L’indagine su Ranieri Guerra che imbarazza il Ministro Speranza
12 Aprile 2021
È notizia di pochi giorni fa la registrazione nella lista degli indagati del numero due dell’OMS, Ranieri Guerra, scelto dal ministro Speranza come consulente per il primo comitato tecnico scientifico, per aver fornito informazioni false agli investigatori di Bergamo. L’avvio delle indagini è dovuto al discutibile comportamento di Ranieri Guerra relativo al documento redatto da Francesco Zambon, capo dei ricercatori dell’OMS con sede a Venezia, dove era scritto chiaramente che la gestione italiana del Covid è stata “caotica e creativa” e si evidenziava l’assenza di un piano pandemico ben aggiornato. Fino a qui, possiamo benissimo pensare che il ministro Speranza non sapesse nulla di tutto ciò, non sapesse che Ranieri Guerra fece fortissime pressioni su Zambon per modificare il testo così da pubblicare una versione più morbida e che non sapesse nulla dell’interferenza di Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità e portavoce del CTS, per nascondere il report. Ma in realtà, c’è un personaggio che da una parte dialogò con Ranieri Guerra in questa oppressione della verità e dall’altra è vicinissimo a Speranza. Colui è Goffredo Zaccardi. Vi starete chiedendo chi è costui e che collegamento c’è tra tale Zaccardi e il nostro ministro (senza) Speranza. Ebbene, il Zaccardi non è nient’altro che il capo di gabinetto del Ministero della Salute, quindi vicinissimo collaboratore di Speranza. E questo Zaccardi dice a Ranieri Guerra, come riporta La Verità attraverso la penna di Francesco Borgonovo, di “fare cadere nel nulla” (il report di Zambon) oppure di “riprenderlo insieme”, insomma o questo report spariva oppure si sarebbe fatta una “shared compilation”, una versione più comoda. Quindi ricapitolando: questi ricercatori dell’OMS scrivono che i primi morti della bergamasca sono dovuti soprattutto all’assenza di un piano pandemico aggiornato (avrebbe dovuto farlo Ranieri Guerra, responsabile della Prevenzione nel Ministero della Salute tra il 2014 e il 2017) e che la gestione del Covid da parte del governo italiano è più che discutibile (“caotica e creativa” ricordiamo); una volta fatto uscire il report, Ranieri Guerra e altri (immaginiamo, sperando di cadere in errore, anche il ministro Speranza) vanno su tutte le furie, fanno pressioni sui ricercatori di Venezia per modificare il report e scrivono direttamente a Ginevra e Copenhagen, sedi OMS, per premere sull’eliminazione/modifica di questo report; anche il capo di gabinetto Zaccardi si infuria, teme una figuraccia internazionale e quindi vuole che questo report venga eliminato o fortemente modificato.
Ottimo. Una domanda: avete letto qualcosa qui sopra sul ruolo del Ministro Speranza in questa faccenda? La risposta è no, perché del ministro Speranza non sappiamo nulla. Però, sinceramente, vien molto difficile pensare che il ministro non abbia fatto nulla a proposito di questo report tanto scomodo; oppure, addirittura, che il ministro non abbia lui in primis mosso i suoi uomini per eliminare questo report. Ecco, il fatto che il report “è del tutto indifferente per lo stato italiano” come disse Speranza sembra molto arduo da credere, soprattutto per i movimenti di persone molto vicine al ministro, in primis il capo di gabinetto Zaccardi, volti ad eliminare questo report.
Siamo garantisti, sempre e nei confronti di tutti, quindi non inchiodiamo Speranza a colpe che (forse) non ha. Il dubbio però legittimo che abbiamo è che forse il ministro Speranza sapesse di questo report e sapesse quanto questo report avrebbe inchiodato il governo e lui stesso a colpe ben precise e molto molto gravi. Sperando che il ministro Speranza (ancora una volta) non si sia accorto di niente, lo invitiamo umilmente a presentarsi davanti ai pm di Bergamo (sebbene, ricordiamo, non indagato) e spiegare lì, non da amici faziosi (gioco di parole non casuale, vedendo l’intervista di domenica sera rilasciata dal ministro), il suo ruolo nell’eliminazione di questo report, sperando che presto metta fine una volta per sempre al suo ruolo da Ministro.
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