CENSURATO DA AGORAVOX.IT - Sempre in tema di elites
"E' un difetto della razza latina il non trovar salute fuori di un uomo ed appunto percio' e' soggiaciuta a lungo e duro despotismo." (29)
Gaetano Arangio-Ruiz: Storia costituzionale del regno d'Italia 1848 - 1898, Civelli, Napoli 1898
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Fratello d'Italia:
il titolo del Tuo articolo a mio avviso ha merito, ma il contenuto sembra sviare notevolmente dal solco.
Il merito del titolo in realta' non sta ne' nell'affaire Renzi, ne' nell'affaire epidemia, ma nella reazione delle sedicenti elites (neo-)liberiste alla crisi economico finanziaria del 2007-2008. Bisognerebbe fare un po' di storia, ma stavolta tralascio. Andiamo direttamente al punto.
Che cosa ha fatto la crisi economico-finanziaria del 2007-2008? Ha appunto snudato la narrativa neoliberista della superiorita' dei mercati sui socialismi, dell'economia finanziarizzata sull'economia a mattoni, della superiorita' dei conservatismi e dei moderatismi sui progressismi, della superiorita' del capitale e del management sul lavoro, della superiorita'della democrazia rappresentativa sulla democrazia diretta, della superiorita' della UE sugli stati membri (ovvero sui popoli un tempo sovrani che l'hanno un tempo creata).
Insomma: ha snudato la conclamata superiorita' dei superiori, che in verita' si sono rivelati bancarottieri tutti, e con le loro stesse mani, senza alcun intervento esterno.
Le elites (neo-)liberali, qundi, si sono riposizionate di conseguenza, secondo il famoso detto che non si deve (e non si puo') mai sprecare una crisi. Pur di non fare cambiare l'ordine prestabilito del mondo, hanno accettato di allearsi anche con chi prima schifavano, i famosi "populisti".
Certamente nel 2018 qualche elettore, a seguito delle tante vicissitudini succedutesi tra il 2008 ed il 2017, si e' voluto togliere dei sassolini dalle scarpe, ovvero: ha votato strategicamente, ma che le elezioni abbiano portato al potere un campione rappresentativo di "popolo", notabilmente di popolo "grillino", per non dire nulla di "popolo" italiano, ce n'e' ampiamente da dubitare. I populisti fanno parte del Tuo concetto di "popolo" o no?
Quantomeno occorrerebbe esplicare ulteriormente CHI e' questo sedicente "popolo" che si sarebbe rappresentato nella fetta di elettori dell'M5S.
Dato che non sono trai migliori amici della famiglia Agnelli, mi fa un po' specie dover citare il Lapo Elkann, che ha di recente dato alle stampe di essere deluso di aver votato per l'M5S, ovvero per Grillo, e che ha dovuto prendere atto del fatto che perfino Grillo "e' come tutti gli altri." Gli Elkann fanno parte del "popolo italiano", del "popolo grillino" o di che altri popoli?
Convengo che debbasi trattare oramai di una questione puramente storiografica, in quanto il movimento ha perso la meta' del suo elettorato nel frattempo - ma il futuro ... il futuro che e chi porta?
Gli imprenditori cattolici, alcuni ipocriti, molti sinceri, di cui l'Italia e' ampiamente dotata, che ruolo hanno avuto e che ruolo hanno? Fanno parte del populismo o del "popolo"?
Come e chi sono tutti gli altri e come e chi sono tutti gli altri diversi da Grillo? Entriamo nel campo minato dell'italianitas, ovvero di cio' che definisce il popolo italiano, come norma prima e come fatto positivo della storia poi: la sua identita' culturale. L'Italia, che un tempo non era neanche una nozione geografica, oggi si configura come un'identita' culturale, anche se stile mosaico, no? Ecco, io chiedo: come e' fatta l'identita' culturale degli italiani tra il 2018 ed il 2020, a che stato e' pervenuta, in che condizione e'?
