di Fabio M. Nicosia
Lasciate ogni speranza, o voi che confidate nella Corte Costituzionale per ottenere una parola positiva sull’incostituzionalità dell’obbligo vaccinale; riponetela negli anfratti più inaccessibili del vostro cuore, perché il Tribunale Civile di Roma, con un’ordinanza del 6 giugno 2022, emessa nella causa n. 23807/22 proposta dall’Associazione “Diritto e Mercato – #Aktoprosumo”, ha già stabilito che cosa la Corte Costituzionale dovrà dire in quell’occasione (l’udienza è prevista per il prossimo 29 novembre), quindi mettetevi l’animo in pace.
Non solo: il Tribunale Civile di Roma è anche pressoché certo che la Corte muterà i propri precedenti orientamenti in materia; e il Tribunale di Roma non è esattamente la disciolta Pretura di Rocca Imperiale, già Piovarolo, di totoiana memoria, e quindi il suo opinare sarà pur degno di fede, occorre ritenere.
Una simile situazione non manca di lasciare estremamente perplessi; è anche possibile che non esistano precedenti, riguardo al fatto che un importante tribunale della Repubblica giudichi sulla base di un orientamento della Corte Costituzionale… supposto e futuro; ma questo sarebbe ancora il meno, dato che la parte grave della decisione è l’altra, ossia la previsione del mutamento di orientamento giurisprudenziale.
Eh già, perché la Corte Costituzionale, in materia di obbligo vaccinale, ha sempre mantenuto un orientamento ben definito e chiaro, improntato a un principio, diciamo così, di barra ben salda al centro: è vero, ha sempre sostenuto la Corte, che il legislatore dispone di un potere discrezionale quanto allo stabilire l’obbligatorietà di una determinata tipologia di vaccinazione, ma sempre nel rispetto di condizioni piuttosto stringenti: a) deve trattarsi di vaccinazione efficace quanto al conseguimento del risultato di salvaguardare la salute pubblica; b) gli effetti avversi ammessi sono solo quelli di routine, strettamente connessi all’assunzione di un normale farmaco, e non mai può trattarsi di effetti avversi ulteriori e gravi (tantomeno della morte, si direbbe, quindi); c) occorre che sia chiaramente previsto un indennizzo con riferimento agli effetti avversi stessi.
Che cosa succede, invece, con riferimento ai notori vaccini sul Covid 19, o, più correttamente, contro il SarsCov2? Succede che l’efficacia è sempre più dubbia e discussa da parte della letteratura scientifica internazionale. Tutti noi conosciamo pluridosati che si sono bellamente infettati e tutti ormai a ogni livello ammettono come tale sia effettivamente la situazione. Quanto all’indennizzo non v’è per nulla chiarezza, ma ciò che più conta è la gravità degli effetti avversi: l’Associazione “Diritto e Mercato”, nel suo reclamo, ha evidenziato come, al di là di una quantità inverosimile di effetti avversi di varia gravità, i dati ufficiali EudraVigilance, riguardanti l’Unione Europea, parlano ormai di 23.078 decessi a far data inizi di marzo 2022, e i dati VAERS, il sistema di segnalazione di eventi avversi statunitense, ci parlano di 25.158 decessi correlati.
Tant’è vero che, sulla base di tali dati, il 17 marzo scorso, il “Krista”, prestigiosa associazione di magistrati tedeschi, ha emanato un documento, con il quale ha sostenuto senza mezzi termini che “lo Stato con la vaccinazione uccide intenzionalmente le persone (der Staat mit einer Impfpflicht vorsätzlich Menschen tötet), dato che lo Stato sa per certo che una serie di persone moriranno, eppure pretende ugualmente che le persone si vaccinino (in termini tecnici penalistici, si chiama dolo eventuale).
Parrebbe molto chiaro che, sulla base della giurisprudenza passata della Corte Costituzionale, simili vaccini potrebbero essere anche assunti spontaneamente, ciascuno a proprio rischio e pericolo, ma non mai resi obbligatori; ebbene, il Tribunale di Roma ha la risposta pronta: qui non siamo di fronte a una banale “epidemia”, ma a una gravissima “pandemia” mondiale, da tutti riconosciuta tale, a partire dall’OMS, e allora il famoso precetto kantiano, per il quale l’uomo è sempre fine, e mai mezzo, può andare a farsi benedire. Qui, anzi, il fine giustifica i mezzi e gli effetti collaterali: il fine di sconfiggere la terribile pandemia giustificherebbe le migliaia di morti da fuoco amico, e la Corte Costituzionale, innovando rispetto alla sua precedente cautelativa giurisprudenza, non potrà che riconoscerlo e prenderne atto. Si noti come il Tribunale, così come l’Avvocatura dello Stato nelle sue difese, ostenti estrema pudicizia nell’uso del linguaggio, dato la parola “morti” non risulta mai mentovata, si parla sempre e solo genericamente di “effetti avversi”.
