La famiglia perbene

 

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Licio Gelli, ex capo della loggia P2 (Keystone)
Estero
07.05.2021 - 22:07 | LETTO 360
Aggiornamento : 23:05

In aula a Bologna i conti svizzeri di Licio Gelli

Nel nuovo processo sulla strage in stazione del 1980 ricostruiti i flussi di denaro dell'ex capo della P2

Per la Procura generale di Bologna la prima destinazione dei fondi documentati nell'Appunto Bologna, sequestrato a Licio Gelli al momento del suo arresto a Ginevra e che illustrerebbe la movimentazione del denaro in parte utilizzato per finanziare la strage, vanno individuati nella cifra di 240mila dollari accreditata il 3 settembre del 1980 sul conto corrente di una banca di Ginevra a Giorgio Di Nunzio: un cambia-valute, mediatore d'affari, morto nel 1981, che incassava i soldi in Svizzera per conto di Gelli e li riportava in Italia.

Già nel 1987 l'informativa della Guardia di finanza che indagava sul crack del Banco Ambrosiano indicava che il conto corrente fosse intestato a un certo 'Nunzio', riferibile a Giancarlo Di Nunzio, nipote e braccio destro di Giorgio, ma il nome di quest'ultimo, cointestatario del conto, venne omesso da due finanzieri: circostanza scoperta dai magistrati bolognesi solo nel corso delle nuove indagini sulla strage.

Oggi in aula, nell'ambito del nuovo processo sulla bomba alla stazione, è stato sentito Roberto Di Nunzio, figlio di Giorgio, che ha spiegato come il padre intrattenesse rapporti telefonici e di persona con Federico Umberto D'Amato e con il giornalista de Il Borghese ed ex senatore dell'Msi Mario Tedeschi, entrambi indicati dai magistrati, assieme a Gelli e Umberto Ortolani, come mandanti, organizzatori e finanziatori della strage. Ma non solo, anche con Francesco Pazienza, il faccendiere dei depistaggi, con il criminologo di estrema destra Aldo Semerari, e con alti ufficiali del Sismi come Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte e lo stesso direttore dei Servizi dell'epoca, Giuseppe Santovito. D'Amato, l'ex capo dell'Ufficio Affari riservati del Viminale, "era uno dei nomi che si relazionava quotidianamente con mio padre - ha spiegato Roberto Di Nunzio -. Una volta venne a casa di mia nonna e si chiuse nello studio di mio padre per mezz'ora. Quando mio padre parlava con D'Amato io avevo la sensazione di un contesto di potere".

Dalla galassia nera l'ultima sfida squadrista (vietata dal Viminale): in piazza a Roma l'adunata al grido di "fascismo"

 

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Giuliano Castellino (al centro) durante una manifestazione dei movimenti della destra estrema 
A lanciarla è Giuliano Castellino, pluripregiudicato ras di Forza Nuova. Il pretesto? Le polemiche per la gestione dell'emergenza sanitaria. Ma poi l'iniziativa ha preso un'altra piega: tutta politica. Dopo il no del ministero, gli organizzatori hanno dovuto rinviarla da oggi al 22 maggio. La locandina: color pece con l'aquila tricolore

Crozza-Di Maio sul caso Fedez: "Niente più partiti in Rai. Ci siamo noi, che siamo un Movimento"

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Crozza-Di Maio sul caso Fedez: "Niente più partiti in Rai. Ci siamo noi, che siamo un Movimento"

Maurizio Crozza veste i panni di Di Maio nella nuova puntata di “Fratelli di Crozza”, in onda tutti i venerdì in prima serata sul NOVE. Il Ministro degli Esteri, spedito da Draghi ovunque nel mondo purché non stia in Italia, commenta il caso Fedez- Rai:"Niente più partiti in Rai, infatti ci siamo noi che siamo un Movimento. Ma senza inquadrature ai piedi! Perché noi, da quando siamo al Governo, non solo con la Rai, abbiamo fatto tutto con i piedi. Ecco perché non ce li possono inquadrare".

Nove / Fratelli di Crozza
“Live streaming ed episodi completi solo su discovery+

 

Piccoli criminali politici crescono

 

Covid, Di Maio e Speranza, via quarantena dai Paesi Ue dal 15 maggio

Al lavoro i due ministri per eliminarla entro metà mese. L'ingresso in Italia previsto per chi ha un tampone negativo, oppure l'avvenuta vaccinazione o se si è guariti dal virus negli ultisimi sei mesi. Il premier Draghi: "Riaprire ma in sicurezza"

Regno Unito, il caso degli immigrati europei e italiani fermati alla frontiera e detenuti

 

Regno Unito, il caso degli immigrati europei e italiani fermati alla frontiera e detenuti

Sarebbero almeno una trentina i cittadini Ue bloccati dalle autorità britanniche per aver provato ad entrare nel Paese per lavorare senza avere un visto. Molti sono stati rinchiusi per giorni in centri di accoglienza prima di essere espulsi. Un'altra dura realtà della Brexit

