

FAYEZ SARRAJ 3 FAYEZ SARRAJ 3

 

Sarraj ha subito salutato l' Italia e aperto i confini alle truppe turche di Recep Tayyip Erdoan. Il resto è faccenda delle ultime ore: la missione europea a Tripoli, prevista per ieri, e a guida a petto vanamente in fuori di Di Maio, saltata per manifesta inutilità, e sostituita da un minivertice a Bruxelles le cui deliberazioni non sono attese da un mondo trepidante, diciamo così. E seguita dal viaggio in serata a Istanbul del nostro ministro per incontrare l' omologo turco, Mevlüt Çavuolu.

 

LUIGI DI MAIO E ALESSANDRO DI BATTISTA INCONTRANO I VERTICI DEI GILET GIALLI LUIGI DI MAIO E ALESSANDRO DI BATTISTA INCONTRANO I VERTICI DEI GILET GIALLI

Speriamo che almeno lì ne ricavi qualcosa, ma si conservano dubbi e non soltanto per pregiudizio malevolo. La competenza di Di Maio sugli affari internazionali è ormai rinomata oltreconfine, dagli antichi amoreggiamenti con Putin, a quelli coi cinesi sul 5G (la famosa sicurezza annullata da un calcolo costi-benefici), al sostegno in solitaria globale a Nicolás Maduro in Venezuela, agli incontri coi gilet gialli nella tendenza di Christophe Chalencon, uno che incitava i militari francesi a entrare all' Eliseo per buttare dalla finestra il presidente Emmanuel Macron.

 

luigi di maio emmanuel macron luigi di maio emmanuel macron

Così adesso a Roma ci si chiede perché il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, non ci abbia avvertito del raid per far fuori il generale iraniano Qassem Suleimani, e chissà, magari la risposta sta anche nel fatto che, l' ultima volta in cui si sono visti, Pompeo si è sentito chiamare Mr. Ross da Di Maio (un allegro bis di Mr.

Ping). La credibilità è quella.

E, purtroppo, sarà anche l' alibi per un governo che sperava di mandare il suo ministro degli Esteri in giro a vendere parmigiano.

 

 

LIBIA, CONTE RICEVE HAFTAR. IRA DI SERRAJ: "NON VENGO"

Mauro Indelicato per www.ilgiornale.it

 

Potrebbero essere le 24 ore più importanti degli ultimi mesi per la Libia. Si sapeva già, del resto, che qualche svolta importante sul dossier libico in questo 8 gennaio doveva arrivare.

 

Questo perché proprio oggi era in programma il bilaterale tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan a margine dell’inaugurazione del TurkStream ad Istanbul.

 

Un vertice poi regolarmente tenuto nella metropoli sul Bosforo, da cui è uscita una prima importante indicazione: un accordo per il cessate il fuoco da far valere almeno fino a domenica.

CONTE SERRAJ CONTE SERRAJ

 

Ma mentre si aspettavano altre novità da Istanbul, è da Roma che sono arrivate altre importanti novità, questa volta non del tutto attese. Il generale Khalifa Haftar infatti, decollato poco prima dell’ora di pranzo da Bengasi, è atterrato nella capitale e nel primo pomeriggio ha visto il presidente del consiglio Giuseppe Conte.

 

L’uomo forte della Cirenaica, giunto a Roma con in tasca anche le ultime conferme sulla conquista di Sirte da parte del suo esercito, aveva anticipato a dicembre al ministro degli esterei Di Maio la sua volontà di essere ricevuto a Palazzo Chigi.

 

CONTE E SERRAJ CONTE E SERRAJ

Poi però, l’incontro da tenere in Italia sembrava essere saltato. Questo perché per il 7 gennaio era stata messa in programma una missione di ambito europea, che prevedeva incontri sia a Tripoli che a Bengasi. L’operazione diplomatica è poi saltata ufficialmente per motivi di sicurezza.

 

L’Italia, dal canto suo, ha ricominciato a muoversi partecipando prima ad un mini vertice a Bruxelles, poi spedendo il ministro degli esteri Di Maio in giro per il medio oriente: ieri sera il titolare della Farnesina era ad Istanbul, dove ha incontrato il suo omologo turco, questo pomeriggio invece si trova ad Il Cairo.