A questo punto occorre una sollevazione morale generalizzata, in vista dell’udienza della Corte Costituzionale del 29 novembre, perché va bene che ormai siamo tutti molto disinvolti e svezzati nel parlare di guerre e stragi; però che il Tribunale Supremo della Repubblica possa stabilire che la morte di persone innocenti sia un prezzo normale da pagare, per conseguire obiettivi squisitamente politici, è qualcosa che dobbiamo cercare davvero di prevenire (ma poi, se le dichiarazioni dell’OMS legittimerebbero l’obbligo vaccinale, come mai questo è oggi presente solo in una manciata di paesi nel mondo?).
Ci siamo. Giuseppe Conte, dopo una settimana – l’ennesima – di tentennamenti ora ha deciso: il Movimento Cinque Stelle non ha partecipato al voto oggi al Senato sul dl Aiuti. Essendo stata posta la fiducia dal governo, nella pratica significa che i grillini non hanno rinnovato la loro fiducia al premier. Supermario, ormai prigioniero di partiti e di Mattarella, l’aveva detto chiaramente: senza M5S non c’è governo e non ci sarà un Draghi bis. Dunque oggi, subito dopo lo strappo pentastellato, il premier è salito al Quirinale e in Consiglio dei Ministri ha annunciato di voler presentare le dimissioni.
“Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica – ha detto Supermario – Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più”.
Subito dopo la chiusura del Consiglio dei ministri, Draghi è ritornato al Colle dove ha presentato le dimissioni, prontamente respinte da Mattarella: in questo modo il premier potrà andare legittimato del suo ruolo in Algeria e poi presentarsi mercoledì alle Camere per “parlamentarizzare” la crisi. Quello che poi verrà, si vedrà nei prossimi cinque lunghissimi giorni.
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Qui sotto, la diretta di questa giornata politica molto importante
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa sera al Palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, il quale ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica.
In una nota, i capogruppo di Italia per il Futuro, scrivono: “La figura del presidente Mario Draghi è preziosa e fondamentale per il nostro Paese, adesso serve un chiaro segnale dal Parlamento. Lavoriamo affinché mercoledì in Aula emerga una solida maggioranza a sostegno di questo governo. È il momento della maturità e del senso di responsabilità. Non possiamo permettere che l’Italia vada incontro a un collasso economico e sociale”.
Molti si chiedono se il nuovo governo Draghi possa nascere o meno con i voti dei separatisti grillini, senza il M5S originale.
“Ora ci sono cinque giorni per lavorare affinché il Parlamento confermi la #fiducia al Governo Draghi e l’Italia esca il più rapidamente possibile dal drammatico avvitamento nel quale sta entrando in queste ore”. Lo scrive Enrico Letta su Twitter
“La Lega è stata leale, costruttiva e generosa per un anno e mezzo, ma da settimane il presidente Draghi e l’Italia erano vittime dei troppi No del Movimento 5 Stelle e delle forzature ideologiche del Partito Democratico. La Lega, unita e compatta anche dopo le numerose riunioni di oggi, condivide la preoccupazione per le sorti del Paese: è impensabile che l’Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani”. Così una nota del partito di Matteo Salvini.
Dopo aver detto, per voce di Letta, che dopo la caduta di Draghi si sarebbe andati alle elezioni, in una nota il Pd cambia idea e fa sapere che il partito è “al lavoro perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire. Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi”. La speranza è che si possa trovare una nuova maggioranza.
Il leader di Italia Viva su Twitter: “Draghi ha fatto bene, rispettando le Istituzioni: non si fa finta di nulla dopo il voto di oggi. I grillini hanno fatto male al Paese anche stavolta. Noi lavoriamo per un Draghi-Bis da qui ai prossimi mesi per finire il lavoro su PNRR, legge di Bilancio e situazione ucraina”.
Il presidente del Consiglio sale al Quirinale per rassegnare le dimissioni. E intanto fa sapere che mercoledì riferirà alle Camere
“Non accettiamo scherzi – attacca Giorgia Meloni – per FdI questa legislatura è finita e daremo battaglia perché si restituisca ai cittadini quello che tutte le democrazie hanno e cioè la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare per fare cosa”.
Le parole in Cdm di Mario Draghi sono state molto forti: “Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo“. E ancora: “In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”. Infine: “Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani”.
