Il
Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è indagato, dalla Procura di
Trento, per una serie di reati collegati alle decisioni del lockdown
nazionale.
Il prossimo 17 Novembre lo attenderà la giudice per le indagini
preliminari Claudia Miori, chiamata a decidere se mandarlo a processo o
no per tutto quello che il premier ha combinato tra pandemia e lockdown.
Il presidente del Consiglio è infatti formalmente indagato per
attentato alla Costituzione (articolo 283 del codice penale), abuso
d’ufficio (art. 323) e violenza privata (610). A Trento sapremo se il
premier andrà a processo per aver tenuto in ostaggio il popolo italiano.
Sembra niente, no? Ed invece e' la fine che si avvicina sempre di piu'.
Comincia a balenare in testa a qualcuno perche' E' NECESSARIO ED INEVITABILE fondare uno stato, il Libero Stato del Popolo Italiano?
Solo un vero stato e' in grado di difendere la popolazione, le famiglie, i lavoratori da questo attacco trasversale da parte di una setta che ha infiltrato tutte le istituzioni politiche del mondo.
Solo un vero stato e' in grado di condannare in contumacia gente come Schwab e di arrestarlo in extraordinary rendition.
Solo un vero stato e' in grado di creare le condizioni per la sopravvivenza e per la vita di chiunque si rifiuti di essere sottoposto a questi trattamenti genetici obbligatori.
Solo uno stato, uno stato vero, un altro stato: IL LIBERO STATO DEL POPOLO ITALIANO, e' in grado di difendervi da questa setta di psicopatici assassini, truffatori, ricattatori ed ipocriti:
E' GIA' TROPPO TARDI: I GIOCHI SONO STATI FATTI ANNI FA E SOLO AZIONI DECISE COME IN UCRAINA POSSONO BLOCCARLI. BLOCCHIAMOLI PER UNO STATO PIU' DEMOCRATICO DELLA (EX) REPUBBLICA ITALIANA. NON DOBBIAMO SCHIERARCI CON NESSUNA FORZA NEOTOTALITARIA, NON IMPORTA DI QUALE COLORE. DOBBIAMO PUNTARE AD UN'ITALIA LIBERA IN GRADO DI DIFENDERE LA SUA LIBERTA' DA QUALSIASI ATTACCO INTERNO ED ESTERNO.
Big Pharma, le Foundations, la maggior parte delle organizzazioni internazionali, a cominciare dalla WHO alla UE, non sono altro che organizzazioni criminali al servizio di organizzazioni terroristiche, che si servono di "pandemie" per imporre uno stato mondiale criminale:
A Pechino, mentre aumentano le tensioni con Washington, diventa
sempre più evidente la frattura tra le prime due economie al mondo, che
ora continua con la dismissione dei titoli di Stato USA. Secondo
l’ultimo dato del Dipartimento del Tesoro Usa nel mese di giugno, la
somma di Treasury detenuta dalla Cina si è assestata a 967,8 miliardi di
dollari. A maggio era stata superata al ribasso la soglia psicologica
dei 1.000 miliardi di dollari. Nel 2015, ad esempio, la Cina deteneva
circa 1.500 miliardi di debito americano.
Le tensioni si notano anche per il fatto che grandi aziende statali cinesi stanno lasciando Wall Street.
I colossi China Life Insurance, PetroChina, China Petroleum &
Chemical, Aluminium of China e Sinopec Shanghai Petrochemical annunciano
che abbandoneranno la Borsa di New York.
Titoli di Stato Usa
La Cina ha tagliato le partecipazioni in titoli del tesoro
statunitense per il settimo mese consecutivo a giugno. Questa mossa
vuole consentirle un maggiore margine di manovra nella copertura dei
rischi a causa delle crescenti tensioni tra i due Paesi. A pesare su
queste decisioni ha contribuito l’atteggiamento degli Usa verso Taiwan,
l’isola autogovernata che La Cina considera parte del suo territorio. https://tg24.sky.it/economia
Tempi duri per gli ‘ottoni’, in pandemia. Dopo che diversi studi – e
anche episodi di focolai all’interno di cori e ensemble famosi – hanno
evidenziato un maggior rischio di contagio Covid fra le ‘ugole’ di
professione, anche gli strumenti a fiato sono finiti fra i sospettati, come potenziali ‘super spreader’,
e le orchestre si sono dovute riorganizzare secondo una logica ‘virus
free’, affrontando una preoccupazione in particolare: trombe, corni,
sassofoni, clarinetti sono vettori di contaminazione attraverso la
dispersione di aerosol? La scienza oggi spezza una lancia in loro
favore.
