L’Avvocatessa Renate Holzeisenha deciso di candidarsi con VITA, la formazione nata su iniziativa dell’Onorevole Sara Cunial
con l’obiettivo di eliminare la dittatura sanitaria e tutte le
limitazioni della libertà che questa comporta. Come molte altre forze
politiche, anche VITA si scontra con l’imposizione dell’obbligo di
raccolta delle firme, in un agosto torrido che di certo non favorisce
l’affluenza ai banchetti.
L’idea di Holzeisen è molto chiara e parte da un ideale di ‘Costituzione’ che a oggi, per l’avvocatessa, si è smarrito:
“I nostri Padri Costituenti provenivano da diverse aree politiche ma
avevano tutti a cuore i principi fondamentali che poi sono confluiti
nella nostra Costituzione. Noi adesso abbiamo bisogno di una nuova Assemblea Costituente e
spero che gli italiani scelgano quelle formazioni che in uno spirito
democratico lottino effettivamente per far rivivere la nostra bellissima
Costituzione”.
Tutte le denunce contro Conte: dall’epidemia colposa alla violazione della Costituzione
di Luca Marcolivio
Avvocato degli italiani o avvocato dei poteri forti? Una cosa è
certa: tra le categorie che stanno dando più filo da torcere a Giuseppe
Conte ci sono i suoi colleghi giuristi e avvocati. Sarebbero oltretutto
almeno un migliaio i cittadini che avrebbero denunciato il premier per
attentato alla Costituzione, attraverso l’uso disinvolto dello strumento
del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM).
A farsi portavoce della class action contro Giuseppe Conte è l’avvocato Edoardo Polacco, che ha annunciato ricorso al TAR contro i DPCM e contro alcune ordinanze regionali emanati nel corso dell’emergenza sanitaria. “La nostra nazione ha bisogno di affermare il diritto al lavoro, al movimento, all’istruzione e anche alla libertà di culto. È l’ora di alzare la testa”, ha dichiarato l’avvocato Polacco.
I giudizi negativi sulla legittimità dei DPCM contiani sono sostenuti
anche da costituzionalisti di rinomata fama e opinioni politiche
assolutamente trasversali. Tra questi il presidente emerito della Corte
Costituzionale, Antonio Baldassarre, che ha rimarcato: “Un
atto amministrativo che viene preso dal Presidente del Consiglio dei
ministri da solo, senza alcun controllo, non passa dal Presidente della
Repubblica per la promulgazione, non passa per il Consiglio dei Ministri
che vengono esautorati, compreso il ministro della Sanità. Tutto questo
è contro la Costituzione”. Baldassarre ha quindi rincarato la dose: “Ci lamentiamo che Orban fa il dittatore
all’interno di un Paese della comunità europea, ma se noi facciamo la
stessa cosa poi non possiamo dire che Orban è un’autorità contro la
democrazia. Se si fa la stessa cosa che fa Orban evidentemente dobbiamo
solo stare zitti”.
Sabino Cassese, giudice emerito della Consulta e uomo da sempre identificato con la sinistra, ci va giù ancora più duro: “Il
primo decreto era fuori legge. Poi è stato corretto il tiro con il
secondo decreto legge, che smentiva il primo, abrogandolo quasi
interamente. Questa non è responsabilità della politica, ma di chi è
incaricato degli affari giuridici e legislativi. C’è taluno che ha
persino dubitato che abbiano fatto studi di giurisprudenza”.
È di alto tradimento l’accusa dell’avvocato Cesare Peluso, il quale, traendo spunto dalle dichiarazioni dello stesso Cassese, individua un’ulteriore irregolarità: “Quello
che sta accadendo con la pandemia da coronavirus – ha dichiarato Peluso
– non è equiparabile a una guerra. Pertanto non doveva essere applicato
l’articolo 78 della Costituzione bensì l’articolo 117. Gli atti e i
provvedimenti dovevano quindi essere presentati dal presidente della
Repubblica e non dal premier. Conte è un professore universitario e non
può non saperlo”.