Il segratario dem: “Credo che sia un interesse di tutti che il governo prosegua – ha aggiunto Letta – Un interesse che sta maturando anche con fortissime spinte che provengono da ovunque, anche dalle parti sociali, dal mondo del lavoro, dall’Unione europea”.
“Esprimo preoccupazione, mi auguro che ci possa essere un chiarimento, con la volontà di risolvere i passi in avanti, vediamo quale sarà l’evoluzione nelle prossime ore”, lo ha detto il ministro Guerini.
La capogruppo del M5S al Senato, dopo aver annunciato la scelta del partito di non votare la fiducia a Draghi, ai microfoni di Mentana fa dietrofront: “C’è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo“, dice, a patto che non smantelli quanto fatto dal Movimento nei precedenti governi.
L’ex premier: “O si hanno risposte vere, strutturali e importanti oppure nessuno può avere i nostri voti”. E ancora: “Se prendiamo degli impegni col governo, Parlamento e cittadini e siamo coerenti, chi si può permettere di contestare questa coerenza? Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo di rispettare un programma definito all’inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che è esplosa”.
Parlando con Quarta Repubblica, il leader del M5S ha ricordato che il partito aveva dato il sostegno al governo sulla spinta di temi come “la transizione ecologica e la giustizia sociale”. “Se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c’entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti – attacca – Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri. L’introduzione è stata la riunione del Cdm in cui i nostri ministri sono stati costretti a non partecipare al voto”.
Il governo, con 172 voti a favore, ottiene la fiducia del Senato. Il M5S però resta compatto: nessuno di loro ha votato la fiducia, dunque è esclusa l’ulteriore “rottura” che si immaginava interna al Movimento.
Incredibile, o forse no: ma il ministro Patuanelli, che è anche senatore e capodelegazione del M5S al governo, non si è presentato alla prima chiama in Senato per il voto di fiducia al governo Draghi. Il governo di cui fa parte.
Nel suo intervento al Senato in vista del voto di fiducia, la senatrice Domenica Castellone ha annunciato che il Movimento uscirà dall’aula in occasione del voto sul dl Aiuti. Ma sostiene che il gesto non intende dare uno scossone al governo. “Confermo la non partecipazione al voto del mio gruppo”, conclude la senatrice il suo lungo intervento in cui ha accusato il governo di aver smantellato pezzo per pezzo le politiche dei governi Conte I e II.
Nel suo intervento al Senato, il Pd invita tutti i partiti alla “responsabilità”
Per Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato della Lega, “è chiaro che nel momento in cui una forza di maggioranza non vota un provvedimento così, par di capire che la crisi politica sia aperta”.
Raro affondo di Matteo Renzi a Mario Draghi. Una sorta di avviso. “Io sono un estimatore del premier Draghi – dice in Senato – e con la stessa franchezza bisogna avere il coraggio di dire a Draghi che nulla giustifica oggi la fine del governo“. E ancora: “Sono momenti delicati per le democrazie in questo 2022, ci sono difficoltà enormi” e il premier “deve continuare a fare il presidente del Consiglio perché serve all’Italia. Se oggi ci fosse una crisi, festeggeranno in capitali non democratiche”. Renzi, parlando con i cronisti, poi è tornato a chiedere un “Draghi bis”, che però il premier aveva escluso.
Il leader di Italia Viva avverte il M5S, ricordando che durante la Rivoluzione francese molti di chi partì per ghigliottinare, poi fu ghigliottinato. Un modo per dire che il Movimento rischia, aprendo la crisi, di rimetterci le penne (politicamente parlando). “Legittimo aprire la crisi, così come non votare la fiducia – dice l’ex premier – ma se si decide di non votare la fiducia si firma la lettera di dimissioni dei ministri e dei sottosegretari grillini”.