Limitiamoci all'aspetto: attitudine alla democrazia nell'identita' culturale italiana, onde non rischiare di sfiorare troppe mine.
Un tempo in Italia esistevano repubbliche democratiche (ma non solo, ce ne erano anche di patrizie e di aristocratiche) quando in tutto il resto del mondo la gente ancora viveva o sugli alberi o in caverne. Sismondi e' uno dei pochi storici moderni che ha colto la differenza tra l'Italia e tutto il resto. La civilta' comunale (e rinascimentale) italiana non e' stata creata da partiti politici, assemblee costituenti e/o giuristi immaginosi. Si e', con tutti i suoi pregi e soprattutto con tutti i suoi difetti, fatta da se', costruendo sulle rovine e sul vuoto di potere di una civilta' realmente superiore a tutte le altre, ma irrimediabilmente morta e finita, nonostante la sua superiorita' - una civilta' certamente non democratica, bensi' intrinsecamente militare. Molti comuni italiani nondimeno erano democrazie repubblicane ben prima dei cantoni svizzeri del 1848. Poi sono venuti i Cavour, i Savoia, le borghesie compradoriste e imitatrici degli "imperi centrali". Le subculture repubblicane, che non erano mai sparite dagli stati italiani, sono diventate le classi nemiche preferite delle classi divenute egemoniche, ed hanno cercato sia di giocare in difesa sia in attacco trasformandosi in socialiste, comuniste, anarchiche ecc. Che c'e' da meravigliarsi se anche la democrazia e la democratizzazione sono diventate le maggiori nemiche delle classi divenute egemoniche? Fa d'uopo notare che la trasformazione delle classi non abbienti in portatrici di idee antagonistiche in Italia non e' affatto iniziata con l'industrializzazione, l'industrializzazione e la societa' di massa sono venute dopo ed hanno solo accelerato il processo di differenziazione ideologica: una differenziazione direttamente proporzionale all'oppressione da parte delle "elites", cioe' le classi parlanti, le classi abbienti, le classi istruite (anche se non si capische bene come e da chi).
La parlamentarizzazione della monarchia in Italia non e' stata una vittoria della democrazia, e' nata sulla sconfitta, politica, economica e sociale, delle classi che sognavano non un altro risorgimento, ma un risorgimento altro. Il risorgimento e' stata la guerra di un popolo che aspirava all'unita' e alla liberta', ma e' stato telecomandato a debita distanza da borghesie compradoriste sia interne sia straniere. Il "popolo" (=Giuseppe Garibaldi) e' stato usato per fare il lavoro sporco, del prodotto positivo, come in tutte le rivoluzioni che si rispettino, si sono appropriati poi altri. Strada facendo il "popolo" ha dovuto prendere atto del fatto che l'unita' di una nazione richiedeva ben altro: conoscenza, organizzazione, coordinamento, capacita' di gestire la cosa pubblica, opportunita' di lavoro, tutte cose che le classi egemoni hanno fatto di tutto onde evitare che il popolo sviluppasse e/o ripescasse dalla propria storia, specialmente in autonomia, come insegnato dai tanti insegnanti anarchici che costellano la storia d'Italia del 900. Le classi egemoni erano interessate al popolo solo come fattore di produzione nell'incipiente industrializzazione, al massimo come carne da cannone o come articolo di esportazione coloniale. Di qui l'imposizione graduale di un sistema educativo pubblico di diseducazione all'autonomia ed all'autogoverno, individuali e collettive, un'educazione alla dipendenza, alla sottomissione, alla servitu' a malapena mascherata dal trapianto di teorie anglosassoni del contratto di lavoro, nonche' l'elitarizzazione piu' completa dell'educazione giuridica e politologica: un sistema di negazione e di cancellazione delle tradizioni comunali centenarie dell'Italia. Non e' un caso se i punti di snodo della storia del risorgimento italiano sono tutti correlati ad una sequela di assemblee costituenti scongiurate ed evitate dalle classi egemoni. La monarchia ed il parlamento delle classi "abbienti", retrograde e povere al confronto con altre nazioni europee ed extra-europee, ma "elites" in casa propria, si giustificavano da se', non avevano bisogno di ratificazioni e di ratificatori esterni. Non e' un caso se i Pareto, i Mosca, gli Arcoleo sono nati e si sono sviluppati in Italia, a questi si sono poi aggiunti gli ammiratori