TORNA ALLO STADIO, LASSIE!

 

Intimidazioni fuori dai seggi. Di Maio: "Fatti da condannare"

La prima giornata delle elezioni amministrative si è portata dietro una piccola ma significativa scia di violenze e intimidazioni

Intimidazioni fuori dai seggi. Di Maio: "Fatti da condannare"

La prima giornata delle elezioni amministrative si è portata dietro una piccola ma significativa scia di violenze e intimidazioni. Tante le denunce di candidati e militanti, minacciati con atti inequivocabili. «Nella notte è stata incendiata l'auto di Giovanni Joe Orlando, candidato M5S a Monteparano - annuncia, Danila Nesci, sottosegretaria al Sud e coesione territoriale -. Tutto questo all'indomani di altre gravissime aggressioni ai danni di esponenti del Movimento». «Stiamo assistendo a vicende che vanno ben oltre la campagna elettorale - aggiunge il suo compagno di partito, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - e mi aspetto che tutta la politica, senza se e senza ma, esprima una condanna decisa».

«Il Movimento continuerà a portare avanti i suoi progetti e le sue idee a testa alta, sempre all'insegna della legalità e del rispetto della persona. Nessuna forma di intimidazione potrà fermarci, ve lo assicuro», aggiunge

Anche il sottosegretario grillino all'Interno, Carlo Sibilia, denuncia «numerosi aggressioni a candidati e ai rappresentanti di lista».

Ma non è solo li Movimento di Conte a denunciare intimidazioni al voto. Di un inequivocabile atto intimidatorio è stato vittima anche il consigliere regionale campano Francesco Borrelli di Europa Verde. Il consigliere ha sporto denuncia dopo che un sacchetto di spazzatura era stato attaccato alla porta di casa e immortalato in un video diffuso in Rete. indicando così la strada per arrivare all'abitazione dello stesso. Di gesto «gravissimo e pericoloso» parla la presidente nazionale di Europa Verde Fiorella Zabatta.


TORNA ALLO STADIO, LASSIE!

 Bene le liste Manfredi. Nel centrodestra avanti Forza Italia

Elezioni Napoli, i risultati delle liste: il Movimento 5 Stelle di Conte e Di Maio non spacca, Pd primo partito

Elezioni Napoli, i risultati delle liste: il Movimento 5 Stelle di Conte e Di Maio non spacca, Pd primo partito

Gaetano Manfredi è destinato a vincere al primo turno le elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale di Napoli. Il candidato di Partito democratico, Movimento 5 Stelle e altre liste a supporto, è oltre il 60% nelle prime proiezioni. Triplicato il rivale più accredito, Catello Maresca, che, stando a quanto appreso dal comitato elettorale dell’ex ministro e rettore delle Federico II, avrebbe già telefonato per congratularsi.

Intanto in attesa dei dati definitivi, le proiezioni su partiti e liste più votate vedono in vantaggio a Napoli il Partito Democratico (15,1%), davanti al Movimento 5 Stelle (12,8%). A colpire inoltre è il dato relativo alle altre liste di Gaetano Manfredi (13 in totale compresi i partiti) che si assestano per ora oltre il 29% (29,8%). Il dato da rimarcare, in attesa ovviamente dell’ufficialità finale, è il mancato obiettivo raggiunto, stando ai propositi della vigilia, del partito pentastellato.

Voglio portare il M5S al primo posto, come partito di assoluta maggioranza” aveva annunciato Giuseppe Conte, lo scorso giugno, in una della tante visite elettorali in città, dove spesso è stato accompagnato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il Movimento puntava a mantenere la leadership nella principale città del Sud Italia dove si registra un numero altissimo di percettori del reddito di cittadinanza (oltre 180mila nuclei familiari). Basti pensare che alle Europee del 2019 il dato del 5 Stelle a Napoli è stato del 39,86%.

