Le minacce di Mattarella non funzionano più

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Le minacce di Mattarella non funzionano più

Oggi la giornalista Lina Palmerini, “quirinalista” per il Sole 24 ore, cioè incaricata di pubblicare le veline trasmesse dall’Entourage presidenziale, è uscita con questo simpaticissimo pezzettino relativo alla possibilità che i dissidenti del M5s mandino sotto il governo sulla votazione sul MES:

Quindi il Quirinale fa trasparire che il voto contrario al MES potrebbe portare a “Mettere in discussione la politica economica internazionale ” del Governo, cioè la sua completa, totale, vergognosa sottomissione a Bruxelles. Poi si giunge alla grande minaccia, alla vera e propria testa di cavallo per i dissidenti: attenzione che, se sfiduciate Conte, poi deve dare le dimissioni e non sappiamo che cosa può succedere. Magari si può, Dio non voglio, andare alle elezioni anticipate e , mgari, tutti voi pentastellati, restereste a casa.

Questa è la minaccia massima, ma è come fare una partita con una pistola scarica. Ormai si è gridato “Al Lupo” troppe volte per crederci. Infatti:

  • tutti sanno che con l’epidemia covid-19 in corso è IMPOSSIBILE andare al voto. Tutti lo dicono da mesi, soprattutto per garantire il Governo. Come potrebbe essere possibile proprio ora?
  • comunque un nuova maggioranza è possibile, ma comunque richiede la partecipazione di una parte almeno del M5s. Anzi per una parte del Partito si tratterebbe di fare un salto di qualità, dopo aver eliminato il clan di Conte e, magari, una fetta di quello di Di Maio.
  • in questo momento in Commissione ed in Consiglio hanno dei problemi molto più seri rispetto al no al MES italiano, con Ungheria e Polonia che bloccano il bilancio ed obbligano a ritrattare tutto il problema dello “Stato di Diritto”.

La testa di cavallo di Mattarella non funziona. Vedete veramente il presidente sciogliere le Camere? Al massimo farà balenare la minaccia per riportare le vacche nella stalle di Conte, se veramente vuole legare il proprio futuro a quello del professore foggiano.


“Mattarella tentenna e ci condanna alla Troika”/ Bisignani “caos su Conte e Recovery”

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“Mattarella tentenna e ci condanna alla Troika”/ Bisignani “caos su Conte e Recovery”

Bisignani lancia “allarme” a Mattarella: “il Presidente tentenna ma così rischiamo la Troika. Caos su Governo Conte, Recovery, vaccini e Manovra”

Conte e Mattarella
Premier Giuseppe Conte e Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (LaPresse)

Luigi Bisignani è uno dei “retroscenisti” più informati e spesso più “provocatori” della politica italiana e in tema di Governo Conte-2 raramente ha speso parole buone per l’operato dell’esecutivo, specie in questa emergenza pandemica in atto ormai da quasi un anno: nel suo fondo di oggi su “Il Tempo” l’attacco diretto viene però mandato al Quirinale, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella «assalito dai tanti dubbi di Natale».

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Secondo Bisignani, tra ritardi della Manovra di Bilancio, mezza-crisi del Governo Conte e Recovery Plan ancora tutto da strutturare, lo scenario è tutt’altro che roseo in un 2021 che dovrà vedere la fondamentale rinascita economica assieme alla grande campagna di vaccinazione anti-Covid (si spera senza intoppi): «Sergio Mattarella, il Presidente Tentenna, è assalito da dubbi che gli hanno rovinato il Natale: uno di carattere costituzionale, l’altro economico, visto che per Bruxelles le risorse del Recovery Fund realmente utilizzabili sono circa 110 miliardi di euro e non 209». Da un lato la domanda su quanto ancora potrà durare il Governo Conte, diviso com’è praticamente su ogni punto “nodoso” dell’agenda; dall’altro, sottolinea ancora Bisignani sul Tempo «dal momento che i numeri messi sul tavolo dal Mef non sono veri, l’Ue boccerà clamorosamente la manovra italiana e ci manderà la Troika?».

