PRIMA - E SPERIAMO NON ULTIMA - ELEZION DI RECALL IN ITALIA

CACCIAMO QUEST'UOMO DALL'ITALIA, E' UN TRADITORE DEL POPOLO ITALIANO E DELLA COSTITUZIONE ... ADESSO BASTA SALVATORI DELLA PATRIA: LI ABBIAMO VISTI TUTTI IN AZIONE E L'UNICA CONCLUSIONE PUO' ESSERE: ANDATEVENE IN PENSIONE (CON LA MINIMA) AD HAMMAMET 

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Sondaggi politici/ Conte “sfiduciato”: 87% non vuole governo-ter, 32% elezioni subito

- Silvana Palazzo

Sondaggi politici: il premier Giuseppe Conte “sfiduciato”, 87% non vuole governo-ter, mentre il 32% vorrebbe elezioni subito senza un esecutivo “traghettatore”

Conte a Palazzo Chigi
Giuseppe Conte (LaPresse)

Gli italiani sono pronti a “licenziare” il premier Giuseppe Conte. Secondo gli ultimi sondaggi politici non lo vogliono più al governo. A scattare questa foto clamorosa è Analisi Politica, società di ricerca diretta da Arnaldo Ferrari Nasi. Agli intervistati è stato chiesto della crisi di governo: “In questi giorni ci sono state forte tensioni nella maggioranza che sostiene il governo Conte. Se dovesse cadere l’esecutivo, tra queste possibilità, per l’Italia sarebbe meglio…”. Sono state quindi proposte quattro opzioni. A prevalere quella relativa al ritorno alle urne il prima possibile. Secondo il 32% degli intervistati, sarebbe necessario sciogliere le Camere e indire il prima possibile nuove elezioni per verificare la volontà dei cittadini. Il sociologo Ferrari Nasi a Libero ha spiegato che è la risposta che ha riscosso più consenso «tra la fascia più produttiva della popolazione, quella che va dai 36 ai 55 anni». In particolare, a chiedere nuove elezioni sono soprattutto gli elettori della Lega (63%) e Fratelli d’Italia (60%).

SONDAGGI POLITICI: CONTE BOCCIATO, GOVERNO-TER SOLO PER 13%

Interessante dal punto di vista dei sondaggi politici e in particolare del gradimento del premier Giuseppe Conte è anche il secondo quesito. Riguarda l’eventualità di affidargli l’incarico di formare un governo specifico formato da Pd, M5s, Lega, Fratelli d’Italia e gli altri partiti per accompagnare l’Italia a nuove elezioni. Quindi, agli intervistati è stato chiesto se gradirebbero un governo “traghettatore”: l’idea piace solo al 21% del campione esaminato. Inoltre, anche tra le forze di maggioranza c’è voglia di cambiamento. Favorevole solo il 50% del MoVimento 5 Stelle, il 51% di Italia Viva e il 34% del Pd. Ma Conte dovrebbe preoccuparsi per un altro dato: solo il 13% auspica il Conte-ter, quindi l’87% non si fida dell’attuale presidente del Consiglio. Una pesante bocciatura, che secondo il sociologo Arnaldo Ferrari Nasi si spiega con «lo stallo economico, le mancate erogazioni ancora oggi della cassa integrazione dei mesi scorsi, la carenza di una visione, a livello di sanità, che vada al di là del meccanismo aperture-chiusure e relativi ristori cui finora siamo stati abituati».

 

CACCIAMO QUEST'UOMO DALL'ITALIA, BASTA SALVATORI DELLA PATRIA

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Laurea honoris causa a Beppe Grillo. Ma l'università è tutta un programma

Davide Di Santo
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Udite udite: Beppe Grillo è diventato Dottore elevato. Già, perché il comico genovese e fondatore del Movimento 5 Stelle ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Antropologia della "World Humanistic University" con sede a Miami e a Quito, capitale dell'Ecuador. Grillo ha annunciato il riconoscimento con un post su Facebook con il quale ha mostrato il meritato "pezzo di carta". Per approfondire leggi anche: Beppe Grillo  ironico in trincea: siate ottimisti "Con un velo di commozione ieri ho ricevuto la Laurea Honoris Causa in Antropologia. La 'World Humanistic University' con sede a Miami e a Quito in Ecuador, mi ha conferito la laurea e un dottorato di ricerca in 'Human Sciences'. Ringrazio il Rettore dell'Università, la professoressa Carmina De La Torre e il Presidente dell'Università, il Professor Henry Soria, nonché l'ex console generale dell'Ecuador in Italia, la professoressa Narcisa Soria e il professor Stefano Rimoli, presenti alla cerimonia di consegna", ha scritto su Facebook il nostro.  Divisi gli utenti dei social tra chi si congratula per il titolo e chi ci scherza su azzardando paragoni con la laurea albanese del Trota Renzo Bossi o giocando con il titolo stesso: "Dottore elevato? Adesso e...levati".  Per approfondire leggi anche: Renzo Bossi ora fa l'influencer. E i troll si scatenano Si tratta però di un riconoscimento internazionale ma dal prestigio abbastanza relativo. La "World Humanistic University" è un istituto che promuove "lo sviluppo umano nella sua integrità per incoraggiare la il rafforzamento della conoscenza come bagaglio tangibile e intangibile dell'umanità", si legge sul sito dell'istituto, redatto in inglese e pieno di strafalcioni. Per citarne un paio, nella Boar of gobernance (è scritta così, invece di board of governance) è sbagliato anche il nome del presidente, che qui compare come Henrry Soria. Una università di nicchia: su Facebook ha 391 mi piace.

 

CACCIAMO QUEST'UOMO DALL'ITALIA, BASTA SALVATORI DELLA PATRIA

EPPOI NON DICIAMO CHE PER 75 ANNI HANNO GRIDATO: KOMUNISTI, KOMUNISTI ... ADESSO I COMUNISTI CINESI LI HANNO MESSI NEI LORO CDA

A CHI TI DA IL PANE LO CHIAMI BABBO, NO? 

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Pirelli: ecco il nuovo Cda, Ning Gaoning presidente

L’assemblea ha nominato il nuovo Consiglio d’amministrazione della Pirelli per il triennio 2020-2022 – I componenti sono in tutto 15, di cui 9 indipendenti – Marco Tronchetti Provera resta vicepresidente esecutivo e Ad

Pirelli: ecco il nuovo Cda, Ning Gaoning presidente

L’assemblea dei soci di Pirelli ha approvato il bilancio del 2019, chiuso con un utile netto della capogruppo di 273,2 milioni di euro, che sarà riportato interamente a nuovo. Lo comunica la società in una nota, precisando che gli azionisti hanno anche nominato il nuovo Consiglio d’amministrazione per il triennio 2020-2022. I componenti sono in tutto 15, di cui 9 indipendenti, e il compenso annuo lordo dell’intero Cda è stato fissato in due milioni di euro al massimo.

