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Il Financial Times mette Conte nel mirino: è collegato a un fondo di investimento indagato dal Vaticano

Palazzo Chigi: "Premier tranquillissimo". Il quotidiano finanziario britannico: "Il coinvolgimento del premier potrebbe attivare nuove verifiche sul Segretario di Stato Vaticano, già oggetto di indagini per transazioni sospette"

Piroschka Van De Wouw / Reuters

Un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano è al centro di un’indagine per corruzione e al fondo sarebbe collegato Giuseppe Conte, che prestò consulenza legale prima di essere nominato premier. Lo rivela il Financial Times, secondo il quale il collegamento con Conte, rivelato in documenti visionati dal FT, “probabilmente farà scattare le indagini della Segretariato di Stato del Vaticano, che è oggetto di un’indagine interna su transazioni finanziarie sospette”.

“Conte era un accademico di Firenze poco conosciuto quando è stato assunto a maggio 2018 per fornire un parere legale a favore di Fiber 4.0, un gruppo di azionisti coinvolto in una lotta per il controllo di Retelit, una società italiana di telecomunicazioni lo scorso anno - si legge -. L’investitore principale in Fiber 4.0 è stato il Athena Global Opportunities Fund, finanziato interamente per 200 milioni di dollari dal Segretariato Vaticano e gestito e di proprietà di Raffaele Mincione, un finanziere italiano”.

Com’è noto, uno dei primi atti di Giuseppe Conte nella sua veste da premier fu l’esercizio del golden power su una società di Tlc che gestisce più di 12mila chilometri di fibra ottica tra 9 grandi città italiane: proprio la Retelit. Il 14 maggio 2018, due settimane prima di diventare presidente del Consiglio, Conte ha firmato, in qualità di consulente, un parere pro veritate che si inserisce all’interno della guerra tra azionisti che si contendevano la guida della società di tlc. Una consulenza per la lista Fiber 4.0, azionista di minoranza con l′8,9% che fa capo al finanziere Raffaele Mincione e uscita sconfitta all’assemblea dei soci del 27 aprile per il rinnovo del cda, in cui si segnalava la possibilità per il Governo di avvalersi del cosiddetto golden power su Retelit nei confronti della cordata che ha poi ottenuto la meglio in assemblea, che era composta da tre società (la libica Bousval, la tedesca Axxion e SVM).

 

Leggi anche: Il conflitto di interessi di Conte (di C. Paudice)

 

Secondo il parere del giurista, già allora chiacchierato come papabile premier dell’esecutivo M5S-Lega, il patto parasociale tra le tre società aveva difatti integrato il controllo della società (con il 24,36%) che, per una azienda strategica come Retelit, impone l’obbligo di notifica in quanto detiene asset strategici.

La nota di Palazzo Chigi. Palazzo Chigi fa sapere in una nota che il premier è “tranquillissimo” in merito all’articolo del Financial Times, secondo il quale sarebbe collegato a un fondo di investimento sostenuto dal vaticano ed al centro di un’indagine. Una nota di Palazzo Chigi precisa che “nei primi giorni del maggio 2018 l’allora avvocato Conte ha ricevuto dalla società Fiber 4.0 l’incarico di scrivere un parere pro veritate circa il possibile esercizio, da parte del governo, dei poteri di golden power nei confronti della società Retelit. In quel momento, ovviamente, nessuno poteva immaginare che, poche settimane dopo, un governo presieduto dallo stesso conte sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere”. La nota del governo aggiunge: “Per evitare ogni possibile conflitto di interesse, il presidente conte si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l’esercizio della golden power. In particolare non ha preso parte al Consiglio dei ministri del 7 giugno 2018 (nel corso del quale è stato deliberato l’esercizio dei poteri di golden power), astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione. Si fa presente che in quell’occasione il presidente Conte era impegnato in Canada per il G7″.

Pertanto, continua la nota, “non esiste nessun conflitto di interesse, rischio questo che peraltro era già stato paventato all’epoca da alcuni quotidiani. La circostanza era stata già chiarita, anche con riferimento ai rapporti col sig. Mincione, che Conte non ha mai incontrato né conosciuto. Quanto ai nuovi fatti riferiti dal Financial Times si precisa che conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal vaticano e oggi al centro di un’indagine”.

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