Più pacate ma non meno incisive, vista la carica ricoperta, sono state le osservazioni
della presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, che, senza
nominare il premier né il governo, ha sottolineato che la Costituzione “non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali” ma implica la “leale collaborazione” in qualunque circostanza tra tutte le istituzioni, a partire da “Parlamento, Governo, Regioni, Giudici”. Parole che sono state interpretate da taluni come un’implicita critica a Conte, sebbene questo approccio sia stato seccamente smentito
dalla stessa presidente della Consulta. Al di là delle dichiarazioni
ufficiali e della prudenza istituzionale, tuttavia, la coincidenza è
quantomeno significativa.
Un altro “filone” di accuse a carico del premier che sta risultando particolarmente fecondo in queste settimane è quello per epidemia colposa. In questo ambito, la denuncia più clamorosa è quella dell’avvocato Carlo Taormina , presentata alla Procura di Roma, in cui si parla esplicitamente by “strage colposa di stato”, provocata da “gravissime condotte omissive messe in atto dai nostri governanti e dai consulenti che li hanno assistiti”.
L’auspicio di Taormina è che si faccia luce sulle centinaia, forse
migliaia di persone morte in casa per mancato soccorso o, in altri casi,
ricoverate ma “lasciate morire” senza accesso a respiratori o a terapia intensiva, per lasciare il posto a pazienti più giovani o meno gravi.
La denuncia
contro Giuseppe Conte da parte dell’avvocato Sandro Giustozzi è stata
sporta a seguito della morte per polmonite da coronavirus di un suo
assistito all’ospedale di Macerata. Secondo il legale, il governo
avrebbe lesinato di “adottare le necessarie e dovute cautele” in previsione di un arrivo della pandemia già a gennaio, dai presìdi necessari al blocco dei voli anche indiretti dalla Cina.
Analoghe le accuse
dell’avvocato Giampaolo Giorgio Berni Ferretti, consigliere di Zona a
Milano 1, che ha incluso nella sua denuncia anche il Ministro della
Sanità, Roberto Speranza. Secondo Berni Ferretti, i presupposti per
l’epidemia colposa ci sono tutti: rapidità della diffusione,
diffusibilità a un numero indeterminato e notevole di persone, ampia
estensione territoriale e diffusione del male. A sostegno della sua
accusa, il legale milanese fa sue le affermazioni del rappresentante
italiano presso l’OMS, Walter Ricciardi, che, a suo tempo, aveva
lamentato la mancata messa in quarantena degli sbarcati dalla Cina e
l’impossibilità di “tracciare gli arrivi”, non essendo stato impedito l’arrivo di voli indiretti sempre dalla Cina.
A Sanremo, Alessandro Condò e Alberto Pezzini,
due esponenti di “Civiltà Liberale”, già candidati sindaci, hanno
anch’essi denunciato il premier per epidemia colposa, non avendo
impedito il regolare svolgimento dell’ultimo Festival della Canzone
Italiana (4-8 febbraio 2020), “con migliaia di persone che si sono accalcate nel pieno centro della città”, nonostante la delibera con cui il governo, a fine gennaio, aveva previsto la “necessità di una assunzione di iniziative straordinarie ed urgenti per la collettività sul territorio nazionale”.
Il gran numero di accuse giunte alle procure in tutta Italia contro
Giuseppe Conte probabilmente finirà in una bolla di sapone. Altrettanto
facilmente potrebbero venire derubricate a complotto
politico-giudiziario contro il premier. L’impressionante quantità di
fascicoli a carico di Conte, tuttavia, dovrebbe far riflettere anche i
suoi sostenitori. Davvero niente male per un rinomato giurista qual è il
premier…
Saggista e giornalista professionista, è accreditato alla Sala Stampa della Santa Sede dal 2011. Direttore del webmagazine di informazione religiosa "Cristiani Today", collabora con "La Nuova Bussola Quotidiana" and "Pro Vita & Famiglia". Dal 2011 al 2017 è stato caporedattore dell’edizione italiana di "Zenit".
Il
Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è indagato, dalla Procura di
Trento, per una serie di reati collegati alle decisioni del lockdown
nazionale.
