Durigon, Di Maio, Speranza: basta essere rappresentati e governati da chi è inadeguato
Durigon ha sbagliato. E i professionisti dell’antifascismo l’hanno manganellato a dovere. Giustamente. La nostra Repubblica, quella ha fondamento nella Carta Costituzionale, ha certamente nel suo dna il valore dell’antifascismo. Che la permea non per caso, ma perché quella Costituzione è il punto di arrivo di una lotta popolare, segnata dal sangue di vincitori e vinti. Essa esprime, anche, la solenne e definitiva condanna dell’obbrobrio costituito dalle leggi razziali. Proporre, perciò, di reintitolare un parco al fratello di Mussolini e, perciò ad un esponente del regime, i cui principi la Carta Costituzionale ha inteso eradicare dalla società italiana, significa non fare i conti con la storia del paese. Né, per dare un minimo di credibilità ad una proposta del genere, è utile fare appello alla lotta alla cancel culture, che è tutta altra cosa.
Quando, poi, una proposta del genere viene da un esponente del Governo, la sgrammaticatura diventa clamorosa ed inaccettabile. Perché di questo si tratta: l’infelice uscita di Durigon non è sufficiente a qualificarlo come fascista, ed anzi alcuni aspetti del suo percorso lo collocano certamente nel campo democratico, così come non può dubitarsi della Lega, anche se non è più quella di Bossi e Maroni. Tuttavia, si tratta di una sgrammaticatura inaccettabile da parte di chi è al Governo e, nel suo ruolo, rappresenta l’Italia intera. Questa circostanza apre, allora, un problema di fondo.
La legislatura in corso ha superato ogni record in ordine alle manifestazioni di ignoranza e di inadeguatezza anche istituzionale da parte di chi ci rappresenta. Episodi come quelli di un sottosegretario agli esteri che per manifestare solidarietà al popolo libanese si rivolge ai libici, o di un ministro dei trasporti che menziona un inesistente tunnel del Sempione, o di un ministro della sanità che è costretto a ritirare dal commercio un libro autoelogiativo sulla lotta alla pandemia, scritto invece di pensare a combattere la seconda ondata resteranno nella storia per dare conto di quali penosi livelli abbia raggiunto la rappresentanza politica in questo periodo.
La vicenda di Durigon consente, allora, di coinvolgere anche gli antifascisti di professione in una battaglia sacrosanta: basta continuare ad essere rappresentati e governati da chi è inadeguato! Un paese come l’Italia, membro del G7, che si vanta di essere tra le democrazie più avanzate, può continuare ad essere governato da chi è ignorante o da chi si propone con dei curriculum taroccati? La vicenda di Durigon può, perciò, essere una occasione da non sprecare. Essa può costituire l’occasione per far convergere le forze migliori, al di là degli schieramenti, su di un obiettivo: fuori dal governo del paese chi ha dato prova di essere inadeguato.
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