AGGIORNAMENTO 21.30 – Con quasi il 40% di sezioni scrutinate i dem arrivano al 12,83%, in crescita rispetto alle amministrative di cinque anni fa (11,64%), ma con una percentuale quasi dimezzata rispetto alle Europee del 2019, quando ottennero il 23,29%. Al secondo posto, come nel 2016, si assesta il M5S con il 10,84%.

 

Nel centrodestra, dove sono state escluse dalla corsa la lista della Lega e le due liste principali di Catello Maresca, il primo partito resta Forza Italia (5,6%), seguito da Fratelli D’Italia (4,1%) che, stando a questi primi dati, non sfonda.

TRIONFA L’AFFLUENZA – Appena il 47,19% degli elettori di Napoli si è recato alle urne per votare il nuovo sindaco del capoluogo partenopeo. Una percentuale inferiore a quella delle elezioni del 2016: cinque anni fa l’affluenza raggiunse il 54,12% e si è votato soltanto in un giorno.

Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.

The demise of neoliberalism and the dawn of a new era of ‘neo-statism’

 

The demise of neoliberalism and the dawn of a new era of ‘neo-statism’

The era of neoliberalism began with Thatcher and Reagan. Paolo Gerbaudo argues that it is crumbling before our eyes. Replacing it is a new era of ‘neo-statism’, the exact parameters of which are still up for debate

Ideological eras

Politics does not manifest itself only through competing ideological positions (left versus right, socialists versus conservatives). It is also defined by points of partial consensus in society. At any given point in time, there are fundamental questions on which large sections of the population have a shared political ‘common sense’. These provide the backdrop against which political competition takes place.

Yet, in turn, this political common sense or ‘meta-ideology’ is not immutable. Rather, it evolves though time, depending on which axiomatic ideological views are dominant in society. The economist Nikolai Kondratieff discussed the idea of economic long waves, lasting 40–50 years. To draw a simile with his concept, we could speak of ‘ideological eras’; periods defined by the dominance of certain meta-ideological assumptions that inflect the entire political space. These ideological eras force all actors to position themselves relative to them.

In an ‘ideological era’, certain meta-ideological assumptions dominate that inflect the entire political space

This notion, while under-theorised, is implicit in much political analysis. Think, for example, of the way Immanuel Wallerstein described the 19th and early 20th century as an era of ‘triumphant centrist liberalism’. Or the way people describe the period from the 1940s to the 1970s as a social-democratic or Keynesian era. Many refer to the period that began with the electoral victories of Margaret Thatcher and Ronald Reagan in 1979/1980 as the ‘neoliberal era’. All in all, the implication is that different ‘ideological eras’ have existed, which have been defined by different ideological assumptions.

So what kind of ideological era are we living through right now?

A crumbling neoliberal consensus

Meta-ideological horizons are difficult to grasp, precisely because they seem to permeate the entire political space. Yet, they become particularly visible at the moment they are crumbling or forming – or both.

As I argue in my new book The Great Recoil: Politics after Populism and Pandemic, we seem to be precisely at the moment of passage between two ideological eras. Neoliberalism is being called into question, while ‘neo-statism’ (a new cross-party consensus about the need for a more interventionist state) is on the verge of displacing it.

The Great Recoil: Politics after Populism and Pandemic

Neoliberalism was not simply a set of economic policies. It also involved a certain discourse, a Weltanschauung, signalled by the recurrence of signifiers such as competition, opportunity, entrepreneurialism and meritocracy. In the round, these notions suggested that society’s priority after the crisis of the 1970s was to unleash human potential and creativity. There was a sense that the overbearing control of a wasteful and inefficient state had stifled such potential. This narrative now seems to have run out of steam.

The return of the interventionist state

The current situation is, for neoliberals, what the stagflation crisis of the 1970s was for social democrats. It is a dilemma that appears impossible to resolve within the logic of the incumbent meta-ideology.