La certosa Trisulti come scuola culturale per i gladiatori neofascisti di Trump: L'Italia come parco giochi dei neofascisti americani

 

Ex-Trump-Berater Steve Bannon: Keine rechte Akademie in Kloster

Der Rechtsextremist Steve Bannon hat einen jahrelangen Rechtsstreit verloren. Er wollte in Italien eine „Gladiatorenschule für Kulturkämpfer“ einrichten.

links - Stevebannon, rechts das italienische Kloster Kartause Trisulti

Bannon wollte das alte italienische Kloster Trisulti in eine „Gladiatorenschule“ verwandeln Foto: Thibault Camus/ap, Alvise Armellini/dpa

ROM dpa | Der frühere Chefstratege von Ex-US-Präsident Donald Trump, Steve Bannon, ist mit seinem Plan gescheitert, ein altes Kloster unweit von Rom in eine Akademie für Rechtspopulisten zu verwandeln. Der 67-Jährige verlor einen entscheidenden Rechtsstreit, wie italienische Medien am Dienstag berichteten. Demnach hob der Staatsrat ein Urteil in dem seit Jahren dauernden Verfahren auf. Als Folge können Bannon und seine Partner nicht wie geplant in das Kloster rund 100 Kilometer südöstlich von Rom einziehen.

Bannon bezeichnete das Urteil in einer Erklärung als Witz, wie US-Medien berichteten. Es bringe weitere Schande über Italiens Justiz. Er habe die Absicht, das Urteil anzufechten, und zu gewinnen.

In der abgelegenen, rund 800 Jahre alten Kartause Trisulti wollten Trumps Ex-Berater und der Leiter des Dignitas Humanae Institute, Benjamin Harnwell, eine Akademie betreiben. „Halb mittelalterlicher Universitätscampus, halb Gladiatorenschule für Kulturkämpfer“, solle die Bildungseinrichtung zur „geistigen Heimat von Bannons Gedankengut“ werden, hieß es damals. Auf dem Lehrplan hätten Philosophie, Wirtschaftswissenschaften, Theologie und Geschichte gestanden. Der 67 Jahre alte Bannon ist selbst Katholik. Er hätte einen Kurs zum Umgang mit modernen Medien leiten wollen.

Harnwell hatte 2018 eine Ausschreibung der Regierung für das Kloster gewonnen. Für eine Jahresmiete von rund 100.000 Euro hätte die Akademie 19 Jahre lang dort betrieben werden können.

Schnell regte sich jedoch Widerstand in der Bevölkerung und der Politik. Es folgte ein Wechselspiel aus Klagen und Gegenklagen unter anderem seitens des Kulturministeriums. Der Präsident der Region Latium, in der das Kloster liegt, begrüßte die Entscheidung des Staatsrates. „Fort mit Steve Bannon und den Konservativen aus Certosa di Trisulti“, schrieb der Sozialdemokrat Nicola Zingaretti in einem Post auf Facebook am Montag.

La UE come stato militare al comando di vecchi rimbambiti

 

La UE abre por primera vez uno de sus proyectos militares a la participación de países terceros

EE UU, Canadá y Noruega colaborarán en la adaptación de infraestructuras para facilitar la movilidad 

Bernardo de Miguel 

Bruselas - 07 may 2021 - 18:41 CEST

El jefe de la diplomacia europea, Josep Borrell, tras el Consejo de ministros de Defensa este jueves, en Bruselas.
El jefe de la diplomacia europea, Josep Borrell, tras el Consejo de ministros de Defensa este jueves, en Bruselas.JOHN THYS / POOL / EFE

El Consejo de ministros de Defensa de la UE ha aprobado este jueves la participación de EE UU, Canadá y Noruega en uno de los 46 proyectos comunitarios puestos en marcha desde 2018 para desarrollar la cooperación y coordinación entre los ejércitos europeos. Se trata de la primera vez que la UE permite la entrada de países extracomunitarios en esa colaboración militar. Y aunque el proyecto atañe a un área como la movilidad, más relacionado con las infraestructuras que con el desarrollo de armamento, Bruselas considera la luz verde como una prueba de que la UE está dispuesta a colaborar con países terceros y, en particular, con miembros de la OTAN como son los tres países aceptados.

La OTAN ha insistido desde hace años en la necesidad de adaptar las infraestructuras de transporte para facilitar el desplazamiento de material militar a través de Europa. Desde los años noventa, coincidiendo con el fin de la Guerra Fría, las grandes redes transeuropeas de carretera o ferrocarril se han construido con una finalidad puramente civil, sin apenas tomar en cuenta las posibles necesidades de una movilización militar para afrontar una crisis en algún lugar del continente. Algunas de las infraestructuras construidas en las últimas décadas ni siquiera parecen adecuadas para resistir el paso de un material rodado tan pesado como suele ser el militar.

