Il
governo italiano si straccia le vesti per assistere e trasportare sulla
nostra terra migliaia di Immigranti, spendendo ogni anno centinaia di
milioni, e abbandona del tutto i suoi Emigranti. Questo è quanto
accaduto a Salvatore Diaferio, abbandonato del tutto dalla nostra
Ambasciata in Messico,
IL FATTO:
Salvatore Diaferio, è un cittadino romano di 68 anni la cui professione è quella di gelataio, arriva in Messico con un biglietto di sola andata il 1° luglio 2014, su invito di una coppia di italo messicani residenti a Playa del Carmen (mare pulito e bella vita, una delle mete più gettonate dal turismo internazionale), che gli aveva promesso si sarebbe occupato di lui, se li avesse raggiunti per insegnare loro il mestiere di gelataio, lui li ha raggiunti convinto di trovare la fortuna che gli era mancava in Italia, ma, la fortuna che cercava non l’ha trova affatto, l’uomo scoprirà che era un imbroglio, scivolando presto nell’indigenza e di conseguenza nella malattia.
Ammalato e in stato di indigenza è costretto a vivere per strada, e a dormire sempre più spesso nell’aeroporto internazionale di Cancun, dove chiede ai turisti in partenza qualche moneta, ormai stanco, e malato vuole tornare indietro. L’1 agosto decide di recarsi al consolato italiano di Playa del Carmen, per chiedere come previsto dalle nostre leggi di essere riportato in Patria.
Ma è una richiesta vana. La repubblica antifascista nei confronti dei propri cittadini ha alzato un muro di burocrazia.
Il consolato informa l’ambasciata di Città del Messico, della richiesta del nostro patriota, “Lo stesso giorno l’Ambasciata comunicava al Console la procedura che il consolato doveva seguire per questo tipo di richieste d’assistenza. “L’interessato deve presentare necessariamente per iscritto una richiesta corredata da una lista di contatti di familiari, soggetti obbligati per legge (ai sensi degli artt. 433 e ss. del Codice Civile) a cui richiedere il denaro necessario al rimpatrio”.
Il Sig. Diaferio, il 15 agosto si ripresenta al consolato, sottoscrive la richiesta e fornisce un elenco di tre parenti con relativi numeri di telefono, numeri telefonici che il Console non può chiamare direttamente perché l’Ambasciatore ha revocato il contratto telefonico che consentiva le chiamate internazionali: era troppo oneroso. Il consolato prende nuovamente contatto con l’ambasciata e gli trasmette i dati fornitogli dallo sventurato anziano, con preghiera di provvedere al contatto con i parenti segnalati. I tentativi si rivelano infruttuosi.
Col trascorrere dei giorni Diafiero, suo malgrado, diventa un caso. Una troupe della tv locale “Azteka Noticias” lo raggiunge. Con voce flebile ma lucido lui racconta che vorrebbe partire, che non ha il denaro per il biglietto e di essere vivo grazie alla solidarietà dei messicani.
Il 23 settembre, il Sig. Diaferio si ripresenta nuovamente al consolato, questa volta ad accompagnarlo c’è la Polizia Turistica messicana. Il Console forzato dagli agenti prende nuovamente contatto con l’ambasciata, la quale sembra attendere un segno divino prima di autorizzare il prestito di poche decine di euro a quel poveraccio che fin dal primo giorno aveva segnalato di non avere i soldi sufficienti per mangiare più di una volta al giorno, e che dormiva per strada e a volte all’aeroporto.
Alla ambasciata del suo caso interessava poco, tant’è che scrisse alla Questura di Roma, solo il 25 settembre un mese e mezzo dopo la prima richiesta di assistenza, “per interpellare i parenti in Italia affinché provvedano con urgenza a pagare per lui 350 euro di biglietto, necessari per il ritorno in patria del congiunto.