Il prossimo 17 Novembre lo attenderà la giudice per le indagini
preliminari Claudia Miori, chiamata a decidere se mandarlo a processo o
no per tutto quello che il premier ha combinato tra pandemia e lockdown.
Il presidente del Consiglio è infatti formalmente indagato per
attentato alla Costituzione (articolo 283 del codice penale), abuso
d’ufficio (art. 323) e violenza privata (610). A Trento sapremo se il
premier andrà a processo per aver tenuto in ostaggio il popolo italiano.
Sembra niente, no? Ed invece e' la fine che si avvicina sempre di piu'.
Comincia a balenare in testa a qualcuno perche' E' NECESSARIO ED INEVITABILE fondare uno stato, il Libero Stato del Popolo Italiano?
Solo un vero stato e' in grado di difendere la popolazione, le famiglie, i lavoratori da questo attacco trasversale da parte di una setta che ha infiltrato tutte le istituzioni politiche del mondo.
Solo un vero stato e' in grado di condannare in contumacia gente come Schwab e di arrestarlo in extraordinary rendition.
Solo un vero stato e' in grado di creare le condizioni per la sopravvivenza e per la vita di chiunque si rifiuti di essere sottoposto a questi trattamenti genetici obbligatori.
Solo uno stato, uno stato vero, un altro stato: IL LIBERO STATO DEL POPOLO ITALIANO, e' in grado di difendervi da questa setta di psicopatici assassini, truffatori, ricattatori ed ipocriti:
E' GIA' TROPPO TARDI: I GIOCHI SONO STATI FATTI ANNI FA E SOLO AZIONI DECISE COME IN UCRAINA POSSONO BLOCCARLI. BLOCCHIAMOLI PER UNO STATO PIU' DEMOCRATICO DELLA (EX) REPUBBLICA ITALIANA. NON DOBBIAMO SCHIERARCI CON NESSUNA FORZA NEOTOTALITARIA, NON IMPORTA DI QUALE COLORE. DOBBIAMO PUNTARE AD UN'ITALIA LIBERA IN GRADO DI DIFENDERE LA SUA LIBERTA' DA QUALSIASI ATTACCO INTERNO ED ESTERNO.
Big Pharma, le Foundations, la maggior parte delle organizzazioni internazionali, a cominciare dalla WHO alla UE, non sono altro che organizzazioni criminali al servizio di organizzazioni terroristiche, che si servono di "pandemie" per imporre uno stato mondiale criminale:
A Pechino, mentre aumentano le tensioni con Washington, diventa
sempre più evidente la frattura tra le prime due economie al mondo, che
ora continua con la dismissione dei titoli di Stato USA. Secondo
l’ultimo dato del Dipartimento del Tesoro Usa nel mese di giugno, la
somma di Treasury detenuta dalla Cina si è assestata a 967,8 miliardi di
dollari. A maggio era stata superata al ribasso la soglia psicologica
dei 1.000 miliardi di dollari. Nel 2015, ad esempio, la Cina deteneva
circa 1.500 miliardi di debito americano.
Le tensioni si notano anche per il fatto che grandi aziende statali cinesi stanno lasciando Wall Street.
I colossi China Life Insurance, PetroChina, China Petroleum &
Chemical, Aluminium of China e Sinopec Shanghai Petrochemical annunciano
che abbandoneranno la Borsa di New York.
Titoli di Stato Usa
La Cina ha tagliato le partecipazioni in titoli del tesoro
statunitense per il settimo mese consecutivo a giugno. Questa mossa
vuole consentirle un maggiore margine di manovra nella copertura dei
rischi a causa delle crescenti tensioni tra i due Paesi. A pesare su
queste decisioni ha contribuito l’atteggiamento degli Usa verso Taiwan,
l’isola autogovernata che La Cina considera parte del suo territorio. https://tg24.sky.it/economia
Tempi duri per gli ‘ottoni’, in pandemia. Dopo che diversi studi – e
anche episodi di focolai all’interno di cori e ensemble famosi – hanno
evidenziato un maggior rischio di contagio Covid fra le ‘ugole’ di
professione, anche gli strumenti a fiato sono finiti fra i sospettati, come potenziali ‘super spreader’,
e le orchestre si sono dovute riorganizzare secondo una logica ‘virus
free’, affrontando una preoccupazione in particolare: trombe, corni,
sassofoni, clarinetti sono vettori di contaminazione attraverso la
dispersione di aerosol? La scienza oggi spezza una lancia in loro
favore.