Un team di scienziati dell’Università della Pennsylvania ha lavorato
con i musicisti della Philadelphia Orchestra per provare a capire quanto
aerosol viene prodotto e disperso (fino a che distanza) dagli strumenti
a fiato. Tracciando il percorso con l’aiuto del laser, gli autori sono
arrivati a una conclusione: “Siamo rimasti sorpresi dal fatto che la
quantità di aerosol prodotta” con gli strumenti a fiato “sia della
stessa gamma del parlato normale”, spiega Paulo Arratia, dell’Università
della Pennsylvania, autore dello studio pubblicato su ‘Physics of
Fluids’. “Mi aspettavo velocità di flusso e concentrazioni di aerosol
molto più elevate”.
Gli esperti hanno caratterizzato il flusso e tracciato con il laser
le particelle della nebbiolina emessa nell’aria; hanno anche misurato la
concentrazione di aerosol da strumenti a fiato – come la tuba suonata
dalla musicista Carol Jantsch – con un contatore di particelle. Quindi
hanno combinato queste due misurazioni e sviluppato un’equazione per
descrivere la dispersione dell’aerosol, in cui la velocità dell’aerosol
diminuisce con la distanza dallo strumento. L’idea era quella di aiutare
a determinare la distanza percorsa dagli aerosol misurando la velocità
del flusso in uscita. Risultato: gli aerosol emessi dagli strumenti a
fiato condividevano appunto una concentrazione e una distribuzione delle
dimensioni comparabili ai normali ‘eventi’ vocali e respiratori. In
altre parole: suonare la tromba o parlare non fa differenza in termini
di dispersione di aerosol. E, anzi, uno starnuto è peggio.
Quello affrontato dagli scienziati potrebbe apparire a uno sguardo
distratto un problema di minima importanza. Ma in realtà l’impatto di
Covid-19 nel mondo della musica è stato significativo: durante la
pandemia molti eventi dal vivo e festival musicali sono stati
posticipati e cancellati per proteggere il pubblico e i musicisti.
Quando sono riprese le esibizioni, molti gruppi hanno dovuto adattare
repertori, privilegiando ad esempio gli archi, modificare il numero di
musicisti e le loro posizioni – in particolare i fiati – negli
auditorium. “Idealmente, i musicisti si sarebbero seduti uno vicino
all’altro per dare vita al suono migliore, ma un tale arrangiamento è
diventato un problema durante la pandemia”, sottolinea Arratia.
Nello studio, le misurazioni del flusso hanno mostrato che le
velocità del getto di uscita dagli strumenti a fiato sono molto
inferiori rispetto a quelle di episodi di tosse e starnuti. Per la
maggior parte degli strumenti, la lunghezza massima del decadimento del
flusso di particelle emesse è inferiore a 2 metri dall’apertura dello
strumento. Di conseguenza, concludono gli autori, i musicisti che
suonano strumenti a fiato dovrebbero stare a 6 piedi di distanza (circa
1,8 metri), così come raccomandato in generale alle persone per limitare
il rischio contagio. I ricercatori esamineranno adesso la
contaminazione attraverso la dispersione dell’aerosol da un punto di
vista ‘collettivo’, per capire quanto aerosol e flusso vengono prodotti
dall’intera orchestra che suona insieme. “Si spera – conclude Arratia –
che questo lavoro possa guidare i funzionari sanitari a sviluppare
protocolli per eventi musicali dal vivo e sicuri”. ADNKRONOS
La Russia sfida la Nato nel suo bacino più grande in Europa, il Mediterraneo. Come racconta Repubblica qualche
settimana fa siamo andati vicinissimi a uno scontro durissimo tra la
marina americana e quella russa. Lo scenario della tensione è stato
l’Adriatico. A quanto pare la portaerei Truman, l’ammiraglia della
flotta Nato nel Mediterraneo sarebbe stata “bloccata” da una nave russa,
la “Varyag” e da un caccia “Ammiraglio Tributs”.
Una manovra a tenaglia per controllare a distanza coi radar puntati
gli spostamenti della nave americana. Un gesto che ha creato parecchia
tensione proprio nel mare di casa nostra. A quanto pare a mettere in
atto la manovra c’era anche una terza unità, il “Vasily Tatishchev“,
un battello spia in grado di intercettare le comunicazioni radio e gli
impulsi dei sensori. Il compito del battello era quello di registrare le
reazioni della Nato alle incursioni della nave russa e del caccia. Il
tutto per contraollare il varco tra lo Ionio e l’Adriatico. E a largo
di Santa Maria di Leuca si sarebbero trovati di fronte il “Varyag” e l’incrociatore americano “Forrest Sherman”.