L’ambasciata visto la condizione di indigenza aveva escluso a priori il rimpatrio, non intendeva autorizzare il prestito consolare a cui Salvatore Diaferio aveva diritto, avendo tra altro dichiarato di poterlo onorare con i risparmi depositati su un libretto postale in Italia. Questo è lo strumento abitualmente utilizzato in questi casi, non ultimo l’11 dicembre di quattro anni prima, dalla stessa Ambasciata, quando a Playa del Carmen, era in corso il Cop16, una conferenza internazionale sul clima. Aveva mobilitato la macchina diplomatica dei soccorsi in modo straordinario. Allora il Console onorario Andrea Sabbia ricevette dall’ambasciata una telefonata allarmata. Al quale dicono: abbiamo il ministro Stefania Prestigiacomo a bordo dell’Aero Militare, per il volo MM62209, pronto in pista ma la torre di controllo non lo autorizza a partire per Roma senza un carico completo di carburante. Anche il ministro berlusconiano, sempre per questione di soldi: resto prigioniera dell’aeroporto. Per “liberarla” ci voleva ben altro che i 350 euro del biglietto negato all’anziano Salvatore Diaferio. Ma nel suo caso il portafogli si spalanco subito. L’ambasciata chiese al Console, di precipitarsi all’aeroporto e di pagare, anticipando di tasca propria quasi 4 mila dollari di carburante”. In questo caso non c’è burocrazia, non ci sono scartoffie o autorizzazioni da rispettare. Perché è normale, quando c’è un’emergenza il Console onorario fa queste cose.
Ora però, questi signori ci dovrebbero spiegare perché il ministro che rischiava di restare a terra è un’emergenza e l’anziano morente che a terra ci resta davvero non lo è.
Purtroppo il suo cuore non regge, il 30 settembre si accascia a terra in preda a convulsioni proprio di fronte al consolato italiano a Playa del Carmen, cui si era rivolto più volte, per ottenere aiuto. Il console chiama l’ambulanza e cerca di rianimarlo. L’anziano arriva all’Hospital General, l’ospedale pubblico di Playa del Carmen non più cosciente ma vivo. Il personale sanitario, si rifiuta di prenderlo in carico, affermando che è “morto da un’ora”. Per la stampa locale l’anziano era giunto ancora vivo presso la struttura, come dimostrato dai soccorritori che forniscono ai quotidiani la stampata dell’elettrocardiogramma: 17 pulsazioni al minuto, era ancora vivo. Si ipotizza che sia stato respinto perché indigente, cosa molto comune in Messico, dove la sanità e pubblica ma segue un rigido protocollo di accessi, regolati (alla americana) dalla capacità economica degli utenti.
Un pubblico ministero messicano, potrebbe indagare il medico ipotizzando l’omissione di soccorso.
È morto, lasciando solo una valigia e una manciata di pesos nel borsello, perché la diplomazia italiana non è riuscita in due mesi ad organizzare il rimpatrio, anticipando 350 euro di biglietto aereo per Roma, soldi che il Console pare avrebbe anticipato di tasca propria, se solo fosse stato autorizzato dall’ambasciata di Città del Messico. La stessa ambasciata, stava mettendo a rischio una degna sepoltura per il nostro sfortunato compatriota, non fornendo nei tempi di legge i documenti che le autorità messicane chiedevano a quelle italiane compresa la copertura delle spese necessari per la tumulazione.
Senza quei documenti Diaferio, rischia di essere seppellito nella fossa comune insieme ai senza tetto, ai non reclamati e ai cadaveri non identificati. Per evitarlo serve che l’Ambasciata d’Italia a Città del Messico, a 2mila chilometri di distanza dall’obitorio invii i documenti originali richiesti dall’autorità messicana che consentano la consegna della salma a persone non legate al deceduto per parentela, considerato che per evitare a questa vicenda già surreale un ultimo sfregio, sul fronte dei costi la comunità italiana di Playa del Carmen aveva chiesto all’Ambasciata di farsene carico, ma prima che giungesse la sua una risposta, è arrivata la solidarietà dell’uomo comune: il Cip “Comunità italiana Playa del Carmen, ha raccolto tutti i 21.500 pesos, circa 1.260 euro, necessari.