Un team di scienziati dell’Università della Pennsylvania ha lavorato
con i musicisti della Philadelphia Orchestra per provare a capire quanto
aerosol viene prodotto e disperso (fino a che distanza) dagli strumenti
a fiato. Tracciando il percorso con l’aiuto del laser, gli autori sono
arrivati a una conclusione: “Siamo rimasti sorpresi dal fatto che la
quantità di aerosol prodotta” con gli strumenti a fiato “sia della
stessa gamma del parlato normale”, spiega Paulo Arratia, dell’Università
della Pennsylvania, autore dello studio pubblicato su ‘Physics of
Fluids’. “Mi aspettavo velocità di flusso e concentrazioni di aerosol
molto più elevate”.
Gli esperti hanno caratterizzato il flusso e tracciato con il laser
le particelle della nebbiolina emessa nell’aria; hanno anche misurato la
concentrazione di aerosol da strumenti a fiato – come la tuba suonata
dalla musicista Carol Jantsch – con un contatore di particelle. Quindi
hanno combinato queste due misurazioni e sviluppato un’equazione per
descrivere la dispersione dell’aerosol, in cui la velocità dell’aerosol
diminuisce con la distanza dallo strumento. L’idea era quella di aiutare
a determinare la distanza percorsa dagli aerosol misurando la velocità
del flusso in uscita. Risultato: gli aerosol emessi dagli strumenti a
fiato condividevano appunto una concentrazione e una distribuzione delle
dimensioni comparabili ai normali ‘eventi’ vocali e respiratori. In
altre parole: suonare la tromba o parlare non fa differenza in termini
di dispersione di aerosol. E, anzi, uno starnuto è peggio.
Quello affrontato dagli scienziati potrebbe apparire a uno sguardo
distratto un problema di minima importanza. Ma in realtà l’impatto di
Covid-19 nel mondo della musica è stato significativo: durante la
pandemia molti eventi dal vivo e festival musicali sono stati
posticipati e cancellati per proteggere il pubblico e i musicisti.
Quando sono riprese le esibizioni, molti gruppi hanno dovuto adattare
repertori, privilegiando ad esempio gli archi, modificare il numero di
musicisti e le loro posizioni – in particolare i fiati – negli
auditorium. “Idealmente, i musicisti si sarebbero seduti uno vicino
all’altro per dare vita al suono migliore, ma un tale arrangiamento è
diventato un problema durante la pandemia”, sottolinea Arratia.
Nello studio, le misurazioni del flusso hanno mostrato che le
velocità del getto di uscita dagli strumenti a fiato sono molto
inferiori rispetto a quelle di episodi di tosse e starnuti. Per la
maggior parte degli strumenti, la lunghezza massima del decadimento del
flusso di particelle emesse è inferiore a 2 metri dall’apertura dello
strumento. Di conseguenza, concludono gli autori, i musicisti che
suonano strumenti a fiato dovrebbero stare a 6 piedi di distanza (circa
1,8 metri), così come raccomandato in generale alle persone per limitare
il rischio contagio. I ricercatori esamineranno adesso la
contaminazione attraverso la dispersione dell’aerosol da un punto di
vista ‘collettivo’, per capire quanto aerosol e flusso vengono prodotti
dall’intera orchestra che suona insieme. “Si spera – conclude Arratia –
che questo lavoro possa guidare i funzionari sanitari a sviluppare
protocolli per eventi musicali dal vivo e sicuri”. ADNKRONOS
La Russia sfida la Nato nel suo bacino più grande in Europa, il Mediterraneo. Come racconta Repubblica qualche
settimana fa siamo andati vicinissimi a uno scontro durissimo tra la
marina americana e quella russa. Lo scenario della tensione è stato
l’Adriatico. A quanto pare la portaerei Truman, l’ammiraglia della
flotta Nato nel Mediterraneo sarebbe stata “bloccata” da una nave russa,
la “Varyag” e da un caccia “Ammiraglio Tributs”.
