ESATTO PROPRIO GIANI, QUELLO DEL CAMPO DI CONTENIMENTO IDEALE ... PECCATO CHE ADESSO E' TARDI, LE FONTI DI INFEZIONE SI SONO MOLTIPLICATE A DISMISURA E ... SI', I VACCINI SONO PERFETTAMENTE INUTILI: SOLO LA DISINFEZIONE DELL'ARIA PUO' ANCORA CONTENERE LA C.D. EPIDEMIA

 

OBBLIGO VACCINALE: LO STRANO CASO DELL’AZIENDA USL TOSCANA NORD OVEST

Io non sono troppo propenso a discutere gli aspetti scientifici inerenti all’efficacia del vaccino, i rischi a breve e lungo termine, il numero di eventi avversi e via dicendo. Ovviamente sono aspetti imprescindibili di ogni discorso che voglia affrontare l’approccio all’epidemia, ma a mio avviso ve ne sono altri che sono stati trascurati.

Ammettiamo che una qualche efficacia il vaccino ce l’abbia, almeno nella prevenzione delle maggiori complicanze collegate all’infezione. Diamo inoltre per buona una serie di misure che in ogni altro momento avrebbero fatto saltare sulla sedia tutti i costituzionalisti e giuristi dotati di senno e che, negli ultimi due anni, hanno spaziato dall’introduzione dell’obbligo ad un trattamento sanitario sperimentale, alla limitazione della mobilità, alla segregazione al proprio domicilio, all’introduzione di una patente (green pass) per l’esercizio di diritti fondamentali, quali la libertà d’insegnamento, la visita a un parente ricoverato, l’accesso all’università.

Nel caso specifico è in gioco il diritto al lavoro.

Voglio, infatti, soffermarmi su quanto sta accadendo nell’Azienda Usl Toscana Nord Ovest, come esempio significativo di quanto sta avvenendo in ogni altra realtà sanitaria italiana.

Qualche giorno fa il presidente della Regione Toscana Giani ha iniziato il suo battage sulla necessità di esercitare una stretta sui non vaccinati e annunciato misure draconiane (come se quelle patite fin qui non lo fossero bastevolmente). E puntualmente, sono arrivati i primi dati sugli operatori sanitari a rischio sospensione, sempre che l’azienda non riesca a ricollocarli in posizioni che non comportano contatto col paziente.

Li riporto di seguito.

 

Area Infermieri Medici Ostetr. Veterinari Tecnici Sanit Totali
Livorno 24 8 1 1 4 38
Lucca 7 2     6 15
Massa Carrara 10 5 2 1 4 22
Pisa 7 2     3 12
Versilia 10       2 12
Totale complessivo 58 17 3   19 99

Parliamo di 99 operatori complessivamente, in un’azienda che conta 13.000 dipendenti, distribuiti su un territorio che va da Pontremoli a Piombino. Cioè lo 0,8% del totale del personale. Si potrebbe obiettare che si tratta solo dei primi operatori e che la ricognizione deve ancora essere ultimata. I dati di Giani parlano di 4500 operatori in odore di sospensione in tutta la Toscana, che comprendono anche personale dipendente dalle strutture private e liberi professionisti, quindi facendo un conto a spanne, circa 1500 operatori a rilevanza sanitaria per ciascuna area vasta.

Questi dati ci portano a stimare, senza paura d’incorrere in errore, che le percentuali di sanitari vaccinati fra i dipendenti pubblici sono ampiamente superiori al 90%. Se è vero, come attestano i documenti dell’Aifa, che il pregio degli attuali vaccini anti covid risiede nella capacità di limitare gli effetti dell’infezione nel vaccinato stesso, più che nella prevenzione della trasmissione del contagio, dobbiamo desumere che il rischio reale per la collettività collegato alla presenza di non vaccinati in sanità sia principalmente da rinvenire laddove vengano in contatto operatori non vaccinati con pazienti anch’essi non vaccinati. Considerando che la percentuale di popolazione vaccinata è prossima al 70%, la probabilità che questo si verifichi è inferiore al 3%.

E’ quindi lecito chiedersi se ha senso insistere in una crociata che rischia di far pagare un prezzo altissimo in termini di libertà compresse. Ma soprattutto, alla luce dei dati esposti, qual è il rischio maggiore per il cittadino? Avere un sanitario in più che lo cura, pur non vaccinato, o averne uno in meno?

Quanto detto ci induce a contestare, senza possibilità di appello, il persistere di una norma che sembra più ispirata alla volontà di perseguitare il dissenziente, che alla reale necessità di raggiungere un obiettivo di pubblica utilità.

La verità è che oggi tutto quello che poteva essere fatto sul fronte vaccinale è stato portato a termine.

Adesso la vera emergenza riguarda la carenza di personale che ha reso difficile lo smaltimento delle ferie durante l’estate e renderà estremamente complessa la gestione di un’eventuale recrudescenza dell’epidemia. E’ il caso di ricordare al presidente Giani che l’anno scorso aveva promesso 5.000 assunzioni straordinarie che devono ancora essere ultimate. Finora sono state appena sufficienti a coprire il personale cessato. Da qualche settimana circola la notizia di un buco di bilancio in regione che renderebbe imprescindibile il blocco di ulteriori assunzioni. Non vorremmo che la norma sull’obbligatorietà del vaccino fosse in realtà utilizzata come foglia di fico per cercare di coprire i problemi finanziari.

Infine preoccupa la pressoché totale assenza di voci dissonanti rispetto al mantra dominante, anche da parte della totalità dei sindacati: non vorremmo che oltre all’epidemia, la vera emergenza riguardasse la tenuta della democrazia.

*Luca Dinelli – Membro RSU Fials Azienda Usl Toscana Nord Ovest

GUAI A CHI OSA RESPIRARE!!!

 

Ex Ilva, reintegrato il lavoratore licenziato per un post sulla fiction con la Ferilli

L'operaio aveva perso il lavoro dopo aver invitato utenti su Facebook a seguire la fiction "Svegliati amore mio", sui temi dell'inquinamento industriale

"Il giudice del lavoro ordina all'ex Ilva di Taranto di riassumere Riccardo Cristello, il lavoratore licenziato per un post sulla fiction con Sabrina Ferilli". Lo rende noto il sindacato di base Usb. L'operaio, prosegue Usb, era stato "licenziato da ArcelorMittal per aver pubblicato un post su Facebook sulla fiction Svegliati amore mio, di cui è protagonista Sabrina Ferilli", in cui si denuncia l'inquinamento industriale di Taranto.