TUTTI I DUBBI DI MATTARELLA

Per il retroscena lanciato da Bisignani a pochi giorni dal 2021 il Capo dello Stato non può continuare a tergiversare: «ora che la maggioranza si va via via sgretolando, dalla Tav alla delicatissima questione dei Servizi di sicurezza, è ora di agire». Non solo, il nodo dell’elezione del successore di Mattarella può avvenire in un Parlamento che non rispecchia (forse da tempo, ndr) gli equilibri del Paese? «Mattarella rischia di esser ricordato, nelle cronache costituzionali, come il Presidente che – incurante dell’esito del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari – ha voluto ad ogni costo forzare le Camere, ormai delegittimate, a trascinare la Legislatura fino al «semestre bianco», in spregio a dinamiche non più conformi alla Costituzione, pur di assicurare, sempre e comunque, la fiducia ad un Governo, a sua volta privo di ogni investitura e quindi non più espressione della sovranità popolare». Il nodo delle spese tra Manovra e Recovery Plan potrebbe inoltre portare nuove “rogne” da Bruxelles nelle prossime settimane: «al secondo tentativo andato a vuoto, l’Europa prenderà carta e penna e scriverà per noi e allora davvero il rischio della Troika sarà sempre più concreto, anche perché il duo Conte-Gualtieri viene considerato ormai inadeguato oltre che da Zingaretti, di Maio e Renzi anche dalle cancellerie europee, Merkel in testa».

Il prepotente circo del covid di Lino Palma

 

Il prepotente circo del covid

di Lino Palma

Una volta capito (e speriamo che alla fine ci siano arrivati anche quelli più “gnucchi”) che tutto questo circo è stato creato ad arte con l’obiettivo di forzare tutti ad una vaccinazione obbligatoria annuale, senza la quale non potremo più esercitare la nostra professione, mandare a scuola i nostri figli o semplicemente prendere un aereo o un treno... e preso atto della totale complicità in questo sfacelo di politici corrotti, giornalisti prezzolati, medici servi e pecore obbedienti... le soluzioni che restano a noi persone “normali” ma attente ai nostri diritti costituzionali, sono poche.

La prima è combattere a testa alta, perseguendo le vie legali, democratiche, civili a nostra disposizione. Che è ciò che abbiamo fatto in questi mesi, pagando di persona subendo provvedimenti disciplinari o multe e sanzioni a vario titolo. Con risultati però vicini allo zero. Perché quando vinci ben quattro ricorsi al TAR contro l’obbligatorietà vaccinale, e per la trasparenza delle decisioni governative e del comitato tecnico scientifico, ma nessuna TV o quotidiano nazionale ne dà notizia, capisci che stai perdendo, e che l’unica via sarebbe quella di una rivolta di piazza non più civile, democratica o legale. Ma capisci anche che probabilmente questo è proprio ciò che vogliono, e che se ti presti al gioco anche le ultime minime riserve costituzionali (già duramente calpestate dagli assurdi DPCM natalizi) andrebbero a cadere, accelerando il processo di lesione dei nostri diritti.

La seconda via è invece quella di comportarsi come se non esistessero. Vivere giorno per giorno continuando a fare progetti, ad amare, a piantare alberi, a ristrutturare casa, a investire sui propri figli e sulle proprie conoscenze, a comprare libri, a fare corsi... e dove e quando si può abbracciandosi e guardandosi in faccia. Può essere che in questo contesto la forza di milioni di persone che non hanno più paura di vivere (e di morire), e che non perdono ore a cercare di capire tra cervellotici decreti se il 27/12 il ragazzo quindicenne potrà o meno venire a trovare i nonni, possa essere più potente di tante vittorie (di Pirro) legali.
Potremmo chiamarla la “forza dell’indifferenza”. Una forza che nasce dal non dare più valore al loro circo mediatico.

Il Bullo, il prepotente di turno, non si umilia menandolo più forte. Lo si riporta al suo misero livello restando indifferenti alle sue sciocche provocazioni. Rendendolo così ridicolo.
Noi siamo ancora vivi, loro sono già morti. Morti dentro, poiché desiderano un mondo senza vita, senza abbracci, senza sorrisi, senza amicizie, senza socialità, senza condivisione, senza amore.

Se dovremo morire, moriremo. Ma a loro, di noi, non resterà nulla. Che restino con i loro amati delatori, i loro giornalisti schiavi e i loro ignobili e deliranti decretini settimanali, schiacciati dalla paura della morte. A che serve vivere se sei già morto dentro?

Noi saremo altrove, abbracciati, ad amarci intensamente e a suggere dalla vita il suo miele fino all’ultima goccia.
Come canta De André, nella “ballata dell’amore cieco” in cui una donna crudele per vanità fa suicidare colui che la ama. Ma poi, presa da sgomento, lo vede: “morir contento e innamorato, quando a lei nulla era restato: non il suo amore, non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene”. È lo stesso sgomento che auguriamo a chi ci ha tolto affetti, vita, abbracci, gioco.