Ecco la lista dei membri del nuovo Cda Pirelli tratti dalla lista di maggioranza, presentata da Marco Polo International Italy unitamente a Camfin, che ha ottenuto voti favorevoli dall’86,7% del capitale rappresentato in assemblea:

  • Ning Gaoning (a sua volta nominato presidente);
  • Marco Tronchetti Provera;
  • Yang Xingqiang;
  • Bai Xinping;
  • Wei Yintao (indipendente);
  • Domenico De Sole (indipendente);
  • Giovanni Tronchetti Provera;
  • Zhang Haitao;
  • Fan Xiaohua (indipendente);
  • Marisa Pappalardo (indipendente);
  • Tao Haisu (indipendente);
  •  Carlo Secchi (indipendente)

Completano il board tre nomi tratti dalla lista di minoranza (via libera dal 13% del capitale rappresentato in assemblea) presentata da un gruppo di società di gestione del risparmio e investitori istituzionali:

  • Giovanni Lo Storto (indipendente);
  • Paola Boromei (indipendente);
  • Roberto Diacetti (indipendente).

Nel corso dell’assemblea, il vicepresidente esecutivo e amministratore delegato Marco Tronchetti Provera, che ha presieduto la riunione, ha ringraziato gli amministratori uscenti Giorgio Luca Bruno, Laura Cioli, Ze’ev Goldberg e Cristina Scocchia.

L’assemblea ha approvato anche la politica sulla remunerazione relativa al 2020 (con l’87,7% del capitale presente in Assemblea) e ha espresso il proprio parere favorevole (con l’89,7% del capitale presente) alla relazione sui compensi corrisposti nell’esercizio 2019. Via libera anche all’adozione del piano di incentivazione monetario triennale 2020/2022 per il management del gruppo Pirelli alla polizza assicurativa “Directors and Officers Liability Insurance”.

 

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Salvini querela giornalista Rai "Gli farò rimangiare le parole su mia figlia"

Il leader della Lega, in un comizio a Domodossola, contro il caporedattore Rai che lo avevo attaccato con frasi choc sul suicidio e contro sua figlia

Matteo Salvini ha deciso di querelare Fabio Sanfilippo, il caporedattore di Rai che lo aveva attaccato frontalmente con un post choc su Facebook, in cui tirava in ballo anche la figlia di sei anni dell’ex ministro dell’Interno."Con la vita che ti eri abituato a fare tempo sei mesi ti spari nemico mio", un estratto del messaggio del giornalista di Radio Uno, che nelle ultime righe della sua invettiva se l'era presa con la bambina: "Avrà tempo per riprendersi, basta farla seguire da persone qualificate".

Ecco, il leader della Lega ha valutato e ha deciso: querelerà Sanfilippo. In occasione di un comizio di partito a Domodossola, l'ex titolare del Viminale contrattacca: "Quel fenomeno del giornalista ha detto che mi dovrei suicidare. Secondo lui uno che smette di fare il ministro si suicida perché – dice –avevo un tale tenore di vita che ora mi cambia il mondo: non capisce un c…Mettevo i jeans prima e li metto tuttora, mangiavo le costine prima e le mangio adesso, punto".

Dunque, il numero uno del Carroccio annuncia la querela: "Io non querelo mai nessuno, ma questo lo querelo perché su di me possono dire quello che vogliono, ma le ultime due righe del post le ha dedicate a mia figlia di sei anni, che – dice – dovrebbe essere rieducata: gliele faccio rimangiare quelle due righe, brutto cafone ignorante che non sei altro. Lascia stare i bambini di sei anni, giornalista del servizio pubblico, pagato da tutti noi…".

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CACCIAMO QUEST'UOMO DALL'ITALIA, BASTA SALVATORI DELLA PATRIA

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Assolto Tronchetti Provera, dopo sette processi in sette anni

Ermes Antonucci

In Cassazione cade l'accusa di ricettazione nel caso Kroll per l'ex presidente di Telecom. Anni di indagini, decine e decine di udienze e tanto fango sui giornali: un processo infinito, paradossale e kafkiano

Si è concluso uno dei casi più assurdi della storia giudiziaria del nostro Paese. Dopo sette processi in sette anni, incentrati su episodi risalenti a sedici anni fa, la Corte di Cassazione ha assolto in via definitiva l’ex presidente di Telecom e attuale vicepresidente esecutivo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, dall’accusa di ricettazione nel caso Kroll. A riportare la notizia è stato il Corriere della Sera.

 

CENSURATO DA FACEBOOK ("MINISTRO" di majonese) BASTA SALVATORI DELLA PATRIA!!! CACCIAMOLO DALL'ITALIA, NON E' ITALIANO!!!

ALLA DOMANDA: CHE BELLA TAVOLA, CHISSA CHI L'HA PAGATA? IL di majonese ordina la censura.

ALLA DOMANDA: POTREBBE CORTESEMENTE SPIEGARE AL POPOLO ITALIANO CHE COSA FANNO GLI AMBASCIATORI ITALIANI COME MORABITO QUANDO LEI GOVERNA? IL di majonese ordina la censura. 

GRANDE, GRANDISSIMO, BRAVISSIMO SEDICENTE SALVATORE DELLA PATRIA!!!

NELLA VITA REALE: PIU' BUGIARDO DI GIUDA, TRADITORE DEL POPOLO ITALIANO E DELLA COSTITUZIONE, CARNEFICE (INSIEME A JOSEP BORRELL) DEGLI ITALIANI RESIDENTI ALL'ESTERO COME UN KAPO' DI UN LAGER DI STERMINIO, DIFFAMATORE DEGLI EMIGRANTI ITALIANI COME UNTORI E SCROCCONI FISCALI QUANDO IN REALTA' HANNO FATTO RIMESSE ALL'ITALIA PER VITE INTERE (E ALCUNI ANCORA LE FANNO),  IMBRANATO VANITOSO INCAPACE VISCIDO COME UN'ANGUILLA,  INFETTO DAL SOLITO VIRUS CHE AFFLIGGE TUTTO IL SETTORE  PUBBLICO ALLARGATO ITALIANO: LA PARACULITIS CoV-2019, 2020, 2021 ...

SE NE VADI IN PENSIONE CON CIPPUTI AD HAMMAMET VOLONTARIAMENTE, SIGNOR MINISTRO ... EVITI CHE VENGA COSTRETTO A SALIRE SUL CANOTTO ...

BASTA SALVATORI DELLA PATRIA!!! CACCIAMOLO DALL'ITALIA, NON E' ITALIANO!!!

