Da Nord a Sud dell’Italia – grazie all’iniziativa dell’avvocato Erich Grimaldi – sono tanti ormai i medici che si confrontano nelle chat e curano i malati a domicilio.
Come ripetiamo da mesi anche noi di CDC, la malattia da sars-cov-2 che tanto spaventa, è guaribile, se affrontata subito all’esordio senza aspettare l’esito del tampone e, per giunta, necessita di farmaci in uso da anni che costano pochissimo.
Eppure le cure domiciliari, nonostante abbiano già salvato tante persone, così come non sono mai esistite per il governo Conte, continuano a non essere considerate dal governo Draghi. Prova ne è il fatto che il dottor Luigi Cavanna, simbolo del covid at home, fin dallo scorso marzo in prima linea nell’assistenza a centinaia di pazienti e neo testimonial per il Nobel 2021, è stato escluso dal nuovo Comitato Tecnico Scientifico.
Ma il famigerato nuovo coronavirus si vuole sconfiggere davvero o no?
O si vuol far conto solo sul vaccino (che non è una cura ma altro)?
* * *
di Andrea Zambrano
www.lanuovabq.it
Le vacanze sì, le cure no. Nel corso della conferenza stampa di ieri, il presidente del Consiglio Mario Draghi, affiancato dal ministro della Salute Roberto Speranza, ha toccato tre argomenti: i vaccini, la ripresa post pandemica e la scuola. Si è parlato anche di vacanze e il premier ha consigliato agli italiani di prenotarle, mentre il viceministro Pierpaolo Sileri aveva già tranquillizzato l’umore italico che «al mare staremo senza mascherina».
Prenotare le vacanze mentre oggi siamo alle prese con una pandemia che non ci lascia scampo e che fa morire 500 persone al giorno negli ospedali? Quindi a giugno, luglio e agosto sappiamo già che, per parafrasare una celebre battuta, nun ce n’è coviddi? E chi ci dà questa garanzia?
C’è qualche cosa che non quadra: o siamo troppo ottimisti per il futuro o siamo troppo catastrofisti nel presente. Una cosa è certa: scordiamoci anche questa volta una gestione del covid incentrata sulle cure domiciliari precoci.
Ecco il grande assente dai piani del governo, dalle domande dei giornalisti, dagli interventi di Draghi. Assente. Così assente che per trovare qualche dichiarazione pubblica sulle cure domiciliari bisogna andare a pescare i celebri virologi da salotto, i quali ovviamente ne parlano male. Sta succedendo qualche cosa di veramente strano, proprio ora che il comitato dei medici che curano il covid a casa, è riuscito, dopo aver posto l’attenzione sulle cure domiciliari ad avere un po’ di visibilità: i medici sono silenziati, denigrati o trattati come medici di serie B.
La conventio ad excludendum ha motivazioni profonde e parte dalla strategia della priorità vaccinale. Una priorità che si poteva intravedere già nel febbraio 2020 quando la pandemia è scoppiata, basta leggere i verbali dell’epoca del Cts. Ma la priorità vaccinale, a discapito di un sistema di cure ramificato e che non costringa tutt’Italia a chiudersi in casa, si comprende se analizziamo le complesse dinamiche di politica sanitaria globale e globalista che il professor Belli ha denunciato sulle nostre colonne, col coinvolgimento della Gates foundation nelle scelte sanitarie pro vaccino degli stati: l’obiettivo è il vaccino, mentre la paura, i lockdown, i tamponi aumentati o diminuiti al bisogno e i ricoveri sono funzionali a convincerci obtorto collo che l’unico modo per affrontare la pandemia sia l’antidoto miracoloso.
Certo, per arrivare a minimizzare le cure domestiche i passaggi sono molteplici e su vari livelli.
Uno dei più evidenti è rappresentato dall’esclusione del dottor Luigi Cavanna dal Comitato Tecnico Scientifico, notizia che la Bussola ha confermato con i protagonisti della vicenda. Stiamo parlando del medico che prima di tutti ha portato avanti un protocollo di cura domiciliare precoce che ha ridotto le ospedalizzazioni al 5%. A maggio ottenne la copertina del Time come medico eroe e la scorsa settimana è stato scelto addirittura dalla Fondazione Gorbachev come testimonial per la candidatura dei medici italiani al Nobel per la pace 2021.
