Frau Souveränität: Uschis sushi











Von der Leyen vor Jahrestag: EU muss krisenfester werden



Ursula von der Leyen, Präsidentin der Europäischen Kommission, während einer Pressekonferenz im März.
(Foto: Etienne Ansotte/dpa)
Das deutsche Urteil zu Anleihenkäufen der EZB werfe Fragen auf, die den Kern der europäischen Souveränität berührten. Die schnelle Reaktion der EU-Kommissionspräsidentin ist ungewöhnlich, und setzt am Europatag ein deutliches Zeichen.

Nach dem umstrittenen Urteil des Bundesverfassungsgerichts vom vergangenen Dienstag zur Europäischen Zentralbank (EZB), erwägt EU-Kommissionspräsidentin Ursula von der Leyen nun ein Vertragsverletzungsverfahren gegen Deutschland. Dies geht aus einem Brief von der Leyens an den Grünen-Europapolitiker Sven Giegold hervor, den Giegold auf Twitter veröffentlichte. "Ich nehme diese Sache sehr ernst", heißt es in dem Schreiben vom Samstag.

Die schnelle Reaktion der EU-Kommissionspräsidentin ist ungewöhnlich. Sie zeigt, wie ernst es von der Leyen damit ist, insbesondere am Europatag die Souveränität der Europäischen Union sicherzustellen. Am 9. Mai jährt sich zum 70. Mal die sogenannte Schuman-Erklärung, in der der damalige französische Außenminister Robert Schuman dazu aufrief, Frieden in Europa über eine tiefere wirtschaftliche und gesellschaftliche Integration der Staaten zu schaffen. Diese Prämisse wird in einigen Staaten inzwischen angezweifelt.
Dass die EU-Kommission jetzt ein Vertragsverletzungsverfahren gegen Deutschland prüft, zeigt auch, dass die Behörde bemüht ist, die europäische Rechtsgemeinschaft gegen jegliche Angriffe zu verteidigen. Das Bundesverfassungsgericht hatte am Dienstag Teile des Anleihenkaufprogramms der Europäischen Zentralbank als illegal bezeichnet und eine bessere Kontrolle der EZB verlangt. Das Gericht hatte sich damit über ein Urteil des Europäischen Gerichtshofs hinweggesetzt. Das kann Brüssel als Eingriff in die Souveränität der europäischen Rechtsgemeinschaft werten. Die EZB wird vom Europäischen Parlament kontrolliert, für rechtliche Prüfungen ist der Europäischen Gerichtshofs (EuGH) zuständig. Die deutsche Bundesbank berichtet dem Bundestag, urteilen kann hier das Bundesverfassungsgericht.
Das Bundesverfassungsgericht hatte die milliardenschweren Staatsanleihenkäufe der EZB beanstandet. Anders als der EuGH entschieden die Karlsruher Richter, die Notenbank habe ihr Mandat überspannt. Das EuGH-Urteil nannten sie "objektiv willkürlich" und "methodisch nicht mehr vertretbar". Giegold hatte die EU-Kommission deshalb aufgefordert, ein Vertragsverletzungsverfahren einzuleiten.
Von der Leyen bekräftigte in ihrer Antwort an den Europaabgeordneten, das deutsche Urteil werde derzeit genau analysiert, fügte aber bereits an: "Auf der Basis dieser Erkenntnisse prüfen wir mögliche nächste Schritte bis hin zu einem Vertragsverletzungsverfahren." Das Urteil des Verfassungsgerichts werfe Fragen auf, die den Kern der europäischen Souveränität berührten, hieß es in dem Schreiben. Die Währungspolitik der Union sei eine ausschließliche Zuständigkeit. EU-Recht habe Vorrang vor nationalem Recht, und Urteile des EuGH seien für alle nationalen Gerichte bindend. "Das letzte Wort zum EU-Recht hat immer der Europäische Gerichtshof in Luxemburg", schrieb von der Leyen. Die EU sei eine Werte- und Rechtsgemeinschaft, die die EU-Kommission jederzeit wahren und verteidigen werde.
Giegold, Sprecher der deutschen Grünen-Abgeordneten und Obmann der Grünen im Währungsausschuss des Europaparlaments, sagte am Samstag, ihm gehe es nicht um einfache Kritik am  Bundesverfassungsgericht. Doch bedrohe der Streit zwischen Karlsruhe und Luxemburg die europäische Rechtsgemeinschaft. Giegold ist mit seiner Urteilsschelte nicht allein. Die SPD-Europapolitikerin Katarina Barley sprach in der Passauer Neuen Presse von einem fatalen Signal. Der Europarechtler Franz Mayer verglich das Urteil mit einer "Atombombe".

© SZ.de/gam/luch/dpa /ghe

La conventio ad excludendum: Italiani all'estero stavolta non votano!!! Parola di Luigino e Giuseppi

Italiani all’estero: elezioni a luglio? Consultate anche noi Fra le regioni in cui si pensa al voto estivo la Puglia

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Di seguito l’intervento di Benedetta Dentamaro, segretario Comites-Bruxelles:
I governatori di Veneto, Liguria, Puglia e Campania sarebbero tutti d’accordo sulla possibilità di tenere le elezioni regionali a luglio, secondo quanto ha dichiarato alla stampa Zaia ieri 9 maggio. Mi chiedo se nel valutare la sussistenza delle condizioni adeguate al voto, i governatori abbiano considerato le possibili difficoltà che i residenti all’estero potrebbero incontrare ancora a luglio per viaggiare in Italia. Infatti, per le regionali si può votare soltanto in loco. Ritengo che il CGIE dovrebbe essere coinvolto nella discussione sulla data delle elezioni, al fine di considerare misure per rendere effettiva la partecipazione degli iscritti AIRE alle regionali, se necessario anche in deroga alla legislazione vigente.

Commento al decreto balle di governo dei superpupazzi del

A decorrere dal 3 giugno 2020, fatte salve le limitazioni disposte per specifiche aree del territorio nazionale
ai sensi dell’articolo 1, comma 3, del decreto-legge n. 33 del 2020, nonché le limitazioni disposte in relazione alla provenienza da specifici Stati e territori ai sensi dell’articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 33 del 2020, non sono soggetti ad alcuna limitazione gli spostamenti da e per i seguenti Stati:

a) Stati membri dell’Unione Europea;

b) Stati parte dell’accordo di Schengen;

c) Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord;

d) Andorra, Principato di Monaco;

e) Repubblica di San Marino e Stato della Città del Vaticano.



Decisione di esclusione di italiani residenti all'estero da voli di rimpatrio, assistenza di emergenza, decisione del consiglio dei ministri dell'estero UE

-------- Forwarded Message --------
Subject: Re: Decisione di esclusione di italiani residenti all'estero da voli di rimpatrio, assistenza di emergenza, decisione del consiglio dei ministri dell'estero UE
Date: Thu, 21 May 2020 03:22:17 +0800
From:  XXX <XXX@yahoo.it>
To: CECCARDI Susanna <susanna.ceccardi@europarl.europa.eu>

Gentile Signora Ceccardi,

Complimenti per il coraggio di rispondere. Lei e' l'unica a farlo.


A quanto pare non mi sono spiegato correttamente:

"Subject: Europe Direct - 101000610632
From: EDCC <noreply@edcc.ec.europa.eu>
Date: 5/12/2020, 9:22 PM
To: XXX <XXX@yahoo.it>

Dear XXX,
Thank you for contacting the Europe Direct Contact Centre and apologies for the delay in
response.

We have consulted the Consular Affairs Division within the European External Action Service
(EEAS). Please find below the answer to your question.

"The mandate targets the co-ordinated return of stranded European tourists and travellers, who
has been cut-off unexpectedly from their intended means of return because of the crisis.

The basis for the Ministers of Foreign Affairs of the EU Member States took this decision was that residents are expected to have their lives centred around the place of residence. 

Especially vulnerable EU citizens have also been helped.

Needless to say, EU citizens remain with the right to consular protection by their countries of
nationality even if they are permanent resident in a foreign country.

If the citizens has no diplomatic representation of his/her country of nationality, consular protection can be sought at any one of the other EU Member State diplomatic representations (embassy / consulate)."

We hope you find this information useful. Please contact us again if you have other questions
about the European Union, its activities or institutions.
------------------------------------------------------
"Repatriation efforts are aimed at EU travellers who have been stranded abroad. We are not
talking about permanent residents (...) Our priority is to bring these people home"
Hello Mr. Borrell,
why the permanent residents not?
Did they breach EU or national law or lose EU citizenship by becoming, willy-nilly, permanent
residents in third countries?
What if we are in a life threatening situation, Mr. Borrell?
XXX"

Qui non si tratta di turisti, ma di una decisione politica  (segreta, almeno fino a qualche giorno fa, in quanto internet e' inondato di video di di Maio che dice il contrario, ovvero il falso) di escludere chi risiede permanentemente all'estero da qualsiasi forma assistenza. Cosa assai semplice in quanto le ambasciate italiane (sempre ancora chiuse) non hanno mai fondi se non per i propri stipendi.


Sono tre mesi che stiamo chiedendo aiuto, dalla Caritas alla Sant'Egidio a san Luigi e san Giuseppi: tutti rispondono frottole.

La verita' e' questa: HANNO SCIENTEMENTE ESCLUSO GLI ITALIANI RESIDENTI ALL'ESTERO PERMANENTEMENTE (QUALSIASI COSA SIGNIFICHI PER LORO) DALL'ORIZZONTE DELLA CONSIDERABILITA'.


Qui non c'e' indennita' di disoccupazione, aiuto di stato, come stranieri qui non abbiamo diritto a nulla. I filippini non potevano credere ai loro occhi quando siamo andati ad elemosinare del riso per i nostri figli, non ci credono che l'Italia e l'Europa non ci danno NESSUN tipo di aiuto, neanche morale. Da qui non si puo tornare in pullman o in treno in Italia per fare la domanda di indennita' di disoccupazione per transfrontalieri all'INPS. Sono gia' tre mesi che siamo senza reddito.


Che cosa mi consiglia, di uccidere i miei figli per non vederli morire di fame o di uccidermi?

Sono un fenomeno da baraccone: anche se la UE gli desse 5000 invece che 500 miliardi di euro, intanto non riuscirebbero lo stesso a rifare dell'Italia uno stato vero.