“Siamo stupiti e preoccupati. Dopo un anno e mezzo di sostegno leale della Lega al governo in una fase di emergenza, siamo costretti a perdere tempo in Parlamento coi No dei 5Stelle e una sinistra che si occupa di droga libera e cittadinanza agli immigrati. Non si può andare avanti così per mesi, con milioni di italiani che hanno problemi con stipendi, pensioni e bollette. Attendiamo le prossime ore, la Lega lavorerà per una scelta unitaria del Centrodestra per il bene del Paese. Piuttosto che perdere mesi preziosi con inutili e logoranti tira e molla, sarebbe più saggio dare la parola agli italiani”. Così fonti della Lega
Gli occhi sono puntati, oltre che sul M5S, anche sul centrodestra. Se infatti Lega e Forza Italia decidessero di dire “no” a un eventuale Draghi Bis, l’unica soluzione sarebbero le elezioni. I due partiti hanno promesso di consultarsi per trovare una linea comune. E questa è la nota diffusa da Berlusconi: “Gli italiani assistono con stupore e preoccupazione a quanto sta accadendo in queste ore ai vertici della politica nazionale. Da troppo tempo, prima con finalità di logoramento e poi con un atteggiamento distruttivo, il M5S sta compromettendo l’esistenza stessa del governo. Di fronte a questa strategia irresponsabile, della quale i cittadini sono spettatori attoniti, Forza Italia, consapevole delle emergenze da affrontare, non ha mai abbandonato l’atteggiamento di responsabilità avviato con la partecipazione all’esecutivo guidato da Mario Draghi”. Secondo Berlusconi “I numeri dicono che il governo potrebbe proseguire il suo lavoro fine alla fine della legislatura anche senza il M5S. Forza Italia, in continuità con l’atteggiamento di responsabilità che ha sempre contraddistinto la sua azione, attende con rispetto le determinazioni del Presidente Draghi e le indicazioni che darà il Capo dello Stato”. In ogni caso “Andare alle urne non ci preoccupa: anzi siamo certi che il risultato elettorale premierebbe il centro-destra e in particolare – come dimostrano tutti i sondaggi – l’atteggiamento responsabile e costruttivo di Forza Italia. In ogni caso siamo pronti ad affrontare ogni eventualità avendo come stella polare l’interesse degli italiani”.
Su Fabebook, il leader di Italia Viva scrive: “Farò un appello a Mario Draghi: parli al Paese dicendo le cose che vanno fatte da qui alle elezioni e vada avanti senza i grillini. Basta coi ricatti dei 5 Stelle, torniamo a correre”
Per voce di Paolo Gentiloni, Bruxelles invoca “stabilità” mentre si prospetta la crisi di governo: “Per quanto riguarda l’evoluzione politica in Italia, io spesso parlo di acque agitate e in queste acque agitate, quindi la guerra, l’alta inflazione, i rischi energetici, le tensioni geopolitiche, la stabilità è un valore in sé. E penso che in questo momento serva coesione, non procurare instabilità”.
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, D’Incà, stava provando a raggiungere un accordo con i partiti: ovvero evitare oggi il voto di fiducia, votando i singoli articoli del dl Aiuti. Da Palazzo Chigi però è arrivato un secco no: alla fine della discussione generale, il governo porrà la questione di fiducia. Questo, di fatto, costringerà il M5S ad uscire dall’aula durante un voto di fiducia e porterà, probabilmente, ad una crisi di governo
Enrico Letta fa un punto stampa e detta la linea dei dem in vista del voto al dl Aiuti: “Diremo che siamo disponibili a una continuazione di questo governo Draghi, non siamo disponibili a tirare avanti chicchessia: se non ci saranno le condizioni, se altri partiti della maggioranza si sfileranno, allora la parola passerà agli italiani e noi saremo pronti ad andare di fronte agli italiani con il nostro progetto per il futuro dell’Italia. Se quello che verrà detto in Parlamento è differente, vorrà dire che si andrà di fronte agli italiani e noi siamo pronti a prepararci per questa campagna elettorale”. Per Letta una maggioranza senza il M5s “sembra un’ipotesi totalmente improbabile”.
Di Maio la butta sul tragico e avverte che in caso di voto anticipato l’Italia si avvicina al “disastro economico”. I grillini, dice il ministro, “sperano in 9 mesi di campagna elettorale per risalire nei sondaggi, ma così condannano solo il Paese al baratro economico e sociale. Non potevamo essere complici di questo piano cinico e opportunista, che trascina il paese al voto anticipato e al collasso economico e sociale”
Letta è tornato a parlare del “campo largo”, ovvero della possibile alleanza pd-M5s per le prossime elezioni. Per il segretario dem, infatti, la “scelta” fatta da Conte “divide” le strade dei due partiti. Intanto Letta torna a chiedere un “confronto in Parlamento”
Grandi movimento nel Movimento. Il ministro D’Incà, infatti sta cercando di parlare con i gruppi che compongono la maggioranza per evitare il voto di fiducia sul dl Aiuti. Sarebbe un trucchetto parlamentare che permetterebbe al M5S di uscire dall’aula, e non votare il decreto, senza per questo provocare una crisi di governo. A quel punto si tratterebbe solo di una astensione ad un voto normale e non dell’astensione ad un voto di fiducia.