Scavalca la censura di regime dei social. Seguici via Telegram, basta un clic qui >https://t.me/capranews
Un’operazione che è rimasta segreta fino ad oggi. L’incursione è
stata rivelata dal sito “The Ship Yard Naval Consultancy”. Le unità
russe da qualche giorno sarebbero sparite, ma c’è il sospetto che ancora
una, magari col supporto di un sottomarino sia ancora nelle nostre
acque. Intanto ieri gli aerei di ricognizione italiani sono tornati a
sorvegliare il mare tra la Calabria e la Grecia, segno questo di una
tensione crescente proprio davanti alle coste di casa nostra.
Fyodor Lukyanov: Collapse of the 20th century order means the world is in a very dangerous place
Today's crises show that old agreements have reached their expiry date
By Fyodor Lukyanov, the
editor-in-chief of Russia in Global Affairs, chairman of the Presidium
of the Council on Foreign and Defense Policy, and research director of
the Valdai International Discussion Club.
Taiwan
has been in the global spotlight this month. More specifically,
attentions are fixed on US-China relations in connection with the
confusing and ambiguous interpretation of the island's status. This
fudge has underpinned the interaction between Washington and Beijing for
50 years.
The agreement to combine the legal (Taiwan is a
province of China) and de facto (Taiwan is an independent territory)
state of affairs was an elegant innovation in the early 1970s. It paved
the way for the development of very intensive relations between the two
giant powers, first politically and then economically. The premise was a
tacit agreement on the strange nature of the island's borders – real
and imaginary at the same time. Now the time has come when the agreement
is no longer valid.
The whole history of international relations
is about one side establishing borders and another trying to cross them.
Both literally and figuratively.
There has been no century when
borders have remained immutable, at least in the spaces where
international politics were concentrated at the time. And it is clear
that redrawing the dividing lines has never been without the use of
force, sometimes on a very large scale.
The end of the twentieth century gave the impression – or the
illusion – that geopolitical customs had changed. The previous 100 years
were turbulent, including world wars and decolonisation – with the
formation of dozens of new states. By the 1970s, however, there was a
relative balance. The colonial empires came to terms with their own and
others' borders. In Europe, the centre of political tension, an
agreement was reached, the expression of which was the Helsinki Final
Act. This was in fact a division of spheres of influence between the
USSR and the USA, with the recognition of existing borders – formal
(state) and informal (political).
The second part contained a
nuance: Moscow’s consent to general humanitarian principles, opened a
loophole. It played a prominent role in subsequent processes,
particularly in aggravating the crisis of the Soviet system. The latter,
without a doubt, fell victim to its own problems, but there was also an
external catalyst that spurred internal civic activity.
Those
accords marked an important milestone in formulating the rules of the
game. The sides agreed not to seek to attempt to change state borders by
classical force, among other things.
Since then, the
confrontation has evolved into attempts to shift boundaries invisibly –
mentally and ideologically. The US and its allies have been more
successful.
The late and post-Cold War period was a time of the
powerful spread of Western influence over its former opponents. National
boundaries were also changed, but more moderately than might have been
the case, given the scale of what was happening. And with relatively
limited violence. These few decades gave rise to the view that the
political geography would not change again, even if many of the borders
were illogical from a historical or strategic point of view.
But
an important fact was not taken into account. The agreements on the
inviolability of the dividing lines were negotiated in the context of an
approximate balance of power. The end of the Cold War eliminated this
and could not but shake the whole system of arrangements.
However,
things were not static, and the situation has been shifting from
complete domination by the West to a greater diversity of influences. It
is not only the situation in Europe that has changed. Globalisation has
turned the whole world into a stage for action – far more than it was
in the twentieth century. Everything has become closely intertwined. But
the European principles agreed in the last quarter of the twentieth
century have not been valid worldwide, including in relation to borders.
Anyway, the old system has stopped working.
What we are witnessing in 2022 demonstrates how the problem of borders is returning in a very classical way.
The
cunning compromise of the 1970s to recognise/non-recognise Taiwan could
only work if there was a clear balance of interests. This arrangement
has collapsed and the problem has come to the fore in the most dangerous
way – a blatant ambiguity in the interpretation of the political and
legal status of the extremely important territory.
Today there are
already calls (quietly so far) for a new Helsinki-style security
conference. It is time, they say, to agree on new rules. The idea is
obvious, but it does not seem realistic at the moment, because the
treaty did not establish the status quo, rather it fixed it.
