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27/08/21

DA MONNEZZARELLA ALLA DITTATURA DEGLI USURAI: ITALIA IN PIENA RIPRESA

 

Palazzo Chigi o le sirene del Quirinale? Il destino di Draghi secondo i fan del premier

Il premier Mario Draghi 
La prossima elezione al Colle più complicata di un sudoku. Mancano sei mesi alla fine del mandato di Mattarella e saranno pieni di congetture: c'è chi sostiene che il presidente del Consiglio non potrà rimanare a capo del governo e chi è convinto del contrario. Per i politologi, la situazione è comunque "la riprova della crisi dei partiti e della loro incapacità di esprimere figure di alto livello"
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Che ne sarà di Mario Draghi a febbraio? Rimarrà a Palazzo Chigi fino al 2023 o si lascerà tentare dalle sirene del Quirinale? Gli estimatori del premier s'interrogano. Mancano sei mesi e saranno pieni di congetture. "Non può non rimanere a capo del governo", ragiona la politologa Sofia Ventura. "Anzi in tanti sperano di ritrovarselo anche dopo le prossime elezioni se il centrodestra non riuscirà ad esprimere una maggioranza chiara. E del resto Matteo Salvini ministro in un governo Meloni proprio non riesco a immaginarlo". Ventura è in buona compagnia. Pure l'ex ministro andreottiano Paolo Cirino Pomicino confida in Draghi presidente del Consiglio anche nella prossima legislatura: "Ha 74 anni, è giovane, il Colle può aspettare". "Deve completare il lavoro del Recovery e può farlo solo lui", aggiunge il filosofo Mario Tronti, molto ascoltato a sinistra. "Bis di Mattarella e Draghi premier, è la soluzione più semplice. Non è poi detto che il centrodestra vinca le prossime politiche, non nettamente almeno".

La prossima elezione al Colle è più complicata di un sudoku difficile. Draghi che vuol fare? Molto dipenderà da quel che deciderà Sergio Mattarella, che lo ha voluto e che gli sta facendo discretamente da scudo. Non c'è Draghi senza Mattarella, questo lo pensano in molti. "I due si dovrebbero parlare prima o poi", dice un esponente di governo che ha consuetudine con entrambi.

Uno dei fondatori di Forza Italia, Giuliano Urbani, che lo chiamò all'Università di Firenze e che quindi lo conosce bene, era convinto che fosse più adatto al Quirinale che nella veste di presidente del Consiglio. "Ho cambiato idea. Non è sostituibile come premier, abbiamo un Parlamento troppo ingovernabile". Il quirinalista de La Stampa Ugo Magri, in un articolo su Huffington Post, ha spiegato con dovizia di dettagli i motivi per cui Draghi, per carattere e storia personale, è probabilmente più adatto al ruolo di premier che a quello di Capo dello Stato.

Le vere sfide per il Paese si giocano al governo. Perciò tra chi lo stima il partito palazzo Chigi prevale nettamente. Il germanista Angelo Bolaffi concede che il Quirinale è l'unica struttura che ha mantenuto nel tempo una continuità istituzionale, da cui sorvegliare un Paese umorale come il nostro, e questo farebbe pendere la bilancia verso il Colle, ma poi, aggiunge, "finché ci sono da portare a termine i progetti del Pnrr, il piano di ripresa e di resilienza, non può esserci discontinuità di premiership". Già a maggio l'ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari sosteneva una tesi analoga.

Poi ci sono quelli, come il sindaco di Benevento Clemente Mastella, che democristianamente sostengono che anche dal Quirinale "si possono guidare i fatti politici. Quindi le due soluzioni si equivalgono. Fossi al suo posto sceglierei subito la presidenza della Repubblica". L'ex deputato pd Michele Nicoletti, professore di filosofia politica all'università di Trento, in un articolo sull'Espresso, uscito il 20 giugno, ha spiegato che l'ex presidente della Bce è la persona che "può svolgere al meglio le funzioni di Capo dello Stato in questa stagione in cui la congiuntura internazionale si profila delicatissima. Il suo governo, al di fuori e al di sopra di ogni formula politica, non potrebbe d'altra parte durare in questa forma. Finita, come si spera, la pandemia, il governo deve poter tornare ad esprimere, in un quadro di fedeltà alle grandi scelte, un chiaro indirizzo politico determinato dal voto dei cittadini".

Draghi al Quirinale garantirebbe l'Europa per i prossimi sette anni, mettendo il sistema istituzionale a riparo da nuove forme di populismo. "Mattarella, di cui conosco la fermezza, purtroppo ha più volte ribadito di non essere disponibile al bis", se ne duole l'ex presidente della Rai, Claudio Petruccioli. "Spero ci ripensi. A febbraio sarebbe comunque più giovane di Napolitano, quando venne eletto la prima volta. La coppia deve rimanere insieme. Se si rompe l'asse poi sarà difficile trovare un governo all'altezza.".

Lo pensano in tanti nell'establishment, anche estero. È un pensiero che ha consegnato a Repubblica di recente anche la giornalista francese Marcelle Padovani. "Draghi non può essere imbalsamato al Quirinale, suvvia" liquida la questione Cirino Pomicino, che tifa per un Capo dello Stato che ha fatto il suo apprendistato nella Prima Repubblica.

Il destino della nazione insomma ruota attorno a Mario Draghi. Palazzo Chigi o Quirinale. Tertium non datur. Ma cosa ci dice dello stato delle classi dirigenti tutto questo invocare l'ex banchiere? "È la riprova della crisi dei partiti e della loro incapacità di esprimere figure di alto livello", risponde Sofia Ventura. "I partiti non esprimono più nulla, Draghi a palazzo Chigi è l'unica scelta possibile anche in considerazione dello scenario che si aprirà in Europa dopo l'uscita di scena di Angela Merkel". Come spesso avviene in Italia, tutto è pirandellianamente sdoppiato. Ci attendono sei mesi di fantasticherie.

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