Il bugiardo compulsivo

I militari italiani via dall’Afghanistan dopo vent’anni. Di Maio riesce dove gli altri non hanno osato

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Venti anni. Ecco quanto durerà la “guerra al terrore” inaugurata dagli Stati Uniti e proseguita con il supporto della coalizione Nato in Afghanistan. Dal 1 maggio ed entro la data simbolo dell’11 settembre, a due decenni esatti dall’attentato di al-Qaeda al World Trade Center di New York e al Pentagono, le truppe dell’alleanza lasceranno il Paese. Dove sono ancora in corso i colloqui di pace tra il governo di Kabul e i Taliban.

I militari italiani via dall’Afghanistan dopo vent’anni. Di Maio riesce dove gli altri non hanno osato

“È ora di porre fine a questa lunga guerra”, ha dichiarato Joe Biden che stasera darà l’annuncio dell’accordo trovato tra i Paesi del Patto Atlantico impegnati militarmente nel Paese. Tra questi anche l’Italia che con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dichiara: “Abbiamo condiviso la posizione Usa. Si va verso una decisione epocale per la Nato, una decisione che prenderemo insieme ai nostri alleati e che riguarderà la presenza delle truppe dell’alleanza in Afghanistan”. Una decisione che segna evidentemente un punto di svolta dopo anni e anni di promessa.

Forse qualcuno ricorderà: il 2015 doveva essere l’ultimo anno dei militari italiani in Afghanistan. Poi, però, si decise di rinnovare l’impegno del nostro Paese. Al tempo a Palazzo Chigi sedeva Matteo Renzi. “Vi chiediamo uno sforzo in più – disse in quel caso l’allora premier confermando la decisione di prolungare la missione del contingente italiano e direttamente parlando ai militari – Restare ancora qualche mese in Afghanistan perché la fase finale è la più difficile e abbiamo bisogno di non disperdere il lavoro fatto e il sangue versato. Abbiamo il dovere di concludere una transizione per la libertà e pace del Paese”.

Via le truppe da Kabul: una svolta rivoluzionaria dopo anni di guerra

Una missione necessaria perché “la stabilità internazionale è connessa indissolubilmente a quella interna”. E non si può “pensare che la nostra sicurezza sia solo dentro i confini”. Alla fine sono passati ben più di qualche mese, essendo arrivati al 2021. Ovviamente la responsabilità non è di Renzi (ci mancherebbe) ma di una missione che si è evidentemente prolungata oltremodo e senza una giustificazione plausibile. Quel che restano sono i costi: oltre 8 miliardi nel giro di venti anni.

L’Alleanza Atlantica segue dunque la strada tracciata dagli Usa di Joe Biden, convinto che “sia giunta l’ora di porre fine a questa lunga guerra”, ha chiosato ancora Di Maio. E prende una “decisione epocale”, come l’ha definita il ministro degli Esteri. La strada dunque è tracciata. Da maggio a settembre gli oltre 7 mila soldati della coalizione (800 italiani) lasceranno il suolo afghano. A 20 anni dall’attacco alle Torri gemelle e a 10 dall’uccisione, in Pakistan, di Osama Bin Laden.

“Abbiamo  condiviso la linea Usa, conveniamo sul fatto che serva un cambio di passo in Afghanstan”, ha detto Di Maio da Bruxelles al termine  dell’incontro sul dossier con i colleghi tedesco, turco, britannico e con il segretario di Stato americano. Un cambio di passo che  però, ha assicurato il titolare della Farnesina dopo  aver ringraziato i soldati italiani, non significa lasciare la popolazione al suo destino. “Non abbandoneremo mai il popolo afghano – ha spiegato -. Continueremo ad aiutarlo anche di più con i progetti di cooperazione allo sviluppo, il sostegno alle imprese, alla società civile e la tutela dei diritti umani”.

Leggi anche: Via libera del Senato alla mozione per conferire la cittadinanza a Zaki. Fico: “Andremo fino in fondo, anche su Regeni”









 

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Non lo chiamerei un bugiardo. Preferirei definirlo uno che vive dall’altro lato dei fatti. Robert Orben

Pinocchio 1

La Sindrome di Pinocchio

Il bugiardo patologico e il bugiardo compulsivo

Diciamocelo: tutti abbiamo raccontato qualche piccola o grande bugia nel corso della nostra vita, per sfuggire a una verifica a scuola o per non volerci assumere la colpa di un nostro errore, o, perché no, a volte, anche per “quieto vivere”. Abbiamo, però, sicuramente conosciuto anche persone che hanno fatto della menzogna una sorta di stile di vita. È il caso di quelli che vengono definiti, appunto, “bugiardi compulsivi” e “bugiardi patologici”, facenti parte di quella che viene chiamata Sindrome di Pinocchio, ispirata alla nota fiaba di Collodi.