La posible entrada de países terceros en los proyectos militares de la llamada Cooperación Estructurada Permanente (o Pesco, por sus siglas en inglés) fue objeto de polémica durante más de dos años. Los 25 países de la UE (entre ellos, España) que participan en la Pesco discrepaban sobre la conveniencia o no de cooperar con EE UU, cuando uno de los objetivos de los proyectos es reducir la dependencia transatlántica, o con el Reino Unido, que ha abandonado el club europeo.

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El conflicto se resolvió en noviembre de 2020, con un acuerdo que fijó las condiciones para aceptar la cooperación con países extracomunitarios. Entre esas condiciones figura que los potenciales socios puedan aportar valor añadido, que se comprometan a no restringir el uso de las capacidades desarrolladas o que compartan los valores de la UE y no contravengan los intereses de seguridad del club.

El Consejo de ministros de Defensa ha concluido que EE UU, Canadá y Noruega cumplen esas condiciones en el caso de la movilidad militar. “Buena noticia”, ha señalado al término de la reunión el Alto Representante de la Política Exterior de la UE, Josep Borrell, que ha presidido la reunión del Consejo de ministros de Defensa. Borrell cree que la experiencia y conocimiento de EE UU, Canadá y Noruega “contribuirá al proyecto y, por tanto, a mejorar la movilidad militar dentro y fuera de la UE”.

La apertura de un proyecto a EE UU, Canadá y Noruega podría, en teoría, facilitar la incorporación de esos países a otros proyectos de la Pesco. Pero la participación extracomunitaria se antoja mucho más polémica y complicada en el caso de desarrollo de capacidades armamentísticas, tanto por su carácter sensible para la seguridad como por la posible financiación europea.

La UE acaba de crear un fondo europeo de defensa dotado con 8.000 millones de euros para financiar proyectos militares desarrollados por al menos tres socios comunitarios. Esa financiación puede contribuir a las iniciativas de Pesco. Y aunque el reglamento del fondo no descarta la participación de empresas de países terceros, sí que fija unas condiciones muy estrictas para restringir al máximo esa posibilidad.

En el caso de la movilidad militar, en cambio, Borrell ha recordado que la necesidad de mejorarla en el Viejo Continente “es un área de prioridad y de interés común en nuestras relaciones transatlánticas”. Aparte de la adaptación de las infraestructuras, la UE también impulsa desde hace dos años una armonización de los procedimientos administrativos o aduaneros que deben cumplimentarse para el traslado transfronterizo de material militar. La UE y la OTAN coinciden en que tanto las carencias en infraestructuras como las barreras administrativas complican en estos momentos la celebración de maniobras militares en el territorio comunitario.

Adiós, adiós mi compañero

 Italia

Mario Draghi, primer ministro ¿hasta cuándo?

El jefe del Gobierno italiano es el principal candidato a la presidencia del país, un salto que le obligaría a abandonar su puesto en febrero y dejar a medias las reformas

Mario Draghi, el pasado martes en Roma.
Mario Draghi, el pasado martes en Roma.FABIO FRUSTACI / EFE

Italia se ha embarcado en un proceso de modernización histórico en el que invertirá unos 230.000 millones de euros para cambiar el destino del país. Una buena parte de ese dinero procede de las arcas de la Unión Europea, ya sea a fondo perdido o en forma de préstamos. Pero las reformas estructurales que el país no emprendió en los últimos 50 años son ahora una condición básica para tener acceso a los fondos. La garantía de que se harán, en una nación cuya credibilidad a la hora de cumplir promesas contraídas en Bruselas es altamente cuestionable, tiene la forma de una moneda con el rostro por las dos caras del presidente del Consejo de Ministros, Mario Draghi. El problema es que nadie sabe si a partir de febrero de 2022 seguirá al frente del país. Y algunos comienzan a buscar respuestas.

El próximo mes de julio comienza el llamado semestre blanco. Un periodo de seis meses que preceden a la elección del presidente de la República. Un tiempo durante el que no pueden disolverse las Cámaras y en el que todos los partidos comienzan las negociaciones para elegir al hombre que ocupará el palacio del Quirinal los siguientes siete años. Sergio Mattarella, su actual inquilino, acabará en febrero su mandato y el principal nombre para sucederle es Mario Draghi. Su entorno no lo niega. Más bien ignora qué le pasa por la cabeza. Pero algunos de los ministros de carácter técnico del Ejecutivo, como ha publicado recientemente La Stampa, ya admiten que tenían una previsión de trabajo de un año y fijan ese límite.

El perfil del expresidente del Banco Central Europeo (BCE), nadie lo duda, sería idóneo. Más después de los servicios prestados este año aceptando liderar un Gobierno de unidad con un Parlamento fragmentado con más de 216 casos de transfuguismo en tres años. El único problema es que en febrero el país se encontrará todavía iniciando sus reformas. De modo que la única manera de que ese puesto continuase siendo para él sería prorrogar un año el mandato de Mattarella, tal y como ya sucedió con su predecesor, Giorgio Napolitano. Hoy muchos recuerdan cómo el viejo jefe de Estado tenía ya hechas las cajas de la mudanza cuando decidió quedarse un tiempo más.