 

Nulla lasciava però pensare alla svolta di queste ore con l’arrivo di Haftar a Roma. Il generale, così come accaduto in altre occasioni, è entrato a Palazzo Chigi senza ricevere gli onori spettanti ad un capo di governo visto che l’Italia riconosce soltanto l’esecutivo stanziato a Tripoli. Tuttavia, è stato ricevuto direttamente dal presidente del consiglio come importante interlocutore per la Libia.

 

I dettagli dell’incontro si sapranno probabilmente soltanto nelle prossime ore. Possibile comunque che si sia discusso anche della proposta di cessate il fuoco trapelata da Istanbul durante l’incontro tra Putin ed Erdogan.

 

HAFTAR E GIUSEPPE CONTE HAFTAR E GIUSEPPE CONTE

Alle 18.30 era atteso il premier libico, Fayez Al Sarraj. Quest'ultimo, decollato da Tripoli questa mattina, si trovava a Bruxelles dove ha incontrato nelle scorse ore il rappresentante della politica estera comunitaria, Josep Borrell. Dopo la tappa in Belgio, Sarraj doveva scendere a Roma prima di rientrare in Libia. Tuttavia, come hanno confermato fonti libiche all'agenzia Agi, il capo dell'esecutivo di Tripoli non appena ha saputo della presenza di Haftar nella capitale ha deciso di annullare l'incontro.

 

 

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LETTA & CONTE, LA FESTA APPENA INIZIATA CORRE IL RISCHIO DI FINIRE IN UN LETTAMAIO - IL PROBLEMA VERO CHE ANGOSCIA E UNISCE CONTE E LETTA SI CHIAMA ROMA, MILANO, TORINO, NAPOLI, BOLOGNA. I DUE NEO SEGRETARI SI STANNO RENDENDO CONTO DI UN FATTO: L'ACCORDO TATTICO TRA IL PD E IL M5S HA UNA VERIFICA ELETTORALE IL PROSSIMO 22 OTTOBRE - LE AMMINISTRATIVE, CARICHE DI QUASI DUE ANNI DI PANDEMIA, CON UNA VACCINAZIONE A CAZZO DI CANE, POSSONO TRASFORMARSI PER I DUE MAGGIORI PARTITI DI CENTROSINISTRA IN UNA CATASTROFE POLITICA E PER LETTA-CONTE IN UN DISASTRO PERSONALE

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La fregata

 Un povero capitano di fregata vende foto di sua nonna alle manovre della NATO ad un povero militare russo che di mestiere fa il programmatore di fregate per la mirabolante somma di 5K EUR ... 10 MILIONI DI LIRE ... TANTO VALE LA NATO OGGI ... 

DI MAIO CI SEI O CI FAI?

SPARISCI DALL'ITALIA O OCCUPATI DELL'ASSASSINIO DI LUCA VENTRE E DEI VERI TRADIMENTI DEL TUO AMBASCIATORE MORABITO ... MA I CINESI SONO AMICI DEL GRILLO, E QUINDI ANCHE I TUOI, VERO???

DRAGHI NON BASTERA' A SALVARTI IL CULO ... SPARISCI DALL'ITALIA FINCHE' FAI IN TEMPO PRIMA CHE TI FANNO SPARIRE INVOLONTARIAMENTE ... 

TI STAI PREPARANDO ALLE ELEZIONI DEL 2023? METTITI LA DATA BENE IN TESTA PERCHE' QUELLO SARA' L'ULTIMO GIORNO CHE PASSI IN ITALIA, TU ED I TUOI AMICI GEPPETTI CRIMINALI ...