 

 


 

Farnesina: ex ambasciatore Antonio Morabito al centro di un’inchiesta per corruzione e spionaggio

09-11-2019 15:25 - Farnesina
L’amb. Antonio Morabito
GD - Roma, 9 nov. 19 - Avrebbe fornito informazioni riservate su aziende italiane favorendo, in particolare, il “cosiddetto shopping aziendale cinese” in Italia, in cambio di bonifici bancari regali e viaggi. Con questa accusa, l'ex ambasciatore italiano nel Principato di Monaco, Antonio Morabito, 64 anni, attualmente alle dipendenze della direzione generale della Farnesina per la Promozione del Sistema Paese, è al centro di quella che viene descritta dalla stampa italiana come “una sistematica opera di corruzione” avvenuta tra il 2016 e il 2017.
Con il diplomatico, sono cinque le persone coinvolte: il faccendiere Angelo Di Corrado, il commercialista Marco Gianneschi e l'avvocato Cui Xu Cheng per i rapporti verso la Cina; gli imprenditori Nicolò Corso e Vincenzo Di Grandi per le informazioni che Morabito avrebbe fornito per favorire contatti con le autorità di alcuni Paesi dell'Africa settentrionale.
​Antonio Morabito, 64 anni, è stato ambasciatore d'Italia a Monaco dal 2010 al 2015. Entrato nella carriera diplomatica nel 1986, ha prestato servizio in numerose siti esteri, dall'Indonesia all'Argentina, e sia a Palazzo Chigi che alla Farnesina, prima di essere nominato ambasciatore nel Principato, durante il quale ha portato a termine l'importante accordo bilaterale di scambio di informazioni in materia fiscale e bancaria.
​Dal 2015 è al settore comunicazione della Direzione generale del Sistema Paese a Roma. L'indagine, affidata al PM Giuseppe Deodato e svolta della Guardia di Finanza, mostrerebbe che Morabito, che per il proprio incarico e per i rapporti privilegiati costruiti all'interno del ministero dello Sviluppo Economico, avrebbe fornito notizie riservate su marchi del lusso, come Versace e Ferrari, società sportive, centri clinici, complessi alberghieri, industrie tessili. Ed anche, scrivono i giornali italiani, indiscrezioni per “i cinesi interessati ad acquistare tecnologia italiana nel settore delle telecomunicazioni per conto della Huawei”.
Morabito avrebbe in particolare fornito informazioni da lui acquisite “anche in ragione della partecipazione, quale rappresentante italiano, al Forum on global production capacità svolto in Cina nel giugno 2016, e si sarebbe interessato “per far arrivare le delegazioni in Italia”.
​In cambio, secondo l'avviso di conclusione delle indagini citato dai giornali, il diplomatico avrebbe ricevuto bonifici mensili di entità compresa tra i cinquemila e i settemila euro, regali, viaggi e una serie di altri bonifici.
​L'inchiesta avere rivelato anche un interessamento di Morabito per Paesi africani come il Senegal, Gambia, Costa d'Avorio, Mali.
Intanto si è appreso che la Procura della Repubblica di Roma ha chiuso l'inchiesta in cui è indagato Antonio Morabito. Il diplomatico avrebbe ricevuto denaro in contante, una retribuzione mensile tra i 5 e i 7 mila euro, bonifici bancari, regali, viaggi, carte prepagate ed altre «utilità» in cambio di informazioni su società italiane di livello internazionale, come Versace e Ferrari, ma anche su società sportive come il Reggina Calcio, centri clinici, complessi alberghieri, industrie tessili.
Notizie «esclusive e riservate» che avrebbe girato ad alcuni intermediari che curavano per alcuni investitori cinesi il loro «shopping aziendale». I fatti, su cui ha indagato la Guardia di Finanza, risalgono ad un periodo compreso tra il 2016 e il 2017. Morabito avrebbe preparato schede su almeno otto aziende, acquisendo le notizie al Ministero Economia e Finanze grazie alle sue conoscenze. È inoltre accusato di aver raccolto indiscrezioni per «i cinesi interessati ad acquistare tecnologia italiana nel settore delle telecomunicazioni per conto della Huawei». E «nell'area di interesse - scrivono i quotidiani - rientravano anche le infrastrutture e aziende controllate dallo Stato, come Enel».

di Carlo Rebecchi
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L'ambasciatore Morabito «passava notizie ai cinesi sulle nostre aziende»

I pm: corrotto con soldi, affitti e la retta del figlio. Avrebbe svelato informazioni su Versace e Ferrari

L'ambasciatore Morabito «passava notizie ai cinesi sulle nostre aziende»
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ROMA — È stato ambasciatore nel principato di Monaco e quando è rientrato alla Farnesina si è occupato della Promozione del Sistema Paese. Ma a leggere gli atti dell’inchiesta dove è accusato di corruzione sembra fosse più interessato a promuovere gli interessi della Cina. Per questo Antonio Morabito, 64 anni, diplomatico in servizio al ministero degli Esteri, rischia adesso il processo. L’indagine è chiusa, lunghissimo l’elenco di regali, soldi, favori che avrebbe ottenuto per «soffiare» notizie riservate su società italiane di livello internazionale a intermediari che curavano per alcuni investitori cinesi il loro «shopping aziendale».

L'affare Huawei

Grazie al proprio incarico e ai rapporti privilegiati che aveva costruito anche all’interno del ministero per lo Sviluppo economico era in grado di conoscere in anticipo le mosse dei vertici di moltissime aziende. E ai cinesi avrebbe svelato informazioni su marchi del lusso come Versace e Ferrari, società sportive come il Reggina calcio, ma anche centri clinici, complessi alberghieri, industrie tessili, imprese specializzate nella gestione delle linee ferroviarie. Ma pure indiscrezioni per «i cinesi interessati ad acquistare tecnologia italiana nel settore delle telecomunicazioni per conto della Huawei», il colosso mondiale finito nel mirino di Donald Trump. In particolare avrebbe consegnato loro le «conoscenze acquisite anche in ragione della partecipazione, quale rappresentante italiano, al “Forum on Global Production Capacity” svolto in Cina a giugno 2016 e interessandosi «per far arrivare le delegazioni in Italia».

Contanti e biglietti

Uno dei mediatori gli avrebbe elargito «mazzette» in contanti da 5mila euro, elargizioni mensili fino a 7mila euro, biglietti aerei, carte prepagate. Da un altro aveva invece preteso l’acquisto di 200 copie del suo libro «Valigia diplomatica» e ordini per altre 200 copie «così ti faccio fare record di vendite», ma che in realtà non risulta poi aver avuto grande successo. Morabito era comunque a disposizione e nel 2016, quando era ancora nel Principato, riuscì «a far assumere un ruolo di rilievo agli investitori cinesi per la sponsorizzazione della settimana della moda di Montecarlo» e vantandosi di essere riuscito a far ottenere loro «il primo posto nelle sponsorizzazioni». Sono le intercettazioni dei suoi colloqui con mediatori e investitori a rivelare quali promesse facesse e soprattutto che tipo di informazioni era in grado di veicolare: «Mi impegno su infrastrutture e opere importanti tipo centrali elettriche gasdotti autostrade in Italia, Francia, Spagna» con un obiettivo dichiarato: «Dismissioni Enel».