There is nothing to solve now – everything is in flux. Helsinki
covered a big space – the Euro-Atlantic – but still a limited one. Now
the place of action is the whole world, and there are so many players
with different interests that it is not even methodologically clear how
to take it all into account.
The CSCE (later the OSCE),
established in 1975, was built on the principle of international
regulatory institutions, which were in their heyday at the time. They
are all in decline now and new ones are not emerging. And, of course,
there was a desire for stabilisation back then. Today, there is no sign
of it; the focus is on achieving goals by force.
The conclusion is
simple – there are no magic remedies. The world is in a dangerous phase
that requires all major actors to be extremely cautious and to be able
to accurately understand the consequences of their actions. And there is
no other form of international system for the foreseeable future.
Everyone is talking about it. But still they continue to act as they
wish.
So, the penny hasn’t dropped yet. Let’s hope that it does before it’s too late.
L’Avvocatessa Renate Holzeisenha deciso di candidarsi con VITA, la formazione nata su iniziativa dell’Onorevole Sara Cunial
con l’obiettivo di eliminare la dittatura sanitaria e tutte le
limitazioni della libertà che questa comporta. Come molte altre forze
politiche, anche VITA si scontra con l’imposizione dell’obbligo di
raccolta delle firme, in un agosto torrido che di certo non favorisce
l’affluenza ai banchetti.
L’idea di Holzeisen è molto chiara e parte da un ideale di ‘Costituzione’ che a oggi, per l’avvocatessa, si è smarrito:
“I nostri Padri Costituenti provenivano da diverse aree politiche ma
avevano tutti a cuore i principi fondamentali che poi sono confluiti
nella nostra Costituzione. Noi adesso abbiamo bisogno di una nuova Assemblea Costituente e
spero che gli italiani scelgano quelle formazioni che in uno spirito
democratico lottino effettivamente per far rivivere la nostra bellissima
Costituzione”.
Jacob Rothschild accused Vladimir Putin of being a traitor
Jacob Rothschild says that Russian president Vladimir Putin is “ a traitor to the New World Order”.
Putin says NO to the NWO which makes Jacob Rothschild
a little nervous. He needs Russia on their side to fulfill and complete
this Agenda but Putin says NO and will fight against this.
Obama is really getting on Putin’s nerves though because he can’t see
why he’s doing the things he’s doing to his own people and warning
Americans “Keep your Guns”!!
I know no more than anyone else about Putin, but I can deduce some things that might make sense.
First, He would not have reached as high up as he has, just like in America, if he had not been one of them and on their side.
He would never have been head of their intelligence KGB if he was not one of them, and he would never have made it to President.
Does that mean he could not turn on them and betray them? No, it just
means that even if he had, he still has not suffered like others who
have betrayed the group.
Jacob Rothschild says that Russian president Vladimir Putin is “ a traitor to the New World Order”.
Putin says NO to the NWO which makes Jacob Rothschild
a little nervous. He needs Russia on their side to fulfill and complete
this Agenda but Putin says NO and will fight against this.
Obama is really getting on Putin’s nerves though because he can’t see
why he’s doing the things he’s doing to his own people and warning
Americans “Keep your Guns”!!
I know no more than anyone else about Putin, but I can deduce some things that might make sense.
First, He would not have reached as high up as he has, just like in America, if he had not been one of them and on their side.
He would never have been head of their intelligence KGB if he was not one of them, and he would never have made it to President.
Does that mean he could not turn on them and betray them? No, it just
means that even if he had, he still has not suffered like others who
have betrayed the group.
( www.agenzianova.com)
– Il mondo si trova oggi sull’orlo di un pericoloso squilibrio, in
buona parte causato dall’assenza di una strategia nella politica
internazionale degli Stati Uniti. E’ quanto sostiene l’anziano ex
segretario di Stato Usa, Henry Kissinger, che a 99 anni non sembra
ancora aver perso la sua lucidità. “Siamo sull’orlo della guerra
con Russia e Cina per questioni che in parte abbiamo creato, senza
alcuna idea di come tutto ciò andrà a finire, o a cosa dovrebbe portare”, afferma Kissinger, intervistato dal “Wall street journal”.
Nel maggio scorso l’ex responsabile della diplomazia di Washington aveva già sollevato una vivace polemica, sostenendo che il conflitto in Ucraina potrebbe essere stato provocato da scelte politiche incaute da parte degli Stati Uniti e della Nato.