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“Documenti della Nato ceduti ai militari di Mosca in cambio di 5mila euro”: ufficiale della Marina italiana fermato per spionaggio. L’ambasciatore russo convocato dalla Farnesina

“Documenti della Nato ceduti ai militari di Mosca in cambio di 5mila euro”: ufficiale della Marina italiana fermato per spionaggio. L’ambasciatore russo convocato dalla Farnesina

I carabinieri del Ros hanno fermato il capitano di fregata, Walter Biot, dopo la cessione di documentazione classificata. È stata l'Aisi a innescare l'indagine: il servizio segreto ha ricevuto un input sui rapporti tra i due qualche mese fa da quel momento sono scattate le procedure per i controlli dei movimenti dei due. La Farnesina convoca l'ambasciatore russo ed espelle i due funzionari. Il ministro Di Maio: "Grave atto di ostilità". Mosca replica: pronti a rispondere. Il passato sulle navi e l'incarico allo Stato maggiore della Difesa: chi è l'ufficiale fermato

Chi è l’ufficiale fermato – Classe ’66, in servizio allo Stato maggiore della Difesa, Biot è un capitano di fregata che ha fatto anche parte della commissione esaminatrice per aspiranti allievi marescialli. Era in servizio al al terzo reparto dello Stato maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione. Un settore delicato, ai più alti livelli dello strumento militare. Per molti anni è stato imbarcato, prima su cacciatorpedinieri poi sulla portaerei Garibaldi. Nel 2010 è passato allo Stato maggiore della Marina militare, presso l’ufficio stampa. Intorno al 2016 è transitato al Gabinetto del ministro della Difesa, occupandosi di cerimoniale, comunicazione e relazioni esterne. Dopo un paio di anni, nel 2018, il passaggio allo Stato maggiore della Difesa, all’ufficio Politica militare. Il suo nome compare nel dossier Who is who, che annoverava tutti i componenti degli uffici del governo italiano, durante la presidenza del Consiglio Ue nel 2014: viene indicato come responsabile Pubblica informazione e Comunicazione e addetto alle relazioni Istituzionali del ministero della Difesa. All’epoca il dicastero era guidato da Roberta Pinotti, che al fattoquotidiano.it spiega: “Quell’ufficio non faceva parte del mio staff, non è di diretta collaborazione del ministro ma è un incarico di pertinenza delle forze armate”. Biot, insomma, non lavorava alle dipendenze della ministra ma all’ufficio comunicazione della Difesa, che gestisce le informazioni delle forze armate: da quell’incarico, al quale era stato assegnato nel 2010, venne allontanato nel 2015. “Il Biot non ha mai fatto parte dello staff del ministro della Difesa Roberta Pinotti. Ha lavorato, su designazione delle Forze Armate, nella sezione internazionale della Pubblica Informazione del dicastero della Difesa, dal dicembre del 2010 all’agosto del 2015. Si precisa inoltre che la responsabilità al dicastero della Difesa della senatrice Pinotti è iniziata a febbraio 2014 e si è conclusa a giugno 2018”, fanno sapere dall’ufficio stampa Pd al Senato.

L’inchiesta – C’era un’inchiesta più ampia, si è trattato di una soffiata? Al momento non si sa. Quello che si sa è che Biot è acusato di aver fotografato documenti militari classificati dal monitor del computer, per poi scaricarli su una pen drive che poi consegnava a un ufficiale delle forze armate russe. La pen drive, che è stata sequestrata, verrà ora analizzata dagli investigatori. Secondo quanto si apprende, i 5mila euro ricevuti in cambio dall’ufficiale russo erano all’interno di scatole. Biot e il russo sono stati bloccati nella serata di ieri dai carabinieri del Ros, sotto la direzione della procura di Roma. Ma in passato c’erano già stati alcuni incontri secondo quanto apprende il fattoquotidiano.it. L’operazione, condotta dall’Agenzia Informazioni Sicurezza Interna nell’ambito di una prolungata attività informativa con il supporto dello Stato Maggiore della Difesa, ha riguardato i due militari che avrebbero organizzato vari incontri nelle settimane precedenti. È stata l’Aisi a innescare l’indagine: il servizio segreto ha ricevuto un input sui rapporti tra i due qualche mese fa da quel momento sono scattate le procedure per i controlli dei movimenti. L’ufficiale italiano avrebbe ceduto, tra i dossier riservati, anche documenti Nato, quindi inerenti la sicurezza di altri paesi oltre l’Italia. L’udienza di convalida del fermo, richiesta dal pm titolare dell’indagine Gianfederica Dito, è fissata per domani. L’udienza si svolgerà in collegamento da remoto dal carcere di Regina Coeli. Sulla vicenda anche la Procura militare ha ovviamente aperto un fascicolo per rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio e procacciamento di notizie segrete, a scopo di spionaggio. L’interrogatorio di di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari potrebbe tenersi già domani: a quanto si apprende al momento il militare italiano è difeso d’ufficio. Solo dopo la convalida del fermo si potranno conoscere più dettagli.