«Azionista in Ferrari»

Morabito tesseva la propria rete di relazioni e garantiva il risultato. Nel settembre 2017 uno dei mediatori gli chiede «un buon contatto in Ferrari» e lui non si tira indietro. Anzi risponde sicuro: «Noi abbiamo il principale azionista che... insomma è del governo, poi quando ci vediamo ti dico». In cambio l’interlocutore risulta avergli pagato l’affitto di una casa, ma anche il «deposito cauzionale per la residenza universitaria di Carlo Morabito», il figlio che l’ambasciatore andava poi a trovare a Manchester. Oltre ai viaggi e ad alcune somme versate come «cifra fissa».

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CACCIAMO QUEST'UOMO DALL'ITALIA, BASTA SALVATORI DELLA PATRIA

CACCIAMO QUEST'UOMO DALL'ITALIA, E' UN TRADITORE DEL POPOLO ITALIANO E DELLA COSTITUZIONE ... ADESSO BASTA SALVATORI DELLA PATRIA: LI ABBIAMO VISTI TUTTI IN AZIONE E L'UNICA CONCLUSIONE PUO' ESSERE: ANDATEVENE IN PENSIONE (CON LA MINIMA) AD HAMMAMET

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Ps Berlusconi: Mediaset a capo di un polo tv europeo per rimanere in partita con i giganti Usa; pubblicità +6/7% nel bimestre

“Un anno terribile”. Esordisce così in un intervista al Corriere della Sera Pier Silvio Berlusconi, Ceo di Mediaset, a commento dell’anno che ha colpito persone a lui “care, collaboratori, dipendenti, la famiglia, toccati da vicinissimo”. “Il virus ci ha costretti a una vita diversa – aggiunge – ma ci ha anche confermato che quello che stavamo facendo tra informazione e intrattenimento diventava sempre più centrale per le persone”. Perciò, riassume, “quando vedi, come abbiamo visto, che ad aprile la pubblicità realizza un calo record sopra il 50% e che nei primi sei mesi il crollo è del 24%, capisci che è inutile pensare ai risultati a breve. Che la via d’uscita è guardare al futuro, difendere l’azienda, difendere l’occupazione: pensare a quello che si potrà fare dopo, perché il 2020 è un anno che hai voglia solo di cancellare”.

Pier Silvio Berlusconi

Però poi aggiunge: “Quando le aziende comunicano, fanno pubblicità, significa che hanno fiducia. E non a caso in un momento complesso hanno scelto di investire con gli editori veri come noi. Nel secondo semestre cresceremo in Italia del 4% rispetto al 2019, con un’accelerazione al +6-7% negli ultimi due mesi. Grazie alle nostre scelte di programmazione, da soli riusciamo a generare oltre la metà dei contatti pubblicitari prodotti da tutte le televisioni”.

Secondo il capo di Mediaset, la reazione all’anno nero è stata così forte che “con la spinta non solo non si blocca, ma il grande lavoro fatto in primavera con revisione dei costi e riprogrammazione si trasforma in un’opportunità”. Ovvero, “dopo i primi mesi dell’anno pensavamo di poter solo limitare le perdite. Ci siamo mossi alla velocità della luce: con decisione e orgoglio tutta la nostra azienda ha capito il momento eccezionale. E ora potremmo chiudere l’anno addirittura con un utile importante, forse sorprendente”. Cioè, racconta Pier Silvio Berlusconi, “abbiamo migliorato di oltre 260 milioni di euro le previsioni del budget costi del Gruppo. La posizione finanziaria netta consolidata migliorerà di circa 200 milioni di euro nonostante i nuovi importanti investimenti come quello che abbiamo fatto nella tv tedesca Prosiebensat”, la tv tedesca.

A proposito delle polemiche intorno all’emendamento chiamato “salva-Mediaset”, secondo Berlusconi jr ”il Parlamento si preoccupa di tutelare il sistema dei media e delle tlc nazionali come si fa in tutto il mondo ed è inaccettabile che quelle preoccupazioni vengano marchiate, strumentalizzate, per motivi solo di propaganda politica” anche perché “lo Stato ha solo acceso un faro perché si possono innescare posizioni dominanti estere o scalate illecite, e si grida allo scandalo”.

E ancora: “Come si fa a pensare che le parole di ministri come Patuanelli e Gualtieri, i cui orientamenti politici sono noti, possano essere guidate dagli interessi di una sola azienda? È un altro esempio del conflitto di interessi al contrario che abbiamo pagato a lungo. Speravo fosse superato”, chiosa Pier Silvio Berlusconi. Che conferma le intenzioni del gruppo di Cologno Monzese: “Noi andremo avanti comunque. Vogliamo costruire il polo paneuropeo della tv gratuita. E sono orgoglioso che sarà un’azienda italiana a farlo. Serve un player di dimensioni sufficienti per rimanere in partita con i giganti americani: da solo, nessuno in Europa ce la farà”.

Quindi l’affondo su Vivendi: “Se non ci avesse bloccato, avremmo già realizzato la fusione con la Spagna e inserito anche la partecipazione in ProsiebenSat1. O forse saremmo già al livello successivo di integrazione internazionale. Ma la cosa certa è che non vogliamo e non possiamo più perdere tempo” quindi, “premesso che Vivendi ha causato a Mediaset e a tutti i suoi azionisti danni enormi, se troveremo un accordo con loro, bene, altrimenti seguiremo un’altra strada”.

Anche perché i francesi “si dichiarano favorevoli a ogni nostro progetto di sviluppo, ma poi in concreto le nostre proposte industriali cadono nel nulla. Non mi pare che sia questo l’atteggiamento. Di certo un danno c’è stato e l’inchiesta della Procura di Milano apre molte domande. La magistratura farà il suo lavoro”, conclude Pier Silvio Berlusconi, per il quale “la verità è che la tv generalista ha sempre avuto, e anzi ha aumentato, la sua centralità. Sia come mezzo di informazione, in termini di affidabilità, sia come palcoscenico d’intrattenimento per avere anche delle pause leggere in un periodo così difficile. Tutta la tv italiana ha aumentato gli ascolti, ma noi di Mediaset abbiamo anche guadagnato quote”.

 

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Dario Franceschini premier dopo la crisi? Indiscrezioni: la scelta di Nicola Zingaretti e l'ok di Matteo Renzi

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Questa volta, Matteo Renzi pare non scherzare: fari puntati sul 7 gennaio, quando dovrebbe ritirare la sua squadra di ministri dal governo e, dunque, aprire la crisi. A meno di una ennesima, ma in questo caso davvero clamorosa, retromarcia del leader di Italia Viva. Il punto è che però, al netto delle parole in tiepida difesa di Giuseppe Conte, anche il Pd vedrebbe di buon occhio un avvicendamento a Palazzo Chigi. Nicola Zingaretti e i suoi, rivela Marco Antonellis su Affari Italiani, avrebbero infatti covato un certo e palpabile malumore per lo stallo in cui ci si trova in questo momento, con Conte che non vuole concedere nulla a Renzi e alle sue richieste. Stallo che per inciso sta avendo anche delle ripercussioni negative sui sondaggi relativi al Pd. 