E la stessa cosa vale per questi pusillanimi che rispondono a richieste di aiuto con messaggi noreply.
Se ha ancora 150 EUR disponibili, mi aiuti ad avere una "firma digitale qualificata" per mandare un ricorso al TAR da qui. La firma elettronica mi serve milioni di volte piu' urgentemente che i 150 EUR per i miei figli, perche' ho gia'  accertato che posso fare il ricorso  senza avvocato da qui. Devo solo avere la possibilita' tecnica di mandarlo attraverso il canale del "processo amministrativo telematico".


Spero che la descrizione del problema le sia piu' chiara: noi non siamo turisti, dobbiamo tornare in Italia per salvare la pelle dei nostri figli.

XXX

---

On 5/21/2020 2:44 AM, CECCARDI Susanna wrote:
Caro XXX,

Grazie per la segnalazione. La problematica della gestione dei rimpatri degli italiani all’estero è, ancora oggi, motivo di dibattito a più livelli.

Da parte nostra ci siamo attivati fin da subito attraverso ogni canale istituzionale, sia presso l’Unione Europea sia a livello nazionale, per rispondere al grido di aiuto di tanti nostri connazionali in difficoltà.
E del resto, come probabilmente saprai, qualche settimana fa ho perfino organizzato un pullman a mie spese per riportare in Italia una comitiva di turisti bloccati in Spagna. 

Il problema degli italiani residenti in uno stato estero è, pur tuttavia, un aspetto di questa situazione critica e che spesso finisce in secondo piano. Sarà mia premura approfondire quali siano le motivazioni che hanno portato gli organi dell’Europa a perseguire questa indicazione. Cordiali saluti

-------------------------------------------------
On. Susanna Ceccardi
Gruppo Identità e Democrazia


Il giorno 20 mag 2020, alle ore 06:42,  XXX <XXX@yahoo.it> ha scritto:

 Egregi signore e signori,
apprendo dalla EEAS che il consiglio dei ministri degli esteri della UE (quindi anche il sig. di Maio, presumibilmente) ha deciso di rifiutare qualsiasi assistenza al rimpatrio e qualsiasi assistenza di emergenza dovuta alla situazione che ben conoscete a chi (cittadini UE, ma in special modo quelli italiani) risiede permanentemente all'estero (sulla base di illazioni del tutto gratuite e speculazioni non da meno).

Vorrei sapere se qualcuno ne sa qualcosa e che cosa ha finora intrapreso in merito.
Grazie.
Cordiali saluti
XXX

Sempre in tema di assistenza al rientro di italiani all'estero

On 5/20/2020 3:09 PM, CAMPOMENOSI Marco wrote:

Caro XXX,

In verità le responsabilità dell'attuale Governo Italiano sono ben più gravi e l'EEAS non è certo un organismo "dinamico" e reattivo (anche se non conosco personalmente il caso delle Filippine).
La Germania ha utilizzato uno strumento finanziario introdotto apposta dall'UE tramite RescEU (e finanziato da tutti noi, quindi Italia inclusa) per agevolare le operazioni di rimpatrio. Il Ministero del signor Di Maio ha, invece, deliberatamente scelto di non usufruirne. Quando lo abbiamo scoperto, a inizio di questa crisi, siamo rimasti esterrefatti.
Il mio collega Paolo Borchia - che ci legge in copia e coordina Lega nel Mondo - si è occupato di tantissimi casi e potrebbe scrivere un libro (anzi, lo invito a farlo) su una vicenda surreale, ma molto grave.
Alcuni Ambasciatori e Consoli sono stati collaborativi, altri se ne sono letteralmente lavati le mani.
Le assicuro che come Lega abbiamo fatto il possibile, ma ci scontravamo con una esplicita volontà politica opposta giustificata da non si sa bene quali folli ragionamenti.

Le porgo i miei più cordiali saluti,

Marco Campomenosi
Capo Delegazione Lega al Parlamento Europeo



From: XXX
Sent: 20 May 2020 06:42
To: ADINOLFI Matteo <matteo.adinolfi@eur
oparl.europa.eu>; ADINOLFI Isabella <isabella.adinolfi@europarl.europa.eu>; BALDASSARRE Simona Renata <simona.baldassarre@europarl.europa.eu>; BARTOLO Pietro <pietro.bartolo@europarl.europa.eu>; BASSO Alessandra <alessandra.basso@europarl.europa.eu>; BEGHIN Tiziana <tiziana.beghin@europarl.europa.eu>; BENIFEI Brando <brando.benifei@europarl.europa.eu>; BERLATO Sergio <sergio.berlato@europarl.europa.eu>; BERLUSCONI Silvio <silvio.berlusconi@europarl.europa.eu>; BIZZOTTO Mara <mara.bizzotto@europarl.europa.eu>; BONAFÈ Simona <simona.bonafe@europarl.europa.eu>; BONFRISCO Anna <anna.bonfrisco@europarl.europa.eu>; BORCHIA Paolo <paolo.borchia@europarl.europa.eu>; CALENDA Carlo <carlo.calenda@europarl.europa.eu>; CAMPOMENOSI Marco <marco.campomenosi@europarl.europa.eu>; CAROPPO Andrea <andrea.caroppo@europarl.europa.eu>; CASANOVA Massimo <massimo.casanova@europarl.europa.eu>; CASTALDO Fabio Massimo <fabiomassimo.castaldo@europarl.europa.eu>; CECCARDI Susanna <susanna.ceccardi@europarl.europa.eu>; CHINNICI Caterina <caterina.chinnici@europarl.europa.eu>; CIOCCA Angelo <angelo.ciocca@europarl.europa.eu>; CONTE Rosanna <rosanna.conte@europarl.europa.eu>; CORRAO Ignazio <ignazio.corrao@europarl.europa.eu>; COZZOLINO Andrea <andrea.cozzolino@europarl.europa.eu>; D'AMATO Rosa <rosa.damato@europarl.europa.eu>; DANTI Nicola <nicola.danti@europarl.europa.eu>; DA RE Gianantonio <gianantonio.dare@europarl.europa.eu>; DE MEO Salvatore <salvatore.demeo@europarl.europa.eu>; DE CASTRO Paolo <paolo.decastro@europarl.europa.eu>; DONATO Francesca <francesca.donato@europarl.europa.eu>; donatofrancesca1@gmail.com; DORFMANN Herbert <herbert.dorfmann@europarl.europa.eu>; DREOSTO Marco <marco.dreosto@europarl.europa.eu>; EVI Eleonora <eleonora.evi@europarl.europa.eu>; FERRANDINO Giuseppe <giuseppe.ferrandino@europarl.europa.eu>; FERRARA Laura <laura.ferrara@europarl.europa.eu>; FIDANZA Carlo <carlo.fidanza@europarl.europa.eu>; FIOCCHI Pietro <pietro.fiocchi@europarl.europa.eu>; FITTO Raffaele <raffaele.fitto@europarl.europa.eu>; FURORE Mario <mario.furore@europarl.europa.eu>; GANCIA Gianna <gianna.gancia@europarl.europa.eu>; GEMMA Chiara Maria <chiara.gemma@europarl.europa.eu>; GIARRUSSO Dino <dino.giarrusso@europarl.europa.eu>; GRANT Valentino <valentino.grant@europarl.europa.eu>; GUALMINI Elisabetta <elisabetta.gualmini@europarl.europa.eu>; LANCINI Danilo Oscar <danilooscar.lancini@europarl.europa.eu>; MAJORINO Pierfrancesco <pierfrancesco.majorino@europarl.europa.eu>; MARTUSCIELLO Fulvio <fulvio.martusciello@europarl.europa.eu>; MILAZZO Giuseppe <giuseppe.milazzo@europarl.europa.eu>; MORETTI Alessandra <alessandra.moretti@europarl.europa.eu>; PANZA Alessandro <alessandro.panza@europarl.europa.eu>; PATRICIELLO Aldo <aldo.patriciello@europarl.europa.eu>; PEDICINI Piernicola <piernicola.pedicini@europarl.europa.eu>; PICIERNO Giuseppina <giuseppina.picierno@europarl.europa.eu>; PIGNEDOLI Sabrina <sabrina.pignedoli@europarl.europa.eu>; PISAPIA Giuliano <giuliano.pisapia@europarl.europa.eu>; RONDINELLI Daniela <daniela.rondinelli@europarl.europa.eu>; SALINI Massimiliano <massimiliano.salini@europarl.europa.eu>; SARDONE Silvia Serafina <silvia.sardone@europarl.europa.eu>; SASSOLI David Maria <david.sassoli@europarl.europa.eu>; SMERIGLIO Massimiliano <massimiliano.smeriglio@europarl.europa.eu>; TINAGLI Irene <irene.tinagli@europarl.europa.eu>; VUOLO Lucia <lucia.vuolo@europarl.europa.eu>; ZULLO Marco <marco.zullo@europarl.europa.eu>
Subject: Decisione di esclusione di italiani residenti all'estero da voli di rimpatrio, assistenza di emergenza, decisione del consiglio dei ministri dell'estero UE
Importance: High

Egregi signore e signori, 

apprendo dalla EEAS che il consiglio dei ministri degli esteri della UE (quindi anche il sig. di Maio, presumibilmente) ha deciso di rifiutare qualsiasi assistenza al rimpatrio e qualsiasi assistenza di emergenza dovuta alla situazione che ben conoscete a chi (cittadini UE, ma in special modo quelli italiani) risiede permanentemente all'estero (sulla base di illazioni del tutto gratuite e speculazioni non da meno).

Vorrei sapere se qualcuno ne sa qualcosa e che cosa ha finora intrapreso in merito.

Grazie.

