CALA IL FATTURATO MA AUMENTANO I VACCINI: PFIZER SI PRENDE L’AFRICA
Prima, seconda, terza, quarta e in Israele si è appena giunti alla quinta dose di vaccino anti-Covid. Il Paese medio orientale ha somministrato all’intera popolazione quasi esclusivamente il preparato di Pfizer-BioNTech. Il risultato? Un aumento del 25% dei problemi cardiaci fra i 16 e i 39 anni, mentre i benefici rimangono soltanto una mera speculazione che non trova alcun riscontro nei numeri. Il colosso statunitense sta creando un vero “imperialismo sanitario” che intende conquistare il mondo intero con i propri farmaci a tecnologia mRNA approvati in via condizionata. Dopo aver ripetutamente vaccinato a brevi intervalli l’Europa, Pfizer ha capito che la popolazione europea inizia a essere stanca delle somministrazioni. L’obiettivo dell’azienda farmaceutica è quindi quello di conquistare l’Africa.
Maxi-accordo di Pfizer con l’Africa
Con l’aiuto della Banca Mondiale, Pfizer ha stretto un maxi-accordo con 45 paesi africani per la vendita a basso costo di un pacchetto di 23 prodotti della multinazionale, tra questi il vaccino e la pillola anti-Covid Paxlovid. Un mercato di 1,2 miliardi di persone, che fa particolarmente gola alla casa farmaceutica fondata a Brooklyn nel 1849. Sono cinque i paesi dell’Africa in cui l’accordo è già in vigore: Ruanda, Senegal, Ghana, Malawi e Uganda. Secondo quanto riportato da Verità&Affari, Pfizer collaborerà con altri gruppi, quali fondazioni e Ong, costruendo in loco le catene di distribuzione e di conservazione dei farmaci.
Bourla chiede aiuto a Bill Gates e Oms
“Non solo diamo le medicine, ma lavoriamo con loro (i paesi africani ndr.) per identificare sul campo i blocchi alla loro somministrazione”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla nel corso del World Economic Forum 2022 che si è tenuto a fine maggio a Davos in Svizzera. “Sfortunatamente – ha proseguito Bourla – non penso che come Pfizer ci riusciremo da soli, per questo chiediamo a tutte le parti interessate, come l’Oms e la fondazione di Bill Gates, di lavorare insieme a noi”.
Il business sta nel “know how”
Ecco, quindi, il business velato come assistenza umanitaria, quasi benefattrice, nei confronti dei paesi cosiddetti “in via di sviluppo”. Il prezzo dei farmaci sarà quindi scontato rispetto al caro prezzo dei mercati occidentali, ma il colosso statunitense si farà pagare a peso d’oro dai governi africani il know how messo sul tavolo per la formazione dei medici. Dall’organizzazione delle infrastrutture necessarie per la conservazione e la distribuzione dei farmaci, sino alla logistica: la gestione è affidata interamente nelle mani di Pfizer e organizzazioni da loro scelte.
A illustrare il piano africano del colosso sono stati due manager dell’azienda: Angela Hwang, presidente del Gruppo Biofarmaci e Aamir Malik, vicepresidente esecutivo della holding e responsabile della innovazione di gruppo. Nel corso del vertice avvenuto il 6 giugno, Hwang ha spiegato la natura del contratto, orwellianamente battezzato “Accordo per un mondo più sano”.
L’educazione alla vaccinazione infinita?
“Forniremo l’educazione che aiuta i medici a sentirsi a proprio agio nel capire di cosa tratta la terapia, chi sono le persone che possono trarne beneficio e daremo loro la fiducia nel prescriverla”, ha detto Hwang. Al 9 giugno, l’Africa ha un numero relativamente basso per quanto riguarda la somministrazione dei preparati a mRNA. Circa il 19% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, e il desiderio delle multinazionali del farmaco è quello di un’inversione di tendenza.
Gli africani sono scettici
Non si tratta certo di un gioco da ragazzi: la popolazione africana nutre infatti un certo scetticismo nei confronti di Big Pharma. Dubbi che affondano le radici in un passato non troppo lontano e che vede come protagonisti proprio gli stessi attori che oggi vogliono inoculare il mondo intero. Era il 1996, quando nel villaggio nigeriano di Kano scoppiò un’epidemia di meningite. Pfizer sfruttò la situazione per testare il farmaco Trovan su 200 bambini. 11 di loro sono andati incontro alla morte, con l’azienda statunitense costretta a sborsare 75 milioni di dollari come compensazione.
Profitti da capogiro, ma…
Sempre la Nigeria, a ridosso della fine del 2021, aveva distrutto un milione di dosi AstraZeneca scadute, e poco prima della scadenza “donate” dai Paesi occidentali a quelli africani. Nella prima parte del 2022, Pfizer, BioNTech e Moderna hanno realizzato profitti per oltre 15 miliardi di dollari. Big Pharma non riuscirà però a garantire i profitti realizzati dalla creazione del vaccino anti-Covid, e cerca quindi di conquistare altre fette di mercato. Come andrà a finire?