 

Insomma, Zingaretti stanco della belligeranza di Renzi ma anche dell'immobilismo di Conte. E così il leader Pd starebbe caldeggiando l'ipotesi di percorrere una terza via: quasi scontato che non si possa andare al voto (che non dispiacerebbe al Nazareno), i dem sarebbero pronti a sostenere Dario Franceschini come premier, molto più di Mario Draghi. Proprio il ministro della Cultura recordman di poltrone, da tempo "morbido" con il M5s che potrebbe anche avallare lo scambio. "Elegante, mediatore, stimato in Europa ed apprezzato dai poteri forti, bipartisan come nessuno tanto da non dispiacere nemmeno all'opposizione (eccellenti i rapporti con Giancarlo Giorgetti e Silvio Berlusconi)", scrive sempre Italia Oggi. Tanto che anche Renzi avrebbe fatto il suo nome per la prossima premiership. Infine, Franceschini è da sempre molto gradito a Sergio Mattarella: sarà davvero lui il prossimo premier?

 

CACCIAMO QUESTA DONNA DALL'ITALIA, BASTA SALVATRICI DELLA PATRIA

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Maria Elena Boschi, "auguri Conte". Bomba politica sui "responsabili": "Italia Viva all'opposizione"

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La renziana Maria Elena Boschi sbatte in faccia a Giuseppe Conte la crisi di governo. Intervistata da Avvenire, la deputata di Italia Viva conferma, dopo il vertice movimentato sul Recovery Plan, come "sui pinti fondamentali la distanza" tra premier e IV "resta tanta". "Se a Conte stanno a cuore le nostre idee ce lo farà sapere. Se viceversa ha già i responsabili su cui contare gli auguriamo buon lavoro e lavoreremo in modo costruttivo dall'opposizione", sottolinea polemicamente l'ex ministra delle Riforme. 
 

 

 

Il passaggio in Parlamento cui ha fatto cenno il premier in caso di crisi "lo considero un dovere costituzionale. Più Conte viene in Parlamento, meglio è. Anzi, mi spiace che ieri abbia scelto di non andare in Senato preferendo non rinviare la conferenza stampa di qualche ora". "Comunque - conclude la Boschi - credo che Iv finirà la legislatura con più parlamentari di quanti ne abbia oggi. Siamo partiti in trenta, siamo quasi in cinquanta: i sondaggi non stanno bloccando l'interesse verso Iv".

 

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Luca Zaia, "si può fare". Sconcertato da Conte e Renzi, soluzione drastica in caso di crisi

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Adesso basta. Luca Zaia, governatore del Veneto alle prese con il dramma Covid e numeri da lockdown immediato, guarda con amarezza e stupore quanto sta accadendo a Roma, con il balletto tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi. E a Repubblica spiega, andando dritto al punto: "Abbiamo mostrato lealtà e collaborazione per senso di responsabilità a questo governo ma la soluzione migliore in caso di crisi è il ritorno al voto, serve un esecutivo davvero legittimato. E le elezioni si possono tenere anche in piena campagna vaccinale".


 

 

Serve, dunque, un governo forte in grado di dare risposte pratiche all'emergenza, perché la situazione è critica: "L'infezione prima ha colpito il Nordovest e dopo è passata a Nordest. Adesso la pressione ospedaliera è alta. Abbiamo 3.400 ricoverati, dei quali 400 in terapia intensiva. Dalla sequenziazione del virus e abbiamo notato che quello di marzo non c'è più e anche quello estivo, che generava solo asintomacici, è scomparso. Ora ci ritroviamo con otto mutazioni, delle quali una è quella inglese più contagiosa e due presenti solo in Veneto". "La verità - spiega il Doge - è che oggi ancora non sappiamo tutto di questo virus. Vedremo dal 7, quando l'Iss, e non il circolo della scopa, attribuirà i nuovi colori" alle regioni.

CACCIAMO QUEST'UOMO DALL'ITALIA, BASTA SALVATORI DELLA PATRIA

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Luigi Di Maio premier? Lui nega, ma nelle chat coi ministri attacca Giuseppe Conte: perché l'ipotesi prende piene

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"Fuori dal mondo mettere in discussione Giuseppe Conte", dice Luigi Di Maio oggi, domenica 13 dicembre. Parole con cui si schiera in difesa del premier, mai come oggi sotto attacco nella sua stessa maggioranza: si pensi alle manovre e alle minacce di Matteo Renzi e si pensi anche a come, trapela dai palazzi del potere, anche il Pd ne avrebbe le tasche piene, tanto da appoggiare tacitamente la campagna del leader di Italia Viva contro l'inquilino di Palazzo Chigi. E si pensi, però, anche a Di Maio. Il ministro degli Esteri, infatti, è da giorni al centro di retroscena di stampa secondo i quali, in un nuovo governo, potrebbe confermarsi ministro. O addirittura assurgere a premier: voce, quest'ultima, circolata nelle ultime ore e confermata anche da un retroscena pubblicato da Repubblica

 

"Se cade il premier c'è Di Maio?", titola Repubblica. Titolo che non ha bisogno di grandi spiegazioni. Ma c'è di più. Il quotidiano dà infatti conto di quanto il grillino avrebbe scritto nelle chat con i ministri M5s, in cui avrebbe duramente attaccato proprio Conte, imputando al premier il pasticcio sul nodo dei movimenti tra comuni nei super-festivi. Un pasticcio che è costato parecchie critiche alle forze di governo, critiche che Giggino imputa proprio al premier. Insomma, difesa pubblica e attacchi privati. Forse perché Di Maio è lusingato da quelle voci sulla sua futura e futuribile premiership. Indiscrezioni che, sempre stando al retroscena di Repubblica, vengono confermate e rilanciate anche da Matteo Renzi: "Se cade Cote esistono tante opzioni e una maggioranza per un altro governo. C'è Di Maio, per esempio...". Parole sussurrate a Nicola Zingaretti, Dario Franceschini e anche a Roberto Fico. E tutti ascoltavano attenti.

 

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Taranto, bambino insulta e minaccia Giuseppe Conte e poi spara con una pistola: video-choc di Capodanno

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Roba da matti a Capodanno. Siamo a Taranto, da cui arriva il video che potete vedere qui sotto. Un video sconcertante in cui si vede un bambino protagonista di scene allucinanti. E molto volgare. Il piccolo infatti festeggia l'inizio dell'anno con insulti irripetibili all'indirizzo di Giuseppe Conte, dunque si affaccia alla finestra e parte con una raffica di spari, probabilmente una scacciacani. Sull'episodio sono poi partiti degli accertamenti da parte della Polizia. Mistero su chi abbia realizzato il video, che però sta ottenendo un impressionante numero di condivisioni sui social, in particolare Whatsapp. A lasciare basiti il fatto che con assoluta probabilità le immagini siano state girate da uno dei genitori, poiché il ragazzino sembra essere in casa sua. Un bimbo che si presta a un terribile torpiloquio e minacce al premier.