Il legale dell'operaio: "Giustizia è fatta" - Con la sentenza del Tribunale di Taranto, "giustizia è stata fatta", ha commentato l'avvocato Mario Soggia, del sindacato Usb. "Il giudice Giovanni De Palma ha ordinato il reintegro di Cristello così come avevamo chiesto nel ricorso", ha sottolineato il legale. "Nelle motivazioni (contestuali, ndr) si dà atto del fatto che si è trattato di un licenziamento fuori luogo, avvenuto solo perché il lavoratore aveva esercitato il diritto di manifestazione del pensiero, senza fare alcuna valutazione sulla società proprietaria della stabilimento".

 

 

Usb Taranto: "Caso Cristello emblematico del clima di tensione" - "Siamo felicissimi che sia stata fatta giustizia perché il caso di Cristello è emblematico del clima di tensione creato da ArcelorMittal", ha affermato il coordinatore provinciale dell'Usb di Taranto, Francesco Rizzo.

AL VIRUS GLI HANNO FATTO TUTTI UNA PIPPA, MA ERANO, SONO E RESTERANNO TUTTI LUMINARI ... ALMENO FINO A QUANDO NON INIZIA IL PROCESSO PER VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI CONTRO DI LORO

 

Da Fauci a Galli, le riflessioni dei luminari al festival di Salute

Venerdì 10 settembre al teatro Carignano una serie di incontri sul "Ritorno al futuro" della medicina e del benessere
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Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e il capo consulente medico della Casa Bianca Anthony Fauci in videointervista. Il direttore dell’infettivologia dell’istituto Sacco di Milano Massimo Galli e la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza.

Venerdì 10 settembre, al Teatro Carignano di Torino, alle 18 si prova a "tornare al futuro" con uno degli appuntamenti del Festival di Salute organizzato dall’hub tematico del gruppo Gedi dedicato ai grandi temi della salute e del benessere.

Un tour in cinque città italiane di approfondimenti e riflessioni sul mondo post Covid. Dopo l’appuntamento di Roma del 9 settembre, sarà Torino la seconda tappa. Nuove sfide e i successi dalla medicina partendo dal passato per approdare a un futuro i cui contorni sono ancora da delineare. Ciò che è stato e ciò che rimarrà di questa emergenza globale che ha coinvolto la ricerca e l’industria, la politica e la società.

La medicina è protagonista, ma in questo nostro domani tutto da riprogettare ci sono anche le nuove formule dell’abitare, spazi diversi, la valorizzazione di un angolo nel verde, il dilemma città- campagna. Ne parlerà l’urbanista e architetto Carlo Ratti, docente dell’Mit di Boston insieme con il direttore di Repubblica Maurizio Molinari: "Abitare e vivere le città post- Covid" è il titolo dell’incontro.

La serata del Carignano si apre con il focus sul "futuro del mondo green e il nuovo rapporto economia-natura" affidato al ministro Cingolani, a colloquio con il direttore de La Stampa Massimo Giannini.

Segue un estratto della video intervista di Gabriele Beccaria con Anthony Fauci, il quale ha ipotizzato che la pandemia possa essere sotto controllo nella primavera del 2022 e innescato dibattiti nella comunità scientifica sulla opportunità della terza dose e sulla possibilità che con la variante Delta anche fra vaccinati crescesse la possibilità di essere contagiati e contagiare. Chi meglio del consulente del presidente Biden e numero uno del National institute of allergy and infectious diseases, può offrire previsioni sull’evoluzione della pandemia e tracciare scenari?

Carolyn Christov Bagarkiev, alla direzione del Museo d’arte contemporanea di Rivoli, da tempo manda messaggi sulla forza terapeutica dell’arte e della letteratura ed è fra i primi a credere che accanto alle opere di arte contemporanea potesse nascere anche un centro vaccinale: al Teatro Carignano ne parlerà con la scrittrice Michela Murgia.

Nel ricco programma della serata di Salute ci sarà anche un tavolo a più voci sul futuro della ricerca, i vaccini attuali e futuri e gli altri virus che potrebbero comparire sulla scena mondiale dopo il Covid. Moderati da Gabriele Beccaria, discuteranno la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza, Massimo Galli, Pier Paolo Di Fiore dell’Istituto europeo di oncologia, Cristina Prandi dell’Università di Torino, Anna Sapino, direttrice dell’Istituto di Candiolo.

GRANDE REPUBBLICA!!! VACCINATE ANCHE I MURI INVECE DI PULIRE E DISINFETTARE L'ARIA!!! GRANDI, OTTIMO, BRAVISSIMI, SPECIE DRAGHI!!!

 

Incubo Dad, ecco cosa è successo nei Paesi dove le scuole hanno già riaperto

(afp)
Alunni non vaccinati e variante Delta, così l'anno scolastico è partito in salita. Record di contagi fra i giovanissimi in Usa e in Israele. E c'è chi, come l'Indonesia, impone ai ragazzi la regola del silenzio
 
 
 
"Fateci tornare alla didattica a distanza". Così, riferisce il Washington Post, molti genitori di ragazzi non vaccinati si rivolgono ai presidi per paura del contagio. Solo a Washington la richiesta è stata accolta per 200 istituti, autorizzati a fare lezione al computer nonostante le direttive negli Usa siano nette. Il ritorno sui banchi è l'obiettivo dichiarato di molti governi nel mondo, Italia inclusa.

GRANDE LAMORGESE!!! HAH HA HAH ... QUANDO LA DIFESA DELLA LIBERTA' DI PAROLA E' DELEGATA AI FASCISTI ...

 

Roma, sit-in No Green Pass, fermato il leader di Forza Nuova Castellino

(ansa)
Dopo i cortei delle scorse settimane, stamattina Digos e Polizia a casa hanno perquisito l'abitazione di uno dei principali organizzatori delle manifestazioni contro il certificato verde. Lo annuncia il segretario di FN Roberto Fiore: "La lotta contro il regime cresce e va avanti"
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Giuliano Castellino, storico leader dell'estrema destra romana, uno dei principali agitatori della protesta di questi mesi, prima contro i vaccini, ora contro il Green Pass, è stato fermato stamattina a Roma. Ne ha dato notizia Roberto Fiore, il segretario di Forza Nuova, il partito di cui Castellino fa parte.