The economy is no longer working as neoliberals expect it to. There is chronic economic stagnation. Interest rates are at historical minimums. And inflation has experienced only a temporary spike, even after trillions of dollars and euros of monetary expansion. But this is not just an epistemological crisis; it is a phase in which the discourse of neoliberalism has lost any bearing on the actual practice of policy-making.

The interventionist state – that traditional bugbear of neoliberalism – is now back, and in redoubled form

Politicians currently face a global pandemic combined with the prospect of catastrophic climate change. Confronting these challenges, they have resurrected forms of government interventionism neoliberals always denounced as wasteful and irrational.

We are witnessing massive social transfers to address unemployment and business failure. Investment programmes aim to decarbonise the economy and tackle the climate crisis. The interventionist state – that traditional bugbear of neoliberalism – is now back, and in redoubled form.

Advocates of ‘free markets’ continue to pretend this is an exceptional phase, after which things will return to pre-pandemic normality. Yet, neo-statism looks increasingly like the ‘new normal’, within which left and right will need to develop new positions.

A yearning for greater government intervention

The defining problems of our era – the health crisis, climate change, economic stagnation – do not appear to have credible ‘market solutions’. This has precipitated the return of the interventionist state. These era-defining problems make the state seem vulnerable, and lacking control. This generates widespread anxiety, or agoraphobia, among citizens, and this, in turn, triggers demand for security and protection, the like of which only the state can deliver.

Neoliberals argued that the state was a meddlesome structure that should be kept at bay. These days, as opinion polls show, the majority of citizens seem to think almost the opposite.

The defining problems of our era – the health crisis, climate change, economic stagnation – do not appear to have credible ‘market solutions’

This yearning for greater government intervention is a shared point of consensus across the centre-left and centre-right. We can see this convergence in the way politicians on all sides take up similar slogans such as 'build back better'. We see it, too, in the emphases on protection and security, on reconstruction and infrastructure.

Convergence is also manifest in an overlapping of policies. These range from the bipartisan recuperation of deficit-spending, to the recuperation of trade protectionism. It is apparent in the shift from Bush and Blair's idea of ‘exporting democracy’ to present-day foreign policy ‘isolationism’.

Differences in the post-pandemic left and right

Yet deep differences in terms of the understanding of the ultimate mission of the post-pandemic state accompany this shared adoption of new meta-ideological assumptions. On the centre-right, the protection offered is first and foremost protection against immigrants perceived as a threat to the nation. It is also protection of the wealthy against redistributive demands that have grown amid ballooning inequality. Conversely, on the centre-left the discourse of protection focuses on the promise to protect citizens from the rapacity of digital capitalism. It also promises to improve social conditions after decades of a neoliberal ‘race to the bottom’.

These are radically different understandings of the mission of the post-pandemic state, and the protection and security it has in store. Much of our political future will depend on which of these post-neoliberal narratives will gain traction.

This article presents the views of the author(s) and not necessarily those of the ECPR or the Editors of The Loop.

Author

photograph of Paolo Gerbaudo
Paolo Gerbaudo
Reader in Digital Politics, King's College London

Paolo is a sociologist and political theorist.

His work explores the tranformation of political organisation and discourse in the 21st century.

He is the author of Tweets and the Streets (2012), The Mask and the Flag (2017) and The Digital Party (2019).

His most recent publication is The Great Recoil: Politics after Populism and Pandemic (2021).