Dopo la scissione dal M5S, Di Maio a capo del suo Insieme per il Futuro chiede una verifica di maggioranza: “Non votare la fiducia al governo è un fatto grave, è doverosa una verifica di maggioranza. Una crisi di governo nel bel mezzo di una guerra è un chiaro atto di irresponsabilità, così si condanna il Paese al baratro”
Secondo diversi quotidiani, dopo la formalizzazione dello strappo, Mario Draghi dovrebbe salire al Colle per riferire a Mattarella
Il sottosegretario azzurro dà voce a quelli che già erano ieri i dubbi di Berlusconi. Secondo Forza Italia senza il M5S ci sono i numeri per governare, ma certo è “difficile proseguire solo con il Pd”. La Lega, alleata di centrodestra, chiede le urne. In tarda serata di ieri il Carroccio ha diffuso questa nota: “Telefonata tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per commentare la situazione politica e ribadire “piena sintonia”. I due leader si risentiranno domani: a maggior ragione in questa fase delicata, il centrodestra di governo prenderà decisioni comuni”
“Una persona non può essere costretta, per sostentarsi, a sottoporsi a trattamenti iniettivi sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel suo DNA alterandolo in un modo che potrebbe essere irreversibile, con effetti ad oggi imprevedibili sulla sua vita e salute”. A metterlo nero su bianco, in una recente ordinanza, non è un complottista o un sedicente ricercatore dell’università della vita, ma il giudice Susanna Zanda della seconda sezione civile del tribunale di Firenze.
Con un pronunciamento pubblicato lo scorso 6 luglio ha disposto il reintegro di una psicologa sospesa dal lavoro perché non ha aderito alla campagna vaccinale contro il Covid19.
Un dispositivo denso di evidenze e molto netto nei toni, che si conclude con l’autorizzazione “dell’esercizio della professione – si legge – senza sottoposizione al trattamento iniettivo lavorando in qualunque modalità (in presenza o da remoto) alla stregua dei colleghi vaccinati“.
Gli elementi che hanno portato a questa decisione sono esplicitati nelle tre pagine del documento: innanzitutto un riferimento alla dignità, che nella Costituzione italiana è legata al riconoscimento dei diritti fondamentali del cittadino, primo su tutti il lavoro. “La sospensione – scrive il giudice – rischia di compromettere i beni primari dell’individuo quali il diritto al sostentamento e al lavoro inteso come espressione della libertà della persona e della sua dignità”.
Ma le affermazioni più forti arrivano nelle righe successive: la legge n. 71/2021, che obbliga al vaccino il personale sanitario, “propone lo scopo di impedire la malattia e assicurare condizioni di sicurezza in ambito sanitario”, scopo irraggiungibile – secondo il giudice – come evidente dai report dell’ente di farmacovigilanza italiano AIFA. Si legge nell’ordinanza che i dati ufficiali italiani ed europei (pubblicati da Eudravigilance ed Euromomo), riportano “un fenomeno opposto a quello che si voleva raggiungere con la vaccinazione ovvero un dilagare del contagio con la formazione di molteplici varianti virali e il prevalere numerico di infezioni e decessi proprio tra soggetti vaccinati con tre dosi”. Per questo secondo il magistrato Susanna Zanda si riscontra nella legge una mancanza di benefici per la collettività.
Scrive ancora il giudice civile: “La Costituzione, dopo l’esperienza del nazi-fascismo, non consente di sacrificare il singolo individuo per un interesse collettivo vero o supposto e tantomeno consente a sottoporlo a sperimentazioni mediche invasive senza consenso libero e informato”. E a questo proposito si legge: “Un consenso libero e informato non è possibile allorquando i componenti dei sieri e i meccanismi sul loro funzionamento sono coperti non solo da segreto industriale ma anche, incomprensibilmente, da segreto militare”.
Tra i considerata del pronunciamento anche il fatto che oggi, dopo due anni, ancora non si conoscono componenti ed effetti a medio e lungo termine ma nel breve termine i vaccini anti-Covid hanno già causato migliaia di decessi ed eventi avversi gravi. Il magistrato rileva che “l’ordinamento italiano e i trattati internazionali vietano qualsiasi sperimentazione sugli esseri umani” e che il regolamento europeo che disciplina il green pass vieta la discriminazione delle persone non vaccinate contro il Covid19.
L’ordinanza firmata da Susanna Zanda mette nero su bianco che sotto un profilo epidemiologico la condizione del soggetto vaccinato non è dissimile da quello del non vaccinato perché “entrambi possono infettarsi, sviluppare la malattia e trasmettere il contagio“. Alla luce di questo, dei rischi ormai espliciti nei documenti ufficiali dei sieri sulla salute e dell’impossibilità di firmare un consenso realmente informato visto il segreto militare sui preparati, viene disposto il reintegro della professionista sul luogo di lavoro alle stesse condizioni dei colleghi vaccinati.