stranieri, i Michels. Non si sarebbero potuti sviluppare in alcuna altra cultura in Europa. La scoperta della democrazia rappresentativa come manipolazione ideale delle classi "non abbienti" non e' stata fatta in Italia, ma in Inghilterra, durante la Glorious Revolution. In Italia le classi egemoni l'hanno capito con ca. 150-200 anni di ritardo, ma alla fine hanno capito: bastava restringere e/o manipolare il sistema elettorale in modo tale che le classi abbienti eleggessero sempre se' stesse, e gli altri, le rimanenze, restassero fuori a guardare. Inoltre, sempre in ritardo, le classi abbienti hanno capito la vera natura del bonapartismo, l'arte del colpo di stato e del governo monocratico sostenuto da partiti conservatori, moderati e, ovviamente, autoritari. Poi e' arrivata la grande democratizzatrice, la piu' grande democratizzatrice di tutti i tempi: la prima guerra mondiale. Negli "imperi centrali" le monarchie scomparvero, ma non in Italia, in Italia la monarchia resistette, anche se a brandelli. La monarchia resistette non senza che le borghesie, che si nascondevano dietro di essa e dietro il parlamento, dovessero fare ricorso ad una stampella esterna, a quel lurido popolume da esse disprezzato piu' di qualsiasi altra cosa al mondo, in quanto era in grado di fare molto bene cio' che esse non erano in grado di fare, almeno non direttamente in pubblico: prendere a calci in faccia socialisti, comunisti, anarchici ed in genere critici dell'ordine del mondo naturale, se non quello costituito. Il popolume era un miscuglio di veri criminali, di spostati dalla guerra e di uomini distorti, in uno stato culturalmente psicopatologico, la vera e propria feccia del "popolo", ma, in ultima analisi in uno stato non diverso o migliore di chi ce li aveva mandati. Trovarono il modo di appropriarsi un posto nella societa' italiana facendo leva sui risentimenti di chi aveva combattuto una guerra mondiale solo per diventare un senza tetto. E riuscirono nell'intento.
Da essi venne impostato il sentiero di sviluppo politico ed economico del fascismo, sul cui carrozzone saltarono via via sempre piu' persone, organizzazioni, interessi. Ma chiediamoci: perche' e come? Come e' possibile che non si rendessero conto di dove sarebbero andati a finire? Sul fascismo ci sono tante teorie, e' una delle questioni piu' irrisolte di tutte le questioni storiche di questo paese. A scuola ai nostri figli insegnano solo che il fascismo e' stato una "parentesi" nella storia di paese altrimenti bucolicamente felice e predestinato ad una missione ultraterrena nel mondo, o che si e' trattata di una lotta alla pari tra il bene ed il male, oramai finita, come descritta nei libri interminabili di de Felice. Questo nel migliore dei casi, in quanto nella maggior parte dei casi non ci "arrivano", non la "fanno": la storia che fino a due decenni fa era contemporanea per la maggior parte dei nostri ragazzi era ed e' rimasta un mistero. Ma vengono costretti a "fare" educazione civica, senza avere in realta' gli strumenti per capire di che cosa si tratti e che cosa gli venga "fatto" in realta'. A partire dagli anni '50 del secolo scorso hanno iniziato degli storici tedeschi (poi seguiti da storici inglesi) a scavare le radici del fascismo fino al primo 900. Gli italiani anche stavolta sono rimasti indietro, hanno appena iniziato a interrogare le fonti italiane del 900 sulle origini del fascismo, e, guarda caso, le hanno trovate nelle ideologie dei giuristi. Esiste un filo, forse un filo rosso, che collega Recanati con il bombardamento di Genova ad opera dei piemontesi nel 1849 ed al bombardamento degli operai di Milano ridotti alla fame nel maggio del 1898, sempre ad opera di un generale piemontese. Il filo si manifesta sotto certe forme, in realta' e' l'operazione vitale di un principio politico, che potremmo chiamare la priorita' del principio del comando sul principio del consenso, oppure la negazione della legittimita' della resistenza al comando. Capire questo e' uno dei punti fondamentali non solo per capire la religione fascista italiana, ma il processo di formazione di tutti gli stati europei, che hanno inteso "superare" quello che c'era prima delle borghesie, ovvero il feudalesimo. A scuola ci hanno insegnato che si e' trattato di "democratizzazione".
