«Il 90% di chi è in Rianimazione non è vaccinato»
“Nelle nostre rianimazioni ben oltre il 90% dei ricoverati non è vaccinato. E questo a dispetto di chi sostiene la scarsa efficacia del vaccino sulla variante, laddove i dati anche in Italia depongono per una diffusione di questa variante che si aggira intorno all’85-90%”.
Così, all’Adnkronos Salute, Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi-Emac). “Nel panorama attuale – sottolinea il medico – le prove empiriche sono quelle più affidabili”.
Tra gli “scarsissimi numeri di vaccinati ricoverati in terapia intensiva – evidenzia Vergallo – osserviamo che nella stragrande parte si tratta di persone di età avanzata e con pluripatologie”. Ma “il dato che più ci preoccupa è che la percentuale di non vaccinati che finiscono in rianimazione è comunque larghissimamente al di sotto dei 50 anni. Il che fotografa – conclude il presidente Aaroi-Emac – proprio quella tipologia di popolazione più refrattaria a capire le ragioni del vaccino e che oltretutto è la fascia anagrafica che più di tutte si movimenta”. Vergallo sottolinea che “in terapia intensiva i casi sono in costante lieve aumento”. “Questo è frutto di due fattori che giocano uno in contrasto con l’altro – spiega Vergallo – il primo è la diffusione delle vaccinazioni e il secondo è una ripresa sempre più totale delle attività di movimentazione sociale. Non possiamo più di tanto prevedere una nuova chiusura, anche se sono state previste misure di contenimento in relazione all’occupazione dei posti letto, ma – avverte il medico – il fattore invece sul quale occorre assolutamente intervenire è la progressione della vaccinazione della popolazione”.
“Sulla base degli indicatori di quest’anno rispetto al 2020 noi abbiamo un numero di posti occupati di terapia intensiva maggiore, questo vorrà dire che sicuramente in autunno avremo un ulteriore aumento dei casi, complici i fattori climatici. Ma ci conforta e riponiamo speranza nella diffusione della campagna vaccinale al netto del rischio di emersione di nuove varianti che al momento non ci sono e che possano essere più resistenti al vaccino” dice Vergallo. “Quindi le nostre previsioni rispetto alla pressione ospedaliera – chiarisce Varallo – non sono tragiche, non abbiamo elementi adesso per andare in estremo allarme ma questo – ammonisce – non rappresenti un motivo per la popolazione resistente alla vaccinazione di continuare nella sua resistenza che è veramente devastante anche sul piano della democrazia sociale”.
“La pandemia ci ha dimostrato quanto vi sia bisogno di responsabilità. Nell’opera di tutti i medici e del personale sanitario. Nel lavoro di chi svolge mansioni sociali. Nell’impegno di chi opera nel tessuto produttivo, economico. Nell’azione dei Governi e degli organismi internazionali. Ma anche nei comportamenti di ciascuno di noi. La responsabilità comincia da noi. Vaccinarsi -tra i tanti esempi- è un dovere non in obbedienza a un principio astratto, ma perché nasce dalla realtà concreta che dimostra che il vaccino è lo strumento più efficace di cui disponiamo per difenderci e per tutelare i più deboli e i più esposti a gravi pericoli. Un atto di amore nei loro confronti, come ha detto pochi giorni fa Papa Francesco” ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo in videoconferenza, all’inaugurazione della 42esima edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli. “Dovremo ancora combattere la pandemia. Ma nostra responsabilità è immaginare il domani. Sentiamo che cresce la voglia di ripartire: il motore è la fiducia che sapremo migliorarci, che riusciremo a condurre in avanti il nostro Paese. L’Unione europea si fa motore di un nuovo sviluppo dei nostri Paesi, uno sviluppo più equilibrato e sostenibile. È un’occasione storica che dobbiamo saper cogliere e trasformare in un nuovo, migliore e stabile equilibrio”, ha aggiunto Mattarella.