Nel frattempo anche la proroga alla conservazione della salma concessa dalle autorità locali è scaduta, lasciando tutto nell’incertezza.
Nonostante dall’Ambasciata di Città del Messico arrivano rassicurazioni nell’impegno a supportare i connazionali che si trovassero in difficoltà. Sulla bacheca Facebook dell’istituzione si addensano messaggi tra l’indignato e il preoccupato. Un residente iscritto all’Aire posta: “Noi cittadini italiani residenti a Playa del Carmen, ci siamo autotassati, data la vostra completa latitanza economica, per tumulare al meglio il Sig. Salvatore Diaferio, e stiamo attendendo vostre indicazioni (dato che vi sono stati rispediti i documenti originali per poter intervenire al Ministerio Pubblico Mexicano) per poter avvertire la Comunità Italiana di Playa del Carmen su data, ora del velatorio aperto presso la Funeraria per poter rendere omaggio. Oppure, se ci date indicazioni di come procedere per la tumulazione con la documentazione in ordine e corretta, prima che il povero Salvatore finisca in una fossa comune per le vostre inadempienze”.
Purtroppo Diaferio, neppure da morto riesce a riposare in pace, infatti, il suo corpo è rimasto a giacere all’obitorio per 17 giorni, con i termini di legge per la conservazione scaduti e le autorità locali che attendono da giorni di sapere se inviarlo alla fossa comune insieme ai cadaveri non identificati e agli indigenti. Prospettiva, questa, che la Comunità italiana con una colletta intendeva evitare, affermando nel contempo di voler partecipare numerosa alle esequie per onorare la salma.
Malauguratamente la stessa ambasciata, colpevole di aver rifiutato il prestito consolare all’anziano Diaferio, condannandolo a morte, contemporaneamente all’invio della documentazione richiesta dalle autorità messicane per permettere la sua sepoltura (pur a conoscenza di quanto aveva anticipato alla Comunità italiana di Playa del Carmen), decide a sorpresa di accollarsi interamente le spese della sepoltura (che ammontano a 21.500 pesos, 1.260,00 euro, circa quattro volte la cifra che la stessa ambasciata aveva negato all’anziano da vivo, quando questi chiedeva di tornare a Roma), senza dare un minimo di informazione, gli stessi uffici diplomatici organizzano in sordina l’esequie, e alla sepoltura, entrambi avvenute venerdì 17 ottobre, alle 15 ora locale, nell’assoluta solitudine.
Questa è l’Italia “democratica” e antifascista, nata dalla resistenza. Ecco in che mani possiamo finire noi italiani se all’estero ci trovassimo in gravi difficoltà.
Lo stesso regime che finanzia l’accoglienza dell’immigrato, andando a prelevare i barconi nelle acque internazionale del mediterraneo, spinge i suoi figli migliori ad emigrare, e subito dopo li abbandona a se stessi, pur mantenendo una costosissima rete di rappresentanza diplomatica in ogni angolo del mondo.
Il Ministero degli Esteri ha lasciato solo, quello che ingiustamente definivano un poveraccio, che viveva di stenti a cui per due mesi l’ambasciata messicana ha negato l’anticipazione di 350 euro, il costo del biglietto aereo per tornare nella sua Patria l’Italia. Nel mentre il Ministero del Interno spende e spande per accogliere nel migliore dei modi centinaia di migliaia di migranti, come si può constatare nella sottostante tabella riferita al 2011.