Il caso diplomatico: Farnesina convoca ambasciatore russo – Intanto la Farnesina rende noto che il Segretario Generale del Ministero degli affari esteri, Elisabetta Belloni, ha convocato al ministero questa mattina – su istruzioni del ministro Luigi Di Maio – l’ambasciatore della Federazione Russa, Sergey Razov. Dall’altra parte arriva il riscontro positivo dei fatti: “Confermiamo il fermo il 30 marzo a Roma di un funzionario dell’ufficio dell’Addetto Militare e sono in corso le verifiche delle circostanze dell’accaduto. Per adesso riteniamo inopportuno commentare i contenuti dell’accaduto. In ogni caso – dicono dall’ambasciata – ci auguriamo che quello che è successo non si rifletta sui rapporti bilaterali tra la Russia e l’Italia”. Il ministro, Luigi Di Maio, ha annunciato l’espulsione di due funzionari russi: “In occasione della convocazione al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dell’ambasciatore russo in Italia, abbiamo trasmesso a quest’ultimo la ferma protesta del governo italiano e notificato l’immediata espulsione dei due funzionari russi coinvolti in questa gravissima vicenda”. Il ministro degli Esteri è stato poi audito al Senato, dove ha definito la vicenda come “un atto ostile di estrema gravità” per il quale “abbiamo assunto immediatamente i provvedimenti necessari”.

La reazione di Mosca: pronti a rispondere – Il Cremlino, da parte sua, ha inviato un comunicato per dire che la Russia spera che i legami con l’Italia possano essere “preservati” nonostante la vicenda di Roma. Il ministero degli Esteri russo, inoltre, ha fatto sapere: “Ci dispiace per l’espulsione da Roma di due dipendenti dell’ambasciata russa. Stiamo approfondendo le circostanze di questa decisione. Faremo un ulteriore annuncio sui nostri possibili passi in relazione a questa misura, non adeguata al livello delle relazioni bilaterali, saranno annunciati in seguito”. Il presidente della commissione della Duma per gli Affari Internazionali, Leonid Slutsky, ha detto a Interfax che “la decisione delle autorità italiane di espellere i due funzionari russi è infondata e avrà un impatto negativo sulle relazioni italo russe. La ‘spiomania’ è arrivata anche in Italia. L’espulsione dei diplomatici è un passo estremo. Sono sicuro che per questo non vi erano ragioni così forti”. Sulla vicenda si schiera anche il Regno Unito, con il ministro degli Esteri Domic Raab che esprime “solidarietà” all’Italia e alle azioni intraprese “contro le attività maligne e destabilizzanti della Russia che puntano a danneggiare il nostro alleato nella Nato”. Fonti americane, invece, hanno detto all’Adnkronos di aver reagito con “preoccupazione” al fermo di Biot.

Il Fatto di Domani - Ogni sera il punto della giornata con le notizie più importanti pubblicate sul Fatto.

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UN'ALTRO PRIMATO AMERICANO: IL FURTO DI SALARI - E IN EUROPA ED IN ITALIA QUANT'E'? O SI FA FINTA DI NON VEDERE E DI NON SENTIRE COME AL DI LA' DELL'ATLANTICO ... CHIEDETELO A DRAGHI, CHE LUI L'AMMERIGA LA CONOSCE BBENE

 

Is Your Employer Stealing From You?

Millions of workers lose billions in stolen wages every year—nearly as much as all other property theft. 
A shattered pink piggy bank on a green background
Gearstd/Getty Images

Since assuming office in Philadelphia last year, Larry Krasner has earned a national reputation as a radical new kind of district attorney. He's pushed the sort of criminal justice reform that typically comes from activists or public defenders, like ordering prosecutors to stop pursuing criminal charges for marijuana possession, or directing them to no longer seek cash bail for low-level offenses. Last October, he took another bold step: He created a task force focused on crimes against workers.

