Crimini di guerra in Afghanistan: la Cina punta il dito verso l’Australia
Ennesima bagarre a pochi giorni dalla sottoscrizione del Rcep.
di Enrico Oliari –
Scoppia
l’ennesimo caso diplomatico tra l’Australia e la Cina dopo la ripresa
di un rapporto che mostrerebbe crimini commessi da soldati australiani
durante il conflitto dell’Afghanistan. Un alto funzionario cinese, Zhao
Lijian, ha twittato una foto in cui si vedrebbe un militare australiano
tenere un coltello al collo di un bambino afgano, e sotto il commento
“sono scioccato per l’assassinio di civili afgani e prigionieri da parte
di soldati australiani. Condanniamo fermamente tali azioni e chiediamo
che i responsabili siano assicurati alla giustizia”.
Il rapporto è
stato pubblicato dal governo di Canberra a seguito di una meticolosa
indagine condotta dal giudice militare Paul Brereton, dalla quale sono
emerse decine di episodi di violenza perpetrata dai militari australiani
nei confronti di militari e civili afgani. Tra gli episodi per cui sono
stati aperte procedure giudiziarie vi sono 39 omicidi, compreso il caso
del prigioniero ucciso a sangue freddo perché non c’era più posto
sull’elicottero. Il documento riporta di giovani militari costretti al
battesimo del sangue da sottufficiali uccidendo civili disarmati, e tra
le vittime vi sono anche due ragazzi di 14 anni sgozzati.
Essendo i
rapporti tra la Cina e l’Australia deteriorati da tempo per una
moltitudine di questioni che spaziano dalle isole artificiali ai
migranti e a guerra commerciale con dazi del 212% imposti dalla Cina sul
vino australiano, Zhao Lijian ne ha approfittato per puntare il dito
contro l’Australia, ma da più parti la foto è apparsa come un
fotomontaggio o quantomeno modificata al computer.
Fatto sta che un
furibondo premier australiano Scott Morrison ha parlato di “immagine
ripugnante”, asserendo che “E’ oltraggioso: il governo cinese dovrebbe
vergognarsi completamente per questo post. Lo sminuisce agli occhi del
mondo”. Morrison ha spiegato che l’Australia ha voluto processi equi e
trasparenti per indagare sulle accuse contro i militari accusati di
crimini, ed ha aggiunto che “questo è ciò che fa un paese libero,
democratico e liberale”.
Alla stilettata contro il regime di Pechino
ha risposto la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying
sostenendo che “L’Australia sta reagendo in modo così forte al tweet
del mio collega. Significa che pensano che la crudele uccisione di vite
afghane sia giustificata? Le vite afghane contano, i soldati australiani
non dovrebbero forse vergognarsi?. L’Australia dovrebbe chiedere scusa
per i crimini commessi in Afghanistan”.
La querelle è aperta, ma è
interessante notare che il tutto arriva a pochi giorni dalla
sottoscrizione del Rcep, l’accordo di libero scambio e interconnessione
sottoscritto da 15 paesi dell’area, tra cui appunto Australia e Cina.
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