Egli, in effetti, non vede altra possibilità che prendere sul serio le
preoccupazioni di sicurezza dichiarate dal presidente Vladimir Putin e
ritiene che sia stato un errore per la Nato far sapere all’Ucraina che,
alla fine, avrebbe potuto aderire all’Alleanza. L’Ucraina, a suo avviso,
è infatti un insieme di territori un tempo annessi alla Russia, che i
russi vedono come propri, anche se “alcuni ucraini” la pensano
diversamente. La stabilità sarebbe stata meglio servita facendo dell’Ucraina uno Stato cuscinetto tra la Russia e l’Occidente:
“Sono stato a favore della piena indipendenza dell’Ucraina, ma pensavo
che il suo ruolo migliore fosse qualcosa come la Finlandia”.
Dopo l’invasione da parte delle truppe di Mosca, aggiunge tuttavia
Kissinger, “ritengo che, in un modo o nell’altro, formalmente o meno,
l’Ucraina debba essere trattata (..) come un membro della Nato“. Il
conflitto, però, può essere concluso solo grazie ad un accordo che
preservi i guadagni territoriali ottenuti dalla Russia nel 2014, quando
cioè si impossessò della Crimea e di una parte della regione del
Donbass.
Quanto a Taiwan, Kissinger teme che Stati Uniti e Cina stiano andando verso una crisi
e consiglia all’amministrazione guidata dal presidente Joe Biden di
mantenere la stabilità. “La politica attuata da entrambe le parti ha
prodotto e consentito il progresso di Taiwan in un’entità democratica
autonoma, e ha preservato la pace tra Cina e Stati Uniti per 50 anni.
Bisogna quindi stare molto attenti alle decisioni che possano cambiare
questa struttura di base”.
E se si tentasse di dividere Mosca e Pechino, come fece egli stesso
nei primi anni Settanta del secolo scorso? Quel processo, avviato
proprio da Kissinger in un paio di viaggi segreti in Cina, fu coronato
dagli accordi che, siglati dal presidente Richard Nixon a Pechino nel
luglio del 1972, stabilirono la partnership tra Stati Uniti e Cina,
strappando quest’ultima all’Unione Sovietica. Al punto in cui sono
arrivate le cose, tuttavia, Kissinger non crede sia possibile applicare
una semplice formula: “Ormai non si può dire ‘dividiamoli e mettiamoli
l’uno contro l’altro’. Tutto ciò che si può fare è non accelerare le
tensioni e creare opportunità, ma per farlo è necessario avere un
obiettivo”.
Home » News Sicilia » Loggia Scontrino di Trapani, tra i frequentatori c’era Mattarella. La precisazione del Quirinale.
Loggia Scontrino di Trapani, tra i frequentatori c’era Mattarella. La precisazione del Quirinale.
By redazione on 29 luglio 2015
Loggia Scontrino di Trapani, tra i frequentatori c’era Sergio
Mattarella, oggi Capo dello Stato. Spunta infatti il nome di
Mattarella tra quelli dei frequentatori delle iniziative pubbliche del
circolo “Scontrino”, il centro culturale che negli anni ’80
rappresentava un vero e proprio tempio massonico. E che ora la Corte
d’Assise di Trapani definisce un paravento di Logge infestate da elementi mafiosi.
E lo fa nell’ambito della sentenza Rostagno in cui, dopo 26 anni di
indagine, i giudici ammettono che ad uccidere il giornalista Mauro
Rostagno, il 26 settembre del 1988, fu Cosa Nostra, per tappargli la
bocca.
A riportare la notizia è Il Fatto Quotidiano:
C’erano
Calogero Mannino e Carlo Vizzini, ma anche il capo dello Stato Sergio
Mattarella (all’epoca deputato Dc) tra i frequentatori delle iniziative
pubbliche del circolo “Scontrino”, il centro di cultura ospitato in un
palazzo barocco, che negli anni ‘80 nascondeva un vero e proprio tempio
massonico e che ora la Corte d’Assise di Trapani, nelle motivazioni
della sentenza Rostagno, definisce un paravento di logge infestate da
elementi mafiosi del calibro di Gioacchino Calabrò, l’artificiere della
strage di Pizzolungo.
Quando, l’11 Aprile del 1986, la polizia perquisì il circolo, nel
centro storico trapanese, scoprì l’esistenza di 6 diverse logge. E
agende e rubriche piene zeppe di numeri di telefono di politici locali e
nazionali. E ora sono elencati nelle motivazioni della sentenza con cui
la Corte d’Assise il 16 maggio 2014 ha condannato il boss Vincenzo
Virga e il killer Vito Mazzara, in quanto rispettivamente mandante ed
esecutore dell’omicidio del giornalista.
In quell’elenco compaiono i nomi di Calogero Mannino e Carlo Vizzini,
ma anche l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
all’epoca deputato della Dc.