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Giuseppe Conte, "formula di scarso successo". La pugnalata a caldo a Luigi Di Maio

"Formula di scarso successo". Chissà se quello di Giuseppe Conte è un lapsus o un preciso attacco politico. Di sicuro il passaggio sui "vicepremier" durante la conferenza stampa di fine anno organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare a Palazzo Madama è apparso a molti come un messaggio diretto a Luigi Di Maio. "Rimpasto? Mai pensato di far squadra da solo - chiarisce subito il presidente del Consiglio -. Io lavoro con le forze della maggioranza, non ho mai pensato di far squadra da solo. E così sarà. Se verrà posto il problema se ne discuterà per cercare risposte funzionali che aiutino l'interesse nazionale. Io sono disponibile nel perimetro di soluzioni che aiutino l'interesse nazionale ma la formula dei vicepremier - conclude - è di scarso successo". Il riferimento è a Matteo Salvini e Di Maio, appunto, suoi vice "cannibali" durante il Conte 1. Ma pure alle voci che vorrebbero ancora il grillino in tandem questa volta con Nicola Zingaretti, segretario del Pd, "a presidiare" Palazzo Chigi. E forse sotto sotto lo pensa anche il ministro degli Esteri, che non a caso non si accontenta e stando a vari retroscena punterebbe direttamente al posto di premier.

Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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Matteo Renzi contro Giuseppe Conte e M5s: "Premier come Clemente Mastella. E i grillini dipendono dalle sue mosse"

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"Se le nostre idee danno fastidio, andiamo all’opposizione. Abbiamo la schiena dritta, non cediamo sui contenuti in cambio di tre poltrone". Anno nuovo, vecchio Matteo Renzi che in un’intervista rilasciata al Messaggero è tornato a incalzare Giuseppe Conte, che ha rilanciato la sfida in Parlamento. Il premier però è consapevole che senza i cosiddetti “responsabili” il suo governo è praticamente finito, e non è così scontato che riesca a trovarli, nonostante i suoi alleati minaccino elezioni che ovviamente non avverranno mai, molto più facile trovare un’altra maggioranza o cambiare premier.

"A mio giudizio ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo - ha dichiarato Renzi - ma se ha scelto di andare a contarsi in aula accettiamo la sfida. Se qualche parlamentare vorrà appoggiarlo perché convinto dalle sue parole, bene. Mi fa sorridere che chi è entrato in Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno (parla del M5s, ndr) finisca col dipendere dalle mosse di Clemente Mastella. Ma si chiama democrazia parlamentare e va bene così. Penso che Conte sia sicuro dei suoi conti, altrimenti avrebbe scelto la strada di un confronto politico prima di andare in aula".  Insomma, secondo Renzi, Conte ha delle idee su chi possa salvare il suo governo, su chi siano insomma i "responsabili". Una soluzione che però, stando ai rumors, non piacerebbe al Capo dello Stato.

 

 

Invece Renzi adesso si aspetta la convocazione del Senato, viste le parole del premier sulla sfida in Parlamento: "Mi sembra molto fiducioso sui numeri, altrimenti avrebbe usato un tono diverso in queste settimane. Se invece andrà sotto, abbiamo varie soluzioni diverse che potranno essere valutate dal Parlamento e dal capo dello Stato. Anticipare adesso la posizione di Italia Viva - ha chiosato Renzi - sarebbe mancare di rispetto al Quirinale". Insomma, bocche cucite per rispetto di Sergio Mattarella. Ma il piano, assicura Renzi, sarebbe già pronto. Un piano il cui punto fondamentale è uno e uno soltanto: il nome con cui sostituire Conte a Palazzo Chigi.

 

CACCIAMO QUEST'UOMO DALL'ITALIA, E' UN TRADITORE DEL POPOLO ITALIANO E DELLA COSTITUZIONE

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Calenda: "Basta Conte, solo Draghi salva Italia" - Video

POLITICA
Calenda: Basta Conte, solo Draghi salva Italia - Video

Dalle elezioni per il sindaco di Roma al futuro del governo passando per il vaccino Covid. A parlarne in un'intervista all'Adnkronos è Carlo Calenda, leader di Azione e candidato a sindaco della Capitale.
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Governo - "Io penso a un governo di queste forze", parte dei 5 Stelle, Pd, Fi e liberali "che si riconoscono nell'Europa e nei valori delle democrazie liberali che fanno un governo di bravi amministratori guidato da una grande personalità. Così si salva il paese", afferma Calenda all'Adnkronos che aggiunge: "Altrimenti da marzo a fine anno assisteremo allo sgretolamento della Repubblica: la crisi economica esploderà in tutta la sua brutalità, il piano vaccinale non funzionerà e il Recovery plan non lo presenteremo e l'insieme di queste tre cose porterà a una crisi generalizzata. Dall'altra poi abbiamo Salvini e Meloni, anche loro non hanno mai amministrato nulla e allora ricominceremo da capo". "Questa cosa va fermata se si ha la forza per farlo" ovvero il governo Conte, prosegue. "Se poi il Pd manda avanti Renzi e non dice che vuol fare, se Renzi non si capisce che vuol fare e ogni giorno ne dice una, allora verranno tutti travolti. Sarà il suicidio di massa di una classe politica". Calenda auspica dunque un governo Draghi, ma chi lo dovrebbe sostenere? "Io penso a un governo politico, dove ci sono gli amministratori e gli schieramenti che sostengono in Europa la Von der Leyen: un pezzo del M5S meno matto, il Pd, i liberali e Forza Italia perchè sono le grandi famiglie politiche europee".

Conte - "Ho proprio un'avversione per Giuseppe Conte, ho un'avversione per i trasformisti e per le persone che usano la retorica al posto della serietà. Quindi, per me è non classificato", afferma Calenda rispondendo così alla domanda sul voto da dare al premier per questo 2020.

Calenda: "Renzi? Non è più quello che era"

Covid, Calenda: "Vaccino obbligatorio? Sì per chi lavora con categorie fragili" (Video)

Recovery - Il governo Conte è in grado di gestire i fondi del Recovery? "Assolutamente no. Non vedo il governo Conte in grado di farlo ma neanche la classe politica italiana è in grado di fare questo lavoro", ha affermato Calenda.

Pd - Che voto a Nicola Zingaretti per il 2020? "Nicola ha fatto bene come amministratore del Lazio, è stato un bravo amministratore regionale in un momento di grave difficolta, quindi gli do 8". E come segretario del Pd? "Come segretario del Pd non mi posso esprimere, sono fatti degli iscritti del Pd".