Los partidos han comenzado a posicionarse. Cada uno tiene su preferencia. En la Liga, explican fuentes del partido, estarían dispuestos a apoyar la candidatura a la presidencia de Draghi, pero solo si el relevo en el Quirinal se produce en febrero y luego se convocan elecciones anticipadas en Italia. El partido podría liderar un apoyo de toda la coalición de centro y extrema derecha, que incluye a Forza Italia y a Hermanos de Italia. “Hemos aplazado ya demasiadas elecciones. Si es Draghi, estupendo. Pero que sea en el periodo natural”, dijo abiertamente a este periódico el miércoles pasado el líder de la Liga, Matteo Salvini. Una posición que se explica también por la imperiosa necesidad de Salvini de ir a elecciones antes de que Giorgia Meloni, líder de Hermanos de Italia, le adelante y tome las riendas de la coalición de derechas. Y su postura, más o menos, coincide con la de uno de los interesados.

Mattarella no quiere repetir ni prorrogar su despedida. Si hubiese una debacle, si no se lograsen candidatos de consenso, como sucedió con Napolitano, podría estudiar una petición de este tipo. Pero no es lo que ahora mismo le gustaría, señalan fuentes de su entorno a este periódico. En el Quirinal son conscientes de los distintos intereses en el Parlamento para elegir en febrero al siguiente presidente o pedir una prórroga. Para algunos partidos con peso específico y líderes en caída libre, como Italia Viva (Matteo Renzi) o Forza Italia (Silvio Berlusconi), sería la última oportunidad de hacer valer su nutrido grupo de parlamentarios para una gran decisión antes de confirmar el ocaso de sus formaciones en unas elecciones. Pero la partida es muy compleja.

El Partido Democrático (PD) y el Movimiento 5 Estrellas (M5S), en plena remodelación, no quieren que la cuestión se resuelva en febrero. “Es evidente que eso significaría que habría que convocar elecciones. Especialmente si es Draghi quien finalmente va al Quirinal. Sería ya demasiado enrevesado optar por un tercer primer ministro no salido de las urnas en esta legislatura. Pero Enrico Letta acaba de llegar a la secretaría del PD y necesita tiempo para reconstruirlo”, señalan fuentes de los socialdemócratas. Algo parecido le sucede al M5S, en plena reconstrucción con Giuseppe Conte al frente.

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Los grillinos —que preferirían como presidenta de la República a la actual ministra de Justicia, Marta Cartabia— necesitan tiempo para rearmarse y las elecciones anticipadas que provocarían el salto de Draghi al Quirinal no lo permitirían. Han perdido un centenar de parlamentarios solo en esta legislatura y las fuerzas están divididas. Además, ambos partidos abogan por una reforma de la ley electoral antes de que se vaya de nuevo al voto. Si se mantiene la actual, son conscientes de que la coalición de derechas arrasaría y podría construir un Parlamento a su medida.

La figura de Draghi, la garantía esgrimida para el cumplimiento de las reformas, tienen claro todas las partes, podría volverse algo borrosa a partir de febrero. Y muchos de sus grandes promotores en Europa, como Paolo Gentiloni (uno de los principales promotores de su llegada al palacio Chigi), preferirían que se quedase un tiempo más en su puesto de primer ministro. El juego de carambolas que se abrirá a partir de julio, sin embargo, no permite asegurar nada.

La crisi della democrazia va combattuta con lo strumento adatto: ASSEMBLEE COSTITUENTI PERMANENTI DEL POPOLO ITALIANO, TRIBUNALE PER I CRIMINI POLITICI E FINANZIARI DELLA PRIMA, SECONDA E TERZA REPUBBLICA

Demokratie in der Krise: Wider die Autokratien

Die Demokratie gerät zunehmend unter Druck. Ein globales Bündnis aus Politik und Zivilgesellschaften sollte Autokratien die Stirn bieten.

Als Trump verkleideter Demonstrant mit Zeitung in Gefängniskleidung.

Ein als Ex-Präsident Trump verkleideter Demonstrant in Gefängniskleidung in New York 2020 Foto: Carlo Allegri/reuters

Während die Welt mit dem Coronavirus ringt, gerät die Demokratie unter Druck. Laut dem Forschungsprojekt V-Dem hat sich 2020 eine globale Autokratisierungswelle beschleunigt und das globale Demokratieniveau ist auf das Level von 1990 gesunken. Dieses düstere Bild wird von anderen Studien bestätigt.

