Il caso dei cronisti intercettati, il ministro della giustizia Cartabia dispone accertamenti
Il presidente dell'ordine: "Sfregio del segreto professionale"
Svolta nella vicenda dei cronisti che sarebbero stati intercettati illegalmente dalla procura di Trapani. La ministra della Giustizia Marta Cartabia vuole vederci chiaro. E ha disposto accertamenti su quanto è accaduto.
Avviando così una procedura che non è escluso possa portare in futuro anche all’invio degli ispettori, se le ombre dovessero trovare consistenza. E’ la prima iniziativa di verifica sulla condotta di un ufficio giudiziario che Cartabia adotta da quando si è insediata in via Arenula.
Ma sollecitazioni al suo intervento erano arrivate già ieri, da parte dei parlamentari Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e Erasmo Palazzotto di Leu, che avevano annunciato la presentazione di interrogazioni sulla vicenda. Nato da un’inchiesta del quotidiano Domani, il caso continua a far discutere.
Secondo il quotidiano diversi giornalisti che si stavano occupando di questioni legate alla Libia e alle attività delle Ong sarebbero stati intercettati dalla Procura di Trapani dal 2016, nell’ambito di un’indagine sui reati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina a carico di alcune organizzazioni non governative.
Tant’è che tra le 30mila pagine appena depositate dalla procura a conclusione dell’inchiesta che portò al sequestro della nave Juventa , di una Ong tedesca, accusata di concordare i soccorsi con i trafficanti, ci sarebbero anche le loro telefonate.
Alcuni cronisti sarebbero stati ‘ascoltati ‘per mesi , come la giornalista di inchiesta Nancy Porsia, persino mentre parla con il suo avvocato . Tutto questo senza che nessuno dei giornalisti sia mai stato iscritto nel registro degli indagati.
“Siamo di fronte allo sfregio del segreto professionale” denuncia il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna, che annuncia un appello al capo dello Stato nella sua veste di “supremo garante della Costituzione” e di presidente del Csm, visto che è in gioco la stessa “qualità della democrazia”. Ieri era intervenuta anche la Federazione della stampa chiedendo alle autorità pubbliche chiarimenti sull’intera vicenda e su un particolare “inquietante” : la trascrizione di brani di colloqui relativi alle indagini su Giulio Regeni.
I Comitati di redazione del Fatto Quotidiano e de ilfattoquotidiano.it intervengono sulla vicenda che coinvolge alcune Ong per l’attività di soccorso ai migranti nel Mediterraneo: “è preoccupante che la polizia e la magistratura trapanese, abbiano intercettato per sei mesi una giornalista, Nancy Porsia, freelance di grande valore che collabora anche con il Fatto Quotidiano, mai sospettata di alcun reato, nel tentativo di trasformarla a sua insaputa in strumento di un’indagine giudiziaria.
In un caso è stata intercettata anche mentre parlava con il suo avvocato, Alessandra Ballerini”. Altri giornalisti, tra i quali “il nostro Antonio Massari, Claudia Di Pasquale, Francesca Mannocchi, Fausto Biroslavo (RPT Fausto Biroslavo e non Andrea Palladino) e Nello Scavo, sono stati intercettati in maniera indiretta ma in ogni caso travolgendo il segreto professionale su fonti e contatti che garantisce autonomia e agibilità a una professione tutelata, innanzitutto, dall’articolo 21 della Costituzione. Saranno – conclude la nota – gli organi competenti a valutare la legittimità dell’azione di investigatori e magistrati, ma sul piano sostanziale non possiamo tacere il forte allarme per il diffondersi di pratiche di polizia che minacciano la libertà di informazione, come sottolineato anche dall’Ordine dei giornalisti e della Fnsi. La nostra solidarietà a Nancy Porsia e a tutti i colleghi coinvolti”. (
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