Calenda: "Renzi che si aspettava da Conte e M5S? Grande sceneggiata" (Video)

Sindaco Roma - "Non sono contrario alle primarie, sono contrario al fatto di rimandare questa cosa sine die", dice Calenda parlando della candidatura a sindaco di Roma e del rapporto con il Pd. Il leader di Azione, convinto che la pandemia non renderà possibile lo svolgimento delle primarie a stretto giro, si rivolge ai dem: "Vogliamo trovare una strada alternativa? Ci sediamo e cerchiamo di concordare un vicesindaco, un ticket, un programma, facciamo un lavoro di questo tipo, altrimenti a un certo punto sarò costretto a partire perché non posso continuare ad essere un candidato che non può presentare il suo programma perché in attesa di Godot di queste primarie che non arrivano. A fine gennaio parto, chi c'è c'è", rimarca. "Perché nel frattempo -incalza- Virginia Raggi sta inaugurando ogni tombino di Roma, la destra candiderà qualcuno e noi rimarremo lì a dire: aspettate, vediamo se si possono fare le primarie".

"Il Pd in questa città ha fatto in passato delle cose buone, più recentemente non si è distinto precisamente per una classe dirigente straordinaria e allora c'è una questione che pongo anche io al Pd: se si fa un programma di vero cambiamento e rinnovamento, io sono felice di avere un coalizione larga ma se ci sediamo e per esempio mi dicono 'no guarda Ama dentro Acea non ci può andare perché i sindacati di Ama non vogliono' e beh, amici miei, io preferisco andare da solo", ha aggiunto. "Non ho nessuna intenzione - insiste il leader di Azione - di fare una coalizione per poi arrivare magari a fare il sindaco e la mattina dopo trovarmi con una assemblea capitolina che mi blocca ogni provvedimento come è stato col povero Ignazio Marino, cui hanno fatto esattamente questo scherzo. Questa roba qua non la farò succedere, preferisco rischiare andando con una lista civica, costruendo una classe dirigente. Questo confronto col Pd va fatto, sennò non ci sono le premesse ma non lo vogliono fare questo confronto".

"Roma è l'unica capitale al mondo che va peggio del paese che rappresenta. C'è un problema di ordinaria amministrazione a Roma, altro che poteri speciali, non si riescono a fare neanche le cose ordinarie, è questo che è folle", commenta poi Calenda sottolineando: "Quando hai fuori controllo la questione dei trasporti, dell'immondizia, del decoro urbano, dell'illuminazione, della sicurezza...non è che ci vogliono i poteri speciali rispetto a questo".

Stadio Roma - "Allo stadio in questo momento non ci si può andare però lo stadio bisogna farlo, è un'altra di quelle cose che dimostra che siamo una città impazzita. A Torino ci hanno messo 4 anni, noi ne stiamo discutendo dal 2011. A mio avviso, quello che dobbiamo cercare di fare è di usare lo stadio Flaminio, riconvertendolo anche perché oggi gli stadi sono molto più piccoli". Il leader di Azione si rivolge a Virginia Raggi ripercorrendo gli ultimi atti della vicenda stadio di Roma: "Prendi uno stadio, dici quello è il progetto, prima lo demolisci, poi dici che lo vuoi fare, poi dici che lo vuoi fare prima di Natale, poi scopri che i terreni sono pignorati e non si può fare...neanche all'asilo stiamo così, penso che questa storia debba avere una conclusione". "Stiamo facendo un'analisi dei vincoli, perché purtroppo -sottolinea il candidato sindaco di Roma- lo stadio Flaminio ha una serie di vincoli, però con la legge Nardella forse si possono superare. Riqualificherebbe quell'area che oggi è in abbandono, sarebbe al centro di un network di metropolitane perché lungo il tiraggio della C, è una soluzione che presenteremo. Però prima di presentarla ufficialmente, mi avrebbe fatto piacere fare due chiacchiere con gli alleati".

Vaccino Covid - "Se mi vaccinerò? Certo. Già faccio regolarmente il vaccino antinfluenzale perché mia moglie, avendo avuto una leucemia e fatto un trapianto, è categoria a rischio e quindi io e i miei figli facciamo regolarmente il vaccino e faremo anche questo", fa sapere Calenda.

CACCIAMO VIA QUESTO UOMO DALL'ITALIA, MANDIAMOLO IN PENSIONE ... AD HAMMAMET!

CACCIAMO VIA QUESTO UOMO DALL'ITALIA, TRA I RESPONSABILI DELLO SFACELO DELL'ITALIA E' DA SEMPRE IL PIU' IRRESPONSABILE, E' UN TRADITORE DEL POPOLO ITALIANO E DELLA COSTITUZIONE ITALIANA, MANDIAMOLO IN PENSIONE ... AD HAMMAMET!

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Crisi di Governo, Giuseppe Conte non è insostituibile: Mario Draghi il preferito dai partiti

Pietro De Leo
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Ma se cadesse Conte e veramente ci fossero i numeri per un’altra maggioranza, chi potrebbe sedersi a Palazzo Chigi? Domanda forse di fantapolitica forse no, ma che in ogni caso può entrare nei discorsi da bar (per quel poco che stanno aperti), specie dopo le parole di Renzi e Salvini di ieri. L’abbiamo girata a parlamentari di entrambi gli schieramenti. “Partiamo da un presupposto –dice Michele Anzaldi, di Italia Viva- dopo dieci mesi di grande fiducia data al Presidente del Consiglio per affrontare la pandemia i risultati non ci sono”. E poi prosegue: “ora,per fare alcune cose fondamentali per il Paese, bisogna superare temporaneamente i concetti di destra e sinistra” Ok, ma un nome di chi potrebbe guidare in questo scenario... Draghi? “Non saprei. Secondo me sì, ma dovrebbe vedere l’accordo di tutti, anche del centrodestra”. Sempre dalla squadra renziana, il deputato Catello Vitiello osserva: “Domanda da un milione di dollari. L’ipotesi mi pare ancora remota per fare i nomi, avere un quadro su quello che accadrà mi pare prematuro ed attualmente è anche probabile che Conte torni sui sui suoi passi e faccia delle scelte convincendosi che Italia Viva ha ragione”.

Chi non crede cambi granché la situazione, poi, è il Radicale Riccardo Magi, di +Europa: “il cambio di maggioranza mi pare tutto un periodo ipotetico dell’irrealtà, arrivare addirittura a fare dei nomi in questo momento mi pare proprio senza presupposti”. Silvia Benedetti, deputata del Misto ex Movimento 5 Stelle, dal suo canto invece osserva: “si parla di draghi, nome di enorme spessore, ma la questione non è la persona, quanto il progetto ad essa legato. abbiamo certamente bisogno di credibilità interna e in europa, ma più che di capi abbiamo necessità di una squadra e di progetti condivisi".

