SE NON SEI (ANCORA) VACCINATA/O, ATTENTA/O AI DRONI!!!

 

Il ministero della Difesa trasforma i droni da ricognizione in velivoli armati, come quelli utilizzati dagli Usa

L'operazione, costo 168 milioni di euro, 'mimetizzata' nel Documento programmatico pluriennale redatto nello scorso luglio. L'Italia si dota del sistema d'arma più discusso di questi decenni, che da una parte diminuisce l'impiego di uomini ma può causare anche errori e vittime innocenti 
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L'Italia ha deciso di armare i suoi droni Reaper, trasformando così gli aerei senza pilota da ricognizione in bombardieri teleguidati. La scelta del ministero della Difesa - anticipata dal mensile specializzato Rid - è stata presentata nel Documento programmatico pluriennale redatto nello scorso luglio, che contiene i piani di sviluppo delle forze armate. All'interno del documento l'iniziativa di armare i droni è stata "mimetizzata" usando vari sinonimi e termini tecnici. Il capitolo che la descrive - ad esempio - è stato intitolato "Aggiornamento del payload MQ-9", dove MQ-9 è la sigla che indica i droni Reaper. E spiega: "In particolare, il velivolo garantirà incrementati livelli sicurezza e protezione nell'ambito di missioni di scorta convogli, rendendo disponibile una flessibile capacità di difesa esprimibile dall'aria. Introdurrà, inoltre, una nuova opzione di protezione sia diretta alle forze sul terreno che a vantaggio di dispositivi aerei durante operazioni ad elevata intensità/valenza". L'operazione - che include anche un aggiornamento dei sensori e degli apparati di trasmissione - prevede l'investimento di 168 milioni di euro.

Errori e vittime

Concretamente, l'Italia decide di dotarsi del sistema d'arma più discusso di questi decenni, protagonista della "guerra globale contro il terrorismo" come esecutore degli attacchi contro i leader di Al Qaeda e Isis, ma anche responsabile di errori che hanno provocato centinaia di vittime innocenti e creato situazioni di grande tensione tra gli Stati Uniti e alcuni Paesi, come il Pakistan.

In Afghanistan e Iraq

La nostra aeronautica è stata tra le prime a mettere in linea droni da ricognizione, acquistando prima i Predator e poi i più potenti Reaper. Un modello quest'ultimo concepito per i raid killer: il nome infatti vuole dire "Falciatore". I velivoli senza pilota sono stati schierati in Afghanistan e in Iraq, limitandosi a osservare e filmare. Nel 2010 - durante il momento di massimo impegno militare italiano contro i talebani - venne chiesto al governo americano l'autorizzazione per armare i nostri Reaper, ma la domanda fu inizialmente respinta: all'epoca la tecnologia era ancora top secret. Il via libera è arrivato solo alcuni anni dopo, quando però con la riduzione delle attività militari all'estero non era più considerata prioritaria. Adesso invece le lezioni degli ultimi conflitti - in particolare in Libia e nel Nagorno Karabach - avrebbero spinto lo Stato maggiore a procedere con l'armamento degli aerei teleguidati. Anche perché il mercato è invaso di droni lanciamissili prodotti da Israele, Cina e Turchia.

Non è stato specificato il tipo di ordigni che verranno acquistati dal nostro Paese. In genere i Reaper statunitensi utilizzano missili Hellfire a guida laser e bombe "chirurgiche" ma esiste la possibilità di dotarli anche di missili di progettazione israeliana o britannica.

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