“Stamattina a Roma sono stati eseguiti gli arresti di Giuliano, Stefano, Pino, Riccardo e Alessio, sempre in prima fila in queste settimane nelle lotte popolari di piazza contro il sistema di controllo liberticida avviato con il Green Pass", ha spiegato Fiore.

A dare la sua versione del fermo è stato, nel primo pomeriggio, lo stesso Castellino: "Questa mattina, alle 7, le nostre case sono state perquisite dalla Digos di Roma. Con il pretesto di un articolo 41 (Tulps per armi) ci hanno svegliato, sono entrati dentro casa nostra, violato la nostra intimità e ci hanno portato in Questura. Il tutto per far saltare la manifestazione in programma questa mattina fuori Montecitorio".

Nei giorni scorsi più di una volta i manifestanti contrari al Green Pass si sono dati appuntamento in piazza del Popolo minacciando marce (poi puntualmente bloccate) verso la Camera dei deputati.

"Oltre al sottoscritto - continua Castellino - sono stati fermati fermati il responsabile romano e dirigente nazionale di FN Pino Meloni e i dirigenti romani Stefano Schiavulli, Riccardo Ricciardi e Alessio Mastrangelo: la prima linea che sabato scorso aveva tenuto la mobilitazione contro il Green Pass".

Gli ultimi appuntamenti anti Green Pass, tra l'altro, non avevano coinvolto più di qualche centinaio di persone, così come i tentativi di bloccare treni e stazioni, rilanciati puntualmente proprio da Castellino.

GRANDE LAMORGESE!!! HAH HA HAH ... QUANDO LA DIFESA DELLA LIBERTA' DI PAROLA E' DELEGATA AI FASCISTI ...

 

No Vax, la procura sequestra la chat Telegram 'Basta dittature'. I pm: "C'è l'aggravante del terrorismo"

In vista una rogatoria internazionale. Nel sito con oltre 40mila iscritti anche informazioni personali e numeri di telefono di politici, medici e giornalisti "nemici"
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La procura di Torino ha emesso un decreto di sequestro della chat Telegram "Basta dittatura", tra gli strumenti di comunicazione di alcuni gruppi No Vax e No Green Pass. Dalla struttura legale del social, non è ancora arrivata una risposta ufficiale e nei prossimi giorni potrebbe essere avviata una rogatoria internazionale. La chat è quella che ha pubblicato, tra i vari riferimenti, i numeri di telefono di Palazzo Chigi, dall'ufficio per la Comunicazione a quello del programma di governo, ma anche di noti virologi e di politici.

Inviato a Telegram, a un portale, quello della "collaborazione volontaria": così la procura di Torino ha chiesto alla società di messaggistica istantanea di chiudere le chat come "Basta dittature" in cui sono apparse le minacce dei contrari a vaccini e green pass. Ma ad oggi non è pervenuta alcuna risposta: i canali che secondo l'accusa dovrebbero essere oscurati, restano aperti ed attivi. Nella richiesta di collaborazione con Telegram, che ha sede legale a Dubai, la procura ha spiegato le motivazioni che hanno portato a ritenere grave la situazione.

Quegli elementi cioè che rientrano nell'accusa di istigazione a delinquere aggravata dallo scopo di commettere delitti di terrorismo e dall'utilizzo di strumenti informatici e dall'altra per la diffusione illecita di dati personali su larga scala. Erano infatti comparsi la foto dell'ufficio del governatore Alberto Cirio e altri dati personali. Una chat con oltre 40mila iscritti, centinaia di commenti, in cui venivano presi di mira, con la diffusione di informazioni personali, politici, medici e giornalisti.


Nuova manifestazione intanto sabato a Torino: un migliaio di contrari all'obbligo vaccinale e al green pass, si sono dati appuntamento alle 20.30 in piazza Castello, guidati dal referente del gruppo "Variante Torino" Marco Liccione. Se nei prossimi giorni la richiesta della procura continuasse a rimanere senza risposta, l'unica strada sarà quella della rogatoria internazionale. una procedura che richiede tempi lunghi. In queste situazioni è la piattaforma a valutare le richieste delle autorità e stabilire il confine della privacy garantita dalla società con le esigenze di pubblica sicurezza.

 

Gli investigatori proseguono nell'analizzare le chat alla ricerca di elementi che possano condurre a identificare chi si è reso responsabile di reati e con quale consapevolezza. Un lavoro complesso, alla ricerca di tracce lasciate da chi, pensando di essere invisibile, ha magari commesso qualche errore.

DOPO DUE ANNI DI CONTE, DI MAIO, SPERANZA, MONNEZZARELLA, DRAGHI & C. LA SPERANZA DI VITA SI ACCORCIA DI 1,2 ANNI ... VEDIAMO L'ANNO PROSSIMO DAI ... FORSE SI ACCORCIA DI 3 ANNI PER I COMUNI MORTALI E SI ALLUNGA DI 3 PER I POLITICI

 

Covid, speranza di vita in Italia è calata di 1,2 anni

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Close up of son holding his mothers hands in hospital
Close up of son holding his mothers hands in hospital

A causa della pandemia, nel 2020 l'aspettativa di vita alla nascita ha subito un calo per gli italiani. Secondo l'Istat, infatti, abbiamo ora 1,2 anni in meno da vivere, più o meno fino agli 82 anni (79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne). 

Ma nelle zone maggiormente colpite dal virus, la speranza di vita si è ridotta in modo più consistente. Bergamo, Cremona e Lodi hanno registrato un calo per gli uomini di 4,3 e 4,5 anni. Per le donne residenti a Bergamo la speranza di vita si è ridotta di 3,2 anni.

VIDEO - Local Heroes: Nonne al lavoro


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Questi cambiamenti, scrive l'Istat, "portano modifiche importanti nel ranking della speranza di vita per provincia, con Lodi, Bergamo, Cremona, Brescia, Piacenza e Parma che, rispetto al 2019, perdono più di 50 posizioni". 
 
VIDEO - In Italia maschi meno istruiti muoiono tre anni primaAdnkronos·Tempo di lettura: 2 
 
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CARTA STRACCIA: NON SONO CAPACI DI FARE I PASSAPORTI DI CARTA, FIGURIAMOCI QUELLI ELETTRONICI!!!