Non che una candidatura al Nobel, di questi tempi, sia indice di santità, ma è pur sempre un indizio di serietà. Sull’esempio di Cavanna, infatti, i protocolli di cura domiciliare precoce, si sono estesi a migliaia di medici che nel silenzio delle istituzioni e senza considerare i protocolli inutili del Ministero, hanno creato una rete che ha curato i pazienti senza mandarli all’ospedale.
La strada per gestire la pandemia cercando di normalizzare e non deprimere l’economia e affollare gli ospedali c’era. Ed era una strada fatta di cure a casa con evidenze scientifiche via via migliorate nel tempo, con pazienza e fiducia nelle evidenze cliniche che da marzo 2020 erano già disponibili.
Ma il fatto che nel corso dell’ultimo rinnovo del Cts non sia entrato nessuno dei medici che in questo ultimo anno ha curato a casa è indice di un disinteresse inquietante.
Quando il 10 marzo, i medici del comitato hanno incontrato il sottosegretario alla Salute Sileri (in foto), hanno avanzato questa richiesta: che anche Cavanna potesse sedere nel consesso degli espertoni che orienta le decisioni del governo o che comunque potesse sedere in una qualunque delle commissioni che si occupa di cure covid, come quella affidata all’infettivologo Matteo Bassetti, incaricato da Agenas di sviluppare un protocollo di cure domiciliari.
Ebbene: ad oggi Cavanna non è stato chiamato a offrire il suo contributo in nessuno di questi consessi di esperti mentre nessuno sa che cosa abbia fatto Sileri dopo aver promesso di impegnarsi «in un dialogo costruttivo». Alla Bussola che glielo ha chiesto insistentemente, non è stata neanche concessa una risposta. Evidentemente il tema non lo appassiona, come invece quello della spiaggia senza mascherina. E stiamo comunque parlando di uno dei membri del governo più loquace e presente in tv che però di fronte a certe domande ostenta il disprezzo del Marchese del Grillo.
«Certo – commenta con la Bussola l’avvocato del comitato Erich Grimaldi – speriamo che a Cavanna venga offerta la possibilità di poter partecipare a qualche gruppo di lavoro. Il fatto, poi, che sia entrato nel comitato il presidente dell’Aifa Palù ci dà qualche speranza». Certo, ma va detto però che da quando è arrivato alla guida dell’Aifa, Palù ha smesso di prendere posizione pubblica a favore di un investimento terapeutico sulle cure domiciliari, vanificando così tutti i suoi interventi precedenti il suo ingresso nell’Aifa e riservando le sue convinzioni sulla necessità di investire sulla cura domiciliare solo ad ambiti ristretti, come testimoniano alcuni scambi fugaci anche con la Bussola.
Le aspettative erano altre, però.
Nel frattempo i virologi demoliscono più che possono le cure domiciliari. Come ha fatto il professor Burioni e come ha fatto non più tardi di giovedì il professor Massimo Galli, che ai microfoni de La7 ha continuato a difendere la strategia della vigile attesa e del paracetamolo «e basta». Per non dimenticare dello stesso Bassetti, che ha bacchettato Simona Ventura per essersi curata in casa, rimproverandole di non essere un medico.
Insomma, gli unici che parlano in tv di cure domiciliari sono i medici ospedalieri che non curano i pazienti a casa. E questo fa capire la confusione che regna sul fronte della strategia di cura del covid, i ritardi e il fallimento della strategia ospedaliera con gli affollamenti in terapia intensiva, usati come spauracchio per chiuderci in casa ancora un po’.
Andrea Zambrano
www.lanuovabq.it – 27/03/2021
FONTE: https://lanuovabq.it/it/non-vogliono-curare-escluso-dal-cts-il-medico-da-nobel
Scelto e pubblicato da Valentina Bennati – ComeDonChisciotte.org
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