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01/11/21

IL CONSIGLIO DEI CORROTTI DI STATO

 

GREEN PASS: IL CONSIGLIO DI STATO ACCETTA LE IMPOSIZIONI DEL GOVERNO

GREEN PASS: IL CONSIGLIO DI STATO ACCETTA LE IMPOSIZIONI DEL GOVERNO

Altra sentenza del Consiglio di Stato che si allinea alle posizioni governative. Dopo il mancato accoglimento del ricorso di alcuni medici contro l’obbligo di vaccinazione imposto alla categoria, il Consiglio di Stato si è espresso ora in favore del green pass all’interno delle scuole.

La posizione del Consiglio di Stato sul green pass

Un gruppo di insegnanti aveva infatti presentato un ricorso presso il Tribunale amministrativo regionale contro l’obbligo di esibizione del green pass per accedere negli edifici scolastici. I docenti ravvisavano criticità sia dal punto di vista della tutela della privacy, sia per quel che riguarda la discriminazione nei confronti dei soggetti non vaccinati, costretti a sottoporsi ad un tampone non gratuito.

Il Consiglio di Stato ha rigettato entrambe le questioni. Secondo il massimo giudice amministrativo il ricorso sarebbe “contraddetto sia dall’avvenuto pieno recepimento delle indicazioni del Garante della Privacy in proposito, sia dal dato puramente tecnico e non contestato con argomenti credibili, secondo cui la lettura con app dedicata esclude ogni conservazione o conoscibilità del dato identitario personale”.

In questo senso è però da sottolineare come il Garante della Privacy sembra avere nel corso del tempo cambiato atteggiamento relativamente ai dati sanitari dei cittadini.

Lo strano cambio di passo del Garante

Lo scorso luglio infatti lo stesso Garante si era espresso in maniera critica nei confronti dell’iniziativa della Regione Sicilia, che avrebbe voluto introdurre l’obbligo di vaccinazione per i lavoratori in contatto con il pubblico.

In quel caso il Garante aveva asserito che:

Resta salvo il divieto, per il datore di lavoro, di trattare i dati personali relativi a tutti gli aspetti connessi alla vaccinazione dei propri dipendenti. Inoltre, tenuto conto dello squilibrio del rapporto tra titolare e interessato nel particolare contesto lavorativo, il consenso dei dipendenti non può costituire un valido presupposto di liceità. Sulla base dello stato della regolazione attualmente in vigore e stante la libertà di scelta da parte delle persone in ambito vaccinale, non è peraltro consentito far derivare alcuna conseguenza, né positiva né negativa, in ragione della libera scelta del lavoratore in ordine all’adesione o meno alla campagna vaccinale.

Si tratta di motivazioni che possono essere applicate ugualmente all’obbligo di green pass, considerato che, con l’esibizione del lasciapassare, il dipendente deve fornire comunque un’informazione sui propri dati sanitari.

Inoltre il costo del tampone a carico del lavoratore è la dimostrazione di un’intenzione evidente di spinta alla vaccinazione, che il Garante aveva invece criticato, richiamandosi alla tutela della libertà di scelta. Cosa sia cambiato da luglio ad ottobre per il Garante della Privacy non si sa.

Secondo il Consiglio di Stato non c’è discriminazione

Il Consiglio di Stato ha poi rigettato il ricorso sul tema della discriminazione, perché i test antigenici rappresenterebbero una valida alternativa al vaccino. E anche in questo il Consiglio di Stato sembra non considerare la dimensione economica, per cui il costo del tampone, unito alla necessità della frequenza di sottoporsi a questo strumento, rappresenta un ostacolo reale ai lavoratori non vaccinati.

Occorre tuttavia ricordare come il Consiglio di Stato sia un organo di origine governativa, il presidente viene infatti nominato con decreto del Presidente della Repubblica, ma su proposta del Consiglio dei Ministri.

Il Presidente attuale del Consiglio di Stato è Filippo Patroni Griffi, personaggio tutt’altro che estraneo al mondo politico. Griffi era stato infatti Ministro per la pubblica amministrazione sotto il Governo Monti e Sottosegretario di Stato durante il Governo Letta.

Quanto può essere davvero neutrale quindi l’espressione di un organo con questa composizione?


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