Continuiamo la nostra vita, indifferenti verso chi ci vorrebbe proni, togliendo così potere a chi se lo è indegnamente autoassegnato, con la scusa dell’emergenza, per toglierci libertà e diritti.
Non siamo soli. Siamo in tanti. Ce la faremo.
Intanto, una canzone, come un dolce meme, in questo giorno speciale continua a girarmi in testa, e fa: “All I want for Christmas is you”. (tutto quello che voglio per natale, sei tu)
Buone feste a tutti.
Con Amore

Dottor Luca Speciani

Rischio Troika ed elezioni anticipate, Mattarella sa ma tentenna

https://www.iltempo.it/politica/2020/12/27/news/governo-sergio-mattarella-indeciso-rischio-troika-unione-europea-elezioni-anticipate-bisignani-25677898/

 

Rischio Troika ed elezioni anticipate, Mattarella sa ma tentenna

Luigi Bisignani 
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Caro direttore, dubito ergo sum. Sergio Mattarella, il Presidente Tentenna, è assalito da dubbi che gli hanno rovinato il Natale: uno di carattere costituzionale, l’altro economico, visto che per Bruxelles le risorse del Recovery Fund realmente utilizzabili sono circa 110 miliardi di euro e non 209. Gli interrogativi che vagano nei corridoi della Manica Lunga del Quirinale sono fondamentalmente due: fino a quando può continuare questa assurda accozzaglia di governo senza andare alle elezioni? E poi, dal momento che i numeri messi sul tavolo dal Mef non sono veri, l’Ue boccerà clamorosamente la manovra italiana e ci manderà la Troika? 

Il Capo dello Stato sa che non può più tergiversare. Finché c’era un’alleanza che reggeva e un Premier in qualche modo sopportato, se non supportato, poteva anche far finta di nulla, ma ora che la maggioranza si va via via sgretolando, dalla Tav alla delicatissima questione dei Servizi di sicurezza, è ora di agire. Ma c’è un altro tema delicatissimo che viene sottoposto all’attenzione del Capo dello Stato in vista del nuovo settennato: può questo Parlamento eleggere il Presidente della Repubblica con una rappresentanza che non rispecchia più gli equilibri del Paese? Basti pensare al crollo del Movimento 5 Stelle dal 32,7 al 14 percento e all’esplosione di Fratelli d’Italia dal 4,3 al 16 percento. Mattarella rischia di esser ricordato, nelle cronache costituzionali, come il Presidente che - incurante dell’esito del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari - ha voluto ad ogni costo forzare le Camere, ormai delegittimate, a trascinare la Legislatura fino al «semestre bianco», in spregio a dinamiche non più conformi alla Costituzione, pur di assicurare, sempre e comunque, la fiducia ad un Governo, a sua volta privo di ogni investitura e quindi non più espressione della sovranità popolare. La scusa della pandemia non regge più visto che si vota dagli Stati Uniti a Israele.

Inoltre, una nota riservata giunta da Bruxelles mette sotto accusa i conti della coppia Conte-Gualtieri. Ipotizzando anche i 209 miliardi totali, il Governo ne ha già utilizzati oltre 75 per i suoi bonus pot-pourri e i suoi «ristori». Il Governo pare intenzionato a fare con l'Europa il giochino di sostituire, per tale importo, i titoli di debito pubblico nazionale già emessi con equivalenti titoli «europei». Ma la Commissione non ama trucchi e inganni e non consentirà partite di giro. Lo spazio in bilancio disponibile sui saldi programmati, poi, consente all'Italia di spendere al massimo 110 miliardi aggiuntivi, metà dei quali sempre e comunque a debito. In ogni caso, molti meno dei 209 miliardi sbandierati dall’Esecutivo di Conte che dovrà quindi rifare i conti. I controlli di Bruxelles sui progetti italiani sono diventati stringenti e il rischio di doverli riprogrammare più volte in corsa è più che attuale. Ma al secondo tentativo andato a vuoto, l'Europa prenderà carta e penna e scriverà per noi e allora davvero il rischio della Troika sarà sempre più concreto, anche perché il duo Conte-Gualtieri viene considerato ormai inadeguato oltre che da Zingaretti, di Maio e Renzi anche dalle cancellerie europee, Merkel in testa. Le linee dell'Ue, come è noto, sono più vicine al centrodestra, da sempre a favore dello sviluppo, delle grandi opere e delle infrastrutture, meno al Partito Democratico e tantomeno ai grillini, allergici agli investimenti, o a Conte stesso, avvezzo ai sussidi demagogici. In questo scenario, Mattarella, con la sua esperienza e la sua saggezza, sa che non può più continuare a fare il Ponzio Pilato della situazione. L’omissione può diventare più colpevole dell’azione.

Mattarella, il suo labiale silenzioso lo certifica: tutti inadeguati!

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/08/23/mattarella-il-suo-labiale-silenzioso-lo-certifica-tutti-inadeguati/5404433/

 Pierfranco Pellizzetti

POLITICA- 23 AGOSTO 2019

Mattarella, il suo labiale silenzioso lo certifica: tutti inadeguati!

