Indigente morto in Messico, le ultime immagini. Interrogazioni da Pd e M5S
Salvatore Diaferio, 68 anni, stazionava da settimane all'aeroporto di Cancun. E' morto per 350 euro, il costo di un biglietto: a distanza di due mesi dalla richiesta di rimpatrio, Ambasciata e consolato italiani non sono stati in grado di garantirlo. Ma il suo caso, come dimostrano anche i video della tv messicana, era noto. E ora anche la sepoltura è a rischio: servono documenti dalle autorità italiane e la copertura delle spese
Ecco le ultime immagini di Salvatore Diaferio, l’anziano stroncato da un infarto mentre viveva di stenti tra l’aeroporto di Cancun e ripari di fortuna, in attesa da due mesi di rientrare in Italia perché prigioniero, suo malgrado, del soccorso “burocratico” messo in campo dalla diplomazia italiana. L’Ambasciata di Città del Messico ha esperito, come prevede la legge, un lungo e infruttuoso pellegrinaggio alla ricerca di qualche parente in Italia disposto a pagare per lui 350 euro di biglietto, piuttosto che ricorrere al prestito consolare che l’interessato aveva per altro dichiarato di poter onorare con i risparmi depositati su un libretto postale in Italia. Uno strumento abitualmente utilizzato in questi casi, non ultimo dalla stessa Ambasciata nel 2010, quando spedì – e di gran carriera – il proprio console onorario allo stesso aeroporto perché acquistasse di tasca sua 4mila dollari di carburante necessari a far decollare il ministro Prestigiacomo.
A realizzare il video è stata la tv locale “Azteka Noticias”, richiamata dalla storia dell’italiano vecchio e solo che vive in aeroporto in attesa di partire. Un “The Terminal” in salsa messicana che dimostra oggi come la condizione del Diaferio fosse diventata un “caso” mentre ancora era in vita. Purtroppo irrisolto, dopo ben due mesi. Il 30 dicembre si accascia a terra in preda a convulsioni davanti al Consolato di Playa del Carmen, la corsa in ambulanza finisce nel peggiore dei modi: il personale paramedico dell’Hospital General, l’ospedale pubblico di Plaja del Carmen si rifiuta di prenderlo in carico perché “morto da un ora”. Per la stampa locale invece l’anziano era sia giunto ancora vivo presso la struttura, come dimostrano le stampate dell’elettrocardiogramma al momento della consegna: 17 pulsazioni al minuto. E ipotizza che sia stato respinto piuttosto perché indigente, cosa molto comune in Messico, dove la sanità è pubblica ma segue un rigido protocollo di accessi regolati dalla capacità economica degli utenti.
Comunque sia la vicenda sta avendo sviluppi. Riferisce di aver inforcato il portone della Procura della Repubblica di Roma l’ex console Andrea Sabbia che l’1 agosto aveva ricevuto la prima richiesta di soccorso dell’anziano e da allora ha sollecitato l’Ambasciata a intervenire sul connazionale. Sul tavolo dei pm l’ipotesi di omissione di soccorso. Il console onorario però sarà revocato dal Ministero degli Esteri il 3 ottobre a seguito di una richiesta giunta dall’Ambasciata di Città del Messico il 30 settembre, proprio il giorno della morte dell’anziano. La correlazione tra i due fatti non è dimostrata, la coincidenza temporale alimenta però il dubbio che sarà probabilmente sciolto in sede civile. Intanto si registra la richiesta del deputato Alessandro Di Battista (M5S) perché il Ministro degli Affari Esteri riferisca in aula sull’accaduto, mentre il senatore Pd Aldo Di Biagio ha presentato un’interrogazione urgente.
Neppure a 10mila km il caso è chiuso. Nonostante la mobilitazione degli italiani a Playa del Carmen, Salvatore Diafiero, come ultimo sfregio di una vicenda già surreale, rischia di essere seppellito nella fossa comune insieme ai senza tetto, ai non reclamati e ai cadaveri non identificati. Per evitarlo serve una garanzia di copertura delle spese e un documento originale delle autorità italiane che consenta la consegna della salma a persone non legate al deceduto per parentela. Sul fronte dei costi la comunità italiana di Playa aveva chiesto all’Ambasciata di farsene carico ma prima di una risposta è arrivata la solidarietà dell’uomo comune: il Cip “Comunità italiana Playa” ha raccolto tutti i 21.500 pesos, circa 1.260 euro, necessari. Ora i soldi ci sono ma pare che manchino ancora i documenti del deceduto che nel frattempo sono stati richiesti dall’Ambasciata d’Italia a Città del Messico, a 2mila chilometri di distanza dall’obitorio. E ora devono tornare indietro per consentire la consegna della salma. La proroga alla conservazione della salma concessa dalle autorità locali nel frattempo è scaduta, lasciandola ancora all’incertezza.
Dall’Ambasciata di Città del Messico giungono intanto rassicurazioni sul fatto che non è mai venuto meno e non verrà meno l’impegno a supportare i connazionali che si trovassero in difficoltà. Ma la bacheca Facebook dell’istituzione si addensa di messaggi tra l’indignato e il preoccupato. Un residente iscritto all’Aire posta: “Noi cittadini italiani residenti a Playa del Carmen, ci siamo autotassati, data la vostra completa latitanza economica, per tumulare al meglio il Sig. Salvatore Diaferio, e stiamo attendendo vostre indicazioni (dato che vi sono stati rispediti i documenti originali per poter intervenire al Ministerio Pubblico Mexicano) per poter avvertire la Comunità Italiana di Playa del Carmen su data, ora del velatorio aperto presso la Funeraria per poter rendere omaggio. Oppure, se ci date indicazioni di come procedere per la tumulazione con la documentazione in ordine e corretta, prima che il povero Salvatore finisca in una fossa comune per le inadempienze di molti”.
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