Caso Ventre, «Luca fu strangolato in ambasciata: abbiamo i nomi dei responsabili»
L'annuncio è della famiglia che da tempo risiede nel Vicentino. Il giovane imprenditore di origini lucane era deceduto il primo gennaio nella sede diplomatica italiana in Uruguay. Frattanto i fratelli e la madre denunciano «il silenzio delle istituzioni e della politica» su «coperture e tentativi di depistaggio» avvenuti in Sudamerica» e bacchettano pure la procura di Roma nonché la Farnesina che seguono la vicenda
«Come mai all'interno del perimetro dell'ambasciata italiana in Uruguay la vigilanza era affidata alla polizia locale? Perché non c'erano i carabinieri? Perché siamo stati informati da un anonimo della morte di un nostro caro solo da parte di una telefonata anonima? Perché la Farnesina tranne qualche frase di circostanza è rimasta de facto in silenzio». Sono queste le domande poste dai familiari di Luca Ventre i quali ieri 30 aprile hanno incontrato al centro per il volontariato di viale Crispi, il Caracol, gli attivisti della onlus berica che li stanno supportando nella loro richiesta di verità.
Emiliano, Fabrizio e Alessandro Ventre sono arrivati ieri al Caracol assieme alla madre Palma Domenica Roseti. La famiglia da anni vive nel Vicentino anche se ha origini lucane. Luca, il fratello 35enne che da alcuni anni gestiva «una attività di import-export nel ramo alimentare» in Uruguay il primo gennaio è morto all'interno del cortile dell'ambasciata d'Italia a Montevideo dove si era rifugiato «con ogni probabilità braccato da qualcuno» per poi morire poco dopo. Nei video che hanno fatto il giro dei media nazionali e internazionali si vede il giovane imprenditore italiano il quale fra quelle mura viene raggiunto da due uomini. Uno sembra un vigilante privato, l'altro è un uomo che indossa la divisa della polizia uruguaiana: i due sembrano di guardia alla sede diplomatica. L'italiano viene immobilizzato da uno dei due, mentre l'altro lo stringe al collo. La sua presa dura dieci interminabili minuti.
Secondo i familiari il decesso, con ogni probabilità, si è consumato all'interno della stessa sede diplomatica. «Il foglio statistico redatto dall'Università di Tor Vergata, ricevuto dalla famiglia, conferma - denuncia il coordinamento che sostiene i Ventre - che quasi certamente la morte è avvenuta per soffocamento all'interno delle mura dell'ambasciata italiana in Uruguay. Il successivo trasporto in ospedale di Luca - attaccano ancora le associazioni - potrebbe essere una messa in scena». Una messia scena aggiungono i familiari pensata per evitare un colossale «imbarazzo che traspare da più parti». Così nel mirino dei Ventre finiscono l'ambasciata, il Ministero degli esteri (capitanato da Luigi di Maio, uomo di punta del M5S), la polizia uruguaiana, accusata di tenere abitualmente condotte violente.
Ad ogni modo il j'accuse della famiglia (che in Italia è assistita dall'avvocato vicentino Lino Roetta) non si ferma. «A rivedere il filmato delle telecamere di sicurezza che riprendono la scena viene da pensare alla morte di George Floyd, avvenuta il 25 maggio 2020 a Minneapolis» fa sapere la madre. Per di più alle telecamere di Vicenzatoday.it la Roseti parla di un silenzio assordante da parte di politica e istituzioni mentre il figlio Fabrizio, che bacchetta anche la procura romana (competente per legge in casi del genere» per alcune «sue inerzie», fa una rivelazione esplosiva che potrebbe costituire il giro di boa della vicenda. Lo staff legale ingaggiato dalla famiglia in Sudamerica infatti avrebbe messo insieme un dossier cruciale dal quale è facile risalire ai nomi dei responsabili comprese delle condotte «alquanto oscure» di alcuni medici.
Da un mese la salma di Luca è in Italia. La procura di Roma ha effettuato l'autopsia e ha reso il corpo ai familiari. Frattanto per martedì 4 maggio alle ore 9.00, a Vicenza, dove vive la madre di Luca originaria di Senise nel Potentino in Basilicata, sono in programma i funerali della vittima. Lo stesso giorno alle 18.30 è sotto palazzo Trissino è prevista una iniziativa di sensibilizzazione sull'accaduto affinché l'amministrazione comunale di Vicenza «si esprima con forza» per chiedere chiarezza sull'accaduto. La manifestazione è stata promossa da un pool di associazioni che da tempo assistono i familiari: si tratta del «Comitato lucano verità per Luca Ventre» attorno al quale si riuniscono «Anpi, Libera, Arci, Unione degli studenti, Filef, Mega Tolve, Associazione Giuseppe Tedeschi, Assa e Argonaut».
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