Mattarella, il suo labiale silenzioso lo certifica: tutti inadeguati!

La certificazione, rilasciata dal Quirinale a mezzo mimica facciale che nella crisi in corso tutti i contendenti rivelano spropositati livelli di inadeguatezza, potrebbe gratificare chi – come il sottoscritto – batte da anni il tasto (stucchevole?) della pluridecennale caduta verticale di qualità politica, etica e professionale.

Eppure, una conferma di cui non riesco a gioire. Anzi, mi procura un senso di smarrimento, la sensazione di precipitare in caduta libera. Dico solo che ora mi piacerebbe appurare quanti ancora restino credenti fideisti tra coloro che su questo blog, in questo come altri social, elevavano ininterrotti peana al tale o talaltro uomo del destino, lider maximo o unto del signore, cui avevano consacrato il cuore e sacrificato attitudini pensanti; si erano candidati a fungerne da pasdaran, sommergendo con gragnuole di insulti le critiche di qualche miscredente.

Certo, nonostante avvisaglie e riprove ininterrotte, l’apoteosi finale è stato il D-Day dell’addio di Giuseppe Conte, riflesso nei volti rubizzi delle tifoserie senatoriali sovreccitate, nel contrapposto smarrimento del Matteo Salvini desnudo e del Luigi Di Maio incapace di comprendere la ragione del trovarsi lì. In quel momento sembrava normale, obbligato, ricercare un’alternativa al giallo-verde nel varo di un governo rosso-giallo. Ma poi i telegiornali trasmettevano le immagini dei summit al Nazareno e lo spettacolo entrato nelle nostre case risultava altrettanto scoraggiante: i pallori malsani (anche sotto abbronzatura) di gente ingrigita nei corridoi e nelle sezioni periferiche del Pci, tipo Andrea Orlando e Nicola Zingaretti, le mutrie da puffo maligno alla Matteo Orfini, i ghigni furbastri degli spregiudicati sgomitatori in arrampicata modello “sta’ sereno!”.

Con l’immediata conclusione che sostituendo un fattore il calcolo continua a non tornare. Nel complessivo giudizio pronunciato dal labiale silenzioso e amarissimo di Sergio Mattarella: inadeguati. Lui stesso in evidente imbarazzo nel non vedersi offrire la benché minima via d’uscita. Perché la soluzione del nostro rebus non esiste. Tutto a ramengo, compreso l’appello alle solite anime belle della sedicente società civile: gli evocati Gustavo ZagrebelskyLorenza CarlassareRoberto Scarpinato… pregevoli oratori da convegno, stimabili professionisti e amabili interlocutori, ben difficilmente in grado di gestire financo un banchetto di frutta e verdura.

Purtroppo con il materiale a disposizione siamo condannati a questa corsa al peggio, prigionieri dei calcoli miserevoli di chi ignora cosa significhi “interesse generale”: Salvini ubriaco di status symbol e sciali sfarzosi dopo anni di pane e cipolle, Di Maio ossessionato dal restare in sella per recitare la parte del notabile meridionale e Zingaretti pronto a fare l’opposizione di sua maestà alla Destra parafascista pur di liberarsi dei renziani; Matteo Renzi in fregola di assemblare un insignificante partititino blairiano con venti anni di ritardo.

Questo per dire che il ricambio reclamato non è giocare ai quattro cantoni con gli stessi giocatori: è un problema assai più complesso e di ardua soluzione. Una involuzione antropologica riscontrabile nella politica mondiale; anche se l’Italia ne è stata l’antesignana negli ultimi spasmi e contorsioni della prima Repubblica. Lo scadimento della Politica ormai asservita all’Economico, al tempo in cui il ragionamento veniva soppiantato dalla comunicazione, l’ideologia mercatista accreditava il cinismo delle pratiche bottegaie, i consulenti d’immagine venivano elevati a guide magistrali delle nuove caste al potere.

Forse, per voltare pagina dovremo passare attraverso il lavacro in fiamme di una stagione all’inferno. L’ inadeguatezza di cui si diceva ci prepara come inquietante punto d’arrivo un periodo dominato dal parafascismo salviniano, forte di consensi drogati, dai rigurgiti oscurantisti e disumani che porta con sé. Il mondo già ha intrapreso la china con il “comandante in capo irresponsabile” Donald Trump e i suoi antagonisti russi e cinesi.

Lettera aperta al signor Luigi di Maio, deputato del Popolo Italiano

ZZZ, 04.07.2020 C.A. deputato Luigi di Maio sia nella sua funzione di deputato sia nella sua funzione di ministro degli esteri ...