Cordiali saluti

XXX

Dl rilancio, Italia Viva: ok a rem anche per italiani all’estero

400 EUR non bastano neanche per comprare un biglietto aereo ... perche' non li prendete dalla FCA?

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Lunedì 18 maggio 2020 - 18:54

Dl rilancio, Italia Viva: ok a rem anche per italiani all’estero

Ungaro-Garavini-Carè: 400 euro per due mesi con Isee sotto i 15mila euro

Roma, 18 mag. (askanews) – “Ringraziamo il Governo per aver ascoltato quanto più volte richiesto da Italia Viva. A ciò si aggiunga il nostro vivo apprezzamento per il lavoro intenso del ministro Provenzano. L’Esecutivo con tutta la maggioranza onora così l’impegno assunto nei numerosi ordini del giorno presentati in Aula da Italia Viva per estendere il “REM- Reddito di Emergenza” anche agli italiani all’estero in difficoltà economica o senza lavoro rientrati in Italia entro giugno, ovvero tutti coloro che non possono godere di assistenza sociale presso il paese estero di residenza perché magari emigrati da poco. Lo affermano congiuntamente i parlamentari eletti all’estero di Italia Viva Massimo Ungaro, Laura Garavini, Nicola Caré riferrendo di quanto sarebbe previsto nella versione definitiva del nuovo Decreto rilancio per la ripartenza del Paese dopo la crisi del Coronavirus.
“Con un’apposita domanda – spiegano i parlamentarei Iv eletti all’estero- si potrà perciò ottenere un sostegno economico di 400€ per due mesi per chi ha un ISEE non superiore ai 15.000€ e un patrimonio mobiliare familiare fino ad un massimo di 20.000€. Condizione essenziale sarà ritornare in tempo utile in Italia al fine di ottenere la residenza entro il mese di giugno prossimo, rispettando così i criteri della citata domanda. Finalmente questa volta possiamo dire che non ci sono connazionali di serie A e di serie B”.

Le balle sono tante, milioni di milioni - EEAS vuol dire qualita'

Domanda (si noti l'uso di indirizzo noreply da parte dell'UE - un potere inappellabile! -):

---
Subject: Europe Direct Enquiry 101000610632
From: noreply@edcc.ec.europa.eu
Date: 4/11/2020, 11:50 AM
To: XXX@yahoo.it

You receive this message because your e-mail address and the below mentioned text were inserted into our
form, which is online at the internet for anybody to use.

Thank you for your e-mail. We expect to be able to reply within three working days. For more complex or
specific queries, responses may take longer.

Your case number is 101000610632

Your registered enquiry to the Europe Direct Contact Centre is as follows:

"Repatriation efforts are aimed at EU travellers who have been stranded abroad. We are not talking about
permanent residents (...) Our priority is to bring these people home"

Hello Mr. Borrell,

why the permanent residents not?

Did they breach EU or national law or lose EU citizenship by becoming, willy-nilly, permanent residents
in third countries?

What if we are in a life threatening situation, Mr. Borrell?

XXX

If there are any errors or omissions in this confirmation, please write to us via https://europa.eu
/european-union/contact/write-to-us_en or call us at 00 800 6 7 8 9 10 11. You cannot use the "reply"
function for this email.

With kind regards,
Europe Direct Contact Centre

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Risposta (si noti sempre l'uso di indirizzo noreply da parte dell'UE - un potere inappellabile! -):

---

Subject: Europe Direct - 101000610632
From: EDCC <noreply@edcc.ec.europa.eu>
Date: 5/12/2020, 9:22 PM

To: XXX <XXX@yahoo.it>

Dear XXX,

Thank you for contacting the Europe Direct Contact Centre and apologies for the delay in
response.

We have consulted the Consular Affairs Division within the European External Action Service
(EEAS). Please find below the answer to your question.

"The mandate targets the co-ordinated return of stranded European tourists and travellers, who
has been cut-off unexpectedly from their intended means of return because of the crisis. The
basis for the Ministers of Foreign Affairs of the EU Member States took this decision was that
residents are expected to have their lives centred around the place of residence. Especially
vulnerable EU citizens have also been helped.

Needless to say, EU citizens remain with the right to consular protection by their countries of
nationality even if they are permanent resident in a foreign country. If the citizens has no
diplomatic representation of his/her country of nationality, consular protection can be sought at
any one of the other EU Member State diplomatic representations (embassy / consulate)."

We hope you find this information useful. Please contact us again if you have other questions
about the European Union, its activities or institutions.

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"The basis for the Ministers of Foreign Affairs of the EU Member States took this decision"

Ovvero, il signor di Maio, che ha impestato il web di suoi video in cui dice di rimpatriare "tutti" e il superpupazzo al comando e la sua Agenzia delle Entrate, che invitano tutti a "rimpatriare" tutti tutti i giorni (non si sa bene come-dove e a fare cosa), hanno gia' deciso a porte chiuse alla UE, insieme con tutti gli altri 25 ministri degli esteri, di ESCLUDERE NON SOLO GLI ITALIANI, MA TUTTI I CITTADINI UE RESIDENTI ALL'ESTERO DA QUALSIASI FORMA DI ASSISTENZA DURANTE LA CRISI COVID19, "consolare" o meno.

Sempre in barba alla costituzione, alla CEDU e alla Carta dei Diritti Fondamentali ovviamente ... fondamentali PER CHI?

Ministro degli Affari Esteri de che?  A domanda mai risponde ...

Si tratta di una decisione non fondata su illazioni e neanche su argomenti self-serving volti solo a chiudere gli occhi di fronte a persone, Cittadini e relative famiglie in situazioni di pericolo di vita, ma, come appare dalla "motivazione", da pregiudizi completamente senza fondamento.

Quali " ... residents are expected to have their lives centred around the place of residence. Especially
vulnerable EU citizens have also been helped ..."?

Quando?

Da chi?

Come?

Qua non si e' visto nulla e non si vede nessuno.

Non in quanto non ci vediamo o ci vediamo male o perche' il cervello ci funzioni male, ma in quanto IN REALTA' NON C'E' NESSUN TIPO DI ASSISTENZA CONSOLARE A NESSUNO, NON CI SONO FONDI DI ALCUN TIPO, NE' ITALIANI NE' EUROPEI.

Il governo filippino non ha potuto credere ai suoi occhi quando siamo andati ad elemosinare del riso per non fare morire di fame i nostri figli e le nostre mogli, in quanto i cosidetti datori di lavoro hanno colto la palla al balzo non solo per liberarsi dei contratti di lavoro (cosa niente affatto difficile qui), ma anche di non pagare gli arretrati ... altro che " ... lives centered around the place of residence ...".

Non ci possono credere che la UE e l'Italia non aiutino i loro Cittadini residenti all'estero, che dal governo filippino non hanno assolutamente diritto a nulla. Nulla. Assolutamente nulla. Qui gli stranieri, al contrario dei filippini in Italia o in altri paesi UE, non hanno diritto ad assolutamente nulla, eccetto ad essere deportati ... ma prima devono commettere un crimine - e io sono ancora piu' bianco della neve, nonostante i miei 57 anni.

Che cosa ne sapete delle discriminazioni e delle frodi, delle angherie e del disprezzo a cui siamo soggetti incrementalmente negli ultimi anni dai datori di lavoro filippini e dal governo filippino? Che ne sapete del disprezzo che ci tirano addosso da quando i governi italiani non trovano alcun limite nella loro discesa verso il basso?

Che cosa ne sapete delle fatiche totalmente andate a vuoto per poter acquistare un biglietto aereo per andare via da questo paradiso?

Che cosa ne sapete dell'indifferenza e del qualunquismo con cui l'ambasciata italiana e la rappresentanza diplomatica della UE tratta le nostre rimostranze circa il trattamento barbarico a cui siamo sottoposti dai datori di lavoro filippini?

" ... lives centered around the place of residence ...": BALLE, CHE SERVONO SOLO A VOI PER GIUSTIFICARE DI ESCLUDERE DA QUALSIASI ASSISTENZA PERSONE CHE IN OGNI CASO NON VI VOTEREBBERO MAI E CHE MAI CONFERMEREBBERO CON LA LORO ESPERIENZA PERSONALE L'ODORE DI SANTITA' CHE LA UE SPARGE SU SE' STESSA.

Basta prendere in mano il trattato di cooperazione UE-Filippine per rendersene conto: uno strumento che serve solo alle aziende europee operanti nelle Filippine a sottrarsi al diritto del lavoro europeo e nazionale, riparando loro il sedere da qualsiasi attacco in sede giudiziale IN EUROPA, perche' qui chi ha la faccia bianca e' meglio che non compaia in nessun tribunale ... e neanche alla NLRC.

Questo e' l'adattamento al posto in cui centra la vita degli emigranti italiani nelle Filippine (e anche altrove, se si hanno gli occhi nella testa per vedere).

I ministri degli esteri della UE vivono uno stato di diniego mentale elettorale alimentato e fatto solo da pregiudizi ad-hoc. Infatti non consentono il contraddittorio e a domande rispondono con indirizzi "noreply".

Il Ministro degli Affari Esteri e gli Italiani esteri


On 3/21/2020 11:58 PM, URP wrote:
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Ufficio Relazioni con il Pubblico
Piazzale della Farnesina, Roma

Gentile signor XXX,

la ringrazio per aver contattato l'Ufficio Relazioni con il Pubblico. Mi dispiace ma sono solo gli Uffici
consolari all'estero che possono erogare al cittadino italiano stabilmente residente nella propria
circoscrizione consolare, iscritto all’AIRE e che si trovi in situazione di comprovata indigenza un sussidio.
La concessione del sussidio ha carattere di assoluta eccezionalità ed avviene compatibilmente con i fondi
disponibili iscritti a bilancio.

Non posso dunque far altro che raccomandarle di rivolgersi all'Ambasciata d'Italia a Manila
( https://ambmanila.esteri.it/ambasciata_manila/it/ ).

Cordiali saluti,

Lucia Gidoni

Ufficio Relazioni con il Pubblico

---

L'ambasciata di Manila era (e') chiusa, la Farnesina dovrebbe saperlo (lo sapeva).

L'ambasciata di Manila non ha fondi, la Farnesina dovrebbe saperlo (lo sapeva).

La Farnesina - e con essa tutto questo governo di superpupazzi, come quelli di prima, piu' di prima - fa finta di non capire.

Un  motivo c'e', ma non lo possono dire.

Il Ministro degli esteri, questo giocatore a soldatini buono solo a raccontare balle, puo' e deve dire balle, certamente a fin di bene del popolo italiano, come la ballissima di gennaio sul pericolo di panico degli italiani se fossero stati confrontati con la verita' dell'epidemia.

