Beppe Grillo ha capito che il suo movimento era morto
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Questo giornale ha pubblicato un intervento del suo direttore, Vittorio Feltri, al quale ha fatto seguito ieri una lunga risposta di Matteo Salvini. La posizione di Feltri è chiara e coerente da tempo. Sin dall'inizio non ha visto con favore la partecipazione di Salvini a questo governo istituzionale, guidato da Mario Draghi. Il Capo della Lega, come sappiamo, dopo una lunga riflessione interna al suo partito ha deciso invece di aderire a questo governo. Poteva non farlo, come suggeritogli da Feltri, e sicuramente oggi a salire nei sondaggi sarebbe non soltanto Fratelli d'Italia ma anche il suo partito, che invece è in difficoltà. Lo si sapeva però sin dall'inizio che nell'immediato la scelta non sarebbe stata pagante in termini di consenso. Ma la partecipazione al governo Draghi non deve essere vista, a mio avviso, come un investimento immediato, bensì come un investimento sul lungo periodo.
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È come quando uno gioca in borsa e compra un titolo in cui crede e d'improvviso quel titolo comincia a perdere un po' del suo valore, non gli conviene a quel punto vendere quel titolo, ma aspettare, perché non è affatto da escludere che nel giro di breve tempo il titolo risalga e superi il valore di acquisto. Insomma, sono stato sin dall'inizio favorevole a questa soluzione e anche oggi la sostengo. Non avrebbe proprio alcun senso, dopo aver fatto questo investimento, uscirne fuori ora. Anche perché l'emergenza sanitaria non potrà durare in eterno, prima o poi ne usciremo e sicuramente chi allora sarà al governo potrà intestarsi il merito di aver portato il paese fuori dall'emergenza. Beninteso, nessuno si aspettava e questo lo devo riconoscere - dal momento che sono stato uno dei sostenitori della decisione di aderire a questo governo - che Draghi fosse così poco "decisionista", che insomma non avesse il coraggio di presentarsi in totale discontinuità con la gestione fallimentare dell'emergenza sanitaria del precedente governo. È incredibile che un banchiere non sia in grado di leggere i dati Istat e di capire che i dati che gli mettono sotto gli occhi sono del tutto inattendibili.
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Ad un anno di distanza dal lockdown di Conte, rifare la stessa cosa, addirittura con le autocertificazioni, è un segno della debolezza, della incapacità politica di Draghi. Nessuno si poteva aspettare che Draghi sull'emergenza facesse le stesse cose di Conte, attribuendole a Speranza. Questo va senza dubbio detto e Salvini avrebbe tutte le ragioni per ribadirlo, rimanendo pure all'interno di un governo che non è un governo politico ma un governo istituzionale. E invece anche lui tentenna, a volte dice che saranno i «dati scientifici» a dirci quando potremo uscire. Ma Salvini li ha letti i dati, quelli veri, pubblicati su questo giornale? Oggi non c'è in Italia nessuna emergenza sanitaria. Questo è l'unico dato certo. Ok, gli italiani vogliono per sicurezza i vaccini. Sia giusto o sbagliato, questo richiede oggi il popolo: una vaccinazione di massa. E allora trovate almeno questi cazzo di vaccini, anche in Russia o persino in Cina, se non ci danno quelli americani. E invece, ecco, che di improvviso escono fuori persino le spie russe. Come ai tempi della guerra fredda, così ora al tempo della guerra tra i vaccini, sulla pelle degli italiani. Salvini potrebbe dirlo, non passerebbe certo per un pericoloso sovranista.
Preferisce invece tacere su questo per non urtare Draghi, poi però per renderlo felicissimo va a Budapest. Boh, io consiglierei un minimo di coerenza, stare dentro questo governo per stimolarlo a prendere decisioni risolutive. I risultati verranno dopo l'estate, quando con la campagna di vaccinazione si potrà ricominciare una vita quasi normale, e allora vedremo come sarà la storia dei consensi. Ma c'è qualcosa che, in conclusione, desidero dire. Una provocazione, che però dovrebbe far riflettere. Il problema non è Draghi, il problema è Salvini. È rimasto mentalmente fermo al 2018, ma il mondo è nel frattempo del tutto cambiato. C'è stata di mezzo una pandemia. La sua retorica dei «porti chiusi» è vuota, non funziona più, inadeguata. Vive di tattiche, senza una strategia di lungo periodo. Per questo, tra l'altro, a volte sembra mal sopportare il suo partito al governo. Ma c'è una cosa ancora più grave: Salvini non ha una visione di Paese. Beppe Grillo ha capito che il suo movimento era morto e allora dalle sue ceneri ne ha tirato fuori uno nuovo, puntando tutto sull'ecologia.
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Riuscirà in questa impresa? E chi lo sa? Ci sta provando: basta con il vaffa e persino con Rousseau e puntiamo sull'idrogeno verde, sulla fissione nucleare, sulla robotica e sulla digitalizzazione. Non è la decrescita felice, ma qualcosa di diverso. Si è sbarazzato di tanti capi e capetti, e ha messo al loro posto Conte che ora dialoga con Letta. Occhio ragazzi, Letta e Conte non sono Zingaretti e Crimi. Da quelle parti si stanno organizzando, è cambiato tutto, a partire dalle persone. Si punta certo su tante poltrone ma anche sui programmi. Oggi Salvini non ha un programma, ma è convinto che comunque il centro-destra vincerà le prossime elezioni politiche. Siamo sicuro che un vecchio centro destra privo di idee vincerà contro il nuovo centro-sinistra? Si accettano scommesse.
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