La risposta della Cina al G7: 28 aerei su Taiwan, mai così tanti
PECHINO - L'aeronautica militare cinese ha effettuato oggi un blitz con 28 aerei nella zona d'identificazione di difesa aerea di Taiwan, mobilitando anche i caccia J-16 e J-11.
Si tratta della più grande incursione segnalata fino ad oggi: il precedente record risaliva al 12 aprile scorso, con 25 velivoli. Quella odierna è la quarta incursione registrata nel mese di giugno. Le precedenti si sono verificate il 3, 4 e 14 giugno e in tutti i casi riguardavano velivoli turboelica a volo lento.
Secondo il ministero della Difesa, tra i 28 aerei dell'Esercito di liberazione popolare (Epl) cinese sono stati individuati un aereo da guerra antisommergibile Shaanxi Y-8, quattro bombardieri Xian H-6, un aereo da guerra elettronica Shaanxi Y-8, due Shaanxi KJ-500, 14 jet da combattimento Shenyang J-16 e sei jet da combattimento Shenyang J-11.
L'incursione, riferita dal ministero della Difesa di Taipei, è maturata a due giorni dalla dichiarazione del G7 rilasciata domenica, in cui i leader hanno lanciato un monito alla Cina, rilevando "l'importanza della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan" e incoraggiando "la risoluzione pacifica delle questioni attraverso lo Stretto". Per la prima volta, il G7 ha fatto riferimento a Taiwan, mandando Pechino su tutte le furie.
Gli aerei cinesi hanno volato in un'area vicino alle isole Pratas, nell'area contesa del Mar Cinese Meridionale, e alcuni dei caccia hanno sorvolato una zona vicina alla punta inferiore dell'isola di Taiwan, secondo una mappa fornita dal ministero. La Cina in passato ha descritto tali missioni come "necessarie per proteggere la sovranità del Paese e affrontare la collusione tra Taipei e Washington".
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha accusato il Gruppo dei Sette, in conferenza stampa, di "calunniare deliberatamente" la Cina su questioni relative a Taiwan, Hong Kong e allo Xinjiang e di "interferire negli affari interni della Cina", assicurando poi che "la Cina è fermamente risoluta" a salvaguardare la propria sovranità e sicurezza.
Taiwan e la Cina sono state governate in modo indipendente da quando
si sono separate nel 1949 a causa della guerra civile. Il loro rapporto
si è deteriorato sotto la presidenza di Tsai Ing-wen, al vertice
istituzionale dell'isola nel 2016, rifiutandosi di confermare il
'Consenso del 1992' sull'esistenza della 'Unica Cina', malgrado la sua
interpretazione abbia portata diversa tra Pechino e Taipei.
La Cina considera l'isola come una provincia ribelle, destinata alla riunificazione anche con l'uso della forza, se necessario.
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