Sentenze sulla stessa lunghezza d’onda, citate nel dispositivo del 6 luglio, sono già arrivate da TAR e tribunali di Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto e Sardegna. Ricorso dopo ricorso qualcosa si muove per i lavoratori ingiustamente sospesi: quando non possiamo contare sulla speranza, se è scritta con la S maiuscola, forse possiamo ancora contare sulla Giustizia.
https://www.radioradio.it/2022/07/firenze-storica-sentenza-sui-sieri-holzeisen-accertato-rischio-per-genoma-umano/
Firenze, emanata storica sentenza sui sieri ▷ Avv. Holzeisen: “Accertato giuridicamente rischio per genoma umano”
Il 6 luglio 2022 diventerà una data importante. Il tribunale di Firenze
ha approvato una sentenza che annulla il provvedimento preso
dall’Ordine degli Psicologi della Toscana nei confronti di una dei suoi
iscritti, il motivo: “la sospensione dell’esercizio della
professione rischia di compromettere beni primari dell’individuo quale
il diritto al sostentamento e il diritto al lavoro”.
Dopo due anni di lotta – in cui sono stati in molti a combattere per difendere la propria libertà e i propri diritti – “una grande giudice e una grande sentenza” aprono un nuovo spiraglio e danno un po’ di speranza.
“Questa giudice ha fatto quello che devono fare i giudici del merito, cioè accertare la verità materiale. Ha accertato la cosa fondamentale: questi sieri sperimentali (così li definisce nel provvedimento) non prevengono l’infezione, anzi ripete diverse volte che coloro che sono stati trattati 3 volte con queste sostanze possono essere infettati, si ammalano e contagiano altri. Dichiara anche che ci sono i dati pubblici che queste sostanze portano a gravissimi eventi avversi”. Cosi commenta l’avv. Renate Holzeisen in trasmissione.
“Quello che è molto interessante e che dimostra la grandezza di
questa decisione è proprio il riferimento che la giudice fa al periodo
del nazi-fascismo laddove lei evidenzia e ricorda a tutti l‘art.32 della
nostra Costituzione dove si parla dell’inviolabilità della dignità
umana, del fatto che nessuno può essere assoggettato ad un trattamento
senza il suo libero e informato consenso”.
La giudice fa persino menzione del rischio di un mutamento del genoma umano. Sappiamo sulla base di studi che sono già usciti (mi riferisco a quello dell’Università di Malmö in Svezia) che hanno dimostrato che, per la sostanza Comirnaty di BioNTech,
c’è grave rischio – soprattutto a ripetizione del trattamento – che ci
possa essere una trascrizione inversa di questo RNA iniettato nel corpo
umano, nel DNA umano e dunque di una mutazione del genoma umano. Il
giudice fa riferimento anche a tutto questo perché è ormai evidenza
scientifica.
Questa sentenza è dimostrazione di grande spirito di responsabilità, di preparazione e di aver una spina dorsale. Quando abbiamo letto di questa decisione siamo rimasti commossi. Finalmente. Ci auguriamo che tanti altri giudici seguano questo grande esempio, di questa grande giudice.”
https://chng.it/bNwcCtpD
https://www.change.org/p/mrt/dashboard?source_location=user_profile_started
MALACAÑANG – Amid issues on the lifting of the mandatory face mask policy in Cebu by its provincial government, the Palace spoke its side.
Recently, there are issues regarding the status of the face mask protocol in the province of Cebu. Provincial Governor Gwen Garcia previously released an executive order lifting the mandatory face mask policy in the province.
The E.O. of Garcia makes the wearing of a face mask optional in open spaces and well-ventilated areas. Those who are exhibiting symptoms of COVID[-19 must still wear a face mask even outdoors.
According to Garcia, several countries including Singapore have eased their restrictions. She cited the progress in the COVID situation in Cebu as the reason behind her decision to make the wearing of face masks optional outdoors.
The Department of Health (DOH) and the Department of Interior and Local Government (DILG) were quick to react to the E.O. released by the provincial government of Cebu.
DOH stressed that the provincial government should have coordinated with the IATF that sets the orders regarding the country’s COVID fight. The Interior Department asserted that those who will be caught not wearing a face mask in public will be arrested if necessary.
Cebu Gov. Gwen Garcia justified that there is no legal basis for arresting unmasked individuals in public. According to DILG Secretary Eduardo Año, the Cebu Governor may face charges if the cases in the province will have a surge.
Amid the issues on the wearing of face masks outdoors in Cebu, Malacañang broke its silence. The Palace stressed that the directive of President Rodrigo Roa Duterte is clear that the public must “continue wearing face masks”.