Una manovra a tenaglia per controllare a distanza coi radar puntati
gli spostamenti della nave americana. Un gesto che ha creato parecchia
tensione proprio nel mare di casa nostra. A quanto pare a mettere in
atto la manovra c’era anche una terza unità, il “Vasily Tatishchev“,
un battello spia in grado di intercettare le comunicazioni radio e gli
impulsi dei sensori. Il compito del battello era quello di registrare le
reazioni della Nato alle incursioni della nave russa e del caccia. Il
tutto per contraollare il varco tra lo Ionio e l’Adriatico. E a largo
di Santa Maria di Leuca si sarebbero trovati di fronte il “Varyag” e l’incrociatore americano “Forrest Sherman”.
Scavalca la censura di regime dei social. Seguici via Telegram, basta un clic qui >https://t.me/capranews
Un’operazione che è rimasta segreta fino ad oggi. L’incursione è
stata rivelata dal sito “The Ship Yard Naval Consultancy”. Le unità
russe da qualche giorno sarebbero sparite, ma c’è il sospetto che ancora
una, magari col supporto di un sottomarino sia ancora nelle nostre
acque. Intanto ieri gli aerei di ricognizione italiani sono tornati a
sorvegliare il mare tra la Calabria e la Grecia, segno questo di una
tensione crescente proprio davanti alle coste di casa nostra.
Fyodor Lukyanov: Collapse of the 20th century order means the world is in a very dangerous place
Today's crises show that old agreements have reached their expiry date
By Fyodor Lukyanov, the
editor-in-chief of Russia in Global Affairs, chairman of the Presidium
of the Council on Foreign and Defense Policy, and research director of
the Valdai International Discussion Club.
Taiwan
has been in the global spotlight this month. More specifically,
attentions are fixed on US-China relations in connection with the
confusing and ambiguous interpretation of the island's status. This
fudge has underpinned the interaction between Washington and Beijing for
50 years.
The agreement to combine the legal (Taiwan is a
province of China) and de facto (Taiwan is an independent territory)
state of affairs was an elegant innovation in the early 1970s. It paved
the way for the development of very intensive relations between the two
giant powers, first politically and then economically. The premise was a
tacit agreement on the strange nature of the island's borders – real
and imaginary at the same time. Now the time has come when the agreement
is no longer valid.
The whole history of international relations
is about one side establishing borders and another trying to cross them.
Both literally and figuratively.
There has been no century when
borders have remained immutable, at least in the spaces where
international politics were concentrated at the time. And it is clear
that redrawing the dividing lines has never been without the use of
force, sometimes on a very large scale.
The end of the twentieth century gave the impression – or the
illusion – that geopolitical customs had changed. The previous 100 years
were turbulent, including world wars and decolonisation – with the
formation of dozens of new states. By the 1970s, however, there was a
relative balance. The colonial empires came to terms with their own and
others' borders. In Europe, the centre of political tension, an
agreement was reached, the expression of which was the Helsinki Final
Act. This was in fact a division of spheres of influence between the
USSR and the USA, with the recognition of existing borders – formal
(state) and informal (political).
The second part contained a
nuance: Moscow’s consent to general humanitarian principles, opened a
loophole. It played a prominent role in subsequent processes,
particularly in aggravating the crisis of the Soviet system. The latter,
without a doubt, fell victim to its own problems, but there was also an
external catalyst that spurred internal civic activity.
Those
accords marked an important milestone in formulating the rules of the
game. The sides agreed not to seek to attempt to change state borders by
classical force, among other things.
Since then, the
confrontation has evolved into attempts to shift boundaries invisibly –
mentally and ideologically. The US and its allies have been more
successful.
The late and post-Cold War period was a time of the
powerful spread of Western influence over its former opponents. National
boundaries were also changed, but more moderately than might have been
the case, given the scale of what was happening. And with relatively
limited violence. These few decades gave rise to the view that the
political geography would not change again, even if many of the borders
were illogical from a historical or strategic point of view.