IDENTIKIT 1: IL BUGIARDO COMPULSIVO
Il bugiardo compulsivo non mente per raggiungere un fine specifico, ma semplicemente per abitudine e, soprattutto, perché mentire lo fa stare meglio rispetto a quando racconta la verità. Essere sinceri per queste persone diventa un’impresa veramente difficile, così finiscono per mentire su qualsiasi cosa. La bugia diventa, quindi, una risposta automatica ed irrefrenabile, compulsiva appunto. Questo tipo di bugiardo, però, non è manipolativo, o almeno non apertamente.
IDENTIKIT 2: IL BUGIARDO PATOLOGICO
Il bugiardo patologico (definito anche cronico o abituale) è chi mente in continuazione al solo obiettivo di ottenere uno scopo preciso. Egli lo fa senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze emotive e comportamentali che il suo atteggiamento può avere sugli altri. In questo caso, perciò, l’abitudine a mentire diviene un meccanismo per affrontare la realtà, probabilmente sviluppatosi in età infantile. Tale modalità è spesso associata ad altri disturbi psicologici, in particolare di personalità, quali il disturbo istrionico, borderline, narcisistico e, in alcuni casi, anche l’antisociale. A differenza del bugiardo compulsivo, il bugiardo patologico è generalmente e apertamente manipolativo, dotato di un forte autocentrismo e ben poco empatico con le altre persone.

La “insostenibile leggerezza” del Bugiardo Patologico

Il vero problema è che il bugiardo patologico può risultare, però, spregiudicato e anche affascinante, e fa male, davvero molto male, a chi gli vive accanto. La sua intera esistenza ruota attorno a delle bugie finalizzate unicamente a costruirsi un mondo irreale in cui figurare sia re sia vittima di situazioni emotivamente intense. Quella che poi è però, nei fatti, la vita reale, poco importa: le bugie finiscono quindi per alimentare, il più delle volte, un narcisismo e un ego già di per sé ipertrofico, al punto che il resto del mondo, con le sue regole e la sua eticità, non esiste più.

E non importa se anche le sue menzogne venissero smascherate, perché, in quel caso, negherebbe tranquillamente senza alcun pudore anche l’evidenza più ovvia. Ma non si tratta di una mera facciata, perché il bugiardo patologico non sa cosa sia la vergogna, perché non la prova mai, piuttosto che sentirsela addosso sarebbe capace di far di tutto per far sentire l’altro in torto, e solo attraverso la sua capacità manipolativa.

La Sindrome di Pinocchio è risolvibile?

Il primo passo quando si ha a che fare con persone con la Sindrome di Pinocchio è promuovere, innanzitutto, l’autoconsapevolezza, in quanto, per loro, non è un problema, anzi. Hanno interiorizzato da così tanto tempo questo meccanismo che per loro risulta assolutamente egosintonico (ossia, in armonia con sé) e difficilmente, quindi, lo percepiscono come patologico o disfunzionale.

In secondo luogo, è importante sottolineare che, come ogni altro comportamento che offre protezione dallo stress, anche la bugia può diventare quasi una dipendenza, e quindi molto difficile da disimparare. Bisogna anche tenere in considerazione che non vi è motivazione a smettere, addirittura possono credere che mentire sia giusto al fine di proteggere il proprio ego per guadagnare benefici e vantaggi.

Inoltre, come già accennato, spesso, a complicare il tutto è la presenza, nei mentitori patologici, di un pervasivo disturbo di personalità.

In ogni caso, nulla può essere irrisolvibile, ed il consiglio è, una volta riconosciuto il problema, di rivolgersi ad un professionista qualificato che sappia ascoltare sia le verità del bugiardo che quelle di coloro che con il bugiardo patologico stanno vivendo.

D’altronde, il nome la dice lunga: Sindrome di Pinocchio, ossia una patologia racchiusa in una fiaba, e non è affatto un caso. Collodi non poteva immaginare che il suo burattino menzognero sarebbe diventato tanto famoso da meritarsi il nome di una sindrome, ma di certo sapeva di cosa parlava quando ha inventato un bimbo di legno incapace di dire la verità. Ha trasposto in una storia, apparentemente per ragazzi, una problematica molto diffusa non solo fra i piccoli, ma anche e soprattutto fra gli adulti. E se la bugia, nel bambino, è spesso ingenua e talora anche divertente, quando l’adulto mente può fare grandi danni, sia a se stesso che agli altri…

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Elena PariseLa dott.ssa Elena Parise, Psicologa e specializzanda in Psicoterapia Cognitiva presso la Scuola "Studi Cognitivi" di Milano, si occupa di supporto psicologico rivolto a bambini ed adolescenti. Effettua inoltre consulenze per il supporto alla genitorialità.View all posts by Elena Parise →

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Lettera aperta al signor Luigi di Maio, deputato del Popolo Italiano

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