Le cinque volte in cui Di Maio ha contraddetto Di Maio
Che il Movimento 5 Stelle sia un contenitore con al suo interno tante idee diverse – talvolta persino contraddittorie – è cosa ormai nota. Sotto la bandiera dell’onestà e dell’anti-sistema si riuniscono ideali profondamente divergenti, che occupano tutto lo spettro politico da destra a sinistra, e sono abilmente tenuti insieme dal capo politico Luigi Di Maio.
Giravolte e capriole per cercare di non scontentare nessuno, ma nello stesso tempo dare l’idea di un pensiero coerente: un compito non facile quello del leader del Movimento, a cui sono richieste abilità acrobatiche non indifferenti. E che talvolta possono dare l’impressione che nel 32enne di Pomigliano si nascondano due personalità, l’una in conflitto con l’altra. Dottor Luigi e Mr. Di Maio, insomma.
Ecco elencate quindi le cinque volte in cui il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico è riuscito a contraddire Luigi Di Maio. O viceversa.
Di Maio e gli indagati
Nel febbraio 2016 Di Maio in un tweet scriveva: «Alfano indagato per abuso d’ufficio. Le nostre forze dell’ordine non possono avere il loro massimo vertice indagato. Si dimetta in 5 minuti!».
Dopo la vicenda della Diciotti e l’indagine del PM di Agrigento nei confronti di Matteo Salvini, molti si sono chiesti: Di Maio interverrà con la stessa fermezza e tempestività? La risposta del Ministro del Lavoro è di quelle che entrano negli annali: «Alfano si doveva dimettere perché è Alfano, Salvini vada avanti».
Eppure, nel tweet Di Maio specifica che “Le nostre forze dell’ordine non possono avere il loro massimo vertice indagato“, screditando le giustificazioni dello stesso Di Maio. E alimentando l’idea di una “giustizia ad personam”, in pieno stile berlusconiano.
Di Maio e le ONG
Questa è una storia abbastanza clamorosa, passata forse un po’ sotto
traccia perché avvenuta in campagna elettorale e quindi in un periodo
pieno di notizie.
Andiamo con ordine: a fine gennaio Di Maio rilascia un’intervista all’agenzia di stampa tedesca DPA nella quale nega di aver mai definito le ONG “taxi del mare”. «Ho solo detto che alcune mancano di trasparenza», afferma.
Peccato che a negare la sua versione ci pensi un suo stesso post su Facebook, del 21 aprile 2017, in cui Di Maio apre con «Chi paga questi taxi del Mediterraneo?». E proprio queste accuse furono alla base del progetto del Codice di Condotta per le ONG varato dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti l’estate successiva. Questa polemica inoltre scatenò una discussione piuttosto accesa con Roberto Saviano, che accusò il candidato premier dei 5 Stelle di fare campagna elettorale sulla pelle di chi sta male e di gettare fango ingiustificato sulle associazioni non governative.
Di Maio e l’impeachment a Mattarella
Qui si entra nella Top 3 dei “ripensamenti” targati Luigi Di Maio, e si toccano vette altissime.
Il 2 marzo Di Maio, a una domanda sulle consultazioni al Quirinale che si prospettavano già prima del voto data la situazione incerta, rispondeva: «Quello che deciderà il Presidente lo deciderà lui. Credo che siamo molto fortunati in questo momento storico ad avere come Capo dello Stato il presidente Mattarella».
Il resto è storia: il 27 maggio, neanche tre mesi dopo, Di Maio annuncia di voler chiedere la messa in stato d’accusa per il Capo dello Stato, dopo che quest’ultimo aveva rifiutato la nomina di Paolo Savona a Ministro dell’Economia facendo saltare le prime trattative per il governo Conte.
Per poi rimangiarsi tutto di nuovo, chiedere scusa a Mattarella tre giorni dopo per far ripartire le trattative per il nuovo governo e dichiarare qualche settimana fa «L’impeachment fu una strada sbagliata».
Di Maio e l’Euro
Al secondo posto si piazza il rapporto difficile tra Luigi Di Maio, l’Europa e la moneta unica.
Tralasciando le varie giravolte del suo partito (La Taverna e lo spot
campagna “Fuori dall’Euro” nel 2015, la Castelli che voterebbe “non so”
ad un eventuale referendum…), lo stesso Di Maio ha espresso più volte
opinioni contrastanti.
Nel gennaio 2017 a Dimartedì, incalzato più volte da Floris e
dall’economista Antonio Caprarica, il capo politico del Movimento 5
Stelle prima tergiversa e poi dichiara «Io voterei Sì ad un referendum per uscire da quest’euro».
Durante la campagna elettorale però cambia idea, si dichiara difensore
dell’UE, dell’Euro e della NATO e addirittura il 28 maggio – nel pieno
della crisi istituzionale con il Quirinale – afferma: «Non vogliamo uscire dall’euro, non l’abbiamo mai detto».
Ma il web non perdona, e una forza politica nata sulla rete come il Movimento 5 Stelle dovrebbe saperlo.
Di Maio e il governo con la Lega
Siamo alla prima posizione, la regina di tutte le cose dette e rimangiate da Di Maio. Qui le ambiguità giungono a livelli paranormali, tali da rendere inspiegabile come il leader del Movimento possa pensare e dire tutto e il contrario di tutto e conservare, agli occhi degli elettori, anche solo un briciolo di credibilità.
«Prima di tutto, voglio rispondere con il paragone con la Lega. Io sono del Sud, faccio parte di quella parte d’Italia cui la Lega diceva ‘Vesuvio, lavali col fuoco’. Non ho nessuna intenzione di far parte di un Movimento che si allea con la Lega Nord. Tutto il resto sono speculazioni giornalistiche», dichiarava Di Maio il 19 giugno 2017 a Porta a Porta.
Un anno dopo, il M5S governa il paese insieme a quella stessa Lega, nonostante abbia sempre dichiarato di non voler stringere alleanze politiche con nessuno (Di Battista non ha ancora lasciato il Movimento per questo?). E nonostante il 26 aprile affermasse «Dopo 50 giorni di attesa il forno con la Lega è definitivamente chiuso».
Parole contrastanti anche nei confronti del leader Salvini: «Ma perché poi Salvini si è alleato con Berlusconi e la Meloni che la legge Fornero l’hanno votata nella scorsa legislatura? Un problema di coerenza. Se uno non è coerente, poi tanto affidabile non è», diceva il leader del M5S nel dicembre 2017.
Sembra però che il leader della Lega abbia invece dimostrato di essere affidabile, visto che ad aprile di quest’anno Di Maio affermava «Con Salvini si possono fare grandi cose», e poche settimane fa aggiungeva «Io e Salvini ci capiamo al volo».
In chiusura, un video del gruppo di comici “Il Terzo Segreto di Satira” che ben esemplifica il rapporto difficile tra Di Maio e Di Maio. E una provocazione: pensando anche alla retromarcia sui voucher o alle ambiguità sulla validità della gara per l’ILVA… e se fosse proprio Di Maio quello poco affidabile?
Simone Martuscelli
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