 

Italiani all’estero, Comites Zurigo: novità sul rilascio del passaporto elettronico

Riceviamo e pubblichiamo qui di seguito un comunicato informativo da parte del Comites di Zurigo sul rilascio del passaporto elettronico a persone che non possono muoversi per motivi di salute.

Zurigo, Svizzera

“Dal 2006 viene rilasciato il passaporto elettronico. Per noi, italiani all’estero la Rappresentanza consolare si occupa del rilascio.

La procedura per l’ottenimento del documento di viaggio, che per i maggiorenni ha validità di 10 anni, richiede la rilevazione delle impronte digitali e la firma digitalizzata. Per fare ciò è necessaria la presenza fisica del connazionale in Consolato.

Nel 2019 il Comites di Zurigo, portavoce di quanto espresso dai connazionali, chiese al Console in carica di trovare una soluzione per quei connazionali che necessitano di passaporto ma che non possono muoversi per motivi di salute. Siamo lieti di leggere sul sito del Consolato di Zurigo che è prevista l’esenzione dalla acquisizione di impronte, oltre che per i minori di 12 anni, in due casi: a. in caso di patologia o impedimento fisico permanente opportunamente documentati (ad es. certificazione medica rilasciata da un’autorità sanitaria locale, strutture ospedaliere, ecc.); b. in caso di menomazione o malformazione fisica evidente (si prescinde in tal caso dalla certificazione medica).

In tali casi, viene rilasciato un libretto di passaporto ordinario senza impronte con durata decennale. Anche l’apposizione della firma digitale sarà evitata per i minori di 12 anni, per gli analfabeti (previa acquisizione agli atti dell’Ufficio della dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà) e per coloro che presentino una impossibilità fisica accertata o documentata che impedisca l’apposizione della firma”.

I PEGGIORI NEMICI DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO? GLI ITALIANI IN ITALIA.

 

Fantetti (Fi) contro Lega e M5S, “ecco come utilizzano gli italiani all’estero”

“La maggioranza Lega-M5S ha abolito il Comitato delle Questioni degli Italiani all’estero del Senato. Lega e M5S utilizzano i connazionali per sminuire le conquiste istituzionali di quasi sei milioni di Italiani iscritti all’AIRE”

Raffaele Fantetti, senatore di Forza Italia eletto in Europa, interviene sul voto di ieri del Senato che ha bocciato la mozione bipartisan che chiedeva la ricostituzione del Comitato per gli italiani all’estero anche palazzo Madama, così come è stato per la Camera dei Deputati.

“Ecco il cambiamento: la maggioranza Lega-M5S ha abolito il Comitato delle Questioni degli Italiani all’estero del Senato. Dopo aver ritardato per un anno la votazione della mozione di ricostituzione proposta con i colleghi Giacobbe, Garavini, Alderisi ed altri, hanno gettato la maschera e votato contro, con il Governo che neutralmente si affidava all’aula”.

“Gli elettori all’estero devono sapere cosa fanno dei loro voti queste forze politiche: li utilizzano per sminuire le conquiste istituzionali di quasi sei milioni di Italiani iscritti all’AIRE, il dieci percento della popolazione italiana”, “votare contro la ricostituzione dell’unico consesso a noi dedicato, attivo nel Senato da ben quattro legislature repubblicane, è l’atto politico più ostile perpetrato contro gli Italiani all’estero dal 2001, ovvero da quando Forza Italia è stata strumentale nel dargli finalmente riconoscimento istituzionale”.

Per il senatore azzurro eletto oltre confine “spacciare una “indagine conoscitiva” della commissione Esteri come sostitutiva del CQIE è un trucco di basso livello che vale solo a definire la mancanza di rispetto di questa maggioranza giallo-verde nei confronti della comunità degli Italiani all’estero. Non permettere ora l’esecuzione di un piano della maggioranza contro i diritti politici degli Italiani all’estero – che passa anche per la drastica riduzione dei parlamentari della Circoscrizione Estero ed il mancato rifinanziamento dei capitoli di bilancio a noi dedicati – resta la nostra missione, al centro del mandato elettivo conferitoci dagli elettori ai quali abbiamo chiesto fiducia: noi – conclude Fantetti – , a differenza di questi altri, non li tradiremo”.

I PEGGIORI NEMICI DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO? GLI ITALIANI IN ITALIA

 

Il Governo Salvini-Di Maio è quello dei NO agli italiani all'estero.

Qui l'ordine del giorno alla Legge di Bilancio dove contesto alla maggioranza Lega-M5S-MAIE di aver detto NO a tutti i nostri emendamenti presentati a favore degli italiani all'estero.

Emendamenti che prevedevano maggiori risorse per i consolati, l'esenzione dell'IMU e della TARI, la copertura sanitaria per tutti gli AIRE, la salvaguardia del voto alle elezioni europee, contro la riduzione di fondi per Comites, CGIE e Camere di Commercio, il prolungamento del Fondo per la cultura italiana nel mondo, il potenziamento e la semplificazione degli sgravi fiscali per incentivare il rientro come il programma 'Cervelli, cuori e braccia'. 

I NUOVI SCHIAVI DI SCHAEUBLE SONO I VECCHI SCHIAVI DI SCHAEUBLE E MERKEL

 

Ausbeutung in der Fleischindustrie:„Diesen Job würde kein Deutscher machen“

Ein neues Gesetz soll die Arbeitsbedingungen in der Fleischindustrie verbessern. Hält es, was es verspricht? Eine Recherche im sächsischen Torgau.

Ein Artikel von

6.9.2021, 12:13  Uhr

Broiler machen froh, Keulen und Flügel ebenso“ steht auf einem großen Plakat an der Bundesstraße 87 kurz vor der Kleinstadt Torgau, nordöstlich von Leipzig. Das massive Schild ist eine Werbetafel der Gräfendorfer Geflügel- und Tiefkühlfeinkost Produktions GmbH. Nur wenige Kilometer entfernt, in der Gemeinde Mockrehna, lässt sie massenweise Hühner rupfen, schlachten und abpacken.

Deutschland ist der fünftgrößte Geflügelproduzent in Europa. 2019 wurden hierzulande 703,8 Millionen Hühner, Puten und Enten geschlachtet. Allein bei Gräfendorfer, einem Teil der Firmengruppe Sprehe mit Sitz in Niedersachsen, verarbeitete man 2018 100.699 Tonnen Masthähnchen und machte 2019 mehr als 150 Millionen Euro Umsatz.

