LA REALTA' CRIMINALE

 

Mattarella e l’Afghanistan: «Sconcertante il no di alcuni politici all’accoglienza dei profughi»

di Marzio Breda

Il capo dello Stato a Ventotene: «Dichiarazioni di politici un po’ qua e là in Europa. Esprimono solidarietà agli afghani che perdono libertà e diritti, ma `che restino li´, non vengano qui perché non li accoglieremmo’. Questo non è all’altezza dei valori della Ue»

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«In questi giorni una cosa appare sconcertante, e si registra nelle dichiarazioni dei politici in diverse parti d’Europa. Esprimono grande solidarietà agli afghani che perdono libertà e diritti, ma… “che restino lì’’, non vengano qui perché non li accoglieremmo. Questo non è all’altezza del ruolo storico e dei valori dell’Unione».

Non sono certo stucchevoli le parole con cui Sergio Mattarella denuncia l’atteggiamento ipocrita che serpeggia nella Ue sulla sorte delle migliaia di persone in fuga dall’Afghanistan conquistato dai talebani.

A indignare il presidente è l’indifferenza, divenuta contagiosa dopo che le immagini di quell’esodo (represso tra sangue e terrore) hanno fatto il giro del mondo, con l’effetto di cloroformizzare progressivamente le coscienze.

Un dramma. Come se la democrazia e i diritti umani degli altri non ci riguardassero. Non più di tanto. Una questione che dovrebbe imporre a Bruxelles di ripensare le proprie responsabilità nell’atlante geopolitico mondiale. E la richiesta di un netto cambio di passo il capo dello Stato la lancia da Ventotene, dialogando con gli studenti dopo aver reso omaggio ad Altiero Spinelli, autore ottant’anni fa con Eugenio Colorni e Ernesto Rossi del «Manifesto di Ventotene» che diede forma al sogno di un continente coeso.

Sergio Mattarella è netto. Dice che quanto sta avvenendo a Kabul, al pari di quanto è successo con la guerra in Siria, «ha reso evidente la scarsa capacità di incidenza dell’Ue, totalmente assente negli eventi. Mentre è invece indispensabile assicurare subito gli strumenti reali, efficaci, concreti di politica estera e di difesa comuni… La Nato è importante», aggiunge, per rassicurare senza ambiguità il nostro maggior alleato, «ma oggi è richiesto che l’Unione abbia una maggior capacità di presenza, una voce sola, appunto nella politica estera e di difesa. E tale prospettiva è importante anche per gli Stati Uniti».



Caso afghano a parte, di cui ha discusso a pranzo con Josep Borrell, l’Alto rappresentante Ue per gli esteri e la sicurezza, e con Guy Verhofstadt, co-presidente della Conferenza per il futuro dell’Europa, Sergio Mattarella usa la sensibilità dei ragazzi per fare una sorta di check-up all’Unione Europea. A partire dal tema dell’accoglienza. «Si parla tanto di confini esterni dell’Unione, ma la politica migratoria non è mai diventata una politica comune. Questa lacuna non è all’altezza delle nostre responsabilità».

I flussi dei boat people, spiega, vanno gestiti in modo «ordinato, legale, accettabile», sapendo che «non è ignorandoli che li si governa». Ecco la vera soluzione, sulla quale il presidente della Repubblica insiste da tempo, «per evitarci di essere travolti da un fenomeno incontrollabile». Certo, molti Paesi (Italia compresa) sono «frenati da preoccupazioni elettorali». Ma, avverte, continuando «così si finisce per affidare la gestione agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani».

Sono recriminazioni rivolte a diversi destinatari, nella Ue. Per esempio ai «gelidi antipatizzanti dell’integrazione», come i leader di certe nazioni dell’Est e del Nord che si sono spinti a polemizzare perfino su strumenti fondamentali come il Recovery Plan. Verso di loro Mattarella è sferzante: «Si diano pace, questi strumenti resteranno. Non si può tornare indietro».

Non si arretrerà, tanto più dopo l’esperienza della pandemia e, oggi, con la Conferenza per progettare il futuro dell’Unione. «È un’occasione storica da non perdere. Bisogna evitare il rischio che venga banalizzata e tradotta in uno scialbo esame della situazione contingente». Deve essere, dunque, l’occasione per valutare come potrà esser realizzata la «sovranità condivisa», il solo mezzo che abbiamo per governare le sfide globali «e garantire pace, libertà e benessere».

29 agosto 2021 (modifica il 30 agosto 2021 | 08:57)

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