In questo caso quello che non vi possono e vi vogliono dire e' CHE GLI ITALIANI RESIDENTI ALL'ESTERO SONO STATI COSCIENTEMENTE ESCLUSI DA QUALSIASI FORMA DI ASSISTENZA, in barba sia alla costituzione sia alla CEDU sia all'amatissima Unione Europea, che e' obbligata a entrambe ... ma da chi? da questi superpupazzi?

C'e' odore di colpetto di stato.

Non da parte da questi sprovveduti, perche' questi sono incapaci anche di fare un VERO colpo di stato.

Ma c'e' chi lo sta facendo per loro ...

Meditate, italiani, meditate ...

Il torneo costituente permanente

"La" democrazia diretta ... bisogna stare attenti all′uso dell′articolo determinativo ... con gli articoli determinativi si rischia di ontologizzare enti puramente fittizi, risultanti da convenzioni sociali, da patti per la predominazione dei mercati, da apologie ex post ed ex ante dell?′esistente ... il piu′ fittizio di tutti i fittizi? il concetto giuridico di persona dello stato, in cui hanno fatto versare sudore, lacrime e sangue generazioni e generazioni di sedicenti giuristi, costituzionalisti alla VE Orlando, Santi Romano ... prussiani travestiti da italiani ... statolatri al servizio dello stato, ovvero di se′stessi e delle loro promanazioni burosauriche, non servitori del Cittadino ... grazie, monsieur Bastiat, sappiamo che si sapeva gia′, putroppo non possiamo fare altro che sperare che le ripetizioni aiutino ... "La" democrazia diretta non comincia "dai" referendum, obbligatori o facoltativi, incomincia dall′iniziativa legislativa a livello locale, regionale, nazionale e sopranazionale ... prima ancora di cominciare dal diritto derivato, "la" democrazia diretta comincia dal potere costituente, ovvero dal diritto primigenio, come spiegava Thomas Paine, di ciascun essere umano di poter descrivere lo stato che corrisponde meglio alla propria idea di realizzazione dei diritti umani, dei diritti civili e politici individuali ... Ebbene: dopo 150 anni di lotte politiche in Italia - che si possono ricostruire come una successione di assemblee costituenti mancate, dal fallimento della ribellione contro l′Austria del 1848, che secondo Cattaneo avrebbe dovuto invece portare alla prima assemblea costituente lombardo-piemontese elettiva, fino all′assemblea costituente partitokratica del 1947 -, il potere costituente viene oggi delegato senza protesta alla feccia della storia: ai berluskonidi, agli sckifanidi, alla kiesa kattolica, a konventi di non eletti da nessuno se non da se′ stessi, a legislature costituenti ... il Cittadino sta vendendo l′anima a tutti i diavoli, anzi: gliela sta regalando, perche′ in cambio nessun diavolo paga il controvalore di mercato ... La democrazia diretta non solo comincia dal potere costituente, ma finisce con e per mezzo del potere costituente per il tramite del principio di sovranita′ popolare ... che non puo′ essere un come se, un facciamo finta che, ma non puo′e non deve essere altro che diritto originario vivente ... Solo chi ha il coraggio di rivendicare il diritto INDIVIDUALE al potere costituente trai diritti dell′uomo, insieme a tutti i diritti dell′uomo, puo′pensare di costituire una societa′ civile basata su forme di democrazia diretta. Esiste un esempio funzionante, certo, ma la veritá′e′che l′esempio, di fronte alla dimensione dello scempio e dell′ipocrisia imposta con violenza anti-costituzionale dal 1948 a questa parte, e′poca cosa. Ci dice che e′possibile, ma non che possiamo essere in grado di fare sopravvivere questo bambino. Assemblee costituenti ... non assemblea costituente ... corti costituzionali ... non corte costituzionale ... tribunali fiscali ... non commissioni tributarie ... corti dei conti, non corte dei conti ... assemblee costituenti locali, assemblee costituenti regionali, assemblee costituenti nazionali, assemblee costituenti sopra-nazionali ... questa e′  l′unica via rimasta per evitare che perfino il concetto dei diritti umani non venga dimenticato, fagocitato dalla macchina dell′ipocrisia ... e non possono piu′ essere temporanee, come lo erano temporanei (e a chiamata dei re) i parlamenti 300 anni fa, devono diventare organi permanenti, con competenze legislative ed amministrative indipendenti, per Cittadini indipendenti, soprattutto dalla politica, dai politici, da tutte le politiche, soprattutto da quelle puramente parassitarie ... assemblee costituenti in gara tra loro per garantire l′indipendenza e la maggiore eta′ dei Cittadini, non per assuefarli all′ipocrisia di chi va a farsi eleggere per non governare ... assemblee costituenti che lascino che i Cittadini scoprano ed organizzino da soli i modi che piu′ gli si confanno di vivere la solidarieta′ e, perche′ no, di essere nazione ... una nazione giusta, una nazione di giustizia giusta, non di arbitrio, di discrezionalita′, di follia parassitaria ... La democrazia rappresentativa e, con essa, la partitokrazzia universale, stanno morendo, stanno morendo di suicidio, come sono gia´ morte tante volte di suidicio le democrazie nella storia di questi poveri esseri, che vogliono essere tutti padroni ... soprattutto degli altri, se non riescono ad esserlo di se′ stessi ... "La" democrazia diretta non puó che essere un libro, per mezzo del quale ciascuno educa se′ stesso e tutti educano tutti, non ci sono maestri prestabiliti, non ci sono autorita′ prestabilite o eterne, esiste l′autorita´ dell′indipendenza, del rispetto incondizionato per i diritti dell′uomo, della certezza del diritto, indipendenza di una giustizia giusta, di un fisco trasparente, responsabile, certamente anche esso democratico ... "la" democrazia diretta e′ solo un libro per imparare ogni giorno a governare se′ stessi governando se′stessi ... e′ una fatica madornale, e′ un lavoro, e′ un altro lavoro, un lavoro in piu′: e′ il lavoro e la fatica di diventare e rimanere esseri umani. Democrazia diretta puo′essere solo responsabilita′ per se′ stessi uguale alla responsabilita′ per tutti gli altri.

Purtroppo le forze conservatrici, che hanno traghettato la prima dalla seconda repubblica, sono riuscite ad imporre il proprio "controllo" egemonico sulla discussione sulle cosidette "riforme" costituzionali sia a livello accademico sia a livello partitokratico - ed ora stanno lanciando una campagna stampa per il lavaggio del cervello degli Italiani/e, specie di chi ancora ne ha o di chi riesce a pensare qualcosa fuori dal mainstream. La seconda repubblica puo′ essere letta come il tentativo da parte dell′oligarchia sedicente costituzionale di evitare ad ogni costo una nuova assemblea costituente direttamente eletta, specialmente di una piu′ trasparente e piu′ efficiente di quella del 1947. Stesse analoghe strategie politiche hanno portato al "successo" del modello del cosidetto "convento" ed al trattato di Lisbona, con cui di fatto le sovranita′popolari nazionali non sono state trasferite parzialmente a livello europeo, ma e′ stata svuotata la sostanza del potere costituente dei Cittadini nei singoli stati nazionali. I Cittadini sono stati letteralmente espropriati del potere costituente. Le partitokrazzie europee (di cui quella italiana e′ una parte integrante) perseguono l′obiettivo strategico di abolire di fatto il potere costituente basato sulla sovranita′popolare.

Da quello che sinora sta trapelando sulle cosidette riforme italiane, si puo´ riassumere quanto segue:

1) la legge elettorale deve re-instaurare l´egemonia partitokratica pre-Tangentopoli sulla societa´ea sull´economia italiana.

2) il federalismo (fiscale): sara´di un tipo mai visto in nessun altro paese federale al mondo, che istituira´ non il federalismo fiscale, ma 20 prime repubbliche sotto il controllo delle partitokrazzie regionali. Il concetto di costo standard e´ una foglia di fico. Le regioni in Italia sono di fatto delle appendici del potere esecutivo (amministrazioni centrali della PA), che nonostante la "riforma" del titolo V non conoscono altri "poteri" all´infuori dell´esecutivo, non sono dotate di un potere giudiziario proprio, in particolare di corti costituzionali regionali, e non conoscono un proprio potere legislativo vero e proprio e non conoscono organi di garanzia dei diritti fondamentali dei Cittadini. I diritti di iniziativa legislativa e referendaria a livello regionale sono praticamente inesistenti. Tutte queste cose sono tipiche di "stati", ma in Italia si pretende di fare il federalismo senza avere gli stati membri a livello sub-nazionale.

3) L´introduzione del presidenzialismo all´arcoretana: non avra´alcun impatto sulla risoluzione dei problemi storici, che l´′Italia si tira dietro dal 1848. L´Italia si regge ancora sul torso di quel sistema statale creato dalla "piccola Prussia" dei Savoia in Piemonte, che e´stato traghettato dallo statuto albertino al fascismo e da questo alla prima E alla seconda repubblica. Quel sistema e´stato sempre percepito come illegittimo politicamente da grandi fasce di Cittadini, per i motivi piu´ svariati.

4) La "legislatura costituente": non prevista dalla costituzione e mai usata nella storia d´Italia, essa e´ un atto totalmente illegittimo ed ultra-vires,in quanto in nessuna campagna elettorale i partecipanti hanno mai richiesto esplicitamente il mandato per una "revisione" tale da cambiare radicalmente il sistema parlamentare (alias foglia di fico della partitokrazzia) in un sistema presidenzialistico (alias foglia di fico del neocorporatismo neofascista della "classe dirigente" imprenditoriale e politica italiana).

5) Il monocameralismo: nessuno stato federale al mondo ha il monocameralismo in quanto il "segno" del federalismo e´ il bicameralismo, ove la "seconda camera" rappresenta gli stati ovvero i popoli degli stati membri di una federazione. Ma in Italia non ci sono stati con una divisione dei poteri e garanzie costituzionali propri per i Cittadini, ci sono solo delle "regioni" sotto dei "governatori" che non governano, ma si limitano a rimescolanre la confusione dei poteri esistenti a vantaggio delle partitokrazzie esistenti.