Eine wertebasierte Politik ist das Ziel und abgestimmte Sanktionen bei groben Menschenrechtsverletzungen

Die in den USA ansässige Stiftung Freedom House berichtet, dass die globale Freiheit 2020 zum fünfzehnten Mal in Folge abnahm, und der Economist verzeichnete in seinem Demokratie-Index den schlechtesten Zustand seit Beginn der Bewertungen in 2006. Autoritäre Regierungen machten sich die Pandemie zunutze, um nicht nur die Opposition im eigenen Land zu unterdrücken, sondern sich zunehmend auch jenseits ihrer Grenzen einzumischen.

Für eine wirksame Gegenstrategie der bestehenden Demokratien könnte ein gemeinsamer Club entscheidend sein. Als der frühere US-Außenminister Mike Pompeo im vergangenen Jahr eine Allianz der Demokratien ins Spiel brachte, war die Glaubwürdigkeit der Trump-Regierung schon lange an einem Tiefpunkt angelangt.

Trumps populistische „America First“-Ideologie, seine Missachtung der Demokratie, seine Bewunderung autokratischer Herrscher und zuletzt sein Versuch, das Ergebnis der US-Präsidentschaftswahlen zu kippen, haben massiven Schaden angerichtet. Nun aber könnte sich das Blatt wenden. US-Präsident Joe Biden hat versprochen, in seinem ersten Amtsjahr einen globalen „Gipfel für Demokratie“ auszurichten, wo die Weichen gestellt werden könnten.

Biden plant Demokratie-Gipfel

In einer vorläufigen nationalen Sicherheitsstrategie heißt es, dass die Umkehrung des antidemokratischen Trends in der Welt für die nationale Sicherheit der USA wesentlich sei. Der Außenbeauftragte der Europäischen Union, Josep Borrell, meint, dass die EU ihre Zusammenarbeit „mit anderen Demokratien vertiefen sollte, um dem Aufstieg des Autoritarismus entgegenzuwirken“. Ein neuer EU-Aktionsplan räumt der Demokratieförderung hohe Priorität ein.

Großbritannien will die Mitgliedschaft der Gruppe der Sieben (G7), bestehend aus Deutschland, Frankreich, Großbritannien, Italien, Japan, Kanada und die USA, um Australien, Indien und Südkorea erweitern, um einen sogenannten „D10“-Club der Demokratien zu bilden. Dabei ist nicht ersichtlich, warum es bei diesen zehn Ländern bleiben sollte.

In der Bewertung von V-Dem ist auch Indien in die Kategorie einer Wahlautokratie gerutscht, und bei Freedom House wird das Land nur noch als „teilweise frei“ angesehen. Sogar Frankreich, Italien und die USA werden im Economist-Index als „mangelhafte Demokratien“ eingestuft. Der Club sollte für alle Staaten offen sein, die ähnlich oder besser bewertet werden. Eine rote Linie darf nur in Bezug auf solche Länder gezogen werden, die eindeutig autoritär regiert werden.

Die G7 ist aber auch wegen eines Mangels an Legitimität und Transparenz heftig in die Kritik geraten und deshalb kein guter Ausgangspunkt. Zudem fehlen ein ständiges Sekretariat und eine formale Struktur. Stattdessen könnte die seit 2000 bestehende Gemeinschaft der Demokratien aufgewertet werden. Mit Ausnahme von Australien, Deutschland und Frankreich gehören alle „D10“-Länder bereits zu ihren 29 Mitgliedstaaten.

Mehr als ein Club ist nicht nötig

Es leuchtet nicht unmittelbar ein, warum parallel eine weitere Gruppierung gebildet werden sollte. Der Blick muss sich auch selbstkritisch nach innen richten. Wie Biden feststellte, ist die Erneuerung der Demokratie im eigenen Land eine Voraussetzung dafür, um in der internationalen Demokratieförderung wieder mehr Glaubwürdigkeit zu gewinnen. Umfragen zeigen, dass große Mehrheiten weiterhin an die Demokratie glauben. Trotzdem besteht große Unzufriedenheit darüber, wie sie in der Praxis funktioniert.

Die Regierungen werden als unfähig wahrgenommen, Probleme wie Korruption oder Ungleichheit anzugehen und die Bedürfnisse der einfachen Menschen in den Mittelpunkt zu rücken. Die Stürmung des US-Kapitols durch einen rechtsgerichteten Mob am 6. Januar veranlasste Außenminister Heiko Maas, einen „gemeinsamen Marshallplan für die Demokratie“ zu fordern. Es sei notwendig, „den Wurzeln der sozialen Spaltung in unseren Ländern auf den Grund zu gehen“.

Die Frage, wie die Demokratie nach innen und außen verteidigt und gestärkt werden soll, kann nicht den Regierungen allein überlassen werden. Es ist eine gesamtgesellschaftliche Aufgabe. Biden will zu dem Demokratie-Gipfel auch Vertreterinnen und Vertreter der Zivilgesellschaft einladen. Ein Club der Demokratien sollte weitergehen und ein beratendes offenes Netzwerk zivilgesellschaftlicher Organisationen unterhalten. Darüber hinaus ist es wichtig, demokratisch gewählte Parlamentarier einzubeziehen.