Benche' la storiografia borghese abbia fatto salti mortali per dimostrare la stretta, strettissima correlazione tra economia di mercato e democrazia rappresentativa, e giuristi, politologi, sociologi ed economisti tutti si sono affannati addirittura a ricostrure il nesso di causalita' e forse di interdipendenza tra le due, ci sono ancora troppi aspetti oscuri o oscurati in questa storia: le fabbriche-caserme, il diritto illimitato del datore di punire il lavoratore, economicamente e fisicamente, lo stato di dipendenza giuridica del lavoratore dietro la facciata dell'uguaglianza contrattuale, la costruzione giuridica dell'obbligazione nel contratto di lavoro, il rifiuto da parte datoriale di sottoporre incondizionatamente il contratto di lavoro alla sindacabilita' di tribunali ordinari, la manipolazione del contratto psicologico di lavoro dietro il velo dell'ignoranza del contratto scritto, la determinazione del compenso e delle condizioni di lavoro non su base competitiva, ma su base unilaterale ("o questa minestra o la finestra"), la negazione del diritto di resistenza al lavoratore, il divieto di concorrenza, al diritto conclamato da parte datoriale di poter discriminare, di creare e gestire liste di proscrizione e via dicendo ... e' una lista molto lunga. Invece di "lavoratore" avrei potuto dire "membro di classe non abbiente" o "membro di classe subalterna", "critico" del pensiero egemonico, non cambierebbe granche'. Abbiamo conosciuto eccezioni, e' vero, come Adriano Olivetti, ma le possiamo contare tutte sulle dita di una sola mano in 200 anni di storia economica dell'Italia, fino ai giorni nostri. Se andiamo a guardare nel profondo della storia economica inglese e americana, non troveremo i principi dell'economia di mercato al lavoro, troveremo il riciclaggio della legge del master e servant del common law, ovvero residui di feudalesimo trasposti nell'era "moderna" del contratto. Roscoe Pound non si vergognava di dirlo apertamente e a Harvard nessuno ha mai proposto il suo licenziamento per questo.
In che cosa e' diverso il principio del comando operante in una societa' feudale, dove il vassallo sbacchetta i servi ed i vassalli superiori sbacchettano i vassali inferiori, o da una antica, dove i vincitori sbacchettano i vinti e li fanno schiavi, da una societa' capitalistica di mercato? Vae victis!
I fascismi POLITICI, che non sono da confondere con i fascismi economici e sociali che fanno parte integrante delle nostre vite quotidiane, sono sempre esistiti nelle societa' borghesi, sono solo il lato B dell'egemonia economica, politica, sociale e culturale della borghesia "abbiente" (non di quella povera). Non sono ideologie sempre attive, "up", sono stati psicologici, forse psicopatologici, latenti dei gruppi che le costituiscono, che si manifestano ogniqualvolta avvengono eventi che ne minaccino in tutto o in parte gli interessi e le posizioni fondamentali (il mantenimento del capitale, la possibilita' di fare profitto, l'ordine sociale naturale). Purtroppo molti studiosi del fascismo l'hanno ridotto ad una codificazione, ad una religione codificata, come in effetti e' anche stata, tuttavia e' un errore considerarlo un fenomeno unidimensionale: bisognerebbe piuttosto imparare a parlare di fascismi, non di fascismo, e comprenderli nei contesti storici da cui provengono: dal bonapartismo, dal bismarckismo, ovvero da contesti in cui si evidenziano tutte le incertezze e le difficolta' delle elites di gestire trasformazioni e transizioni di sistema, da situazioni di arretratezza economica e culturale a situazioni sedicenti "moderne".