6) La soluzione deve essere apparentemente referendaria, ma in verita´sara´ plebiscitaria, in quanto 2 persone (due) si stanno accordando per imporre agli italiani a scegliere tra questa non-riforma e il parlamentarismo all´arcoretana della seconda repubblica. Non ci devono essere alternative. Ma ci sono o non ci sono le alternative? Chi conosce veramente la storia di questo paese, dal 1815 in poi, sa molto bene che non ci sono stati solo i Savoia e Cavour, ma molte altre proposte istituzionalie costituzionali, che le "forze egemoniche" hanno sempre messo a tacere, con le buone o con le cattive. In particolare, hanno sempre messo a tacere proposte di riforma basate sul concetto di decentramento. Le forze egemoniche in Italia hanno sempre voluto stati centralizzati,la confusione dei poteri e la mancanza di controllo effettivo sull′esercizio del potere politico. Queste sono le metastasi storiche che hanno fatto dell′Italia il caso clinico che essa e′oggi. L′alternativa ai presidenzialismi e′ appunto questa: un sistema politico federale, ma VERAMENTE DECENTRALIZZATO, un federalismo fiscale non basato sul principio di sussidiarieta′ ma sul principio di equivalenza fiscale e sul referendum finanziario (anche per i debiti pubblici), un sistema finanziario decentrato basato su una banca nazionale di proprieta′ dei Cittadini italiani, un sistema politico sul quale esistono meccanismi di controllo permanenti e penetranti, specialmente del comportamento finanziario delle amministrazioni pubbliche, anche da parte dei Cittadini stessi.

Dato che una delle poche aggregazioni italiane in grado di pensare al di fuori del "mainstream" si trova tra di voi, vi propongo di indire un grande torneo nazionale per la scrittura di una nuova costituzione in Italia e per l´indizione di un metodo di elezione dei membri della nuova assemblea costituente diverso dalla legge proporzionale.

Non devono essere eletti dei rappresentanti che "inciuciano" una costituzione piu´′o meno "nuova", ma la migliore possibile costituzione cosi′come la pensano, la vogliono e se la scrivono i Cittadini stessi. I professori di diritto costituzionale in Italia purtroppo non leggono trattati sul potere costituente scritti in America o in Francia, specialmente nell´800, non insegnano ai loro studenti che giá nel 1793 l′assemblea costituente francese riceveva centinaia di proposte di "riforma" costituzionale da semplici Cittadini, abitudine sorta in modo del tutto spontaneo sulla base delle vicende che avevano condotto alla creazione delle assemblee costituenti popolari nelle ex-colonie americane negli anni 1774-1776.

In Italia, come in molti altri paesi UE, purtroppo si e′ imposta la "convenzione costituzionale" implicita che scrivere le costituzioni sia necessariamente sempre il compito di oligarchie di potere e/o di sedicente "sapere" auto-elette ed autonominate, ma non e´ cosi´. Le costituzioni sono le autentiche leggi dei popoli, la vera fonte del diritto costituzionale sono i popoli, sia come insiemi di individui sia come nazioni. Ogni Cittadina, ogni Cittadino e´legislatore costituente, e´ legislatore ordinario, e´ legislatore costituzionale, e´ giudice costituzionale,  giudice dei conti e revisore contabile, e´ legislatore ordinario, e´ giudice naturale, e´ammistratore. Le istituzioni che promanano da queste fonti sono solo delle organizzazioni, che possono essere organizzate cosi´- o pomi´- perche´ sono i Cittadini stessi a SCEGLIERE qual´e´ la migliore costituzione per loro, non chi ha il mandato temporaneo di rappresentarne le veci. Chi ha il mandato temporaneo di rappresentare le veci DEVE essere sottomesso alla costituzione scelta dai Cittadini, non potersela riscrivere come gli pare e non poterla manipolare senza doverne sostenere le conseguenze.

La costituzione italiana, per quanto bella e per quanto belle le sue intenzioni, e´ fallita perche´ non e´ mai stata attuata, non ha POTUTO essere attuata a causa di persone dotate di nomi e di cognomi, non per vezzo della natura o per cause di forza maggiore. Di questo fatto proprio a chi sta a cuore il costituzionalismo democratico (non quello oligarchico) ne deve finalmente prendere atto e agire di conseguenza. Ai padri costituenti va portato non il rispetto per la lettera, ma per i principi, che sono entrati per la prima volta dopo 160 anni di storia nel patrimonio culturale e giuridico della nazione italiana. Ma il compito e´ sempre ancora pensare e scrivere una costituzione che si attua da se´ anche contro il sopruso, l´abuso e l′arrogazione di potere da parte delle oligarchie.

Propongo che il movimento si faccia iniziatore di un torneo costituente e costituzionale, in cui i gruppi piu´ svariati scrivano, co-scrivano a piu´ mani e discutano in modo pubblico modelli costituzionali alternativi al presidenzialismo e al falso federalismo (fiscale), che l´oligarchia sta tentando di imporre alla nazione.

Ci sono 160 anni di storia a dimostrare che l´accentramento politico e amministrativo e´ il modello sbagliato per l´Italia. Il modello adatto per il futuro di un′Italia RINNOVATA, NON RIFORMATA, e´ quello del decentramento, della democrazia semi-diretta, il sistema di governo direttoriale, proposto in Italia gia´ negli anni 90 dell´800 da Antonio De Viti De Marco e da Costantino Mortati all′assemblea costituente nel 1947, da Adriano Olivetti negli anni del 900 e da tanti altri. Il modello di federalismo a cui guardare e´ quello svizzero, non quello tedesco. La RFT non e´ uno stato federale vero e proprio, e´ uno stato unitario. Il progetto presidenzialistico puo´ essere sconfitto e deve essere sconfitto, anche a livello dell´Unione Europea, ed in ogni caso non reggera´ che per pochi anni. Nessuno puo´dire che cosa potrebbe succedere al corpo della nazione a seguito del fallimento di questa apparente e sedicente "riforma" istituzionale, ma e´ bene che in ogni corpo politico ci siano degli anticorpi in grado di prevenire e di intervenire sulle infezioni. L´Italia non puo´essere "riformata" dal basso di organizzazioni trite e decotte, dai comuni cosi´ come sono. Il pesce puzza dalla testa - e la gerarchia delle norme impedisce qualsiasi "riforma" dal basso, si tratta di palliativi illusori.

L´′Italia puo´essere rinnovata solo da Cittadini che imparano a gestire il potere costituente, ad indire iniziative di riforma parziale e/o totale di costituzioni, a creare e ad abrogare organi costituzionali e a gestire in modo non parassitario le immani risorse economiche e finanziarie di questo paese.

Ma DEVONO ESSERE I CITTADINI A PRETENDERLO e a proteggere questa loro PRETESA LEGITTIMA per mezzo di assemblee costituenti permanenti, separate dai circuiti dei poteri costituiti ordinari.

Le privatizzazioni di cui avrebbero bisogno gli italiani


Come si fa a liberalizzare in un mercato dove i politici sono abituati a essere boiardi e gli imprenditori ad essere inefficienti?

Esistono terzi, ovvero i Cittadini. Da questi sono state prese le risorse fiscali per creare tutte le cattedrali nel deserto e tutti i rottami economico-finanziari della Prima Repubblika.

Quando si dissolve una società, qualora resti del capitale o degli attivi da dividere, li si paga ai soci.

I Cittadini sono i "soci" dello Stato, essi SONO lo stato.

Che cosa impedisce di attuare le privatizzazioni sotto forma di distribuzioni a titolo gratuito, magari come lotterie, tra cittadini (italiani, non extra-comunitari), che corrispondono a certi criteri di reddito, ovvero che non hanno un reddito?

Che differenza fa per un Tronchetti-Provera, un Colaninno ecc. ecc. rastrellare azioni da un club di azionisti poveri invece che dal Ministero del "Tesoro"?

Nulla, assolutamente nulla.

L'unico motivo che viene addotto da sedicenti politici, sedicenti imprenditori e da sedicenti esperti, è che esistano dei "proprietari naturali", che sono gli unici in grado di "gestire" certi oggetti.

Ora, si dimostra facilmente che tutti i "proprietari naturali" selezionati dalla politica, si sono dimostrati incapaci di farlo.

Agli stranieri non si può o non si vuole riconoscere il titolo di "proprietari naturali" (vedi Abertis, non solo i candidati per rilevare TIM).

Allora come privatizzare?

Non resta che distribuire a titolo gratuito trai poveri. I quali ovviamente non se ne fanno nulla delle azioni di Autostrade e/o di Telecom o di Montedison, ma le possono vendere al migliore offerente.

Se ci sono dei manager italiani veramente capaci di gestire questi cosi, essi verranno nominati da chi rastrellerà la maggioranza delle azioni di certe "società". Se non ce ne sono in Italia, verranno da dove devono venire.

Purchè siano veramente "capaci" di dare agli utenti quel che loro spetta. Questo è tutto quel che conta.
I 500 mio. necessari per pagare le spese di un IPO alle banche, decadono.

L'ingiustizia sociale di privatizzare ai soliti del quartierino noti ciò che è stato finanziato con le risorse fiscali dei cittadini contribuenti, sparisce.

Chi vuole, paga. Chi paga, comanda.

Eccheccevò?

Kuanti anni è durata la Costituzione della Prima Repubblika?


La costituzione scritta dalla prima Assemblea Costituente della storia italiana e promulgata è nata morta, in quanto la partitocrazia ne ha impedito e avvilito l’attuazione.

Promulgata in data 27/12/1947, la prima costituzione della storia d’Italia che meriti realmente tale appellativo è entrata in vigore FORMALMENTE l’1/01/1948.

Ancora prima che venisse promulgata, un certo signor De Gasperi Alcide, non solo si accordò in segreto con le forze di occupazione americane per convincerle a LIMITARE I POTERI DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE COME PAREVA A LUI, ma, nei “suoi” primi tre governi si permise di ignorare completamente il lavoro dell’Assemblea Costituente, intanto il potere legislativo era stato trasferito dal Luogotenente del Regno dal Parlamento (inesistente) al governo.

Nel 1952 De Gasperi non potè fare a meno di tentare di difendersi dal vergognoso “congelamento” costituzionale, come venne definito da personaggi come Piero Calamandrei o da Lelio Basso (Il Principe senza scettro, 1958), ma non successe nulla.

