#M5S Caso Diaferio: L’emblema della cattiva gestione degli enti italiani all'estero
Salvatore
Diaferio era un cittadino romano, di 68 anni, originario di Margherita di
Savoia (Foggia). Faceva il gelataio e aveva deciso di andare in Messico sicuro di
poter fare fortuna. Arrivato nel Paese centramericano i primi di luglio, aveva
cercato fortuna, ma è presto scivolato nell’indigenza, vivendo per strada o all’aeroporto di Cancùn. Viveva di elemosina,
per raccogliere qualche moneta per il biglietto di ritorno in Italia. Voleva
tornare a casa. Si era rivolto anche al Consolato italiano per chiedere aiuto e il “prestito consolare” che gli permettesse di
ottenere un credito dal consolato, da poter poi onorare una volta rientrato in
patria, dove aveva un libretto postale con qualche risparmio. Ma nulla, il prestito non gli è stato
concesso e mentre l’Ambasciata cercava parenti in Italia disposti a
pagargli il biglietto di ritorno, Salvatore, il 30 settembre, si è accasciato a terra per un malore, morendo poi
stroncato da un infarto, di fronte al Consolato italiano a Playa del
Carmen. Un altro episodio che rivela la superficialità con la quale vengono
gestite le sedi di rappresentanza italiane in Messico.
Il Console ha svelato retroscena non proprio
esaltanti. Ha raccontato che nel dicembre 2010, per far partire un aereo con a
bordo il ministro Prestigiacomo, visto il blocco della torre di controllo che
autorizzava solo voli con carico completo di carburante, l’Ambasciata aveva
chiesto di precipitarsi lì e di pagare, anticipando di tasca sua quasi 4.000
dollari di carburante. Per il signor Diaferio, indigente, solo
indifferenza dall’Ambasciata alle richieste del Console. E dal momento che
quest’ultimo è stato rimosso dall’incarico proprio in concomitanza con il caso
Diaferio e delle sue dichiarazioni, abbiamo chiesto al Ministero degli Esteri
di chiarire la dinamica della vicenda e di sapere quando abbia intenzione di
riaprire la sede consolare di Playa del Carmen, chiuso a tre giorni dalla morte
di Diaferio con decreto ministeriale. Una decisione che ha messo in difficoltà più
di 15.000 italiani e più di una decina di migliaia di turisti che, al momento,
non hanno alcuna rappresentanza consolare.
Quesiti ai quali il sottosegretario Mario Giro ha replicato
sostenendo che il signor Diaferio stesso non aveva voluto fornire la lista dei
nominativi e che, in un secondo momento, si era ricreduto facendo tuttavia
perdere tempo prezioso al Consolato. Un tempo che si è rivelato fatale. Giro ha
poi slegato la vicenda Diaferio dalla chiusura dello stesso Consolato di Playa
del Carmen: gli italiani potranno andare a Cancun, a circa 70 km di distanza.
Mi auguro che
in tempi rapidissimi venga ripristinata la situazione, al momento a totale
danno degli italiani in Messico. Se fino a
ieri era un dovere, dopo la morte del signor Diaferio diventa un obbligo morale
nei confronti di tutti i cittadini italiani residenti in Messico e di quelli
che ancora guardano con ammirazione il nostro Paese”.
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