Come in tutti gli altri paesi europei e non, i fascismi non sono mai scomparsi dall'Italia, neanche dopo l'avvento della costituzione repubblicana. Non mi riferisco ad Almirante ed al suo partito ed alla scia infinita di organizzazioni neofasciste extra-parlamentari che hanno continuato a costellare l'Italia dopo il 1945, ma agli Scelba, ai Tambroni, allo stesso de Gasperi, a personalita' in grado di manifestare la propria volonta' e capacita' di sostituire materialmente il principio politico del comando e della manipolazione con quello costituzionale del consenso ogniqualvolta hanno visto minacce, finte o reali, incombere su di loro e sui propri fedeli. L'istituzione stessa dei partiti politici non e' un'istituzione che possa essere definita ne' democratica ne' conforme con l'economia competitiva di mercato: si tratta organizzazioni il cui scopo fondamentale e' creare, mantenere e accrescere il conformismo ideologico, al piu' annientare le organizzazioni di produzione ideologica ad esse antagoniste o rivali. Gli strumenti principali con cui realizzano questo scopo sono la cooptazione e l'espulsione di "eretici": nulla a che vedere con i modelli organizzativi di economie di mercato, fondate sul libero scambio. Ognuna di essa vorrebbe essere partito unico, come sognato pubblicamente dal grande ministro di Maio. In quanto tali hanno tutte le caratteristiche di sette religiose medievali, in cui il principio politico attivo e' il comando, non il consenso: il consenso politico e' uno scopo lodevole, ma alla fine dei conti e' un orpello eliminabile. E cosi' perveniamo alla costituzione materiale della repubblica dei partiti, non dei cittadini italiani, dove la costituzione e l'ordinamento repubblicano in realta' divengono una foglia di fico.
La costituzione italiana e' stata sospesa guarda caso proprio da Scelba e de Gasperi ancora prima che venisse promulgata (non e' mai stata ratificata dal popolo italiano), a causa della "guerra fredda" dissero, ovvero del "pericolo comunista". Intanto crebbe il pericolo sedicente democristiano, ma di quello non si doveva preoccupare nessuno. E il popolo? Qualche moto qui e la', ma alla fine dei conti ha ingoiato. Poi la costituzione e' stata sospesa a causa degli "anni di piombo", ovvero a causa del terrorismo, che metteva in pericolo un ordine che in realta' non esisteva se non sulla carta. Metteva in pericolo la repubblica dei partiti, questo e' certo, la repubblica delle sette religiose. E il popolo? Qualche mugugno qua e la', ma alla fine dei conti ha ingoiato. Poi e' arrivato il pentapartito, che ha vampirizzato tutto cio' che c'era da vampirizzare allora in Italia. E il popolo? Lanciava monetine su un uomo solo, gia' morto, quando sapeva e in molti casi partecipava in prima persona allo spaccio delle bestie trionfanti organizzato dai partiti dell'"arco costituzionale". Uno di loro divenne il fondatore della cosidetta seconda repubblica. E il popolo? Qualcuno comincio' a mugugnare di una nuova costituente, che bisognava rifare tutto da capo e fare pulizie di primavera, finalmente, nelle stalle di Augia. Fatto nulla - e il popolo ha ingoiato di nuovo.
