La Corte Ue boccia la riforma giudiziaria della Polonia
VARSAVIA - La Corte di giustizia europea ha stabilito che le nuove norme disciplinari stabilite per i giudici della Corte suprema e delle giurisdizioni di diritto comune in Polonia non rispettano le norme del diritto Ue. Ieri i togati di Lussemburgo avevano accolto la richiesta della Commissione europea di misure ad interim, sempre sullo stesso dossier, per sospendere in via provvisoria i provvedimenti della sezione disciplinare della Corte suprema.
Si legge in un comunicato della Corte con sede a Lussemburgo: "Visto il contesto generale delle grandi riforme che hanno recentemente interessato la magistratura polacca, con la creazione della camera disciplinare della Corte suprema, e a causa di una combinazione di elementi, questa nuova camera non offre tutte le garanzie di imparzialità e indipendenza e, in particolare, non è immune da influenze dirette o indirette dei poteri legislativo ed esecutivo polacco".
In particolare, la Corte rileva "il fatto che il processo di nomina dei giudici della Corte suprema, compresi quelli dei membri della camera disciplinare, è essenzialmente determinato da un organo (Consiglio nazionale per la Magistratura) che è stato significativamente rivisto dai poteri esecutivo e legislativo polacchi e la cui indipendenza può far sorgere legittimi dubbi".
La decisione della Corte mette ancora a dura prova le relazioni tra Bruxelles e Varsavia. È stato l'ultimo sviluppo in una controversia durata sei anni e la seconda sentenza importante in una settimana, sulla scia di quella emessa dalla Corte costituzionale polacca che ha affermato che le ingiunzioni temporanee emesse dalla Corte Ue riguardo alla magistratura nazionale e alla costituzione non sono vincolanti. Negli ultimi anni, Varsavia ha sempre più denunciato l'azione dell'Ue contro le sue decisioni sulla magistratura, definendole politicamente motivate.
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