Vaccinazione anti-Covid omologa o eterologa? Sono le due strade su cui sono stati combattuti molti under 60 italiani, vaccinati alla prima dose con AstraZeneca, poi indirizzati da nuova raccomandazione verso la seconda dose con vaccino a mRna. Oggi un nuovo studio offre un’ulteriore contributo per comprendere meglio il valore delle due alternative. La novità del lavoro, firmato da ricercatori tedeschi e pubblicato su ‘The Lancet’, è che questa volta viene confrontata eterologa e omologa rispetto alla capacità di neutralizzazione della variante Delta di Sars-CoV-2. Risultato: “La robusta inibizione delle varianti inclusa la variante Delta – scrivono gli autori – supporta ulteriormente la vaccinazione eterologa”. Gli esperti precisano che si tratta di un piccolo lavoro. Ma aggiungono: “Se confermati in un ampio studio, i nostri dati sostengono anche” l’opzione di una terza dose “booster eterologa per le persone che hanno completato il ciclo di vaccinazione omologa” con AstraZeneca quando “l’immunità umorale sta diminuendo e i pazienti diventano suscettibili all’infezione”.
Nello studio, gli scienziati dell’Hannover Medical School e del Leibniz Institute for Primate Research di Gottinga hanno analizzato il plasma di vaccinati con AstraZeneca dopo il richiamo omologo e dopo quello eterologo con Pfizer, per valutare e confrontare l’attività neutralizzante contro le varianti di preoccupazione, Delta inclusa. L’intervallo medio tra le due dosi era di 73,5 giorni e non differiva tra i due gruppi analizzati. Per valutare la neutralizzazione è stato usato il test del virus pseudotipizzato basato sul virus della stomatite vescicolare. La media degli anticorpi IgG anti-Spike era più alta nei vaccinati con eterologa che in quelli con omologa. I vaccinati con il mix inoltre hanno raggiunto un valore adeguato in termini di tasso di anticorpi neutralizzanti contro tutte le varianti, anche la Delta. Le medie degli anticorpi IgG anti-Spike medie sono risultate correlate in modo altamente significativo al valore dei titoli di neutralizzazione contro la variante Delta, in entrambi i gruppi. Lo studio tedesco è una conferma. Prima di questo lavoro infatti, ricordano gli autori, era stato già dimostrato (sulla base dei primi risultati di uno studio di fase 2 dalla Spagna e di ulteriori studi osservazionali) che si osservavano “risposte immunitarie robuste accompagnate da una reattogenicità accettabile” dopo la vaccinazione eterologa con AstraZeneca alla prima dose e un vaccino a mRna (Pfizer o Moderna) alla seconda.
Era stato inoltre “dimostrato che il richiamo eterologo” con Pfizer “induce conte più elevate di cellule T specifiche” contro la proteina Spike del virus, e “titoli elevati di anticorpi neutralizzanti contro le tre varianti Alfa, Beta e Gamma”. Sono 5.185.450 le dosi di vaccino anticovid somministrate in Puglia (dato aggiornato alle ore 17.46 di ieri dal Report del Governo nazionale), il 93,6% quelle consegnate dal Commissario nazionale per l’emergenza, 5.538.879. Il 51,8% dei pugliesi della fascia 12-19 anni (corrispondente a 166.506 persone) ha ricevuto la prima dose di vaccino, sopra la media nazionale che è del 47,2%. Per l’aggiornamento della campagna vaccinale in Asl Taranto, ad oggi sono state somministrate 714.447 dosi di vaccino in totale. Rispetto a questo dato, oltre 338 mila cittadini hanno completato il ciclo vaccinale. Per quanto riguarda le somministrazioni effettuate negli hub vaccinali del territorio ionico, il dato aggiornato a ieri mattina riporta quasi 1800 dosi di vaccino, così distribuite: 765 dosi in Arsenale a Taranto, 417 a Martina Franca, 600 a Manduria.
Nessun commento:
Posta un commento