San Marino e Di Maio: al ministro manca la terza dose di cervello
Anna Pulizzi per il Simplicissimus
Come si sa la
Repubblica di San Marino, in un periodo di forniture saltuarie ed
insufficienti da parte di Pfizer, ha avuto l’ardire di provvedere alla
vaccinazione dei propri cittadini con lo Sputnik V, che qui da noi non è
autorizzato nemmeno in emergenza essendo realizzato nei laboratori del
‘nemico’ russo. Così la campagna vaccinale sammarinese ha avuto inizio
il 23 febbraio ed ha rapidamente raggiunto percentuali paragonabili a
quelle dell’unico paese confinante.
Ciò ha posto in
qualche modo l’indocile staterello nel novero degli ‘stati canaglia’ e a
emettere la sentenza di pubblica condanna ci ha pensato nientemeno che
David Sassoli, ex boy scout approdato al giornalismo e passato dalla
parrocchia di Santoro alla politica in versione Pd sotto l’ala di
Franceschini, per poi giungere alla presidenza dell’europarlamento, nota
area di ‘parcheggio per i trombati in politica’, secondo la definizione
di Di Maio, evidentemente convinto che il suo futuro non passerà mai da
quelle parti. Un’aggiunta al decreto del 6 agosto permette ai
sammarinesi inoculati con lo Sputnik l’esenzione dal green pass ma solo
provvisoriamente, dopodiché dovranno dimostrare di aver ricevuto una
terza dose dei sieri occidentali, altrimenti si troveranno nell’infelice
situazione di non poter andare a lavorare in strutture scolastiche e
sanitarie, ma nemmeno accedere a fiere, congressi, musei, teatri,
cinema, piscine, parchi divertimento, centri termali, sale giochi in
territorio italiano, né sedersi all’interno di bar e ristoranti se non
entro il perimetro della loro Repubblica; ma nemmeno far visita ai
parenti in ospedale e nelle residenze per anziani, prendere aerei o
treni o imbarcarsi da qualche località italiana.
Naturalmente se si
volesse affrontare il problema, una soluzione accettabile per tutti la
si troverebbe nel volgere di poche ore. Invece si passa da un pasticcio
all’altro con estrema disinvoltura e ci si muove con il pressapochismo
di chi ha come unica stella polare il soddisfacimento delle aspettative
altrui, siano esse gli interessi economici che orbitano intorno alle
case farmaceutiche o le ingiunzioni che calano dalle sedi Ue o Nato, o
dalle cancellerie di paesi che contano qualcosa. Così, per limitarsi a
San Marino, sono le autorità del piccolo paese a sollevare il problema
perché altrimenti nessuno se ne accorgerebbe. Poi si propone di esentare
i suoi cittadini dal green pass fino a metà settembre, dopodiché si
vedrà.
Quindi un
compiaciuto Di Maio se ne esce con una soluzione di quelle che sembrano
proprio farina del suo sacco: non più metà settembre bensì metà ottobre.
E dopo? Beh, dal giorno dopo quei peccaminosi che hanno offerto il
braccio al diabolico vaccino putiniano dovranno emendarsi attraverso una
terza e salvifica inoculazione, che sia però di quelle su cui la grande
speculazione finanziaria sta facendo profitti. Nessuno sa quali possono
essere gli effetti che un tale abbinamento di preparati biologici può
comportare e non vi sono studi in merito, ma ciò non è certo nelle
preoccupazioni di un governo come il nostro, assumendo che lo si possa
definire tale. Anzi, ci saranno già sicuramente torme di imbrattacarte
pronti a informare i creduloni che se qualcuno ci resta è per colpa
dello Sputnik V e naturalmente in quel caso la ‘correlazione’ sarà
indubbia e immediata.
Ma il pasticcio
non finisce qui perché arriva Lavrov a Roma e domanda per quale motivo i
sammarinesi possono fare a meno del lasciapassare italiano fino al 15
ottobre mentre ai turisti russi ciò è negato e devono fare un tampone
anche per entrare in un museo, pur essendo anche loro vaccinati con lo
Sputnik. E naturalmente il suo improbabile omologo Di Maio si è difeso
accampando le direttive europee, le quali in realtà non impediscono ai
singoli governi di stabilire regole diverse in relazione a particolarità
geografiche, come è il caso di San Marino. Ma appunto, si parla di
paesi dotati di un governo. E’ quasi inutile aggiungere che queste
acrobazie idiote hanno finito per allontanare i turisti russi, che
ultimamente costituivano un’importante quota di presenze in un settore
che se la vede male fin dagli albori dell’odissea
terroristico-sanitaria. Insomma le istituzioni italiane quasi si
vergognano di non aver saputo disciplinare questa piccola serpe in seno
di 61 kmq e corrono ai ripari con il tradizionale e grottesco
atteggiamento punitivo.
Sarebbe bastato
far giungere qualche decina di migliaia di dosi nei giorni in cui si
prospettavano da parte dei Capitani reggenti della piccola repubblica
decisioni contrastanti con i desiderata dei nostri padroni geopolitici.
Ora invece la surreale situazione assume le caratteristiche di un
assedio e di un ricatto inaccettabili, perché non saranno molti i
sammarinesi che accetteranno di rischiare la salute per adeguarsi alle
assurde direttive di chi con ogni evidenza non tiene in alcun conto
eventuali conseguenze sul piano sanitario.
Anche se in un
contesto ben diverso tutto ciò riporta alla mente quei ‘fatti di
Rovereta’ che pochi ricordano perché risalgono al 1957 e videro il
governo italiano indurre il piccolo vicino a rovesciare il governo
social-comunista regolarmente eletto per imporne uno più confacente alle
aspettative Nato. Una vergogna di cui non si parla più ma che all’epoca
vide addirittura i reparti dell’esercito italiano giungere ai confini
minacciando uno dei pochi paesi che forse sarebbe riuscito a
sconfiggere. Episodi peculiari di regimi da sempre forti con i deboli e
deboli con i forti.
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