Based on a report on ABS-CBN News, Malacañang also expressed its support on Justice Secretary Menardo Guevarra’s statement that the IATF resolution on the mandatory wearing of face masks shall prevail over the executive orders of the local government units.
“The Chief Executive’s directive is clear: Continue wearing face masks,” acting presidential spokesperson Martin Andanar said.
Updated: July 11, 2022 09:46 AM GMT
Protesters demonstrate as they gather at a square during a rally to coincide with the inauguration of Philippine President Ferdinand R. Marcos Jr. in Manila on June 30. (Photo: AFP)
Every July 11, I always remember that on this day in 1985 Redemptorist priest Fr. Rudy Romano was forcibly taken by armed men while riding his motorcycle in Labangon, Cebu City. On the same day student activist Rolan Levi Ybanez also involuntarily disappeared in Sanciangco St., Cebu City. Local and international interventions to demand their return proved futile.
Asked about his last recollection of Fr. Rudy, Reverend Father Ramon Fruto, who served as the vicar to the Vice-Provincial Superior of the Redemptorists in Visayas and Mindanao and who later became the Vice-Provincial Superior, recalled: “My fellow Redemptorist priest, Fr. Rudy Romano, was fixing the lock of one of our doors in our Cebu monastery when I last chatted with him on July 11, 1985. Before he could finish this task, he got a phone call that he was needed at a meeting. He left at once. I presumed that the meeting had to do with another of his tasks of ‘fixing,’ this time not some lock but some obstacles hindering the progress of society.
“Fr. Rudy was not just an amateur mechanic, but by profession, a missionary sent to bring good news to the poor. He left on his motorcycle. That was the last time I saw him. When he did not appear for Mass, we got worried, for he never missed Mass. On inquiry, we found out that at an intersection along his route, he had been stopped by a group of men, forced into a car and carried off to a place we knew not where.”
Etched in my memory was my personal experience of being part of a mass arrest of protesters in front of Camp Sergio Osmena in Cebu City. We were demanding the release of Fr. Rudy and Rolan Levi. Together with my colleagues in the Visayas Secretariat of Social Action and many other activists, I was arrested and brought to Camp Sotero Cabahug in Cebu City. We were released around 1am when the late Ricardo Cardinal Vidal intervened. Every day, we joined huge rallies for more than two months to demand the release of Fr. Rudy and Rolan Levi. But our collective efforts miserably failed to surface the two human rights defenders, whose noble intention was to work hard to heal society of its ills.
These two cases of enforced disappearances, which to this date remain unresolved, occurred against the catastrophic landscape of harsh repression during the Marcos dictatorship.
With the election of Ferdinand “Bongbong” Marcos Jr., the Philippines has just entered a new era of its history 50 years after the imposition of martial law by the late dictator Ferdinand Marcos Senior. On the eve of the 37th anniversary of Rolan Levi’s enforced disappearance, his brother Xcy Ybanez reflected:
“Since Ferdinand Marcos Sr., there have already been many presidents from Corazon Aquino to Rodrigo Duterte. There has never been any thorough investigation to identify the perpetrators and hold them accountable for violating human rights. All the more, we did not hope that Duterte could give justice to victims of human rights violations because of his anti-human rights policy. Now Ferdinand Marcos Jr. is the president, we have all the more lost hope that we can attain justice for the disappearance of Levi and many other victims.”
Fr. Rudy and Rolan Levi are among hundreds of desaparecidos who disappeared during the dark years of martial law and sadly during succeeding administrations. Victims of enforced disappearance, the cruelest form of human rights violation, both are a testament to the tyranny of the dark years of the Marcos regime. Their tragic stories are a stark contrast to the so-called “golden years of peace and prosperity” of the Marcos-imposed authoritarian rule.
“These well-documented cases of Fr. Rudy and Rolan Levi are concrete evidence of the violations of human rights during Marcos’ rule. What happened to real people is not hearsay. These are true stories that should never be forgotten and should never be repeated,” Christian Buenafe, O'Carm said.
It has been 11 days since Marcos Jr. assumed the presidency on June 30 at the National Museum of Fine Arts. Just a few hours prior to his oathtaking, another oathtaking of a thousand martial law survivors at the Monument of Heroes was conducted. The names of Fr. Rudy and Rolan Levi are among the hundreds inscribed on the Wall of Remembrance within the huge compound of the Monument of Heroes.
The first-ever face-to-face gathering that I attended since the start of the pandemic, the event was a reunion of martial law survivors — both the victims and those who fought hard for the restoration of democracy.