Follow him on Twitter @paologerbaudo

CI DOVETE METTERE LA FACCIA: NON DOVETE AVERE SCAMPO A QUALSIASI PERSECUZIONE

 

Click and TWEET!
Plain image with tweet text "Will @Vestager and @SecRaimondo talk the talk?"
Will Margrethe Vestager and Gina Raimondo WALK THE TALK on 29 September?
Kind reminder:
READ MORE
 
About #ReclaimYourFace

EEOC SUES MCDONALD’S RESTAURANTS FOR SEXUAL HARASSMENT OF YOUNG WORKERS

 

Having trouble viewing this email? View it as a Web page.

eeoc banner

Los Angeles District 

Las Vegas Local Office

 

        

Nicole St. Germain, Public Relations Manager

(213) 785-3045 / (213) 810-0989 

           

Anna Y. Park, Regional Attorney

(213) 785-3080

 

Michael Mendoza, Las Vegas Local Director

(702) 388-4466

                                                     

FOR IMMEDIATE RELEASE

September 30, 2021

 

EEOC SUES MCDONALD’S RESTAURANTS FOR

SEXUAL HARASSMENT OF YOUNG WORKERS

Franchise Owner’s Pervasive Culture of Harassment Spanned Across Three States, Federal Agency Charges

 

LAS VEGAS – AMTCR, Inc., AMTCR Nevada, Inc., and AMTCR California, LLC violated federal law by allowing a class of male and female workers to be subjected to egregious sexual harassment, the U.S. Equal Employment Opportunity Commission (EEOC) charged in a lawsuit. Headquartered in Kingman, Ariz., AMTCR is a franchise owner currently operating approximately 22 McDonald’s fast food restaurants in Nevada, Arizona and California.

 

According to the lawsuit, the federal agency alleges that since at least 2017, AMTCR was aware of, perpetuated, and tolerated sexual harassment by supervisors, managers, and coworkers at various McDonald’s restaurants throughout the tri-state area. The harassment, which was mainly focused on young, teenage employees, included frequent unwanted groping and touching, offensive comments and gestures regarding male genitalia, unwelcome sexual advances, sexual ridicule, intimidation, and insults. The EEOC contends that AMTCR failed to adequately respond to multiple complaints of sexual harassment over a period of time, instead ignoring and downplaying these complaints. Due to the increasingly heavy emotional and mental toll from the ongoing sexual harassment, as well as the franchise owner’s failure to address the conduct, many workers eventually found the working conditions so intolerable that they had no choice but to quit.  

 

Such alleged conduct violates Title VII of the Civil Rights Act of 1964. EEOC filed its suit against the company in U.S. District Court for Nevada (EEOC v. AMTCR, Inc., et. al., Case No: 2:21-cv-01808), after first attempting to reach a pre-litigation settlement through its conciliation process. EEOC’s suit seeks back wages, out of pocket costs, and compensatory and punitive damages for a class of employees, as well as injunctive relief intended to prevent further sexual harassment by the company.

 

“Young workers are particularly vulnerable to harassment in the workplace as they are more likely to be unaware of their rights and can be taken advantage by their employer,” said Anna Park, regional attorney for EEOC’s Los Angeles District Office, whose jurisdiction includes Las Vegas. “Ensuring workers’ rights to a safe workplace free of discrimination and harassment, especially vulnerable workers who are more likely to be exploited by an employer, is a top priority for the Commission.”

 

“It is the employer’s responsibility to take all reports of harassment seriously, promptly investigate those complaints, and provide effective remedial action to end harassment in the workplace,” added Michael Mendoza, director of EEOC’s Las Vegas Local Office. “Young workers are more vulnerable to harassment or discrimination, and the EEOC will hold employers accountable for violations of the law.”  

 

Protecting young vulnerable workers against severe or egregious sexual harassment and retaliation are national priorities identified by the Commission’s Strategic Enforcement Plan (SEP).

 

EEOC advances opportunity in the workplace by enforcing federal laws prohibiting employ­ment discrimination. More information is available at www.eeoc.gov.  Stay connected with the latest EEOC news by subscribing to our email updates.

IL TRUFFATORE DEL TRUFFATORE DEI TRUFFATORI

 

Visco: "Il Pnrr sfida straordinaria per il ritorno alla crescita"

Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco (ansa)
 1 MINUTI DI LETTURA

ROMA - Il Pnrr rappresenta una sfida straordinaria per l'Italia. Mentre l'impatto dell'aumento dei prezzi rappresenta una sfida per le banche centrali, anche se il rialzo dell'inflazione è dovuto a fattori temporanei, e dunque al momento rappresenta un rischio limitato. A fare il punto sull'andamento dell'economia è il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, nel suo intervento alle 'Giornate di Economia Marcello De Cecco 2021'.