Diese Form der Produktion geht jedoch nicht nur auf Kosten der Tiere, sondern auch auf die der Beschäftigten. Rund 600 Beschäftigte zählt der Betrieb. Ein Großteil von ihnen kommt aus Bulgarien, Rumänien oder der Slowakei, viele von ihnen sind Rom:nja. Fragt man die Menschen aus der Region, warum bei Gräfendorfer so viele ausländische Beschäftigte arbeiten, sagen alle: Dies ist ein Job, den kein Deutscher machen würde.

Doch seit Januar 2021 gibt es ein neues Arbeitsschutzkontrollgesetz, das mit den Ausbeutungsverhältnissen in der deutschen Fleischindustrie „aufräumen“ soll, wie Arbeitsminister Hubertus Heil (SPD) im Zuge des Coronaskandals bei Tönnies 2020 sagte. Mit dem neuen Gesetz wurden zuerst die Werkverträge in den Schlachtbetrieben verboten, seit April gehören auch Leiharbeitsverträge der Vergangenheit an. Aber hat das neue Gesetz die Situation für die Beschäftigten der Gräfendorfer Geflügel- und Tiefkühlfeinkost Produktions GmbH verbessert?

Wer mehr darüber erfahren möchte, muss den etwas verrufenen Stadtteil Torgau Nordwest besuchen. Seit Jahren gibt es hier Streit, vor allem um zwei Plattenbauten. In den heruntergekommenen Gebäuden, in denen nicht mal mehr die Klingelanlagen funktionieren, leben viele osteuropäische Fleisch­ar­bei­te­r:in­nen auf engstem Raum.

2018 sagte der damals amtierende Bürgermeister Matthias Grimm-Over, dass es vor allem die „Arbeitsnomaden“ seien, die für die „Zustände“ in Nordwest sorgen – und meinte damit die angebliche Müll- und Lärmbelästigung sowie Kriminalität. 2020 bezeichnete der CDU-Stadtrat Edwin Bendrin die Menschen dort gar als „Abschaum“. Aber es gibt auch die, die sagen, wie schlecht die Fleisch­ar­bei­te­r:in­nen bei Gräfendorfer behandelt werden und wie wenig sich von Vermieterseite um die Wohnungen gekümmert wird. Selten sind es jedoch die Beschäftigten selbst, die erzählen.

„Sie haben zu viel Angst davor, ihren Job zu verlieren“, sagt Renata Horvathova, eine freundliche Frau mit kunstvoll manikürten Fingernägeln. Horvathova arbeitet als Beraterin für Romano Sumnal. Einem Verein, der 2019 eine Zweigstelle in Torgau Nordwest eröffnet hat, um die Rom:­nja bei ihrem Kampf gegen Gräfendorfer zu unterstützen. Oft hinge die Existenz der gesamten Familie von dem Job in der Geflügelfabrik ab, sagt Horvathova. „Ohne Einkommen haben sie keine Perspektive.“

Für den Rom Damian Kolozova war der Neuanfang zunächst ein Segen. Er war sehr glücklich darüber, dass er Arbeit gefunden hatte. Nach einem knappen halben Jahr war er wieder arbeitslos. Fristlos gekündigt, wegen drei Fehltagen

Nur ein einziger ihrer Kli­en­t:in­nen will mit der taz sprechen. Der Rom Damian Kolozova ist 27 Jahre alt und heißt eigentlich anders, will aus Angst vor Konsequenzen aber anonym bleiben. Beim Gespräch im Büro des Vereins lässt der junge Mann mit dem gepflegten Dreitagebart die Schultern hängen. Im Dezember 2020 war er aus der slowakischen Kleinstadt Nitra nach Torgau gekommen, „um Arbeit zu finden“, wie die Beraterin aus dem Slowakischen übersetzt.

Nitra ist eine Stadt, aus der viele Rom:­nja auswandern. Sie werden dort häufig rassistisch diskriminiert, leben in ärmlichen Verhältnissen, am Rande der Stadt, die Arbeitslosenquote liegt bei fast 100 Prozent. Subunternehmen nutzen das aus und werben sie für den deutschen Billiglohnsektor an – so machten sie es auch mit Kolozova.

Er fing im Dezember 2020 bei Gräfendorfer an. Mit seiner Partnerin und den zwei kleinen Kindern teilte er sich zunächst die enge Wohnung seiner bereits seit einigen Jahren in Torgau Nordwest lebenden Mutter, bis die Familie im Mai desselben Jahres eine eigene Wohnung in der Innenstadt bekam. Für Kolozova war der Neuanfang zunächst ein Segen. „Ich war sehr glücklich, dass ich Arbeit gefunden hatte“, sagt er – und dass er deshalb ja überhaupt erst nach Deutschland gekommen sei.

Nach nur einem knappen halben Jahr war er wieder arbeitslos. Im Juni 2021 wurde ihm außerordentlich und fristlos gekündigt. In dem Kündigungsschreiben, das der taz vorliegt, heißt es: „Die Kündigung erfolgt aufgrund Ihres pflichtwidrigen Verhaltens und dem daraus resultierenden zerstörten Vertrauensverhältnis.“

Was war passiert?

In dem Schreiben ist auch nachzulesen, dass Kolozova drei Fehltage hatte. Zwei aufeinanderfolgende im Mai und einen im Juni. Gräfendorfer wirft ihm vor, unentschuldigt gefehlt zu haben. Kolozova hingegen sagt, er sei krank gewesen und habe dies seinem Arbeitgeber auch per Telefon mitgeteilt. Tatsächlich zeigt seine Anrufaufzeichnung für den Tag vor dem ersten Fehlen einen Anruf bei seinem Vorarbeiter an. Kolozova erzählt, sein ärztliches Attest sei im Nachhinein nicht mehr akzeptiert worden. Ob es das Attest gibt, konnte die taz nicht überprüfen.

Zwei Schreiben von Gräfendorfer belegen jedoch, dass er für beide Fehltage eine Abmahnung erhielt. Als er nach zwei Tagen mit Fieber wieder zur Arbeit gekommen sei, berichtet Kolozova, bat er darum, erneut zum Arzt gehen zu dürfen. Sein Chef soll gesagt haben: „Wenn du jetzt wieder nach Hause gehst, brauchst du nicht wiederkommen.“

Wenn der junge Mann das erzählt, schaut er immer wieder betroffen auf seine Füße. Dass er arbeiten will, um seine Familie zu ernähren, glaubt man ihm. Viel verdient hat er indes nicht: Der Stundenlohn liegt bei 8,75 Euro plus einer Schichtprämie von 10 Cent pro Stunde. Im Mai kam er so auf insgesamt 957,36 Euro netto. Zieht man die Mietkosten ab, blieben für die vierköpfige Familie 642,36 Euro zum Leben.

