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17/06/20

CLAMOROSO errore di Repubblica: L'articolo su Boris Johnson e Rashford in verita' si riferisce a Conte

ed i suoi compagni di merende  ... sono proprio stati molto molto, assai assai generali: sta trattando il fallimento della 2a repubblica con la troika ... bambini??? Lui e di Maio non hanno figli, sono al di la' di certe quisquilie ...
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LONDRA - Marcus Rashford 1, Boris Johnson 0. E per il premier britannico si tratta di una sconfitta umiliante. Già, perché la star inglese del Manchester United, 22 anni, ha costretto Johnson a una clamorosa marcia indietro. E su un tema delicatissimo, come quello dei bambini poveri in Inghilterra, piaga gravissima e spesso invisibile oltremanica.

Tutto nasce due giorni fa. Quando il giovane attaccante dello United e della nazionale inglese inizia a postare una serie di tweet contro la povertà minorile, che in estate potrebbe aggravarsi a causa della chiusura ufficiale delle scuole - non quella per coronavirus, come è stato sinora - e, conseguentemente, l’impossibilità per 1,3 milioni di bambini di poter mangiare a mensa o di avere un buono pasto per far fare la spesa alle proprie madri. Sembra assurdo in un Paese civilissimo e ricco come il Regno Unito. Invece è proprio così. Per oltre un milione di bambini delle zone più disagiate oltremanica, il pasto caldo a mensa è fondamentale. Per molti di loro, l’unico vero pasto della giornata. Una tragica normalità che, nell’era del Covid19, potrebbe presto aggravarsi ancora di più.

Dunque Rashford due giorni fa chiede al governo e al premier Boris Johnson, ufficialmente e pubblicamente, di estendere anche per l'estate il programma per i buoni pasto per i bambini più poveri, che rappresentano il 15% degli studenti nelle scuole di Stato, con punte del 25% in alcune zone di Londra, delle Midlands e del nord dell’Inghilterra. Si tratta di buoni settimanali di 15 sterline (quasi 17 euro) a bambino, da poter spendere in un supermercato. Una misura dal costo complessivo di almeno 120 milioni di sterline (oltre 134 milioni di euro) per il governo, in piena crisi coronavirus e a pochi mesi dall’imminente - e sempre più temuta dal punto di vista economico - Brexit.

Johnson inizialmente dice di no, che non se ne parla, l’esecutivo ha già stanziato quasi 70 miliardi per le famiglie più in difficoltà durante la pandemia. Ma la mobilitazione online lanciata dal talentuoso attaccante cresce. Così come i seguaci. A un certo punto, la pressione mediatica, su un tema così drammatico, diventa insostenibile: stamattina diversi deputati conservatori iniziano a chiedere apertamente al premier di cedere e di acconsentire all’estensione del programma dei buoni pasto. Diventano sempre di più. Il nuovo leader laburista Keir Starmer incalza severamente il governo.

E così, Johnson oggi annuncia la sua clamorosa retromarcia. Per la gioia di molti, soprattutto dello stesso Rashford su Twitter, visibilmente emozionato: “Non so cosa dire, davvero. Guardate che cosa possiamo fare quando siamo uniti. Questa è l’Inghilterra nell’anno 2020”.

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