Poco prima di essere ucciso Rostagno indagava proprio sulle logge. Il
suo assassino, per mano mafiosa, è maturato nell’ambito di”trame
collusive delle cosche con altri ambienti di potere” trapanese. Continua
l’articolo di Sandra Rizza:
QUANDO,
l’11 aprile 1986, la polizia perquisì il circolo di via Carreca, nel
centro storico trapanese, saltarono fuori sei logge: Iside, Iside 2,
Osiride, Ciullo d’Alcamo, Hiram e Cafiero, ma anche una copiosa
documentazione di agende e rubriche fitte di numeri di telefono di
esponenti politici locali e nazionali. I loro nomi, ora scolpiti nero su
bianco nel verdetto su Rostagno, li aveva già elencati in aula il
generale Nazareno Montanti, ex dirigente dei carabinieri di Trapani:
“Sergio Mattarella e Francesco Canino, entrambi Dc, Carlo Vizzini del
Psdi, e l’ex sindaco di Trapani Erasmo Garuccio”. Informazione
confermata da Paolo Scontrino, una delle fonti più introdotte nel
circolo, che nel suo verbale reso alla Criminalpol il 28 ottobre nel
1986, raccontò come il centro Scontrino organizzasse “conferenze alle
quali mi risulta abbiano partecipato l’on. Sergio Mattarella, l’on.
Vincenzino Culicchia (oggi Pdr), l’on. Francesco Canino (morto nel
2014)”ma anche “il rabbino Toaf” e ancora “lama tibetani, tale padre
Antonj di religione Indù, Dacia Maraini… e altri’’.
Nella
perquisizione si trovò anche una lettera di Mannino, datata 24 ottobre
1984, e indirizzata al Gran Maestro Giovanni Grimaudo, nella quale il
politico informava che era stato concesso al centro Scontrino “un
contributo in denaro”. Poco prima di essere ucciso, Rostagno indagava
proprio sul mondo delle logge. L’avvocato Antonio Marino, ex segretario
del Pci a Trapani, ha rivelato che sulla scoperta della loggia segreta
Iside 2, alla quale erano iscritti “soggetti importanti”(oltre a
Calabrò, il mafioso Natale L’Ala e il principe Gianfranco Alliata di
Montereale, coinvolto e poi prosciolto dall’indagine sul golpe
Borghese), si era confrontato con Mauro più di una volta.
L’avvocato
racconta che il primo editoriale sul caso Scontrino firmato da
Rostagno, il 22 febbraio del 1988, fu connotato da una “plateale
banalizzazione della vicenda”: fino ad insinuare che fosse tutta “una
montatura di Sergio Mattarella per colpire l’avversario Canino”. In
realtà, ha raccontato Marino: “Mauro mi disse: faccio finta di non aver
capito, perché è una cosa grossa e voglio indagare ancora”. Il legale
racconta anche che Rostagno volle incontrare il giudice istruttore
Nunzio Trovato, per riferirgli che si era recato al circolo Scontrino,
scoprendo che Licio Gelli per due volte era stato a Trapani, proprio nel
periodo della costituzione di Iside 2, anche se Grimaudo ha sempre
smentito.
PROFESSORE di
filosofia, l’organizzatore delle iniziative culturali del circolo
Scontrino era proprio il Gran Maestro, che esibiva le sue conoscenze con
i politici, mentre teneva riservate le amicizie con l’avvocato catanese
Michele Papa, che vantava precedenti per banda armata, e con Pino
Mandalari, il commercialista di Totò Riina. Parlando delle relazioni
altolocate di Grimaudo, però, la “gola profonda” Paolo Scontrino ha
spiegato che era così notorio il suo ruolo di Venerabile, da presumere
“che i personaggi invitati alle conferenze sapessero di avvicinarsi ad
ambienti massonici”. È stato il maresciallo dei carabinieri Beniamino
Cannas, uno dei testi per i quali la Corte d’Assise ha chiesto la
trasmissione degli atti in Procura, ad interrogare Paolo Scontrino: non
provò neppure, rilevano i giudici, ad “approfondire il coinvolgimento
del circolo in traffici d’armi o tresche con i servizi”. Né si scomodò a
passare il verbale ai pm del delitto Rostagno: “sebbene contenesse
spunti investigativi quanto meno rilevanti
LA PRECISAZIONE DEL QUIRINALE. In riferimento
all’articolo pubblicato il 29 luglio a pagina 1 e 2 da il Fatto
Quotidiano con il titolo “Mattarella ospite del circolo della loggia
massonica deviata” a firma di Sandra Rizza, l’Ufficio Stampa del
Quirinale precisa quanto segue:
Sergio
Mattarella non ha mai tenuto alcuna conferenza al circolo “Scontrino”,
di cui non è stato affatto “frequentatore” delle iniziative. La sola
volta in cui è venuto a conoscenza dell’esistenza di questo circolo è
stata, nei primi anni Ottanta, in occasione della conferenza, sulla
giustizia tributaria, di un suo collega professore della Facoltà di
Giurisprudenza di Palermo che lo ha invitato ad assistervi. Sergio
Mattarella si è recato ad ascoltarlo, apprendendo in quella sede che la
conferenza era promossa da un circolo denominato “Scontrino”, a lui del
tutto sconosciuto e con il quale non ha mai avuto, né prima né dopo,
alcuna relazione o contatto di qualsivoglia genere.
