Spunta la proposta di legge “utero a rimborso spese”, Sallusti fulmina le firmatarie
Utero in affitto non proprio, perché non è elegante dirlo. Ma alla Camera dei deputati è arrivata la proposta di legge sull’“utero a rimborso spese” che è con una bella dose di ipocrisia la stessa cosa. A presentarla è stata come prima firmataria l’ex M5s Guia Termini, ora iscritta al misto, seguita da Doriana Sarli ed Elisa Siragusa, come lei fuoriuscite dal movimento, dalla grillina Stefania Mammì, dall’altra grillina Enrica Segneri, dal suo collega di movimento Salvatore Leonardo Penna, poi dal Pd Andrea Frailis, da Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali e dal radicale Riccardo Magi.
Aggirando le normative nazionali e le pronunce della Corte Costituzionale si vorrebbe consentire una gravidanza “altruista” portata a termine da una donna per conto di coppie omosessuali o lesbiche. Ma si stabilisce l’obbligo di aprire un conto corrente a favore della gestante per pagarle qualsiasi spesa, e di fatto così si apre la porta a qualsiasi abuso, comprando la gravidanza con la scusa di rimborsare le spese (che non devono per altro essere documentate).
Mercificazione del corpo delle donne
Ai firmatari e ai radical chic che insistono su una legge che mercifica il corpo femminile in modo indegno, lancia una sfida oggi su Libero il nuovo direttore, Alessandro Sallusti, con un editoriale fulminante titolato “Cercasi nobildonna che affitti l’utero alla sua cameriera”. Chiarissima la frecciata lanciata al gruppo: “Accetterei di discutere la legge con i proponenti a una sola condizione”, scrive Sallusti, “che mettano per iscritto di essere disponibili a prestare gratuitamente – o se a pagamento con quale tariffa – il proprio utero (nel caso degli onorevoli maschi quello delle proprie mogli o compagne) ai loro colf filippini o ai portinai gay desiderosi di paternità”.
Sallusti conclude: “Vorrei capire se la proposta ha una base etica uguale per tutti o se, come accadrebbe, funzionerebbe solo dall’alto (il compratore ricco) verso il basso (la prestatrice di utero povera) della scala sociale, e non viceversa. Perché a nessuna signora della sinistra radical chic verrebbe in mente di mettere al mondo il figlio del suo cameriere”. Conclusione tranchant: “Fermiamo quindi questa legge che sa di razzismo più di quanto sembri a prima vista”. www.iltempo.it
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