Calamandrei, in un saggio del '55 sul 'compromesso costituzionale', cita a suo stesso sostegno osservazioni severe di Balladore Pallieri, che nel '53 parlava di una 'spaventosa carenza costituzionale' e continua scrivendo: 'A distanza di due anni, questo severo giudizio (forse troppo severo nei confronti della Magistratura), deve essere non soltanto confermato, ma aggravato nei confronti del governo. Dopo un settennio dalla Liberazione, bisogna, con dolore ma non con sorpresa, accorgersi che questi anni non sono stati soltanto di 'immobilismo costituzionale' (nel senso che la Costituzione si sia arrestata, in parte compiuta e in parte da compiere, come la lasciò l'Assemblea Costituente alla fine del 1947), ma sono stati, anche nel campo costituzionale, anni di arretramento: non sosta su posizioni raggiunte, ma reazione e restaurazione del passato; non inattività temporanea, in attesa di ripigliare il lavoro, ma smantellamento e macerazione anche di quella parte di lavoro che si credeva per sempre compiuta. Non diciamo che ci si avvii al colpo di stato, che vorrebbe dire infrazione violenta della Costituzione e che non potrebbe tentarsi senza una nuova guerra civile: si tratta piuttosto di una erosione lenta già in atto, di una estenuazione progressiva che potrebbe dolcemente portare al collasso.'

Il collasso sarebbe arrivato di lì a qualche anno con il tentativo di colpo di stato del 1960 attribuito a Valerio Borghese.

Il congelamento costituzionale, sempre FORMALMENTE, è finito nel 1956, con l’instaurazione della prima corte costituzionale. Fino ad allora a balbettare di costituzionalità delle leggi erano stati solo la Cassazione, farcita di residui passivi del regime fascista, De Gasperi e Scelba, che ovviamente hanno sempre avuto “ragione”.

I difetti del regime instaurato nel 1947 erano chiari fin da principio sia ai ciechi sia ai sordi sia ai muti sia a tutti gli altri in qualche rispetto diversamente abili.

Dal 1956 al 1970, la costituzione continua imperterrita ad essere non attuata nei suoi punti fondamentali, il decentramento e le procedure referendarie.

Nel 1970 viene cucinata la famigerata “legge referendaria” (LEGGE 25 MAGGIO 1970, n. 352 (GU n. 147 del 15/06/1970)), la quale mette le procedure referendarie e di iniziativa legislativa popolare sotto la tutela della partitocrazia e della Corte Costituzionale con norme, che non hanno assolutamente nulla a che fare con lo spirito e con la lettera della costituzione. E’ una legge incostituzionale, ma non è mai stata portata da nessuno davanti alla Corte, che, visto il ruolo del tutto indebito e non guadagnato che ha attribuito alla stessa, in ogni caso è poco probabile che la giudichi esercitando judicial self-restraint costituzionale.

Il decentramento formalmente “avviene” con delle leggi del 1971, che a loro volta non vengono attuate.

Tra il 1971 e il 1980 la costituzione de facto viene di nuovo sospesa in quanto lo stato si deve proteggere dallo pseudo-attacco del terrorismo di destra e di sinistra, che poi si scoprirà essere alimentato da Gladio, di qualunque colore FORMALMENTE esso fosse.

Nel 1981 Spadolini produce un famigerato “Decalogo”, che è in verità l’epitaffio della Prima Repubblika creata da De Gasperi e Scelba. Spadolini si era scelto dieci “puntini” che a suo avviso avrebbero potuto essere realizzati immediatamente in quanto non andavano a toccare in profondità gli equilibri di potere trai partiti, veri domini della Prima Repubblika.

Non succede nulla, fino a quando nel 1983 un certo Craxi Bettino va al potere e comincia apertamente a parlare di crepe nel sistema. Fa istituire la prima delle “Commissioni Bicamerali” che si ingegnano di “riformare il sistema” senza poter riformare assolutamente nulla. La Prima Repubblika, come sappiamo grazie al senno di poi, è alla deriva, fino al 1990, quando il CAF inizia la sua orgia di potere, che finisce in Tangentopoli.

Con Tangentopoli la Prima Repubblika muore non perché chi fa(ceva) le leggi in Parlamento viene smascherato da un giudice in diretta televisiva, ma perché muoiono (sempre FORMALMENTE, come tutto in politica in Italia), i partiti del CLN, i partiti che avevano fondato la Consulta, che aveva a sua volta dato vita nel 1945 al Ministero per la Costituente sotto la guida di Nenni, Ministero che utilizzò la legge elettorale proporzionale del 1919 per instaurare il potere di enti extra-costituzionali quali i partiti politici, sfuggiti a qualsiasi tipo di controllo costituzionale. Contrariamente ai Cittadini stessi della Prima Repubblika, che da detentori del potere costituente vengono presto ridotti all’organo atrofizzato della costituzione.

L’agonia della Prima Repubblika, iniziata nel 1994 FORMALMENTE, finisce – sempre FORMALMENTE - con la Seconda RepubbliKa, che è una situazione che al più si può definire a-costituzionale, in cui ciascuno con un po’ di vento in poppa ritiene di poter “modificare”, ovvero riplasmare anche FORMALMENTE la costituzione anti-costituzionale della Prima RepubbliKa a sua immagine e somiglianza.

Il referendum con cui vengono respinte in toto le “riforme” costituzionali elucubrate dalla destra nel suo sproloquio istituzionale, segna la fine della Seconda Repubblika.

Ma la Prima non è morta del tutto.

La Terza ancora non si vede.

Napolitano invita gli stessi che hanno distrutto la Prima Repubblika a concordare finalmente delle “riforme” istituzionali, dopo tre commissioni bicamerali fallite e non si sa più bene quanti progetti di riforma costituzionale-istituzionale elucubrati da tutti, fuorchè uno, l’organo costituzionale atrofizzato del Cittadino.

L’organo atrofizzato della costituzione della Prima Repubblika tace. E’ oppresso da una dittatura diversa dalla prima, dalla dittatura di un silenzio sottile.

Quanto è durata la costituzione della Prima Repubblika?

Questa donna meravigliosa, bellissima, intelligentissima, perfetta, nata nel sangue delle Repubbliche dei Resistenti, che tutti dite di amare infinitamente e finora avete saputo solo infinitamente tradire, quanti anni ha?

Questa donna è nata veramente, è venuta veramente al mondo, ma mai è arrivata a maturità, è sfiorita sotto l’azione di agenti patogeni e dell’inquinamento semantico della partitocrazia, dei residui passivi della dittatura, della cultura teocratica dei comunisti cattolici e dei cattolici comunisti, fino a che non si è instaurato un regime, che è l’esatto contrario di un regime costituzionale, è un regime che da anti-costituzionale, sia da destra sia da sinistra, è diventato a-costituzionale.

Questa donna non ha mai aperto le sue ali perché nessuno ha mai voluto che le aprisse, che prendesse il volo sopra le ridicole velleità e le vanità dei “leader” della partitocrazia, che proteggesse autenticamente i diritti referendari e di iniziativa legislativa popolare, i diritti di controllo del Cittadino sulla politica derivanti dal decentramento politico, amministrativo, giudiziario, economico … e via dicendo.

In nome di una sovranità parlamentare inesistente la si è trasformata in un mostro esistente.

E´ venuto RP ... poi ... poi Monti, l’amministratore fallimentare della Prima Repubblika, sotterrata sotto la carta straccia della sua costituzione, il marasma di 300,000 cosidette “leggi”, zittita dalla paura di 5 milioni di dipendenti pubblici, sfasciata da 2000 miliardi di euro di debito pubblico e di 3,000 miliardi di euro di debito pensionistico, debiti aziendali a livelli fantastici, debiti delle famiglie a livelli mai visti nella storia di uno dei paesi con la (ex) maggiore quota di risparmio al mondo.

L’amministratore fallimentare della Prima Repubblika deve essere un democristiano, come sono stati democristiani coloro che hanno voluto fondare quella Repubblika non sulla costituzione promulgata dall’Assemblea Costituente eletta dal solo organo preposto e legittimato all’uopo, il Cittadino, nel frattempo: organo atrofizzato della costituzione, ma sulla partitocrazia.

Egregio signor Napolitano:

Le vorrei scrivere una lettera, una lettera molto, ma molto, molto, molto lunga, una lettera più lunga della sua vita e certamente più lunga della mia, per motivarle la legittimità di una domanda retorica:

Chi le fa credere di aver diritto a rubare il tempo di vita di questi cittadini di questo “stato”, di quelli che stanno nascendo e di quelli che nasceranno, continuando ad illudere questa oligarchia di incapaci che ci ha “governato” e purtroppo ancora ci “governa” di poter ricreare una costituzione che consenta ai partiti di sottrarsi di nuovo a qualsiasi controllo costituzionale?

E’ per questo che è venuto l’amministratore fallimentare democristiano?

Se è venuto per questo, non solo lei ma tutti quelli come lei dovrete subire un’altra sorpresa spiacevole, alla “Tangentopoli”, forse ancora peggio di Tangentopoli, qualcosa di mai visto in qualsiasi paese civilizzato occidentale. Stavolta non ne uscirete sulle vostre stesse gambe.

L’era dei ladri di vita è finita. Definitivamente.

Fondazioni: Etienne de la Boetie - Discorso sulla schiavitù volontaria

«Vi sono tre tipi di tiranni: gli uni ottengono il regno attraverso l’elezione del popolo, gli altri con la forza delle armi, e gli altri ancora per successione ereditaria. Chi lo ha acquisito per diritto di guerra si comporta in modo tale da far capire che si trova, diciamo così, in terra di conquista. Coloro che nascono sovrani non sono di solito molto migliori, anzi essendo nati e nutriti in seno alla tirannia, succhiano con il latte la natura del tiranno, e considerano i popoli che sono loro sottomessi, come servi ereditari; e, secondo la loro indole di avari o prodighi, come sono, considerano il regno come loro proprietà. Chi ha ricevuto il potere dello Stato dal popolo […] è strano di quanto superino gli altri tiranni in ogni genere di vizio e perfino di crudeltà, non trovando altri mezzi per garantire la nuova tirannia che estendere la servitù ed allontanare talmente i loro sudditi dalla libertà, che, per quanto vivo, gliene si possa far perdere il ricordo. A dire il vero, quindi, esiste tra loro qualche differenza, ma non ne vedo affatto una possibilità di scelta; e per quanto i metodi per arrivare al potere siano diversi, il modo di regnare è quasi sempre simile ...»