“Come annunciato a marzo del 2018, appena entrato in Parlamento, e
come ripetuto oggi in una intervista a la Repubblica , non mi
ricandiderò alle prossime elezioni e a fine mandato tornerò al mio
lavoro di chirurgo e di professore universitario”. Così il
sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, eletto senatore con il M5s
e poi passato nelle scorse settimane nel gruppo di Ipf.
“Guidato dalla sensibilità”
“Tornerò a fare quello che ho sempre fatto, occuparmi dei pazienti, una sensibilità che mi ha guidato anche in questi anni al servizio delle Istituzioni, durante i quali ho cercato di curare al meglio gli interessi dei cittadini – spiega Sileri -.
LA SENSIBILITA’…
Nell’intervista ho anche avuto modo di fare un breve bilancio della
mia esperienza politica e di governo, che si è svolta in un momento
molto difficile per l’Italia, che non è ancora finito e richiede grande
unità di intenti tra le forze politiche”.
“Le Istituzioni – aggiunge – vengono prima di tutto. Per questo sono rimasto sempre fedele ed ho sostenuto lealmente i governi dei quali ho avuto l’onore di far parte,
dapprima il governo Conte e successivamente il governo Draghi. In
ospedale il medico, quando completa il proprio turno, lascia le consegne
al collega che entra in servizio. Mi piacerebbe che il passaggio di
consegne tra questo governo e quello che verrà formato dopo le elezioni
si svolgesse allo stesso modo, nell’esclusivo interesse dei cittadini”.
Secondo Sileri “la straordinarietà della situazione che stiamo
vivendo richiede unità di intenti, e mi auguro che lo schieramento che
vincerà le elezioni, qualunque esso sia, abbia la capacità di ascoltare
l’altra parte, per il bene del Paese”. ANSA
The psychology of success and wealth and the power of capitalism.
New!
Follow this author to improve your content experience.
It is almost a law of human nature: In any crisis, natural disaster
or epidemic, sooner or later people will begin to search for the “guilty
parties” and events will quickly become politicized. Emerging crises
are usually not taken all that seriously at first. Of course, at some
point, panic will break out, but at least initially, the primary focus
is on getting to grips with the immediate consequences of a
disaster—which is precisely what we are seeing right now with the corona
crisis.
But then the search for culprits always begins. Clearly, the mass
population has a deep-seated need to identify individuals or groups to
whom they can apportion blame. And if it is impossible to identify the
group that bears direct responsibility for the disaster (as is the case
with earthquakes, epidemics, floods, etc.), people will quickly blame
any “officials” who have made mistakes in fighting the disaster. And
because mistakes are always made during crises, it is not all that
difficult to find suitable “culprits.” In terms of the corona crisis,
Democrats can rightly point to Trump’s failings as he and his
administration got off to a bad start by massively underestimated the
scale of the crisis. And Trump can rightly condemn the European Union
for its huge mistakes in the battle against the coronavirus crisis.
Scapegoats In The Corona Crisis
Depending on the country and prevailing political ideology, different
scapegoats for the corona crisis are currently being denounced around
the world. In China, absurd conspiracies are propagating claims that the
virus was developed by the United States/CIA for use as a bioweapon.
Rumors are also being widely circulated in Russia and Iran that the
coronavirus is a U.S.-made bioweapon. Across the Arab world,
disinformation campaigns are peddling the idea that the pandemic is the
product of a Jewish or Jewish-American conspiracy to decimate the world
population. In Iraq, for example, conspiracy theorists are pushing the
narrative that a rich Jewish family, the Rothschilds, is behind the
global outbreak.
PROMOTED
Historical Parallels
The search for culprits is an inevitable feature of every crisis,
whether it is an epidemic, natural disaster or economic crisis. In
Europe in the Middle Ages and Early Modern period, between 40,000 and
60,000 people, mainly women, became victims of witch hunts. These
“witches” were blamed for the spread of diseases, for failed harvests,
for natural disasters and for other negative events that people could
not otherwise explain. Jews were also often accused—there were frequent
claims that Jews went around poisoning wells.