 "La sfida, progettuale e realizzativa, che l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza comporta, è straordinaria; oltre a recuperare il terreno perduto a causa della pandemia, si tratta di mettere solide e stabili basi per il ritorno su un sentiero di crescita più sostenuta dell'economia e dell'occupazione", ha sottolineato il governatore.

L'inflazione, certo, rappresenta un rischio immediato per la ripresa, ammette Visco: "Se il recente rialzo dell'inflazione appare essere in gran parte dovuto a fattori temporanei e non vi sono oggi segnali di surriscaldamento negli andamenti dei salari e delle aspettative sulla crescita dei prezzi, il rischio di un'inflazione più elevata e persistente di quanto attualmente previsto va attentamente monitorato".

Anche per questo, "Tutte le principali banche centrali del mondo, incluso l'Eurosistema, orientano i propri sforzi a garantire la stabilità dei prezzi al consumo", afferma, aggiungendo che "la politica monetaria si manterrà accomodante fino a quando necessario", e "nei prossimi mesi continueremo a valutare attentamente tutte le opzioni disponibili, incluse quelle riguardanti i programmi di acquisto, per garantire che i prezzi al consumo si riportino, dopo tanti anni di debolezza, al più presto e stabilmente su tassi di crescita in linea con il nostro obiettivo".


Lino Palma 1981: hanno programmato il nostro futuro.


ottobre 2, 2021

Lino Palma

Lascia un commento in 1981: hanno programmato il nostro futuro…incerto.

1981: hanno programmato il nostro futuro…incerto.


Jacques Attali è nato ad Algeri come il fratello Bernard, in una famiglia franco-giudea;


Jacques Attali e’ stato consigliere di François Mitterrand (ex presidente della Francia) e scrisse questo nel 1981.


“In futuro si tratterà di trovare un modo per ridurre la popolazione.


Inizieremo dai vecchi, perché una volta superati i 60-65 anni l’uomo vive più a lungo di quanto produce e costa caro alla società.


Poi i deboli e poi gli inutili che non contribuiscono in alcun modo alla società perché ci saranno sempre di più, e soprattutto infine gli stupidi.


L’eutanasia diretta a questi gruppi;


l’eutanasia deve essere uno strumento essenziale delle nostre società future, in tutti i casi. Naturalmente, non saremo in grado di giustiziare persone o organizzare campi.


Li sbarazzeremo facendogli credere che è per il loro bene.


Una popolazione troppo numerosa, e per la maggior parte non necessaria, è qualcosa di troppo costoso dal punto di vista economico.


Socialmente, è anche molto meglio che la macchina umana si fermi bruscamente piuttosto che deteriorarsi gradualmente.


Non riusciremo a superare i test di intelligenza su milioni e milioni di persone, puoi immaginare! Troveremo qualcosa o la causeremo; una pandemia che colpisce determinate persone, una vera crisi economica o meno, un virus che colpirà i vecchi o gli anziani, non importa, i deboli e i timorosi soccomberanno.


Gli stupidi ci crederanno e chiederanno di essere curati.


Ci saremo occupati di aver programmato il trattamento, un trattamento che sarà la soluzione. La selezione degli idioti si farà, poi, da sola: andranno al macello da soli”.


Questo frammento è raccolto nel suo libro “Breve storia del futuro”,


pubblicato in Francia nel 2006.


guarda il video


Lettera aperta al signor Luigi di Maio, deputato del Popolo Italiano

ZZZ, 04.07.2020 C.A. deputato Luigi di Maio sia nella sua funzione di deputato sia nella sua funzione di ministro degli esteri ...