IL FATTO:
Salvatore Diaferio, è un cittadino romano di 68 anni la cui professione è quella di gelataio, arriva in Messico con un biglietto di sola andata il 1° luglio 2014, su invito di una coppia di italo messicani residenti a Playa del Carmen (mare pulito e bella vita, una delle mete più gettonate dal turismo internazionale), che gli aveva promesso si sarebbe occupato di lui, se li avesse raggiunti per insegnare loro il mestiere di gelataio, lui li ha raggiunti convinto di trovare la fortuna che gli era mancava in Italia, ma, la fortuna che cercava non l’ha trova affatto, l’uomo scoprirà che era un imbroglio, scivolando presto nell’indigenza e di conseguenza nella malattia.
Ammalato e in stato di indigenza è costretto a vivere per strada, e a dormire sempre più spesso nell’aeroporto internazionale di Cancun, dove chiede ai turisti in partenza qualche moneta, ormai stanco, e malato vuole tornare indietro. L’1 agosto decide di recarsi al consolato italiano di Playa del Carmen, per chiedere come previsto dalle nostre leggi di essere riportato in Patria.
Ma è una richiesta vana. La repubblica antifascista nei confronti dei propri cittadini ha alzato un muro di burocrazia.
Il consolato informa l’ambasciata di Città del Messico, della richiesta del nostro patriota, “Lo stesso giorno l’Ambasciata comunicava al Console la procedura che il consolato doveva seguire per questo tipo di richieste d’assistenza. “L’interessato deve presentare necessariamente per iscritto una richiesta corredata da una lista di contatti di familiari, soggetti obbligati per legge (ai sensi degli artt. 433 e ss. del Codice Civile) a cui richiedere il denaro necessario al rimpatrio”.
Il Sig. Diaferio, il 15 agosto si ripresenta al consolato, sottoscrive la richiesta e fornisce un elenco di tre parenti con relativi numeri di telefono, numeri telefonici che il Console non può chiamare direttamente perché l’Ambasciatore ha revocato il contratto telefonico che consentiva le chiamate internazionali: era troppo oneroso. Il consolato prende nuovamente contatto con l’ambasciata e gli trasmette i dati fornitogli dallo sventurato anziano, con preghiera di provvedere al contatto con i parenti segnalati. I tentativi si rivelano infruttuosi.
Col trascorrere dei giorni Diafiero, suo malgrado, diventa un caso. Una troupe della tv locale “Azteka Noticias” lo raggiunge. Con voce flebile ma lucido lui racconta che vorrebbe partire, che non ha il denaro per il biglietto e di essere vivo grazie alla solidarietà dei messicani.
Il 23 settembre, il Sig. Diaferio si ripresenta nuovamente al consolato, questa volta ad accompagnarlo c’è la Polizia Turistica messicana. Il Console forzato dagli agenti prende nuovamente contatto con l’ambasciata, la quale sembra attendere un segno divino prima di autorizzare il prestito di poche decine di euro a quel poveraccio che fin dal primo giorno aveva segnalato di non avere i soldi sufficienti per mangiare più di una volta al giorno, e che dormiva per strada e a volte all’aeroporto.
Alla ambasciata del suo caso interessava poco, tant’è che scrisse alla Questura di Roma, solo il 25 settembre un mese e mezzo dopo la prima richiesta di assistenza, “per interpellare i parenti in Italia affinché provvedano con urgenza a pagare per lui 350 euro di biglietto, necessari per il ritorno in patria del congiunto.
L’ambasciata visto la condizione di indigenza aveva escluso a priori il rimpatrio, non intendeva autorizzare il prestito consolare a cui Salvatore Diaferio aveva diritto, avendo tra altro dichiarato di poterlo onorare con i risparmi depositati su un libretto postale in Italia. Questo è lo strumento abitualmente utilizzato in questi casi, non ultimo l’11 dicembre di quattro anni prima, dalla stessa Ambasciata, quando a Playa del Carmen, era in corso il Cop16, una conferenza internazionale sul clima. Aveva mobilitato la macchina diplomatica dei soccorsi in modo straordinario. Allora il Console onorario Andrea Sabbia ricevette dall’ambasciata una telefonata allarmata. Al quale dicono: abbiamo il ministro Stefania Prestigiacomo a bordo dell’Aero Militare, per il volo MM62209, pronto in pista ma la torre di controllo non lo autorizza a partire per Roma senza un carico completo di carburante. Anche il ministro berlusconiano, sempre per questione di soldi: resto prigioniera dell’aeroporto. Per “liberarla” ci voleva ben altro che i 350 euro del biglietto negato all’anziano Salvatore Diaferio. Ma nel suo caso il portafogli si spalanco subito. L’ambasciata chiese al Console, di precipitarsi all’aeroporto e di pagare, anticipando di tasca propria quasi 4 mila dollari di carburante”. In questo caso non c’è burocrazia, non ci sono scartoffie o autorizzazioni da rispettare. Perché è normale, quando c’è un’emergenza il Console onorario fa queste cose.