Led by two martial law survivors, former member of the House of Representatives and former chairperson of the Commission on Human Rights Loretta Ann Rosales and renowned playwright, screenwriter and filmmaker Bonifacio Ilagan, the martial law survivors made the following vow:
“We who fought during the Marcos dictatorship from 1972 to 1986, along with our allies, in response to the Marcos forces to distort Philippine history, confirm that the so-called golden years of the reign of Ferdinand Marcos Sr. were the darkest years in contemporary Philippine history.
“We now declare our position that sitting as president will not absolve you [Marcos Jr.] of historical responsibility; that the Marcos family must admit the robbery committed and must return what was stolen to proper authorities and that unity is based on justice; that the incumbent president must recognize the bitterness that martial law inflicted on the victims, on those killed and on all those who sacrificed — those who have already died and those who are still here on the face of the earth.
“So, on this day, we who have suffered and survived the repression and violence of martial law vow to continue to sacrifice our lives to destroy the distortions and lies that have been widely created and spread in favor of the candidacy of Ferdinand Marcos Jr.”
The oath ended with a pledge to block all attempts to distort history and with a prayer for guidance from the Almighty. An almost vanishing generation, the survivors of martial law have passed the torch to the younger generation who were bequeathed the responsibility of continuing the struggle they had started. If the devastation of martial law declared by the dictator Ferdinand Marcos Sr. 50 years ago continues to affect the lives of millions, the next six years or longer are feared to further bring down the Philippines to utter perdition.
On my way home, I could hear the proclamation speech of Marcos Jr. Claiming to have the biggest political mandate ever in Philippine democracy, president Marcos Jr. stated: “By your vote, you rejected the politics of division.” He repeatedly uttered the word unity in his speech, stating that he listened to the people’s voices calling for unity, unity, unity.
“I am here not to talk about the past. I am here to tell you about your future. A future of sufficiency, even plenty of readily available ways and means to get things done that need doing — by you, by me. We do not look back, but ahead. Up the road that we must take to a place better than the one we lost in the pandemic,” he said.
The promise of a bright future with a deliberate intention to obliterate the past ignores the sufferings of victims of human rights violations, like Fr. Rudy and Rolan Levi and their families. Memory has a special place at the core of justice. It is society's duty to keep victims of human rights violations from the oblivion of forgetting. Truth, memory and justice go together. With the first official presidential speech opting to forget the dark night of repression and resistance, enforced disappearances like that of Fr. Rudy and Rolan Levi, and other equally abominable forms of human rights violations are doomed to be repeated.
In his speech, Marcos Jr. selectively mentioned the past — the so-called glorious past. “My father built more and better roads. Produced more rice than all administrations before his. President Rodrigo Duterte built more and better than all the succeeding administrations succeeding my father’s.”
No matter how colorfully the Marcos administration manicures the dark night of martial law through historical distortion, martial law survivors are strong in their resolve to tell their stories so that the generations of tomorrow will never endure the same sufferings that they experienced. Xzy Ybanez is committed to continuing the search for truth and justice for the enforced disappearance of his brother. And so do many other survivors of a very dark part of our history that should never ever be repeated.
Today, it has been 37 long years of searching, struggling and praying that one day, truth and justice about Fr. Rudy and Rolan Levi’s enforced disappearances will emerge victorious.
Fr. Fruto, in his reflection on today’s anniversary of his brother priest's disappearance further shared: “As Redemptorists, we are called to continue the Redeemer’s work of evangelizing, of bringing good news to the poor.
"Fr. Rudy knew that the poor of today are not just poor because they lack the basic needs of life. They are poor because they are deprived, and deprived because they live under oppression. This realization is echoed in the Church’s encyclical, Gaudium et Spes, in the documents of the Latin American Church and the Asian Bishops’ Conference, and in our own Second Plenary Council’s Acta. This is the spirit that animated and inspired Fr. Rudy to take the side of the poor, deprived and oppressed at great risk to his personal safety under an oppressive martial law regime.”
Fr. Rudy, Rolan Levi and many other desaparecidos dreamed and worked for a society free from poverty and injustice. Wherever they are now, with many other heroes and martyrs, their hearts must be bleeding to see a Philippines whose present leaders admit nothing of the wrongs committed to society during martial law. Such admission is a basic step to dignifying the victims of atrocities. Without admission, remorse is impossible. Without remorse, there can be no genuine reconciliation. Thus, the repeated call for unity can never be forced.
In the present context of Philippine history, paying tribute to Fr. Rudy, Rolan Levi and thousands of other victims of the authoritarian Marcos regime necessitates that, in whatever ways possible, we continue their unfinished journey towards the establishment of God’s Kingdom here on earth.
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