Il miracolo di Draghi? Stavolta non e' riuscito a combinare nulla, sta perdendo tempo. Il tempo degli Italiani e delle Italiane ovviamente. Lui la pensione ce l'ha gia' - e anche buona. Per l'Italia non basta piu' un miracolo: ci vuole una guerra. E guerra avrete ...

 

 

"Ha le nostre stesse idee". Il miracolo di Draghi: tutti d'accordo con lui (ma in disaccordo tra loro)

Al termine del primo giro di consultazioni, i partiti fanno a gara a chi ostenta più feeling con il premier incaricato

HP
draghi

L’identikit è il seguente: sarà un governo liberale ma interventista, per una tassazione flat ma anche progressiva, di netta discontinuità col passato ma sulle orme di chi lo ha preceduto, di stampo italiano in senso sovranista ma pure con venature tedesche. L’artefice di questo miracolo, vista anche la narrazione ai limiti della beatificazione che lo ha circondato, è ovviamente Mario Draghi: tutti i partiti sono d’accordo con lui pur restando in disaccordo tra loro. Perché a sentire (quasi) tutti i leader politici all’uscita dai colloqui nella sala della Biblioteca di Montecitorio col premier incaricato c’è sempre un feeling particolare, opinioni condivise e visioni comuni sull’Italia del futuro. La pensano proprio come Draghi, o meglio sembra che sia Draghi a condividere le loro idee, nonostante le loro idee siano sempre state in contrapposizione a quelle di altri partiti che pure, una volta usciti dalle consultazioni, rivendicano di pensarla esattamente come Draghi.

Basti pensare che il più vicino al premier incaricato per sensibilità e priorità sembra - chi lo avrebbe mai detto - Matteo Salvini. Finito l’incontro con l’ex numero uno dell’Eurotower, il leader della Lega lo ha definito “stimolante”, anche perché “la nostra idea di Italia coincide per diversi aspetti”. Aspetti come “crescita, cantieri, edilizia e opere pubbliche, fondamentali per ridare lavoro, ad esempio dalla Tav al ponte sullo Stretto, dal Brennero alla Pedemontana”. Ecco, ha detto Salvini, “su questo penso ci sia una sensibilità comune”, a patto ovviamente che sia uno sviluppo “compatibile con l’ambiente”. 

A colui che ha fatto della flat tax la sua bandiera basta “un impegno che non si
aumentino le tasse e che si diminuiscano progressivamente a partire dall’Irpef e penso che su questo ci sia un confronto, a partire dalla settimana prossima”. La vicinanza alla Russia di Putin è solo un ricordo, Salvini rivendica la “collocazione atlantica” dell’Italia e “in Europa”, purché “il nuovo governo difenda a Bruxelles a testa alta anche gli interessi dell’Italia”. 

Eppure, dice Julia Unterberger, capogruppo delle Autonomie, al termine del suo colloquio con il premier, “Draghi ha fama in Germania di essere più tedesco dei tedeschi e perciò con i sud tirolesi ha un feeling particolare”, dice la leader di Svp vantando il suo affiatamento con l’ex banchiere centrale. Insomma un premier un po’ sovranista e un po’ mitteleuropeo. Dal canto suo, Italia Viva si dice convinta che il nuovo governo Draghi affronterà “le emergenze con discontinuità sulle cose che non hanno funzionato” durante l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha “trovato anche da parte sua (di Draghi, ndr) la consapevolezza di partire con l’umiltà di accogliere il lavoro fatto da chi c’era prima, e su quelle basi costruire il futuro”. 

Con il presidente del Consiglio incaricato, la delegazione M5S capeggiata da Vito Crimi - tra i primi grillini a chiudere la porta a Draghi e ora tra gli ultimi a spalancarla -  ha discusso di molti temi, a partire dal reddito di cittadinanza - misura sempre osteggiata da tutto l’arco parlamentare a esclusione di LeU e una parte del Pd - riscontrando “una persona sensibile a questo tema e all’importanza che ha in questo momento”. Ma Crimi ha parlato anche della “presenza dello Stato per aiutare le imprese a uscire da questo momento”, attraverso per esempio “un tema a noi caro, quello della banca pubblica degli investimenti, in modo da mettere a sistema quelle attività bancarie che oggi ravvedono una presenza dello Stato per diventare volano per le pmi”. 
Se Vito Crimi all’uscita dall’incontro dipinge un governo Draghi interventista nell’economia del Paese, il leader di Cambiamo! Giovanni Toti, al termine del suo colloquio, racconta di un premier al lavoro “su un programma direi liberale da liberale qual è la formazione economica e politica del presidente Draghi”. 

Chiunque esca dalle consultazioni tenutesi nelle stanze di Montecitorio ostenta il suo feeling con il premier incaricato. “Noi siamo a disposizione”, dice il leader del Carroccio Salvini, “non abbiamo pregiudizi perché quello di cui abbiamo parlato è il futuro dei nostri figli”. E che Draghi rappresenti il futuro dei figli degli italiani lo pensa anche Matteo Renzi, “lui è una polizza assicurativa per i nostri figli e nipoti”, dice. 

Anche tra Forza Italia e l’ex presidente della Bce l’intesa è fortissima, d’altronde fu sotto il Governo Berlusconi che Draghi approdò all’Eurotower, consentendogli poi di salvare l’eurozona durante la crisi del debito. Gli azzurri hanno garantito il loro pieno appoggio al premier dopo il vertice a Montecitorio ma spingendo per un governo tecnico, o per usare le parole di Antonio Tajani, “un Governo dei migliori al servizio dell’Italia, senza implicare la nascita di una nuova maggioranza politica”. L’esatto opposto di quanto auspicato dal Movimento 5 Stelle che punta invece a  un governo con una “forte maggioranza politica”. Draghi, dicono i rumors, pare orientato ad accontentare entrambi: il suo sarà un governo tecnico ma anche politico.

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