Nel Pd, invece, Stefania Pezzopane è sicura: “dopo Conte? Conte! Credo che le scaramucce di questi giorni verranno superate e andremo avanti”. In Forza Italia, invece, la fedelissima berlusconiana Michaela Biancofiore presuppone tre scenari teorici: “Renzi si stacca e si fa il governo dei due Mattei. Di Maio si stacca con la sua componente pentastellata più moderata, e governa con il centrodestra assieme a Renzi. Il terzo scenario è che Forza Italia appoggi questa maggioranza, ma è davvero improbabile”. Nomi? “Il nome che gira di più é quello autorevole di Draghi, ma ci sono molti altri aspiranti”.  E’ lapidario, poi, Osvaldo Napoli, azzurro anche lui. “Se Mattarella vuole un governo che duri sino a fine legislatura ed elegga anche il Presidente della Repubblica c’è solo un nome, e lei sa benissimo qual è”. Draghi? “Perfetto!” Dall’Udc, il senatore Antonio Saccone smonta qualsiasi ipotesi: “nomi non se ne fanno perché secondo me non crede nessuno a questa cosa. Detto ciò, auspico nasca una collaborazione alla luce del sole tra maggioranza e opposizione. Il governo di unità nazionale sarebbe un passo di grande maturità che io al momento non vedo”. Dalla Lega, il deputato Luca Paolini osserva: “Cadesse Conte? I più mirano a Draghi ma non so se lui sarebbe disponibile per un governo che in ogni caso dovrebbe durare sei mesi. In ogni caso si tratterebbe di un nome di alto profilo…quindi forse anche la Cartabia, ma tanto per dirne uno”.

CACCIAMO VIA DALL'ITALIA QUESTO UOMO

CACCIAMO VIA DALL'ITALIA QUESTO UOMO, E' UN INCOMPETENTE TRADITORE DEL POPOLO ITALIANO E DELLA COSTITUZIONE ITALIANA, NON E' NEANCHE ITALIANO

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Il partito di Conte è solo nei sogni di Casalino. E c'è chi pensa a Cairo...

Luigi Bisignani
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Caro direttore, keep calm, it’s only a Beta. Giuseppi, che per tutta la vita ha incarnato lo stereotipo dell’«uomo beta», sta forse cercando disperatamente di ricorrere al maschio alfa per antonomasia Silvio Berlusconi per salvarsi la pelle?

Il sussulto di testosterone è forse dovuto al fatto che il Premier sta vedendo svanire, oltre che Palazzo Chigi, anche il disegno del suo partito personale? Il progetto della «Lista Conte», per di più, sta mettendo in crisi anche «Giuseppi e Rocco», la più eccentrica coppia politica del 2020. La creazione di un nuovo movimento con a capo il Premier è il piano che Rocco Casalino aveva in mente e che da tempo sta forsennatamente perseguendo mobilitando la sua falange di collaboratori, consulenti ed «aficionados» raccolti tra servizi di sicurezza e società parapubbliche. Agli inizi anche Conte ci credeva, tronfio delle voci e dei sondaggi amichevoli che lo vedevano come un novello Lamberto Dini o Mario Monti in grado di raccogliere oltre il 10 per cento dei consensi. Ma in questi giorni tutto è cambiato, dopo che il consulente di un’importante società di marketing politico (che non è la Casaleggio Associati) gli ha fatto notare che senza la grancassa della Presidenza, solo per partire con un nuovo simbolo, bisogna trovare come minimo 30 milioni di euro tra pubblicità tv, radio e giornali, Twitter, Facebook, Instagram.

Chi conosce bene Conte, non si stupisce affatto della brusca frenata sul suo partito personale che invece ha mandato su tutte le furie Rocco, il quale, comunque, sta portando avanti questo bluff come deterrente contro le elezioni. Il Presidente del Consiglio, sin dai primi passi nelle Università, è sempre stato infatti il tipico «uomo beta» che si è fatto le ossa all’ombra di «uomini alfa»: nel mondo accademico e della libera professione legandosi, per laurearsi, a Giuseppe Ferri, che poi ha subito abbandonato, e ad un fuoriclasse del diritto come Guido Alpa, che l’ha protetto, difeso e valorizzato.

Lo stesso discorso vale nella Chiesa, dove in questo caso l’alfa in tonaca è stato il cardinal Achille Silvestrini. In politica, i personaggi a cui si è attaccato come una mignatta sono stati, nell’ordine, Alfonso Bonafede ma soprattutto Luigi Di Maio, in seguito quasi ripudiato, Davide Casaleggio, mandato alle ortiche, Matteo Salvini, oggi schifato, poi alla bisogna, Matteo Renzi, con il quale è finito a pesci in faccia, Nicola Zingaretti e, da sempre, Sergio Mattarella.

Tutti quanti, oggi pentitissimi, gli hanno permesso di crearsi una certa aurea personale e una sorta di dignità politica, a danno degli italiani, dei conti pubblici e dei rapporti internazionali.

Ma perché il Premier adesso è spaventato dal farsi un partito? Nella sua vita, sia professionale che privata, Conte è sempre stato oculato, per nulla avido e con i suoi clienti, la maggior parte di risulta, ha spesso anteposto il lavoro «matto e disperatissimo», soprattutto nelle ore notturne, rispetto ai suoi onorari. Smodatamente scrupoloso, terrorizzato da qualsiasi benché minima contestazione: quelle piccole grane burocratiche in cui è incappato sono state per lui un incubo e, quindi, l’idea di un nuovo emblema politico attorno a sé, da presentare con liste e candidati in tutta Italia, lo atterrisce, ben sapendo che partirebbe una caccia all’uomo che psicologicamente non riuscirebbe proprio a sopportare.

Anche oggi è ossessionato dall’inciampare in un peculato o in un abuso d’ufficio, peraltro una delle ragioni principali dei suoi continui tentennamenti.

Ma se, per ragioni di pura prudenza, ha messo da parte il suo partito, non si può dire altrettanto della sua infinita vanità. Ed ecco che lo spauracchio di una lista personale può servire per cercare di mettersi a capo del Movimento 5 Stelle o, addirittura, di proporsi come candidato Premier del Pd o comunque di qualcosa che già esiste. Anche se ormai il suo bluff è stato scoperto.

Un funambolo della politica come Gianfranco Rotondi «vede» anche altri scenari che oggi sembrano inverosimili, mettendo magari insieme a Conte pezzi di Forza Italia, di Italia Viva e qualche esponente della società civile per un nuovo grande partito di centro.

Fantasie di Capodanno? Forse. Ma che ci faceva qualche tempo fa a Milano in via Solferino nella sede de Il Corriere della Sera, per un’ora e mezza, proprio Rotondi, mentre si trovava lì, guarda caso, anche un furetto come Urbano Cairo? Chi vivrà vedrà.

Lettera aperta al signor Luigi di Maio, deputato del Popolo Italiano

ZZZ, 04.07.2020 C.A. deputato Luigi di Maio sia nella sua funzione di deputato sia nella sua funzione di ministro degli esteri ...