„An manchen Tagen habe ich bis zu 13 Stunden gearbeitet, ohne die Überstunden ausgeglichen zu bekommen“, sagt Kolozova. Fragt man ihn, woraus seine Arbeit bestand, verzieht er angeekelt das Gesicht.

Der Gestank sei nicht auszuhalten gewesen, erinnert er sich und schildert die Arbeitsabläufe: Zunächst würde ein Gebläse die herumflatternden Hühner bei lebendigem Leib durch einen Trichter drücken. Dabei würden die Hühner vor lauter Angst ammoniakhaltigen, stinkenden Kot aussondern. Am Ende des Trichters stünden Arbeiter:innen, die die Hühner an den Füßen festbänden und aufhingen. Von dort aus würden sie dann weitertransportiert, automatisiert getötet, gerupft und im Anschluss per Hand portioniert und verpackt.

Ein weiterer Mann, der ebenfalls anonym bleiben möchte, bestätigt der taz den Produktionsablauf. Er sagt, er habe das einmal gesehen – und danach sein Frühstück erbrochen. Die taz selbst konnte den Betrieb nicht besichtigen, eine entsprechende Anfrage wurde nie beantwortet.

Die harte Arbeit ist das eine, das andere sind die unzumutbaren Arbeitsbedingungen, die laut mehrerer Personen bei Gräfendorfer vorherrschen sollen. Damian Kolozova ist nicht der Einzige, der davon berichtet. Auf der Online-Plattform Kununu, auf der Angestellte ihre Ar­beit­ge­be­r:in­nen bewerten, ist von „Brüllen und Toben“ im Betrieb die Rede, von ständigen Schichtwechseln und Überstunden, und davon, dass eine ungewöhnlich hohe Fluktuation herrsche.

Mehrere ganze Hähnchen hängen, geschlachtet und gerupft, an Metallhaken

Brutale Bedingungen für Mensch und Tier: Hähnchen in einem Schlachthof in Deutschland Foto: Stephan Sahm/laif

Die Beraterin von Romano Sumnal kennt die Vorwürfe. Die Ar­bei­te­r:in­nen beschwerten sich schon länger über Ausbeutung bei Gräfendorfer, sagt sie. Außerdem würden Kli­en­t:in­nen immer wieder von Überstunden und Abmahnungen berichten.

Renata Horvathova berichtet zudem, dass einigen ihrer Kli­en­t:in­nen schon vor Ablauf der sechsmonatigen Probezeit fristlos gekündigt wurde.

Warum?

„Wenn sie nicht mehr gebraucht werden, oder aufgrund von Krankheit nicht mehr verwertbar sind, werden sie ausgetauscht“, sagt sie.

Die taz hat die Gräfendorfer Geflügel- und Tiefkühlfeinkost Produktions GmbH schon vor Monaten mit den Vorwürfen konfrontiert. Doch erst nach Anrufen, fünf E-Mails und dem Hinweis auf eine baldige Veröffentlichung hat sie reagiert.

In der Rückmeldung vom 30. Juli schreibt das Unternehmen auf die Frage, ob es bei ihm üblich sei, jemanden nach mehr als dreitägiger Krankmeldung und nachträglich eingereichtem Attest abzumahnen und fristlos zu kündigen: „Da wir als Lebensmittelunternehmen auf die Zuverlässigkeit unserer Arbeitnehmer angewiesen sind, ist es eine notwendige Konsequenz unseres Unternehmens, entsprechende Verstöße zu ahnden.“ Jedoch würde eine Kündigung stets unter Einhaltung der rechtlichen Vorgaben ausgesprochen. Im Übrigen habe je­de:r Angestellte jederzeit das Recht, einen Arzt aufzusuchen.

Dieser Text stammt aus der taz am wochenende. Immer ab Samstag am Kiosk, im eKiosk oder gleich im Wochenendabo. Und bei Facebook und Twitter.

Auch bei den Arbeitszeiten halte man sich stets an die Gesetzgebung, schreibt das Unternehmen weiter: „Die tägliche Regel-Arbeitszeit beträgt 8 h im Mehrschichtsystem. Eine Ausdehnung von Arbeitszeiten z. B. im Saisongeschäft, bei Havarien oder Notfällen erfolgt ausschließlich im Rahmen der Gesetzlichkeiten.“ Sofern Überstunden anfielen, würden sie notiert und ausbezahlt.

Die Arbeitsbedingungen in der Fleisch­industrie werden nicht erst seit dem Tönnies-Skandal kritisiert. Wie eine kleine Anfrage der Linkspartei von 2019 zeigt, hat sich der Anteil der ausländischen Beschäftigen seit 2008 in der Fleischindustrie verdreifacht. Eine zunehmende Rationalisierung der Betriebe führt laut der Bundeszentrale für politische Bildung zu einer Verschiebung von unternehmerischer Verantwortlichkeit. „Für die Beschäftigten hat das erhebliche Folgen“, heißt es in einem Dossier.

Besonders schlimm davon betroffen sind Rom:nja. Laut eines Monitoringberichts des Zentralrates Deutscher Sinti und Roma befinden sie sich am untersten Ende der Ausbeutungsskala in Europa. Dennoch kommen viele von ihnen nach Deutschland, weil die Perspektive auf einen Job unter schlechten Bedingungen besser ist als gar keine.

Gjulner Sejdi möchte den sich daraus ergebenden Abhängigkeiten etwas entgegensetzen. Der Vereinsvorsitzende von Romano Sumnal ist selbst Rom. Die taz trifft ihn in der Hauptgeschäftsstelle in einem Plattenbau in Leipzig-Grünau. „Wir wollen zeigen, wer wir sind“, steht auf einem Plakat an der Wand, im eigens eingerichteten Tonstudio treffen sich junge Rom:­nja zum Musikproduzieren. Es gehe um die „Selbstvertretung der Roma und Sinti in allen für unsere Minderheit relevanten Bereichen“, sagt Sejdi – und um den Kampf gegen Antiromaismus.