Ora però, questi signori ci dovrebbero spiegare perché il ministro che rischiava di restare a terra è un’emergenza e l’anziano morente che a terra ci resta davvero non lo è.
Purtroppo il suo cuore non regge, il 30 settembre si accascia a terra in preda a convulsioni proprio di fronte al consolato italiano a Playa del Carmen, cui si era rivolto più volte, per ottenere aiuto. Il console chiama l’ambulanza e cerca di rianimarlo. L’anziano arriva all’Hospital General, l’ospedale pubblico di Playa del Carmen non più cosciente ma vivo. Il personale sanitario, si rifiuta di prenderlo in carico, affermando che è “morto da un’ora”. Per la stampa locale l’anziano era giunto ancora vivo presso la struttura, come dimostrato dai soccorritori che forniscono ai quotidiani la stampata dell’elettrocardiogramma: 17 pulsazioni al minuto, era ancora vivo. Si ipotizza che sia stato respinto perché indigente, cosa molto comune in Messico, dove la sanità e pubblica ma segue un rigido protocollo di accessi, regolati (alla americana) dalla capacità economica degli utenti.
Un pubblico ministero messicano, potrebbe indagare il medico ipotizzando l’omissione di soccorso.
È morto, lasciando solo una valigia e una manciata di pesos nel borsello, perché la diplomazia italiana non è riuscita in due mesi ad organizzare il rimpatrio, anticipando 350 euro di biglietto aereo per Roma, soldi che il Console pare avrebbe anticipato di tasca propria, se solo fosse stato autorizzato dall’ambasciata di Città del Messico. La stessa ambasciata, stava mettendo a rischio una degna sepoltura per il nostro sfortunato compatriota, non fornendo nei tempi di legge i documenti che le autorità messicane chiedevano a quelle italiane compresa la copertura delle spese necessari per la tumulazione.
Senza quei documenti Diaferio, rischia di essere seppellito nella fossa comune insieme ai senza tetto, ai non reclamati e ai cadaveri non identificati. Per evitarlo serve che l’Ambasciata d’Italia a Città del Messico, a 2mila chilometri di distanza dall’obitorio invii i documenti originali richiesti dall’autorità messicana che consentano la consegna della salma a persone non legate al deceduto per parentela, considerato che per evitare a questa vicenda già surreale un ultimo sfregio, sul fronte dei costi la comunità italiana di Playa del Carmen aveva chiesto all’Ambasciata di farsene carico, ma prima che giungesse la sua una risposta, è arrivata la solidarietà dell’uomo comune: il Cip “Comunità italiana Playa del Carmen, ha raccolto tutti i 21.500 pesos, circa 1.260 euro, necessari.
Nel frattempo anche la proroga alla conservazione della salma concessa dalle autorità locali è scaduta, lasciando tutto nell’incertezza.