Der Club sollte daher auch ein globales Netzwerk von Abgeordneten aus demokratischen Parteien organisieren, das zudem demokratischen Oppositionellen aus autoritär regierten Staaten offensteht. Schließlich könnte der Club auch eine transnationale Bürgerversammlung einberufen, um Empfehlungen zu erarbeiten. Auf nationaler Ebene gibt es gute Beispiele für dieses Format.

Nach außen sollte der Club nicht nur die Demokratieförderung koordinieren, sondern für eine gemeinsame wertebasierte Politik sorgen, einschließlich abgestimmter Sanktionen bei groben Menschenrechtsverletzungen. Ganz besonders müssen größere Anstrengungen unternommen werden, um den Einfluss autokratischer Staaten innerhalb der Vereinten Nationen zurückzudrängen.

Der Club der Demokratien kann zudem nur glaubwürdig sein, wenn er sich auch für mehr Demokratie in globalen Institutionen einsetzt. Die Einrichtung einer Parlamentarischen Versammlung bei den UN und das Instrument einer Weltbürgerinitiative bieten dafür Möglichkeiten.

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Fare opposizione in Russia: e in Italia? Esiste una vera opposizione o sono tutti giochi di specchi?

 

Opposition in Russland: Kampf um das Recht auf Existenz

In Russland wird die Luft für kritische Stimmen dünner. Ein Journalist hat eine Liste der Repressalien vorgelegt – über 140 Eingriffe in einem Monat.

Zwei junge Männer radeln an einem Spalier von Soldaten vorbei

Proteste für Nawalny: Die Staatsmacht ist immer schon da, wie hier in Chabarowsk im April 2021 Foto: Igor Volkov/ap

MOSKAU taz | Ilja Asar ist Abgeordneter eines Stadtteilparlaments in Moskau und Journalist. Im April stellte er auf der Website Mediazona eine „Chronik der Repressionen“ für den vergangenen Monat zusammen. Mehr als 140 Eingriffe der Sicherheitsorgane sowie Drohungen und Einschüchterungen kamen in ganz Russland zusammen.

Darunter findet sich etwa eine Durchsuchung der Redaktion der Zeitung Waschnije istorii. Ein Radiosender, Radio Swoboda, muss 71 Millionen Rubel Strafe entrichten. Und die „Allianz der Ärzte“ wurde zu 180.000 Rubel verurteilt, weil einige ihrer Mitglieder vor dem Straflager in Pokrow vor dem IK-2 Gefängnis demonstrierten, in dem der Oppositionelle Alexei Nawalny einsitzt.

500.000 Rubel Strafe muss ein Arzt aus dem Ural für Kommentare in sozialen Medien entrichten. Auch die Mitarbeiter der Studentenzeitschrift Doxa wurden mit Ausgangsverbot und Hausarrest belegt.

Für zweieinhalb Jahre in eine Strafkolonie muss Andrej Borowikow. Der Mitstreiter Nawalnys hatte ein Video der deutschen Band Rammstein verbreitet. 2014 soll er einen Clip mit dem Lied Pussy im russischen Netzwerk VKontakte gepostet haben. Das Video löste damals wegen des pornografischen Inhalts einen Skandal aus.

Ausflüge nach Moskau

Rammstein hat sich zu dem Prozess gegen Borowikow nicht geäußert und nicht auf Anfragen aus dem Umfeld Borowikows reagiert. Rammstein-Frontmann Till Lindemann genießt unterdessen seine Ausflüge nach Moskau, wo er gerade den russischen Song Lieblingsstadt – „Ljubimij Gorod“ – veröffentlichte. „Kunstfreiheit sei ein Grundrecht aller Menschen“, schrieb Gitarrist Richard Kruspe. Rammsteins Nonkonformismus scheint aber nur Attitüde zu sein. Der Oppositionelle Borowikow ist enttäuscht über die ausbleibende Unterstützung.

Journalisten, Künstler und Schauspieler in Russland leben seit Langem in unruhigen Zeiten. In Moskau hat die Polizei kürzlich eine Premiere des Theaters Dok aufgelöst. Kurz nach Beginn der Aufführung mussten Schauspieler und Besucher wegen einer vermeintlichen Bombendrohung das Theater verlassen.

Thema waren die Ereignisse im Nachbarland Belarus, wo Präsident Alexander Lukaschenko im vergangenen Sommer eine Wahl hatte fälschen lassen. Die Systeme in Minsk und Moskau gleichen sich langsam an.

Trotz der permanenten Übergriffe und Rechtsverstöße hat die Festnahme des Anwalts Iwan Pawlow vergangene Woche für einen Aufschrei gesorgt. Mehr als 80 Schriftsteller und Journalisten haben mit einem offenen Brief gegen die Festsetzung protestiert. Iwan Pawlow darf weder Internet noch Mobiltelefon nutzen.