Der Jurist Sejdi, im dunkelblauen Wollpulli über kariertem Hemd, ist während des Jugoslawienkriegs nach Deutschland gekommen. Für sein Engagement erhielt er 2017 die Auszeichnung „Botschafter für Demokratie und Toleranz“.

Gjulner Sejdi

Kämpft für ausgebeutete Rom:nja: der Jurist Gjulner Sejdi Foto: Birgitta Kowsky

„Alle wollen billiges Fleisch, aber niemand fragt sich, warum es so billig ist“, sagt Sejdi. Er glaubt, dass die Abhängigkeiten auch dadurch entstehen, dass die Diskriminierung von Rom:­nja noch immer weit verbreitet ist. Die Rom:­nja würden für Jobs, die Deutsche nicht machen wollen, geholt, erhielten aber kaum Rechte. Dazu gehört auch, dass aufgrund von rassistischer Diskriminierung auf dem Arbeitsmarkt die wenigsten ihren Wohnort frei wählen können.

Mit 12 Millionen Angehörigen gilt die Bevölkerungsgruppe der Rom:­nja und Sin­ti:z­ze als größte ethnische Minderheit in Europa – und zugleich als eine der am meisten diskriminierten Gruppen. Oftmals werden sie als fremd markiert, dabei sind sie seit dem Mittelalter hier ansässig. In der NS-Zeit wurden geschätzt zwischen 220.000 und 500.000 Rom:­nja und Sin­ti:z­ze aus rassistischen Gründen ermordet – Porajmos nennen sie selbst diesen Genozid. Bis heute ist er kaum aufgearbeitet, der Antiromaismus hingegen noch immer weit verbreitet. Laut der Leipziger „Mitte-Studie“ glaubt je­de:r Fünfte in Deutschland, „Sinti und Roma neigen zur Kriminalität“.

Zurück in Torgau Nordwest, wo viele Rom:nja, die bei Gräfendorfer arbeiten, wohnen. Das Viertel ist funktional: ein Spielplatz, eine Grundschule, Kita, Hausarzt, Discounter. Zwischen den Wohnblöcken sind Wäscheleinen gespannt, die Farbe der Spielgeräte abgeplatzt. Einige Teenager lungern auf Holzbänken, krachende Popmusik dröhnt aus ihren Smartphones. Seit über zwei Jahren hat sich niemand für die ausgeschriebene Sozialarbeiterstelle gefunden.

In den Zeitungen wird von Kriminalität geschrieben, Ruhestörungen, Vandalismus und illegalen Mülllagern. Insbesondere die beiden Plattenbauten, in denen rund 1.000 Ost­eu­ro­päe­r:in­nen leben, stehen im Fokus.

Es ist ein kühler Vormittag im Juni. Die taz ist mit Romina Barth verabredet, die mit 38 Jahren die jüngste Oberbürgermeisterin Sachsens ist. Die CDU-Frau ist medienaffin, zum Treffen in Nordwest erscheint sie in einem langen, weißen Sommerkleid und schimmernden Perlenohrringen. Fragt man sie, welche Probleme es hier gibt, macht sie ein sorgenvolles Gesicht. „Es sind vor allem Probleme kultureller Natur“, sagt Barth. Spielende Kinder, die Ruhesuchende stören, fehlende Mülltrennung, Diebstähle.

Gjulner Sejdi, Vorsitzender bei Romano Sumnal

„Alle wollen billiges Fleisch, aber niemand fragt sich, warum es denn so billig ist“

Doch „meterhohe Sperrmüllberge“, wie es die Lokalzeitungen schreiben, sieht man hier nicht. Stattdessen Balkone, von denen hier und da ein Teppich zum Lüften herunterhängt, an der Straßenecke ein Einkaufswagen, vereinzelte Müllschnipsel auf einer Wiese. Es ist kein Ordnungsparadies, aber auch kein Bild der Verwüstung. Eher der Anblick einer Gegend, in der viele Menschen auf engem Raum leben.

Dennoch hat der Stadtteil als „Brennpunktviertel“ 2018 einen Bürgerpolizisten zugeordnet bekommen, 2019 kam ein zweiter hinzu. Zwei gemütliche Männer, die zwischen den Be­woh­ne­r:in­nen und Behörden vermitteln sollen und seitdem tagein, tagaus durch das Viertel streifen. „Wir sind nicht dazu da, um mit dem Knüppel draufzuhauen“, sagt einer, „sondern um zu helfen.“ Ihrer Meinung nach sind es vor allem die Eigentümer selbst, die die Häuser verwahrlosen lassen. Es gebe keinen Hausmeister, erzählen sie, keine Wartung der Wohnungen.

Bis vor Kurzem gehörten die Blöcke einer Firma in Dresden, die sich auf taz-Anfragen nicht zu den Vorwürfen äußerte. Die Bürgermeisterin sagt, dass die Stadt mehrfach Bußgelder gegen die Firma verhängt habe, weil sie sich nicht um den Zustand ihrer Häuser kümmere. Doch seit dem 1. Juli gibt es mit der Firma Murek Immobilienmanagement eine neue Eigentümerin. Auf Anfrage erklärt sie der taz, dass man das Haus instand setzen wolle, aber auch „kontrollieren, wer dort wohnt“ und im Falle von Mietbetrug „rechtliche Instrumentarien schaffen“.

Aber die Fleisch­ar­bei­te­r:in­nen brauchen mehr als ordnungspolitische Maßnahmen. „Ständig beschweren sich Menschen über Fahrraddiebstähle“, sagt einer der Polizisten. „Aber über die unmenschlichen Bedingungen, unter denen die Osteuropäer hier leben, beschwert sich niemand.“

Renata Horvathova von Romano Sumnal erklärt, dass die Beschäftigten bei Gräfendorfer Aufhebungsverträge unterzeichnen müssten, wenn sie gekündigt werden. Darin werde vereinbart, dass sie ihre Ansprüche auf Sozialleistungen abtreten und dann für drei Monate kein Arbeitslosengeld bekommen. Oftmals wüssten sie mangels Übersetzung gar nicht, was sie da unterschreiben.

Diese Praxis ist nicht selten. Bis zum vergangenen Jahr waren die meisten ausländischen Beschäftigten über Subunternehmen bei den Fleischproduzenten angestellt. Das ermöglichte den Firmen, Verantwortung abzugeben, gesetzliche Grauzonen auszunutzen und keine unbefristeten Verträge ausstellen zu müssen.