But
an important fact was not taken into account. The agreements on the
inviolability of the dividing lines were negotiated in the context of an
approximate balance of power. The end of the Cold War eliminated this
and could not but shake the whole system of arrangements.
However,
things were not static, and the situation has been shifting from
complete domination by the West to a greater diversity of influences. It
is not only the situation in Europe that has changed. Globalisation has
turned the whole world into a stage for action – far more than it was
in the twentieth century. Everything has become closely intertwined. But
the European principles agreed in the last quarter of the twentieth
century have not been valid worldwide, including in relation to borders.
Anyway, the old system has stopped working.
What we are witnessing in 2022 demonstrates how the problem of borders is returning in a very classical way.
The
cunning compromise of the 1970s to recognise/non-recognise Taiwan could
only work if there was a clear balance of interests. This arrangement
has collapsed and the problem has come to the fore in the most dangerous
way – a blatant ambiguity in the interpretation of the political and
legal status of the extremely important territory.
Today there are
already calls (quietly so far) for a new Helsinki-style security
conference. It is time, they say, to agree on new rules. The idea is
obvious, but it does not seem realistic at the moment, because the
treaty did not establish the status quo, rather it fixed it.
There is nothing to solve now – everything is in flux. Helsinki
covered a big space – the Euro-Atlantic – but still a limited one. Now
the place of action is the whole world, and there are so many players
with different interests that it is not even methodologically clear how
to take it all into account.
The CSCE (later the OSCE),
established in 1975, was built on the principle of international
regulatory institutions, which were in their heyday at the time. They
are all in decline now and new ones are not emerging. And, of course,
there was a desire for stabilisation back then. Today, there is no sign
of it; the focus is on achieving goals by force.
The conclusion is
simple – there are no magic remedies. The world is in a dangerous phase
that requires all major actors to be extremely cautious and to be able
to accurately understand the consequences of their actions. And there is
no other form of international system for the foreseeable future.
Everyone is talking about it. But still they continue to act as they
wish.
So, the penny hasn’t dropped yet. Let’s hope that it does before it’s too late.
L’Avvocatessa Renate Holzeisenha deciso di candidarsi con VITA, la formazione nata su iniziativa dell’Onorevole Sara Cunial
con l’obiettivo di eliminare la dittatura sanitaria e tutte le
limitazioni della libertà che questa comporta. Come molte altre forze
politiche, anche VITA si scontra con l’imposizione dell’obbligo di
raccolta delle firme, in un agosto torrido che di certo non favorisce
l’affluenza ai banchetti.
L’idea di Holzeisen è molto chiara e parte da un ideale di ‘Costituzione’ che a oggi, per l’avvocatessa, si è smarrito:
“I nostri Padri Costituenti provenivano da diverse aree politiche ma
avevano tutti a cuore i principi fondamentali che poi sono confluiti
nella nostra Costituzione. Noi adesso abbiamo bisogno di una nuova Assemblea Costituente e
spero che gli italiani scelgano quelle formazioni che in uno spirito
democratico lottino effettivamente per far rivivere la nostra bellissima
Costituzione”.
Jacob Rothschild accused Vladimir Putin of being a traitor
Jacob Rothschild says that Russian president Vladimir Putin is “ a traitor to the New World Order”.
Putin says NO to the NWO which makes Jacob Rothschild
a little nervous. He needs Russia on their side to fulfill and complete
this Agenda but Putin says NO and will fight against this.
Obama is really getting on Putin’s nerves though because he can’t see
why he’s doing the things he’s doing to his own people and warning
Americans “Keep your Guns”!!
I know no more than anyone else about Putin, but I can deduce some things that might make sense.
First, He would not have reached as high up as he has, just like in America, if he had not been one of them and on their side.
He would never have been head of their intelligence KGB if he was not one of them, and he would never have made it to President.
Does that mean he could not turn on them and betray them? No, it just
means that even if he had, he still has not suffered like others who
have betrayed the group.
Jacob Rothschild says that Russian president Vladimir Putin is “ a traitor to the New World Order”.