One of the primary crimes this task force will focus on is wage theft. At the absolute simplest, wage theft is as it sounds—a worker doesn't get fully paid for the work they've done. Often employers pull this off by paying for less than the number of hours worked, not paying for legally required overtime, or stealing tips. That's money that workers are legally entitled to and that their bosses find some way of pocketing.

Wage theft isn't one of the crimes most prosecutors and politicians refer to when they talk about getting "tough on crime," but it represents a massive chunk of all theft committed in the U.S. A 2017 study by the Economic Policy Institute (EPI) found that in the ten most populous states, an estimated 2.4 million people lose a combined $8 billion in income every year to theft by their employers. That's nearly half as much as all other property theft combined last year—$16.4 billion according to the FBI. And again, EPI's findings are only for ten states. According to the institute, the typical worker victimized by minimum-wage violations is underpaid by $64 per week, totaling $3,300 per year. If its figures are representative of a national phenomenon, then EPI estimates that the yearly total for American wage theft is closer to $15 billion.

There are some overt ways that employers rob their workers, like taking money directly out of their paychecks, but wage theft can take more complicated and subtler forms. Deliberately mislabeling workers as independent contractors in order to avoid paying higher wages for the same responsibilities as regular employees, for example, or asking employees to work while off the clock, or denying meal breaks, all technically fall under wage theft. Amazon, for instance, is currently being sued for not paying its employees for the amount of time they spend going through lengthy security checkpoints when they arrive at and leave work. It's hard to mount civil lawsuits against employers who violate minimum-wage laws, because typically the victims of these crimes don't have the time or resources to fight for their lost wages. And last year's Supreme Court decision in Epic Systems Corp. v. Lewis, which ruled that it's legal to require employees to sign away their rights to join class-action lawsuits, makes going after employers for wage theft much more difficult.

As author Kim Bobo explains in her book Wage Theft in America, the people affected by wage theft are spread across a wide variety of industries, working in construction, nursing homes, garment factories, farms, poultry-processing plants, restaurants, landscaping, and more. But more professional workers are at risk, too, like nurses, pharmaceutical sales reps, and financial advisers. Freelancers are also especially susceptible. A 2018 report by Good Jobs First found that the overwhelming majority of companies caught committing wage theft are "the giant companies included in the Fortune 500, the Fortune Global 500 and the Forbes list of the largest privately held firms." That includes Walmart, FedEx, Bank of America, Wells Fargo, JPMorgan Chase, and State Farm Insurance.

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Typically, enforcement of wage theft laws falls to the Department of Labor, which earlier this year won an almost $130,000 judgment against a Virginia home-health-care agency for deliberately misclassifying employees as independent contractors—and in that case the owner of the company was found personally liable for repaying wages. In 2018, the Department of Labor reportedly helped return a record-setting $308 million to workers, which is a huge win but still a drop in the $8 billion bucket.

Some cities and states are stepping in to try to fill the gap left by the Department of Labor. Just in the past seven years, El Paso and Minneapolis became the first cities to successfully indict employers for wage theft. And in 2015 the owner of several Papa John's franchises in New York City was sentenced to 60 days in jail for not paying his employees minimum wage or overtime.

These cases are extremely rare, though. And the stakes aren't high enough to dissuade employers looking to cut corners. That's what makes Krasner's task force dedicated to crimes against workers potentially revolutionary. As long as district attorneys and prosecutors don't treat wage theft like the crime that by all legal definitions it is, employers will keep doing it. The payoff—countless hours of free labor—is too tempting for them to not reach for it.


A house made out of credit cards falling apart

Do You Know Who Owns Your Debt?

How the debt-buying and debt-collection industries put the squeeze on Americans.

MAI DIRE MAIE ... E HANNO ANCHE IL CORAGGIO DI CONTINUARE A PARLARE: LADRI TRADITORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII ... CONTE E DI MAIO HANNO CONDANNATO A MORTE GLI ITALIANI ALL'ESTERO PER FARE UN FAVORE A BORRELL, QUESTI GLI TOGLIERANNO LA CITTADINANZA. E COSI' E' RISOLTO IL PROBLEMA DELL'EMIGRAZIONE ITALIANA ... COSI' SI FA! GLI ITALIANI ALL'ESTERO NON SONO MAI ESISTITI, NON ESISTONO E SE ESISTONO NON ESISTERANNO MAI PIU'