Laut dem Deutschen Gewerkschaftsbund liegt der Anteil der eigenen Beschäftigten in fast allen großen deutschen Schlachtbetrieben unter 50 Prozent, bei manchen sogar nur bei 10 Prozent.

Hinzu kommt, dass laut einer Erhebung von 2018 über 70 Prozent der ausländischen Beschäftigten ihren Job innerhalb eines Jahres verloren haben.

Die Gräfendorfer Geflügel- und Tiefkühlfeinkost Produktions GmbH verneint, ehemalige Angestellte jemals zur Unterzeichnung eines Aufhebungsvertrages genötigt zu haben: „Wenn uns ein Kollege kurzfristig verlassen möchte, legen wir keine Steine in den Weg und dafür ist ein Aufhebungsvertrag ein probates Mittel.“ Darüber hinaus arbeite man bei Bedarf mit Dolmetschern und Übersetzungen, sodass der Verständigung nichts im Wege stünde.

Hat das neue Arbeitsschutzkontrollgesetz überhaupt etwas gebracht?

Fragt man die Mit­ar­bei­te­r:in­nen von Romano Sumnal, sagen sie, dass es jetzt zwar feste Verträge zwischen Gräfendorfer und den Angestellten gebe, fristlose Kündigungen passierten aber weiterhin, und auch die unbezahlten Überstunden und 14-Stunden-Schichten seien geblieben.

Auch die Bundeszentrale für politische Bildung kritisiert, dass der informelle Charakter der Arbeitsverhältnisse das neue Gesetz oft unterlaufe: „Auf dem Papier müssen Arbeitszeiten eingehalten werden, tatsächlich wird undokumentiert bis zu 16 Stunden am Tag und bis zu sieben Tage in der Woche gearbeitet“, schreibt sie in ihrem Bericht.

Hinzu kämen zahlreiche Nischen, um Menschen in Leiharbeit statt in Festanstellung zu beschäftigen, sagt eine Sprecherin der Beratungsstelle für ausländische Beschäftigte. So gelten die neuen Regelungen beispielsweise nicht für Reinigungs- und Aufräumarbeiten oder die Herstellung von vegetarischem Fleischersatz.

Auch in Torgau Nordwest sind die Probleme noch lange nicht gelöst. Bürgermeisterin Barth sagt zwar, sie wolle „miteinander statt übereinander reden“, hat nach eigener Aussage aber erst einmal mit einem osteuropäischen Bewohner gesprochen. Wenn man sie fragt, warum, sagt sie: „Sprachbarrieren.“

Für Damian Kolozova soll es trotz Kündigung weitergehen. Renata Horvathova möchte ihm ein Berufs­coaching des Europäischen Bildungswerks mit anschließender Weiterbildung vermitteln, vielleicht als Hotelfachmann. Bis dahin heißt es, weiter Formulare ausfüllen, Gelder beantragen, überleben.

Die Recherche wurde vom Deutschen Institut für Menschenrechte gefördert.

Bye, bye Biden

 

Afghanistan: Children among civilians killed in US drone attack

Al Jazeera’s sources say three children are among civilians killed in US drone attack targeting ISKP members in Kabul.

A destroyed vehicle is seen inside a house after a US drone attack in Kabul, August 29 [Khwaja Tawfiq Sediqi/AP]
A destroyed vehicle is seen inside a house after a US drone attack in Kabul, August 29 [Khwaja Tawfiq Sediqi/AP]

Several children have been killed in a US drone attack that destroyed a car laden with explosives near the international airport in Afghanistan’s capital, Kabul, according to witnesses.

Witnesses told Al Jazeera at least three children were among six civilians who died in Sunday’s attack, while some media reports say nine members of one family – including six children – were among the dead.

The United States’s Central Command (CENTCOM) said it was aware of “reports of civilian casualties” following the drone attack, which it said hit “multiple suicide bombers” who were preparing to attack the ongoing evacuations at the Kabul airport.

CENTCOM said it had launched investigations.

Sunday’s attack was the second by US forces in Afghanistan since a member of the ISIL-affiliated Islamic State in Khorasan Province, ISKP  (ISIS-K) detonated his explosives at the airport on Thursday, killing dozens of Afghan civilians trying to flee the Taliban-controlled country.

Thirteen US soldiers were among the 175 victims.

Sunday’s attack was the second by US forces since an ISKP suicide attack [Khwaja Tawfiq Sediqi/AP]

A senior US official told the Associated Press (AP) news agency Sunday’s attack came after individuals were seen loading explosives into the boot of a vehicle parked in a residential compound near Kabul airport. The US military drone fired a Hellfire missile at the car.

The official, who spoke on the condition of anonymity, said two ISKP members who were targeted were killed.

CENTCOM said it was still “assessing the results of this attack, which we know disrupted an imminent ISIS-K threat to the airport”.

It said the destruction of the vehicle resulted in “substantial and powerful subsequent explosions”, indicating a large amount of explosive material was stored there.

The secondary blasts “may have caused the additional casualties,” CENTCOM said, adding: “It is unclear what may have happened and we are investigating further.”

In Kabul, witnesses reported a large blast shaking the neighbourhood where the vehicle was parked and television footage showed black smoke rising into the sky.

Several other media reports also reported civilian casualties.

Dina Mohammadi told AP that her extended family resided in the building and that several of them were killed, including children. She was not immediately able to provide the names or ages of the deceased.

Ahmaduddin, a neighbour who goes by one name, said he had collected the bodies of children after the attack, which set off more explosions inside the house.

The CNN broadcaster, meanwhile, reported nine civilian casualties, including six children. It said all nine victims were members of one family.

CENTCOM said it “would be deeply saddened by any potential loss of innocent life”.

There was no immediate comment from the ISKP.

The group, which claimed the suicide bombing at the Kabul airport on Thursday, has previously carried out bombings mainly aimed at Afghanistan’s Shia minority, including a 2020 assault on a maternity hospital in Kabul that killed women and newborns.

The Taliban have fought against the ISIL affiliate in the past and pledged – during negotiations with the US last year – not to allow Afghanistan to become a base for “terror attacks”.

The US, which invaded Afghanistan following the September 2001 attacks, is due to pull all of its troops out of the country on August 31.

Along with its allies, the US has airlifted more than 114,000 Afghans and foreigners since August 15, when the Taliban took over Kabul.

Source: Al Jazeera and news agencies

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