E siamo alla fine anche della seconda repubblica, che in realta' e' solo il prolungamento e l'estensione della prima, stiamo vedendo spuntare la terza, forse la quarta repubblica. Come sara'? Non e' grazie all'epidemia che sta avvenendo questo passaggio, l'epidemia e' stato un evento augurato e certamente auspicato da molte parti delle borghesie egemoniche, in Italia come altrove, ma non e' l'epidemia che sta conducendo a quello che tu chiami la fine delle istituzioni democratiche. Cio' che si sta esaurendo e' quella che Rittinghausen chiamava la falsa democrazia, la democrazia rappresentativa e che lui contrapponeva alla vera democrazia, che era quella della legislazione diretta da parte del popolo ("Volksgesetzgebung"), e in realta' era un tipo di democrazia diretta assai diverso da quello che venne parzialmente realizzato in Svizzera durante il 19. secolo, un'anticipazione di un tipo di democrazia deliberativa ed inclusiva che ancora non e' stato realizzato da nessuna parte su scala nazionale. La parlamentarizzazione dei sistemi politici ha consentito alle borghesie egemoni ("abbienti") di tutti i paesi occidentali di continuare ad opprimere le classi meno abbienti e non affatto abbienti e di imporre la propria volonta' giuridica ed economica a tutti ed ovunque. La crisi del 2007-2008 ha mostrato il limite raggiunto da questo modello di sviluppo politico ed economico. Che il parlamentarismo DEBBA essere sostituito con qualcos'altro e' qualcosa che hanno ben piu' presente a Bruxelles e a Confindustria che non nelle Leghe o nel PD o in quello che rimane dell'M5S. La questione e' solo: CON CHE COSA? Qualsiasi cosa sia, le "elites" alias borghesie egemoniche non sono disposte a farselo dire dai "popoli", specialmente dai "non abbienti" o da quelli non ancora "non abbienti", ma sulla migliore via per diventarlo.
L'M5S, Grillo e Casaleggio non rappresentano "il" popolo italiano, rappresentano una certa fetta di popolo invasata dalle possibilita' di informatizzazione di qualsiasi cosa al mondo e di cui poco comprende le conseguenze nell'ambito di uno stato a sovranita' limitata e a democrazia di facciata. In quanto tale questo movimento era ed e' piu' un esperimento, un esperimento di tecnologia politica che un movimento politico. I dubbi sui reali gestori ultimi del movimento sono sempre esistiti ed oggi piu' che mai resistono. Il culto della persona di Conte, di questo re d'Italia venuto dal nulla, dispiegato su Facebook, quando e' assolutamente evidente che il giovanotto non sa che cosa stia facendo e che cosa debba o avrebbe dovuto fare, non e' spiegabile in termini razionali, solo in termini religiosi. Ma Conte non e' stato eliminato da una tempesta epidemica perfetta, e' stato eliminato dal rischio da esso stesso rafforzato di un default totale dell'economia e della struttura sociale italiana. E della seconda cosa in Confindustria e a Bruxelles hanno molto piu' paura che non della prima.
Il "movimento" non ha mai nascosto di operare alla stregua di una setta religiosa, in cui un circolo interno di sacerdoti veglia sull'integrita' della dottrina e distribuisce i seggi in parrocchia a suo insindacabile piacimento. Come autocandidato sindaco del Meetup di Ancona ho avuto modo di vedere con i miei stessi occhi come opera il "movimento" al suo interno e chi ne veniva attratto e chi in realta' attraeva solo per essere tenuto a bada. Si tratta vastamente di una pura operazione di lavaggio del cervello, anche del cervello collettivo della societa' italiana, certamente volta a decostruire e distruggere un certo tipo di "casta", ma altrettanto certamente non per sostituirla con un modello di organizzazione politica conforme con l'economia di mercato o con un modello di democrazia inclusivo delle classi "meno abbienti" o "non abbienti", alias popolo.