« ... non lo si crederà immediatamente, ma certamente è vero: sono sempre quattro o cinque che sostengono il tiranno, quattro o cinque che mantengono l’intero paese in schiavitù. È sempre successo che cinque o sei hanno avuto la fiducia del tiranno, che si siano avvicinati da sé, oppure chiamati da lui […]. Questi sei ne hanno seicento che profittano sotto di loro, e fanno con questi seicento quello che fanno col tiranno. Questi seicento ne tengono seimila sotto di loro, che hanno elevato nella gerarchia, ai quali fanno dare o il governo delle province, o la gestione del denaro pubblico […].Da ciò derivano grandi conseguenze, e chi vorrà divertirsi a sbrogliare la matassa, vedrà che, non seimila, ma centomila, milioni, si tengono legati al tiranno con quella corda […]. Insomma che ci si arrivi attraverso favori o sotto favori, guadagni e ritorni che si hanno sotto i tiranni, si trovano alla fina quasi tante persone per cui la tirannia sembra redditizia, quante quelle cui la libertà sarebbe gradita.»

De la produttione et la riproduttione de il burosaurus rex

Tutte istituzioni della Prima Repubblika risiedono in edifici che risalgono o all’Italia albertina o all’Italia fascista. Più continuità di così … ma continuità di che cosa, esattamente?

Essenzialmente continuità di una sottospecie umana sabaudo-italica del tutto particolare, ignota agli antichi romani, ma ben nota a tutti quelli che loro sono succeduti, a Torino (“Regno” di Sardegna), a Roma (“Stato” Vaticano), a Firenze, poi di nuovo a Torino e poi di nuovo in tutte le 21 Rome che piastrellano la penisola nella Prima Repubblika.

I burosauri sono stati creati dal Regno di Sardegna, ove la loro produzione è iniziata già nell’XI secolo, con la “stabilizzazione” del Ducato di Savoia sulla base di quei principi che tutti conosciamo dall’incontro di Don Abbondio e i “bravi”. Siccome i “nostri” Duchi controllavano le vie che portavano (allora) dal Nord Europa alla pianura padana e a Roma, nessuno che voleva andare o portare merci a sud poteva resistere alle loro “cortesi” richieste. L’alternativa era tra pagare o non passare. I Duchi di Savoia si sono specializzati fin da principio nel fare pagare ad altri il nulla quanto più possibile.

Perché?

Perché i Savoia avevano un sogno, sognavano la costituzione di un regno clericale, militare e antiliberale e a tal fine spendevano non solo tutto quello che incassavano, ma ancora di più. Il brutto vizio di far fare debiti allo stato (ovvero alla Corona), per farli poi pagare ad altri (di solito chi non aveva diritti di voto), che non solo non hanno nulla a che far con essi, ma non ne hanno avuto alcun beneficio, risale infatti Vittorio Amedeo III (1726-1796). I burosauri in questa fase sono vestiti da militari:

“La proliferazione degli alti gradi diventa così una caratteristica dell’esercito sardo-piemontese nell’età di Vittorio Emanuele III … Questa pletora di ufficiali non ha un’effettiva preparazione militare …: spesso lontani dai reparti per adempiere agli incarichi di corte che quasi tutti ricoprono, mai impegnati in guerra dopo il 1748, essi guardano ai gradi dell’esercito come ad uno strumento di affermazione personale e, nel contempo, come una sinecura vitalizia, ben remunerata e senza rischi. …” (G. Oliva: I Savoia, 1998: 330-331).

E’ l’impero delle forme vuote e delle formalità assurde, delle vanità, intese soprattutto a discriminare il “popolino” dagli alti papaveri, che si arrogano il diritto di fare le guerre, di fare le paci, di difendere il cristianesimo e di amministrare il regno, riuscendo piuttosto malamente in tutte e quattro le cose. Il Regno è diviso tra degni ed indegni.

Fino a che nel 1849 non arriva Vittorio Emanuele II, il Savoia che ha “unito l’Italia”, di cui c’hanno raccontato a scuola, senza dirci però che gli piaceva di più andare a f!4%e e a caccia che non occuparsi del Regno. Vittorio Emanuele II conferma, unico monarca europeo, lo Statuto concesso da Carlo Alberto, ma simultaneamente reprime duramente i movimenti democratici e liberali sopravvissuti alla reazione piemontese alla rivoluzione francese.

Tra il 1850 e il 1860 avviene la prima mutazione genetica dei burosauri. Formalmente lo “stato” assomiglia a una monarchia costituzionale, sostanzialmente inizia un processo di centralizzazione e di unificazione legislativa brutale, senza limiti, senza interruzione e senza eccezione, il tutto sotto la diligente forza dei travet e delle polizie piemontesi. Si instaura il regime dei prefetti, quella specie di burosauri che è sopravvissuta al Ventennio e a Tangentopoli fino ai giorni nostri, moltiplicata e replicata su tutte le Comunità Montane, i Comuni e le Province, le Regioni, su tutti i ministeri e ovviamente sull’Unione Europea e le altre organizzazioni internazionali

I burosauri militari ovviamente non si sono estinti, ma si sono adattati al mutare delle condizioni ambientali, trasmutandosi in Carabinieri, Guardie di Finanza ecc. ecc.. Così le tradizioni militariste dei Savoia, che hanno consentito a un Pelloux di evitare la riforma dell’esercito dopo la sconfitta di Adua (1896) o di esercitare la repressione violenta dei Fasci siciliani (1893-94) senza alcun controllo, continuano a vivere imperterrite in quell’etica perversa di coloro che si autodefiniscono “servitori dello stato” - cosa che formalmente è il caso, ma sostanzialmente, sotto la coltre di leggi, leggine, leggiucole, regolamenti, decreti ecc. ecc., che sgiuggiolano alla velocità della luce come il rosario, è lo Stato, ovvero la collettività dei Cittadini economicamente attivi, che sono i loro servi.

E a che ci serve la casta di burosauri, che si tramanda il gene della servitù dello stato, ma non conosce neanche lontanamente i concetti e i comportamenti, individuali e organizzativi, della servitù al Cittadino (al Contribuente)?

La risposta a questa domanda si trova nel fascismo e nel concetto di partito. Il fascismo è la reazione di una società divisa in degni e in indegni, in cui le circostanze storiche ed economiche hanno condotto all’insostenibilità della discriminazione degli indegni da parte dei degni. Gli indegni hanno creduto di potersi sollevare al livello dei degni con l’invenzione del partito unico che assolutizza (ed assolve) sé stesso. La servitù allo stato raggiunge il livello massimo della perfezione: diventa fine a sé stessa.

Fino a che la casta di questi burosauri del partito unico non portò alla rovina un’intera nazione.
Alla fine della Seconda Guerra mondiale i burosauri, sotto la suggestione degli occupanti anglo-sassoni, si convincono che sarebbe stato possibile continuare a mantenere intatta l’assolutizzazione della casta dei degni anche con una pluralità di partiti, purchè uno, quello cattolico, avesse avuto la predominanza su tutti.
Sorse così la mutazione, che trasformò i partiti, che formalmente si erano opposti all’autoreferenzialità del fascismo, ad un sistema autoreferenziale clientelare di massa incontrollabile, in cui la politica fagocitava tutte le risorse disponibili prodotte dalla società civile e dalle imprese private.

La caratteristica fondamentale del nuovo mutante burosaurico era già intrinseca nel regime totalitario: l’anti-economismo, ovvero lo spreco di massa delle risorse e gli “errori” di allocazione finanziaria di dimensioni inaudite.

Poi i burosauri convinsero i servi ad accettare di sottoporsi ai loro “concorsi”, con cui si misero a filtrare i potenziali degni dagli indegni in grado di imparare a memoria le loro leggine, leggiucole, decreti, regolamenti e a predicarle come i buddisti con i loro mulini di preghiera, cooptando quelli a loro immagine e somiglianza, e, ove necessario e richiesto, educando le giovani menti nell’arte della burosaurizzazione totale della vita (degli altri).

E così accade che i burosauri risiedono ancora negli edifici del potere costruiti tra il 1840 e il 1890, ovunque lo sguardo si posi, qualsiasi sia l’orizzonte che lo sguardo tocca, e continuano a rimuginare le loro leggine, leggiucole, decreti, regolamenti come i mulini di preghiera dei buddisti, e ne fanno fabbricare sempre di nuove, perché quelle che hanno non bastano loro mai e poi mai, e si illudono che al girar dei mulini cambi pure la realtà …

Fino a che la casta di questi burosauri non si mette in testa di creare due partiti unici per uscire dal vicolo cieco in cui ha cacciato un’intera nazione.

Stavolta però i veri servi sanno di essere i veri servi e non credono più tanto che i mulini di preghiera dei burosauri siano più in grado di cambiare neanche le forme apparenti della realtà … il re è nudo, la maschera fa intravedere il mostro …

„Am italienischen Buerokratiewesen wird die Welt genesen …“

Antonio De Viti De Marco: economista, parlamentare ed agricoltore




Nel ringraziare i mie giovani amici, che hanno voluto trarre dal dimenticatoio vecchie pubblicazioni, debbo pure dire poche parole di chiarimento al lettore.

Gli scritti che si ristampano in questo volume non esprimono il pensiero di un partito politico, ma neppure quello di un solitario; essi ricordano lo sforzo continuativo e crescente compiuto per oltre un trentennio da un gruppo di persone le quali hanno mirato alla formazione di partito liberale-democratico - ossia radicale – che non è mai esistito nel parlamento italiano, o vi è esistito soltanto di nome.

Oggi questi scritti hanno un modesto valore storico; sono cioè, elementi documentali per chi ha voglia serenamente fare la storia delle correnti politiche italiane dalla unificazione del Regno all’avvento del fascismo.

La larga parte che in essi è data al problema meridionale spiega perché il volume compaia in questa raccolta (la “Collezione di studi meridionali”).

Durante le lotte del Risorgimento, le divisioni politiche derivarono dalla questione dell’indipendenza nazionale e dalla forma – federativa, repubblicana, monarchica – che si voleva dare al nuovo stato.

I problemi di politica interna ed estera, che il nuovo stato si apprestava ad affrontare, apparivano ancora lontani e di secondaria importanza. L’uomo, invero, che ebbe la visione integrale e precisa di un indirizzo liberarle in tutte le sue concrete esplicazioni, fu il conte di Cavour; ma il suo programma nacque e morì con lui.

