Tecnologia inadeguata, dipendenti demotivati
Il 65% ritiene che la propria organizzazione non abbia valutato correttamente le proprie specificità
Secondo un recente studio Ricoh, nelle medie imprese europee le frustrazioni legate alla tecnologia incidono negativamente sul morale e sul coinvolgimento dei dipendenti.
Oltre un terzo (36%) dei lavoratori delle medie aziende europee fatica a sentirsi motivato quando lavora da casa a causa di problematiche legate alla tecnologia.
A dirlo è un nuovo studio Ricoh che ha coinvolto 573 dipendenti di aziende europee con un organico compreso tra le 251 e le 1.000 unità. La ricerca sottolinea come la mancanza di investimenti in soluzioni per la trasformazione digitale sta danneggiando il morale dei lavoratori, in quanto essi faticano a trovare il tempo per svolgere attività a valore aggiunto o comunque gratificanti a livello personale. Questo comporta il rischio che i migliori talenti cerchino di cambiare azienda per trovarne una più innovativa e meglio preparata alle nuove modalità di lavoro.
Il 65% degli intervistati sostiene che la propria organizzazione abbia implementato processi digitalizzati semplicemente per ricalcare quanto fatto da clienti e partner, senza però considerare le proprie esigenze e specificità. Entrando più nel dettaglio: il 39% del campione d’indagine lamenta di non riuscire ad accedere alle informazioni necessarie per interagire in modo adeguato con i clienti e solo un quarto (26%) sostiene che la propria impresa abbia investito in piattaforme di e-commerce o in soluzioni digitali con l’obiettivo di migliorare la customer experience.
Sfide ancora aperte
Dalla ricerca emerge inoltre come, nonostante la tecnologia permetta di lavorare in modo più smart e produttivo, il carico di lavoro per i dipendenti sia addirittura aumentato. Questo perché molto spesso nella scelta e nell’implementazione delle nuove soluzioni non si tiene conto delle peculiarità dell’organizzazione e delle modalità operative in essere.
Inoltre, il passaggio al lavoro da remoto pone nuove questioni in relazione alla sicurezza delle informazioni. Il 45% dei dipendenti dice di essere preoccupato circa la possibilità di condividere accidentalmente file digitali riservati con destinatari non autorizzati a visionarli.
David Mills, CEO di Ricoh Europe, commenta così i risultati dello studio: “È preoccupante come dopo più di un anno di lavoro da remoto, e con la luce che si intravede alla fine del lungo tunnel della pandemia, la motivazione dei dipendenti continua a peggiorare a causa delle sfide poste dall’Information Technology. Non si tratta di mancanza di impegno da parte delle aziende. Il problema è che molte investono nella tecnologia fine a se stessa oppure per seguire le orme di un partner o di un cliente. Il primo passo per qualsiasi investimento tecnologico deve essere invece quello di identificare ciò di cui si ha davvero bisogno, tenendo conto del punto di vista dei dipendenti e dei clienti. Solo in questo modo è possibile compiere investimenti che consentono alle imprese di ottenere vantaggi immediati e alle persone di lavorare meglio”.
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