Nonostante dall’Ambasciata di Città del Messico arrivano rassicurazioni nell’impegno a supportare i connazionali che si trovassero in difficoltà. Sulla bacheca Facebook dell’istituzione si addensano messaggi tra l’indignato e il preoccupato. Un residente iscritto all’Aire posta: “Noi cittadini italiani residenti a Playa del Carmen, ci siamo autotassati, data la vostra completa latitanza economica, per tumulare al meglio il Sig. Salvatore Diaferio, e stiamo attendendo vostre indicazioni (dato che vi sono stati rispediti i documenti originali per poter intervenire al Ministerio Pubblico Mexicano) per poter avvertire la Comunità Italiana di Playa del Carmen su data, ora del velatorio aperto presso la Funeraria per poter rendere omaggio. Oppure, se ci date indicazioni di come procedere per la tumulazione con la documentazione in ordine e corretta, prima che il povero Salvatore finisca in una fossa comune per le vostre inadempienze”.
Purtroppo Diaferio, neppure da morto riesce a riposare in pace, infatti, il suo corpo è rimasto a giacere all’obitorio per 17 giorni, con i termini di legge per la conservazione scaduti e le autorità locali che attendono da giorni di sapere se inviarlo alla fossa comune insieme ai cadaveri non identificati e agli indigenti. Prospettiva, questa, che la Comunità italiana con una colletta intendeva evitare, affermando nel contempo di voler partecipare numerosa alle esequie per onorare la salma.
Malauguratamente la stessa ambasciata, colpevole di aver rifiutato il prestito consolare all’anziano Diaferio, condannandolo a morte, contemporaneamente all’invio della documentazione richiesta dalle autorità messicane per permettere la sua sepoltura (pur a conoscenza di quanto aveva anticipato alla Comunità italiana di Playa del Carmen), decide a sorpresa di accollarsi interamente le spese della sepoltura (che ammontano a 21.500 pesos, 1.260,00 euro, circa quattro volte la cifra che la stessa ambasciata aveva negato all’anziano da vivo, quando questi chiedeva di tornare a Roma), senza dare un minimo di informazione, gli stessi uffici diplomatici organizzano in sordina l’esequie, e alla sepoltura, entrambi avvenute venerdì 17 ottobre, alle 15 ora locale, nell’assoluta solitudine.
Questa è l’Italia “democratica” e antifascista, nata dalla resistenza. Ecco in che mani possiamo finire noi italiani se all’estero ci trovassimo in gravi difficoltà.
Lo stesso regime che finanzia l’accoglienza dell’immigrato, andando a prelevare i barconi nelle acque internazionale del mediterraneo, spinge i suoi figli migliori ad emigrare, e subito dopo li abbandona a se stessi, pur mantenendo una costosissima rete di rappresentanza diplomatica in ogni angolo del mondo.
Il Ministero degli Esteri ha lasciato solo, quello che ingiustamente definivano un poveraccio, che viveva di stenti a cui per due mesi l’ambasciata messicana ha negato l’anticipazione di 350 euro, il costo del biglietto aereo per tornare nella sua Patria l’Italia. Nel mentre il Ministero del Interno spende e spande per accogliere nel migliore dei modi centinaia di migliaia di migranti, come si può constatare nella sottostante tabella riferita al 2011.
Fonte: Provvedimenti adottati per "il superamento dell'emergenza Nord-Africa"
Con l’inizio dell’Operazione Mare Nostrum i costi sopra riportati sono più che raddoppiati.
Dello sfortunato caso del Sig. Diaferio Salvatore, i sovversivi, vili servi del capitalismo non ne parla, da questa triste storia loro non ricavano nulla, a loro interessa che aumentano i flussi migratori e con essi i loro enormi guadagni.
Camerata anche su questo riflettiamo e lottiamo. Prima gli Italiani!!!
Con l’inizio dell’Operazione Mare Nostrum i costi sopra riportati sono più che raddoppiati.
Dello sfortunato caso del Sig. Diaferio Salvatore, i sovversivi, vili servi del capitalismo non ne parla, da questa triste storia loro non ricavano nulla, a loro interessa che aumentano i flussi migratori e con essi i loro enormi guadagni.
Camerata anche su questo riflettiamo e lottiamo. Prima gli Italiani!!!
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