Putin says NO to the NWO which makes Jacob Rothschild
a little nervous. He needs Russia on their side to fulfill and complete
this Agenda but Putin says NO and will fight against this.
Obama is really getting on Putin’s nerves though because he can’t see
why he’s doing the things he’s doing to his own people and warning
Americans “Keep your Guns”!!
I know no more than anyone else about Putin, but I can deduce some things that might make sense.
First, He would not have reached as high up as he has, just like in America, if he had not been one of them and on their side.
He would never have been head of their intelligence KGB if he was not one of them, and he would never have made it to President.
Does that mean he could not turn on them and betray them? No, it just
means that even if he had, he still has not suffered like others who
have betrayed the group.
( www.agenzianova.com)
– Il mondo si trova oggi sull’orlo di un pericoloso squilibrio, in
buona parte causato dall’assenza di una strategia nella politica
internazionale degli Stati Uniti. E’ quanto sostiene l’anziano ex
segretario di Stato Usa, Henry Kissinger, che a 99 anni non sembra
ancora aver perso la sua lucidità. “Siamo sull’orlo della guerra
con Russia e Cina per questioni che in parte abbiamo creato, senza
alcuna idea di come tutto ciò andrà a finire, o a cosa dovrebbe portare”, afferma Kissinger, intervistato dal “Wall street journal”.
Nel maggio scorso l’ex responsabile della diplomazia di Washington aveva già sollevato una vivace polemica, sostenendo che il conflitto in Ucraina potrebbe essere stato provocato da scelte politiche incaute da parte degli Stati Uniti e della Nato.
Egli, in effetti, non vede altra possibilità che prendere sul serio le
preoccupazioni di sicurezza dichiarate dal presidente Vladimir Putin e
ritiene che sia stato un errore per la Nato far sapere all’Ucraina che,
alla fine, avrebbe potuto aderire all’Alleanza. L’Ucraina, a suo avviso,
è infatti un insieme di territori un tempo annessi alla Russia, che i
russi vedono come propri, anche se “alcuni ucraini” la pensano
diversamente. La stabilità sarebbe stata meglio servita facendo dell’Ucraina uno Stato cuscinetto tra la Russia e l’Occidente:
“Sono stato a favore della piena indipendenza dell’Ucraina, ma pensavo
che il suo ruolo migliore fosse qualcosa come la Finlandia”.
Dopo l’invasione da parte delle truppe di Mosca, aggiunge tuttavia
Kissinger, “ritengo che, in un modo o nell’altro, formalmente o meno,
l’Ucraina debba essere trattata (..) come un membro della Nato“. Il
conflitto, però, può essere concluso solo grazie ad un accordo che
preservi i guadagni territoriali ottenuti dalla Russia nel 2014, quando
cioè si impossessò della Crimea e di una parte della regione del
Donbass.
Quanto a Taiwan, Kissinger teme che Stati Uniti e Cina stiano andando verso una crisi
e consiglia all’amministrazione guidata dal presidente Joe Biden di
mantenere la stabilità. “La politica attuata da entrambe le parti ha
prodotto e consentito il progresso di Taiwan in un’entità democratica
autonoma, e ha preservato la pace tra Cina e Stati Uniti per 50 anni.
Bisogna quindi stare molto attenti alle decisioni che possano cambiare
questa struttura di base”.
E se si tentasse di dividere Mosca e Pechino, come fece egli stesso
nei primi anni Settanta del secolo scorso? Quel processo, avviato
proprio da Kissinger in un paio di viaggi segreti in Cina, fu coronato
dagli accordi che, siglati dal presidente Richard Nixon a Pechino nel
luglio del 1972, stabilirono la partnership tra Stati Uniti e Cina,
strappando quest’ultima all’Unione Sovietica. Al punto in cui sono
arrivate le cose, tuttavia, Kissinger non crede sia possibile applicare
una semplice formula: “Ormai non si può dire ‘dividiamoli e mettiamoli
l’uno contro l’altro’. Tutto ciò che si può fare è non accelerare le
tensioni e creare opportunità, ma per farlo è necessario avere un
obiettivo”.