L'Italia e' un terreno di esperimento per tutti gli altri paesi della UE, e' il primo paese della UE in cui le classi egemoni hanno deciso di uccidere quello che dal 1946 e' stato chiamato lo "stato sociale" e di sostituirlo con qualcos'altro. Primo passo dell'operazione e' una controrivoluzione preventiva, che dura ormai dal 1992: rendere il nemico incapace di difendersi, soprattutto di attaccare per difendersi. E' questo il contesto in cui vanno interpretati i mantra delle precarizzazioni e le narrazioni sulla flessibilizzazione e la "imprenditorializzazione" del lavoro in generale. Il risultato e' la poverta' di massa, come esisteva nel medioevo e ne l'eta' moderna fino all'avvento della cosidetta industrializzazione.
Guarda bene il "governo" della UE e potrai intuire cio' che rimpiazzera' lo stato sociale: il presidente della UE non e' mai stato chiesto e/o ratificato da nessun popolo europeo, eppure ce l'abbiamo; la commissione europea e' un conglomerato di comitati di gestione che fanno invidia alla rattrappita economia corporativa fascista; il parlamento europeo e' un parlamento di nessuno, in cui i Cittadini europei non hanno alcuna voce in capitolo e a cui il parlamento non risponde - e' una fabbrica di carta a favore dei partiti politici; la corte di giustizia e la corte dei conti della UE sono delle istituzioni di garanzia che non garantiscono i Cittadini europei, ma solo le istituzioni della UE e degli stati stessi; i decisori della UE sono gli stessi figuri che troviamo nei boschi e nei sottoboschi dei sistemi politici nazionali e che a Bruxelles si mettono un altro cappello e diventano altre persone. Che tipo di democrazia puo' derivare da tutto questo? Hai indovinato, un'altra falsa democrazia - ed e' un'altra falsa democrazia che a Berlino e a Parigi vogliono fare ingoiare a tutti i popoli europei, primo di tutti quello italiano.
E' vero: le risorse finanziarie in Italia non mancano, ma il punto e' che le elites, alias "classi abbienti", negano alle classi meno abbienti qualsiasi tipo di partecipazione nelle decisioni su come utilizzarle, quando, quanto ecc. Deve rimanere dominio assoluto delle elites tutto cio' che a ha a che fare con l'"investire". Solo al "giocare in borsa" le classi "meno abbienti" devono potere ancora partecipare, per farsi spennare dal sistema bancario-finanziario rotto sin dal 2007 e ancora irreparabilmente danneggiato.
Il presidente Conte, anche se non fa parte formalmente del "movimento", e' lo specchio del movimento: e' solo un'operazione mediatica, che adesso ha raggiunto il suo limite: presso cio' che resta del popolo italiano, a Bruxelles, a Berlino e a Parigi. Ma gli uomini (e talora le donne) sono quello che sono, non quello che altri vorrebbero che fossero.
Quando tu dici che in altre condizioni le camere sarebbero gia'state sciolte, ti do pienamente ragione, ma mi permetto di aggiungere che avresti dovuto anche menzionare per nome IL VERO RESPONSABILE di questa debacle, che ha un nome ed un cognome, ovvero Sergio Mattarella: e' per sue decisioni personali che l'Italia e' arrivata a questo punto. Non e' la fine del barile, ma poco ci manca oramai. I suoi eterni tentennamenti ed esitazioni nonche' il suo pochissimo coraggio politico hanno condotto a questa situazione - e non potevano condurre a nulla altro. Mattarella sarebbe il primo a doversene andare, ancora prima di Conte.
E ben venga il peggio, anche se i miei pensieri sono sempre con le donne e gli uomini che si suicidano in Italia, che non riescono piu' a trovare altre vie di uscita dalla loro oppressione.
Forse "il" popolo, quello vero, si svegliera' e comincera a volere imparare a governare se' stesso e a combattere di nuovo per la propria liberta'. La scuola della democrazia non sta nei libri di testo di educazione civica, e' ben altro.
Con affetto
Cato Maior Asiaticus
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