Vorwurf Hochverrat

Im Sommer hatte Pawlow die Verteidigung des Journalisten Iwan Safronow übernommen. Der Militärspezialist arbeitete bei der Zeitung Kommersant, wechselte dann jedoch zur Raumfahrtbehörde Ros­kosmos. Safronow, der vor zehn Monaten festgenommen wurde, wird Hochverrat vorgeworfen.

Pawlow ist Chef des Rechtsschutzprojekts Komanda 29 und einer der bekanntesten Bürgerrechtsanwälte. Er übernimmt auch heikle Fälle, in denen der Geheimdienst mitmischt und es um „Staatsverrat“ geht. Am Freitag soll er erstmals Safronow vor Gericht vertreten.

Doch Kollegen befürchten, dass ihm die Anwaltslizenz entzogen wird. Er hat sich geweigert, dem russischen Inlandsgeheimdienst FSB eine Verschwiegenheitserklärung auszuhändigen. Die Aberkennung von Lizenzen wird auch in Belarus praktiziert. Dort haben Anwälte nach der Verteidigung von Demonstranten ihr Vertretungsrecht verloren.

Auch für das Internetmedium Meduza wird die Luft dünn. Seit Kurzem gilt es als „ausländischer Agent“. Das Magazin hat seinen Sitz in Lettland, doch etwa die Hälfte der 60 Mitarbeiter arbeiten von Russland aus. In dieser Härte hätte er den Schlag nicht erwartet, meint Chefredakteur Iwan Kolpakow gegenüber der taz. Werbekunden wendeten sich ab, weil niemand mit einem „ausländischen Agenten“ zu tun haben wolle.

Die Opposition habe für den Kreml das „politische Recht auf Existenz“ verloren, meint die Politikwissenschaftlerin Tatjana Stanowaja von der Carnegie-Stiftung. Neben Meduza sind weitere 18 Medien oder Personen als ausländische Agenten gelistet. „Ein starkes und unabhängiges Medium ist heute unmöglich in Russland“, sagt Chefredakteur Kolpakow.

Gunnar Beck dice quello che tutti pensano: La UE e' finita, e' un esperimento fallimentare ... cionondimento la sua militarizzazione puo' avanzare ...

'EU is finished!' German MEP says Berlin must urgently leave 'anti-democratic' bloc

THE EU has been labelled an "anti-democratic" organisation to its core by a German MEP, who revealed three reasons why Berlin must leave the bloc.

EU has ‘failed’ on handling of pandemic says Gunnar Beck

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Such is his hatred for the bloc under Ursula von der Leyen, MEP Gunnar Beck warned Germany needs Dexit as the "EU is finished financially" following the coronavirus pandemic. With Germany being the powerhouse of the bloc, Mr Beck warned the state can no longer be part of the crumbling EU project. While the EU has insisted member states remain unified in prolonging the project's future, Mr Beck claimed leaving the bloc is now a "necessity" for Germany.

In a scathing attack, he warned the undemocratic nature of the bloc, the instability of the euro and the threat of rising inflation are all reasons for why Germany must leave.

Mr Beck said: "We consider Germany's exit from the European Union and the founding of a new European economic and interest group to be necessary.

"There are many arguments in favour of Germany leaving the EU.

"The EU is anti-democratic at its core.

EU news

The EU has failed financially the MEP claimed (Image: Deutschland Kurier)

EU news

EU news: Ursula von der Leyen has come under fire for the vaccine rollout (Image: GETTY)

"Many other international organisations are too, but no other organisation enjoys such excessive power as the EU does.

"The euro is a currency that has had to be saved every year since 2010 with more than 100 billion.

"These costs are already tangible for savers because they do not get any profits anymore and are thereby insidiously dispossessed. The taxpayers will get to experience all this still."

In support of his argument for leaving the bloc, the MEP stated the euro has been bailed out every year since 2010 and also warned inflation will rise dramatically in the bloc.

JUST IN: UK plans major change after reminding EU who's in charge

Eu news

EU news: The MEP attacked the bloc (Image: Deutschland Kurier)

If inflation rises, the gap between the rich northern states and poor southern countries will become even greater, and therefore, cause splits within the EU, he claimed.

He added: "The EU is finished financially, it destroys our social state by overwhelming it and by de-Europeanising Europe.

"This is exactly why the Dexit or Gexit resolution of the AfD is correct and the profession for further close cooperation with those of our neighbours who are still of sound mind is just as important.

"We have to emphasise that Europe only has a future if we save Europe from the EU."

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David Frost issued brutal Brexit warning as 'a lot more to be done' [Latest]
Lord Frost has been 'biding his time' before 'fightback' against EU [Update]
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EU news

EU news: The MEP revealed three problems the bloc will suffer (Image: GETTY)

EU news

EU news: The MEP stated Germany must now leave the bloc (Image: GETTY)

Anti-EU feeling has risen over the last few months due to the bloc's failed vaccine programme and clashes with the UK over Brexit.

