«Ricorsi e referendum: così smonteremo il green pass»

 

  • PARTE LA BATTAGLIA LEGALE

«Ricorsi e referendum: così smonteremo il green pass»

La battaglia dell'avvocato Grimaldi contro il Green pass: «Gravissima situazione di discriminazione che vìola Costituzione e regolamento europeo, compiuta la quale i vaccinati accuseranno i non vaccinati di non farli uscire dall’emergenza». Pronta una squadra di 1000 avvocati suddivisi per regione: «Il primo passo è la diffida al Governo; a medici, insegnanti, studenti e viaggiatori dico di attendere i provvedimenti amministrativi e poi impugneremo al Tar». Sullo sfondo c'è un referendum popolare: «Raccogliere 500mila firme sarà facile».

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«La battaglia giuridica non sarà contro i vaccini, ma contro l’obbligo di vaccinarsi mascherato da Green pass. Ricorsi al Tar e anche un referendum ci aspettano».

Avvocato Erich Grimaldi, dopo aver guidato il comitato per le cure domiciliari, ora c’è una nuova emergenza: l’obbligo vaccinale mascherato col lasciapassare sanitario.
Ho fondato l’Unione per le cure e le libertà (QUI e QUI) tenendola volutamente distinta dal comitato con il quale continuiamo a sollecitare il Ministero all’adozione di protocolli aggiornati per le terapie domiciliari. Ma qui e adesso c’è una battaglia giuridica importante.

Chi ne fa parte?
Sto raccogliendo le adesioni di avvocati e giuristi di vario tipo: attualmente siamo un migliaio.

Vi ripeteranno il solito ritornello: siete no vax.
Falso: non siamo contro il vaccino, ma contro l’imposizione di un pass che nasce per motivi politici e non scientifici. È bene chiarirlo subito: il pass non ha niente di scientifico.

Da giurista e avvocato che cosa vede?
Vedo che si sta creando una gravissima situazione di discriminazione tra i cittadini, compiuta la quale i vaccinati vedranno i non vaccinati come coloro che non li faranno uscire dall’emergenza. Il nemico diventerà il non vaccinato. Questo è falso e gravissimo.

Di chi è la colpa?
Devo dire media e politici al governo: non c’è mai stata una comunicazione trasparente riguardo il rapporto rischi/benefici, sul consenso informato, sulla vigilanza passiva, sulla sperimentalità, sulle reazioni avverse, sulle dosi: tutto questo ha disorientato il cittadino. Non credo che il 35% degli italiani sia No vax.

Chi state assistendo?
Ci hanno contattato diversi sanitari vaccinati a gennaio che a luglio si sono contagiati dopo aver terminato il periodo di copertura del vaccino. La maggior parte di coloro che ci cerca sono giovani, abbiamo creato dei gruppi di lavoro di avvocati distribuiti per regioni. Li abbiamo divisi per competenze e specializzazioni, dagli amministrativisti ai giuslavoristi, dagli esperti di privacy a quelli che si occupano di normative sanitarie. E facciamo azioni di tutela a distanza.

In questi giorni avete inviato anche una diffida al governo. Perché?
Abbiamo diffidato la Presidenza del Consiglio perché deve assicurare l’erogazione di servizi e attività senza discriminazioni tra vaccinati e non e perché c’è un problema di privacy e di trattamento dei dati.

È il caso delle verifiche sull’identità.
Nessuno può sostituirsi a un pubblico ufficiale, quindi i documenti li possono richiedere solo loro. Noi abbiamo eccepito una serie di violazioni riguardo norme inderogabili alla democrazia facendo riferimento all’articolo 32 della Costituzione. Questo provvedimento è fatto per invogliare la gente a vaccinarsi, non per risolvere un’emergenza.

A un insegnante che cosa consigliate di fare?
Allo stato attuale gli diciamo di attendere, ma nel momento in cui dovesse arrivare la sanzione va impugnata immediatamente al Tar facendo valere anche il regolamento europeo. L’impugnazione, trattandosi di un decreto e non di un Dpcm, può avvenire solo quando c’è il provvedimento amministrativo. Per i ristoratori invece va impugnato innanzi al giudice ordinario per chiedere la disapplicazione del decreto legge per violazione del regolamento Ue, ma i tempi della giustizia ordinaria sono più lunghi di quella amministrativa.

E per i trasporti?
Anche la normativa sui trasporti viola il regolamento europeo. Un pendolare non ha senso che se attraversa due regioni debba esibire un certificato mentre un altro che percorre anche più km nella stessa regione, no. Questa illogicità costituisce discriminazione e disparità di trattamento. Un controllore di treno non può verificare l’identità di una persona.

Nel senso che non ha nessun titolo per chiedere la carta di identità?
E soprattutto i dati sanitari. Anzi, devo dire che sui dati sanitari, che sono estremamente sensibili, ho anche qualche dubbio che possano farlo le stesse forze dell’ordine. Ci sono tantissimi profili di violazione della privacy. Prenda ad esempio il rischio gogna e bullismo che subiranno gli studenti non vaccinati e che costringeranno tutti gli altri a indossare la mascherina in classe.

Che valore hanno le diffide che state presentando?
Ci serviranno nelle successive impugnazioni delle sanzioni. È un modo per dire: io avevo avvertito che il GP era un atto discriminatorio.

E se le impugnazioni al Tar non dovessero bastare?
Questa è materia di referendum. Solo i nostri movimenti contano 2 milioni di cittadini, quando abbiamo fatto la petizione che abbiamo presentato al ministro Speranza in un mese abbiamo raccolto 30mila firme. Raccogliere 500mila firme per far partire un referendum non sarà difficile.

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