Del pari, con la unità conseguita, si esaurì la funzione storica e la vitalità politica dei vecchi partiti.
Restarono bensì i vecchi aggruppamenti di persone legate da vincoli di tradizionale convivenza; ma subito si manifestò, nell’interno di ciascuno di essi, la più grande confusione di idee e di metodi. Poiché in ciascuno si trovavano fautori ed avversari dei più disparati indirizzi di governo in materia di politica estera ed interna, di politica economica e finanziaria; in ogni gruppo vi erano i fautori e gli avversari dell’espansione territoriale e coloniale, della riduzione delle spese militari, dell’intervento statale e della libera iniziativa individuale; in ogni gruppo vi erano gli accentratori e i decentratori, i fautori e gli avversari dell’allargamento o della restrizione dellae libertà di stampa e di associazione, del suffragio universale e del suffragio ristretto; coloro che propugnavano la più completa separazione tra lo Stato e la Chiesa; vi erano liberisti e protezionist; fautori ed avversari della legislazione sociale.

Donde si ebbe la piaga del “trasformismo”, che confuse le persone dei vecchi partiti, senza chiarire le idee dei nuovi indirizzi.

Al di sopra della confusione, una sola idea, ereditata dal vecchio regime, continuava a dominare in ogni gruppo: l’idea del privilegio di classe.

Le nuove libertà – concesse forse più per spirito dottrinario che non per domanda del popolo – servirono di fatto ai nuovi arrivati per organizzarsi in difesa dei propri interessi e del proprio diritto; ma questa difesa non la fecero consistere nel combattere il privilegio altrui sulla base della legge comune, ma nel reclamare nuovi privilegi per sé. Ogni nuovo privilegio era reclamato a titolo di egual trattamento come un privilegio preesistente. Così è avvenuto in Italia che il progresso dell’idea liberale e democratica è consistito nella graduale crescente estensione dei favori legislativi, passando dai gruppi maggiori ai minori, dai gruppi di vecchia formazione ai gruppi di nuova formazione, dai proprietari terrieri agli industriali, ai funzionari dello stato, alle cooperative di braccianti, alle organizzazioni proletarie.

Si ebbe la gerarchia dei grandi, dei medi e dei piccoli privilegi.

Il parlamento diventò logicamente il mercato dove si negoziavano i grandi e i piccoli favori dello stato, la cui spesa era fatta dalla gran massa dei consumatori e dei contribuenti. La difesa di questi era esulata dall’arena parlamentare. Ogni singolo elettore spingeva il singolo deputato su questa via e lo sfruttava per conseguire interessi particolari. Ma la massa anonima dei cittadini aveva finito per disprezzare l’istituto parlamentare.

Contro le organizzazioni politiche del privilegio, che dissanguavano le forze produttive del paese povero, sono avuti movimenti popolari sporadici, determinati dall’acutizzazione delle sofferenze economiche che l’esagerazione del sistema ha talvolta prodotte, non dall’azione consapevole di masse elettorali da cui avrebbe potuto nascere il partito, né dal pensiero fattivo di un partito o di un gruppo operante allo scopo di illuminare, educare ed organizzare politicamente le masse.

Un piccolo nucleo di persone dalla critica fu spinto ad assumersi tale compito e, subito dopo la tariffa del 1887 e la guerra doganale con la Francia, iniziò le sue campagne contro il protezionismo industriale e quello granario, per il riordinamento delle banche, per la modernizzazione della vita parlamentare, per la perequazione tributaria tra gruppi e regioni; per l’indipendenza della magistratura; ù attaccò in una parola, ogni forma di privilegio, per arrivare sempre più all’eguale trattamento economico, tributario e politico di tutti i cittadini, che è il solo fondamento di un partito e di un governo liberale.

A misura che il programma si precisava e che nuovi interessi costituiti venivano offesi, vecchi aderenti si  perdevano per via; ma nuovi se ne acquistavano lavorando nel parlamento ai margini di tutti gli aggruppamenti, e nel paese trai giovano, che erano soprattutto attratti dalla intransigente coerenza del programma. Comunque, se il gruppo non avanzò rapidamente in estensione, guadagnò sempre in intensità ed efficacia combattiva; e così esercitò maggiore influenza politica di quanto il suo numero e i mezzi di cui disponeva non avrebbero fatto credere.

La guerra non lo colse impreparato: fin dal primo momento, senza incertezze e tentennamenti, proclamò la necessità del nostro intervento, accanto ai paesi democratici e parlamentari dell’Europa occidentale, contro l’imperialismo tedesco; accentuò il carattere antigermanico del nostro intervento; chiese, invano, subito dopo dichiarata la guerra, l’alleanza del proletariato italiano, per preparare gli spiriti e la volontà del paese in favore di una pace giusta e durevole, quindi anche antiprotezionista; fu sincero fautore della Lega delle Nazioni.

Dopo la guerra, che fu per l’Italia uno sforzo gigantesco, del tutto sproporzionato al consolidamento politico del giovane stato e alla consistenza economica del paese, attraversammo un periodo pauroso di completa anarchia, come se il nostro fosse stato un paese vinto.

L’impero della legge era passato dal potere dello stato all’arbitrio di singoli gruppi, anzi all’istinto distruttore dei bassifondi e dei violenti di ogni gruppo. I funzionari pubblici erano contro lo stato che li pagava; i ferrovieri si consideravano quali padroni a titolo privato delle ferrovie, che non sapevano esercitare; i postelegrafonici agivano come padroni delle poste e dei telegrafi arrestandone il funzionamento; il deficit dei servizi pubblici cresceva paurosamente; gli scioperi nelle aziende pubbliche e nelle private erano diventati uno sport politico e un metodo di intimidazione del pubblico, e, poiché si componevano regolarmente a condizione che fossero pagate le giornate non lavorate, crescevano all’infinito; i senzatetto occupavano le case dei privati; lo svaligiamento dei negozi veniva compiuto impunemente sotto gli occhi della polizia e, molti dicevano, organizzato dalla stessa polizia; e gli operai industriali invasero le fabbriche che non sapevano gestire; le leghe dei lavoratori agricoli invasero le terre che non potevano ripartirsi.

Contro il caos sorse il fascismo, organizzazione privata di resistenza, segno non dubbio della vitalità del paese. Con lo squadrismo si ebbero fenomeni tipici di guerra civile. Il partito vincitore ristabilì l’ordine pubblico e sostituì lo stato, praticamente scomparso; e poi lo plasmò poco a poco a sua immagine: stato antiliberale e antidemocratico; l’individuo è soppresso di fronte alla volontà assoluta dello stato, cioè del gruppo governante.

Sono due momenti distinti: nel primo il fascismo affronta il socialismo degenerato in bolscevismo; nel secondo è contro coloro che pongono le libertà dell’individuo a base dello stato.

Noi avemmo in comune col fascismo un punto di partenza: la lotta e la critica contro il vecchio regime.

La nostra critica però intese a creare nel paese una più elevata coscienza pubblica contro tutte le forme degenerative delle libertà individuali e del sistema rappresentativo, aveva pur sempre di mira la difesa e il consolidamento dello stato liberale e democratico.

Così il nostro gruppo fu travolto.

Luglio 1929

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Prefazione a: Un Trentennio di lotte politiche (1894 – 1922), ristampa Giannini Editore
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Il più grande economista pubblico italiano, le cui opere oggi non si trovano neanche nella stragrande maggior parte delle biblioteche italiane e che non viene più “letto” nelle facoltà di economia italiane benché nientemeno che James Buchanan abbia tentato di fare conoscere e capire il suo pensiero nel mondo fin dagli anni ‘60, scrisse queste parole in pieno fascismo. Di lì a poco (1931) si sarebbe ritirato dall’accademia per evitare di prendere la tessera del partito fascista. La sua autorità intellettuale era tale che poteva tuttavia dedicare questa raccolta di scritti ad Ernesto Rossi e di ironizzare sulla “vitalità del paese” dimostrata dal fascismo.

Morì a Roma il 1° dicembre 1943, quando l’esito della guerra era ormai certo, confermando tutte le sue ipotesi sull’evoluzione storica dell’Italia. Gli alleati erano sbarcati a Salerno il 9 settembre 1943.

Un esempio della dittatura del silenzio dentro il simulacro della democrazia.

Ogniqualvolta sente parlare i Tremonti, i Visco ed i Grilli si rivolta nella tomba.

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" ... In conclusione, il vizio fondamentale del sistema finanziario locale può riassumersi in questo: che le imposte vengono prevalentamente pagate dai meno abbienti ed i servigi pubblici prevalentemente usufruiti dai maggiori abbienti; e che questa iniqua ripartizione del costo di produzione e del consumo di servigi pubblici è l'effetto di sistematiche violenze, fatte contro al nostro diritto pubblico finanziario e allo spirito della costituzione" (225).

Ovviamente si parla dello statuto albertino, l'articolo è del 1894. Sempre lì si legge:

"Dunque bisogna in qualche modo e misura sottrarre la votazione delle imposte, almeno delle indirette di consumo, ai consigli, sperimentando, con tutti i temperamenti necessari, i referendum agli elettori, da praticarsi o in via assoluta, sempre che si tratti di imposte indirette di consumo, oppure in caso che un certo limite - fissato dalla legge - si voglia sorpassare. La proposta di referendum pare audace, ma non lo è. Mi figuro la domanda: "Vogliono gli elettori di questo comune un aumento di due centesimi sul dazio del vino o del petrolio o delle farine per avere la illuminazione delle strade?" E vedo già con quanta coscienza e convinzione voterebbe pel sì o pel no ogni contadino, il quale con perfetta incoscienza e mercè il prezzo di qualche lira, ha dato il suo voto a un candidato politico e a un programma che non capiva."

Niene di nuovo sotto il sole. Il sistema tributario locale giolittiano è solo stato alzato all'ennesima potenza a livello nazionale repubblicano.

Lettera aperta al signor Luigi di Maio, deputato del Popolo Italiano

ZZZ, 04.07.2020 C.A. deputato Luigi di Maio sia nella sua funzione di deputato sia nella sua funzione di ministro degli esteri ...