Venezuela, assemblea costituente di Maduro esautora il Parlamento
di DANIELE MASTROGIACOMOL'organismo voluto fortemente dal
presidente ha assunto tutte le funzioni e i poteri legislativi. Intanto
dalla Colombia l'ex procuratore Ortega Diaz denuncia: "Ho le prove di
casi di corruzione che coinvolgono il presidente"
La decisione è stata annunciata dalla stessa Rodríguez nel corso di una sessione del nuovo organismo deliberante. Come gesto di facciata, la presidente aveva convocato alla riunione i membri della Giunta Direttiva dell'Assemblea nazionale (il Parlamento) puntando in questo modo a far accettare anche ai deputati eletti democraticamente nel dicembre del 2015 nell'emiciclo dominato dall'opposizione quello che Maduro, poco prima aveva definito "l'unico potere plenipoteziario, sovracostituzionale e originale" della Costituente. Come era prevedibile, gli esponenti del Parlamento non hanno accettato la provocazione e non si sono presentati all'appuntamento. Pochi minuti prima che iniziasse la sessione hanno emesso un comunicato nel quale spiegano che "non compariremo davanti alla fraudolenta assemblea nazionale costituente e non avalleremo una chiara violazione della Costituzione del 1999". La Rodríguez non si è scomposta. Anzi, di fronte al boicottaggio, ha fatto promulgare il decreto che prevede una "convivenza" tra i due organismi. Poi ha avvertito: "Ma questo non lo faremo per prestare il fianco alla destra".
Il termine "convivenza" appare nel testo del provvedimento. Ma si tratta di un eufemismo, visto che il vero potere per deliberare sui temi chiave della vita del Paese è affidato esclusivamente all'Assemblea costituente appena eletta. Il Parlamento non viene sciolto ma il suo ruolo viene sterilizzato ad un semplice foro di dibattito. Nel migliore dei casi. Chi varerà i provvedimenti su materie fondamentali, come la sicurezza interna, i diritti umani e detterà le linee di politica economica e finanziaria saranno i 545 membri insediati due settimane fa, dopo 4 mesi di battaglie furibonde in tutto il Venezuela, oltre 130 morti e 5.000 detenuti politici.
Il decreto, nei fatti, porta a termine quello che alla fine del marzo scorso aveva cercato di imporre il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ), quando l’idea di un'Assemblea Costituente non era ancora nei piani di Maduro. Varato e subito revocato per l’intervento del procuratore generale Luisa Ortega Díaz che lo considerava incostituzionale, il provvedimento era stato svuotato del suo contenuto e aveva continuato a lasciare intatte le prerogative del Parlamento.
I diversi tentativi di esautorare il potere legislativo in mano all'opposizione erano già iniziati pochi mesi dopo le ultime elezioni politiche. Il presidente del Venezuela aveva dichiarato ineleggibili sei deputati dello Stato dell'Amazzonia e il Tribunale Supremo Elettorale, legato al regime, gli aveva dato ragione. Il Parlamento è rimasto così confinato in un limbo di incertezza, senza poter legiferare, fino a quando l’opposizione, con un voto unanime ha incorporato nuovamente i deputati esclusi.
Il resto è cronaca. L’inizio delle proteste, le durissime repressioni, i morti, i feriti, la valanga di arresti. Fino alla destituzione del procuratore ribelle, la proposta di una nuova Assemblea nazionale costituente, le elezioni-farsa. Oggi, l’ultimo passaggio del progetto: la fine del Parlamento.
Ma intanto in un video l'ex procuratore Luisa Ortega Diaz ha detto oggi che dispone di prove su casi di corruzione legati alla multinazionale brasiliana Odebrecht "che coinvolgono Nicolas Maduro e il suo entourage". Il messaggio di Ortega Diaz, che è braccata dalla polizia di Maduro e si è rifugiata in Colombia fuggendo in barca, è stato inviato al vertice dei capi delle Procure dell'America Latina, che si è appena aperto oggi a Puebla, in Messico. Ortega Diaz ha sostenuto che i vertici chavisti "sono molto preoccupati, perché sanno che ho tutte le informazioni, i dettagli di ogni operazione e il nome di chi si è arricchito". L'ex procuratrice è fuggita insieme al marito, l'ex deputato chavista Germán Ferrer, e due suoi collaboratori della Procura, t il capo dell'ufficio Gioconda González Sánchez e il giudice anticorruzione Arturo Vilar Estevez. Sono tutti ricercati dalle autorità venezuelane. Ortega Diaz e Ferrer hanno prima raggiunto la costa caraibica del Venezuela e dalla penisola di Paraguanà hanno raggiunto in barca Aruba, da dove hanno preso un aereo privato che li ha portati a Bogotà. Qui sono stati accolti dalle autorità locali e hanno chiesto asilo politico.
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