States such as Hungary and the Czech Republic have been forced to use the Chinese and Russian vaccines due to the poor rollout.

Neither the Sputnik V nor Sinopharm vaccines have been approved by the European Medicines Agency but due to the high case levels in both countries, they were forced to use the shots.

The UK has been praised for its own vaccine rollout, with some concluding Brexit aided Britain in being able to avoid the chaos which has struck the continent.

Indeed, speaking to Express.co.uk, Swedish MEP Charlie Weimers said public opinion is now changing over the future of the European project.


Eu news

EU grants per state to combat covid (Image: Express)

Commenting on his own state, he claimed Sweden has not lost a powerful ally in the EU following the UK's departure.

With France gaining even more power, he claimed Brexit may soon pave the way for further departures.

He said: "I think this will pave the way for a reaction and we have already seen it to a certain extent, that this change in public opinion on EU membership is now going in the opposite direction to most of the other member states.

“Yeah, I mean, we're not talking about an earthquake.


Eu news

EU news: The MEP warned Sweden may leave the bloc one day (Image: Youtube )

"But it’s the trajectory that is interesting here and it's going against the trend.

“And I think it's because more and more Swedes realise that the design of the EU is not in the interest of Swedish taxes.

“So when the chicken comes home to roost, that’s when the real reaction will come.

“Maybe we’re talking about a few years ahead but it will come eventually.”


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Oh and one more thing. The EU isnt Bankrupt. Germany is not picking up the tabs. The cash flow goes straight back into the industry. When Greece was bailed out with their debts, the truth is that the banks that gave them loans were bailed out, which was a big relief for London. But that doesn’t sell well. Also the UK has massive debts themselves and Brexit did not help at all. Where are the Millions of savings that Boris promised?

Hello guys. I am from Germany and I really can’t help but laugh at the spin the express is giving on news regarding the EU. No one in Germany is panicking or „furious“. The guy named in the interview became famous because he faked his professor title. Also he is far right, you know...the guys you guys fought in WW2, yeah he is one of those. Of course we are regularly bailing out the Euro. Stabilizing ones currency is a normal procedure and UK is doing the same, nothing special here. This really is a poor newspaper, very poor journalism with an agenda that is set even before an article is written. So yeah. Good luck in the EC.

If anybody but Germany takes on any of the eye-watering debts, Target2 will have to reimburse them, at the expense of Germany.

The whole Euro system is a basket case, and has been almost since it's inception. The debt is growing, and Germany is picking up the tab, and it is going to get worse. It was always going to be thus, but the pandemic is bringing it on much quicker. The EU is using the situation to gain more financial control, and build up funds, which is serving to exacerbate an already serious and inevitable outcome

The SNP still want to join this wonderful club, as once you join you cannot leave. Of course the EU want Scotland to join, the more countries to pay the euro debt the better.

Who in hell the DE found this one, really, okay okay AfD of course.

L'egemonia militare ed economica sul nord-africa e' parte integrante della PNAC

 

World War 3: China and US could be set for major military conflict in Africa - experts

AFRICA could be a potential site for a land war between China and the US in the near future, experts have warned.

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Beijing is seeking to extend its influence in Africa through both economic and military means, as it continues to project its power around the world. The People's Republic established its first military base in Doraleh, Djibouti on Africa's eastern coast back in 2017. The move caused considerable alarm among US military officials, as the new base was located just eight miles from a US military facility.

Control of Djibouti's eastern coast would allow any major power to potentially control access to the Suez Canal, a vital shipping route.

Professor Gerald Horne, from the University of Houston, told The Sun Online: "Certainly, the signs of impending conflict between China and the US are worrisome, especially as suggested in the recent novel by NATO former leader, James Stavridis.

"Since Djibouti contains bases of both China and the US (and others) it is likely the flashpoint."

China

AFRICA could be a potential site for a land war between China and the US (Image: Getty)

China

US military (Image: Getty)

However, China's military ambitions are not confined to this small eastern African state.

US General Stephen Townsend warned that Beijing is now looking to extend its military presence to Africa's Atlantic coast.

In an interview with the Associated Press on Thursday, he said that China wanted to set up a large navy port capable of hosting submarines or aircraft carriers on Africa's western coast.

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China

China navy (Image: Getty)

The US General claimed that the Chinese government had already approached countries stretching from Mauritania to south of Namibia about its plans for a new naval base.

He explained: "They're looking for a place where they can rearm and repair warships.

"That becomes militarily useful in conflict.

Lettera aperta al signor Luigi di Maio, deputato del Popolo Italiano

IL SOGNO DELLA RIVINCITA NEONAZISTA TARGATO CRIMINALI PANDEMICI E' SVANITO: SE NE DEVONO ANDARE TUTTI O ESSERE DEFENESTRATI.

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