In some cases, disasters were also interpreted as punishment for
sinful actions. For example, in 1542, after an earthquake, the city of
Florence issued strict edicts against sodomy and blasphemy. A modern
variant of this philosophy can be seen in the climate religion: whenever
there’s a flood, drought or storm, yes, in relation to any extreme
natural event, climate activists claim that “Mother Nature” is striking
back because we have treated her so badly.
During and after the 2008 financial meltdown, “greedy bankers” were
used as scapegoats. The causes of the Global Financial Crisis were so
complex that most people could not hope to understand them. In
situations like these, the search for scapegoats is inescapable. Rich
people, or capitalism in general, have now become popular targets for
scapegoating. People either directly blame the rich or the capitalist
system for negative developments or they are indignant that whenever a
crisis hits (e.g. an earthquake), it is members of the lower classes
that bear the brunt of the crisis and not the better off.
Scapegoating
In a survey conducted by the Ipsos MORI and the Allensbach Institute,
respondents in four countries were presented with the following
statement: “Those who are very rich and want more and more power are to
blame for many of the major problems in the world, such as financial or
humanitarian issues.” In Germany, 50% of interviewees agreed with this
statement, roughly twice as many as in Great Britain and in the United
States (25% and 21%, respectively). This finding suggests that in times
of severe economic upheaval, it would be easier to exploit preexisting
hostility toward rich people in Germany and that German politicians
would be more likely to target rich people than would those of
Anglophone countries.
Attribution theory emphasizes that people try to understand complex
events that elude simple explanation by assigning explanatory
attributes, including simple guilt, to certain persons or groups. The
psychologist Peter Glick argues that only groups perceived as having the
power and intent to cause negative events will be scapegoated. And
these groups are, by definition, not defenseless minorities. As
he explains: “High status or powerful (e.g., socioeconomically
successful) minorities that are viewed as competing with the dominant
group are subjected to envious prejudice: they are admired for their
success, but also resented for it; stereotyped as highly competent, but
as having hostile motives. Because envied minorities are viewed as
having the power and intent to harm, they are at risk of being blamed
for causing group-level frustrations.”
Conspiracy Theory Crackpots
This is typically the root of conspiracy theories, in which
scapegoated groups are portrayed as omnipotent. Conspiracy theorists
have, of course, already put forward a variety of theories on the corona
crisis. However, I prefer to call such people “conspiracy crackpots”
rather than “conspiracy theorists” because the word “theory” is rarely
applicable in such cases. The claims pushed by these conspiracy
crackpots frequently have an anti-capitalist bent. For example,
conspiracy theorists have recently been claiming that they have
“evidence” that Bill Gates, the founder of Microsoft, leading
philanthropist and one of the richest people in the world, is to blame
for the corona crisis. The words of Bill Gates, who has been warning of a
global pandemic for years, are now being twisted and used to support
claims that he actually brought the virus into the world. Another
popular “theory” alleges that the pharmaceutical industry deliberately
unleashed the coronavirus in order to make billions of dollars from the
vaccine.
Anti-Semitism and the myth of a world-wide Jewish conspiracy has been
the root of persecution and massacres throughout history. Conspiracy
crackpots can be recognized by the fact that, on the one hand, they are
particularly simple-minded, while on the other they consider themselves
to be the only ones who are really well informed. They also feel the
need to chime in whenever they are mentioned and you can easily identify
them by the fact that they are the first to tell you that the term
“conspiracy theory” is itself the result of a conspiracy and that it was
invented by the CIA. Now, in the midst of the corona crisis, this same
pattern is repeating: conspiracy crackpots are extremely active online,
spreading malicious “explanations” for the crisis and offering up
potential “guilty parties.”
People Rarely Understand Complex Cause And Effect Relationships
The consequences for scapegoated groups can be fatal. As Glick
explains, “If a scapegoated group is viewed as both powerful and
malevolent, even the most extreme actions against them (e.g., murder)
can be rationalized as self-defense.” It is especially in crisis
situations, Glick argues, that people seek scapegoats, because most
people cannot understand the true (and complex) causes of the crisis at
hand: “Incorrect attributions may occur because information and people’s
cognitive abilities to process it are limited, especially when coping
with large-scale problems in complex, modern societies. For example,
even professional economists may be unable to adequately explain an
economic crisis. Scapegoat movements attract followers by offering
simpler, culturally plausible explanations and solutions for shared
negative events.”