 

GOVERNO | Cecconi (Europeisti-MAIE) a Draghi: “E gli italiani all’estero?” [VIDEO]

Tra le altre cose, Cecconi ha rivolto un appunto all’ex governatore della Bce: quello di non avere menzionato nel suo discorso gli italiani all’estero. Una giusta osservazione da parte dell’onorevole

On. Andrea Cecconi, Europeisti-MAIE

L’On. Andrea Cecconi, del gruppo Europeisti-MAIE alla Camera, è intervenuto oggi nell’Aula di Montecitorio in occasione del dibattito per la fiducia a Mario Draghi.

Tra le altre cose, Cecconi ha rivolto un appunto all’ex governatore della Bce: quello di non avere menzionato nel suo discorso gli italiani all’estero. Una giusta osservazione da parte dell’onorevole.

Qui di seguito il testo integrale dell’intervento dell’On. Cecconi:

Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, Ministri, io parlo in rappresentanza della componente MAIE, che al Senato ha un suo nuovo gruppo formato da poco. Ieri ho ascoltato attentamente il suo discorso, che ho riletto più volte.

Due cose mi hanno particolarmente colpito. La prima è che è un programma molto ambizioso, è un programma al cui interno ci sono tante cose, tante cose necessarie che in questo Paese da tanto tempo noi sappiamo vanno fatte, e per questo mi auguro che questa sia la volta buona in cui riusciamo, non dico del tutto, ma almeno in parte, a mettere mano a quello che è necessario sistemare nel nostro Paese.

L’altra cosa, visto che abbiamo avuto modo di incontrarci già due volte durante le sue consultazioni, che ha svolto qui alla Camera, è la cura nell’ascolto che lei ha riposto nelle nostre parole; aveva detto, anche alla fine di una consultazione, che le nostre parole non sarebbero state vane e non sarebbero cadute nel vuoto, però è anche vero che all’interno delle sue linee programmatiche lei ha inserito tutte le indicazioni che noi le abbiamo sottoposto, le ha ovviamente elaborate secondo quello che era il suo pensiero, però dentro c’è effettivamente tutto.

Un appunto, che le voglio fare, riguarda gli italiani all’estero: sono 6 milioni di cittadini, quindi l’equivalente del 10 per cento di cittadini italiani. Io comprendo che noi stiamo facendo un programma di Governo per risanare il nostro Paese, ma dovremmo anche curarci di provare a riportare a casa i nostri italiani che sono andati all’estero negli anni, perché quelli sono sempre e comunque una nostra ricchezza. Ma la cosa su cui mi sono soffermato di più, la cosa che veramente mi ha fatto pensare che forse questo è il momento per noi tutti – e parlo non soltanto a lei, Presidente, ma anche a tutti i nostri colleghi – di mettersi insieme, uniti, per fare il bene del nostro Paese, è il passaggio in cui lei dice che noi abbiamo il compito di consegnare un Paese migliore e più giusto ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Lei ha il doppio dei miei anni: questo non per sottolineare che io sono troppo giovane o lei è troppo grande, ma per sottolineare che veniamo da due generazioni completamente diverse. Lei proviene da un altro ambiente culturale rispetto al mio, ha vissuto in un Paese diverso dal mio e, quindi, probabilmente, la penseremo in modo diverso su tante cose, però il mio cruccio, come probabilmente sarà il suo nei confronti dei suoi nipoti, è che, fra vent’anni, io non mi vorrei ritrovare di fronte a mio figlio, ormai cresciuto, che mi dica: tu c’eri nel 2021 quando potevi mettere mano a questo Paese, quando potevi aiutare noi a vivere in un Paese migliore e voi non avete fatto niente, siete riusciti a fare quello che avete sempre fatto, avete pensato a voi stessi, alla vostra poltrona o a mettere uno stipendio in più in tasca.

Ecco, io credo che il nostro compito sia quello di consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti e io spero che noi saremo all’altezza di questo compito.

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Lettera aperta al signor Luigi di Maio, deputato del Popolo Italiano

ZZZ, 04.07.2020 C.A. deputato Luigi di Maio sia nella sua funzione di deputato sia nella sua funzione di ministro degli esteri ...