6 Maggio 2020
Rsa, s’ indaga per epidemia colposa «In alcune strutture mortalità alta»
- fonte:
- Corriere del Trentino
TRENTO
Documenti, linee guida, direttive e numeri. La mole di carte raccolta
dai carabinieri è gigantesca e proprio tra le righe dei corposi scritti,
arricchiti di grafici e numeri, si cerca la chiave per capire se è
stato davvero fatto tutto il possibile per le rsa del Trentino. I dubbi
restano, la magistratura intende fare chiarezza e ora procede per
epidemia colposa (ipotesi prevista dagli articoli 438 e 452 del codice
penale). La Procura aveva già aperto un fascicolo d’ indagine ma a
modello 45 (atti che non costituiscono una notizia di reato) ora è stato
modificato e c’ è un’ ipotesi di reato, l’ inchiesta al momento resta,
però, a carico di ignoti. «Sono stati rilevati elementi di criticità in
alcune strutture. Faremo approfondimenti», spiega il procuratore Sandro
Raimondi, riferendosi alla «mortalità elevata che si è registrata in
alcune rsa». I decessi all’ interno delle residenze sanitarie
assistenziali, al 28 aprile scorso, sono 296. «Ma la metà circa – si
precisa – non sono stati causati dalla pandemia». Quello dei decessi da
Covid e con Covid è un tema caldo che modifica la curva della mortalità.
Ad oggi, dall’ inizio della pandemia, sono 667 i decessi causati da
diverse patologie, di questi 216 sono riconducibili al Covid (accertati
con il tampone) e altri 328 anziani sono morti per patologie
riconducibili alla pandemia, ma non c’ è certezza sulla causa della
morte. Il Covid ha messo in ginocchio molte rsa del Trentino,
accelerando il triste destino di numerosi anziani. Contenitori di
fragilità, le residenze sanitarie assistenziali hanno pagato un prezzo
altissimo e il Codacons ha lanciato un grido d’ allarme sulla gestione
delle strutture durante l’ emergenza. L’ inchiesta della Procura è
partita proprio dagli esposti dell’ associazione consumatori e da un
terzo presentato dai familiari di un anziano deceduto nella casa di
riposo Fondazione Montel di Pergine Valsugana. Nei giorni scorsi i
carabinieri del Nas di Trento insieme ai colleghi del reparto operativo,
che stanno conducendo le indagini, e alle diverse compagnie dislocate
sul territorio, sono andati a bussare negli uffici della Provincia e in
azienda sanitaria dove sono stati acquisiti numerosissimi documenti,
direttive e linee guida. Atti e relazioni che ora dovranno essere
analizzate con estrema cura e scrupolosità. Attraverso la documentazione
acquisita i carabinieri hanno ricostruito gli organigrammi delle
singole strutture e l’ organizzazione, ma non sono ancora iniziati i
sopralluoghi nelle singole strutture. Nel frattempo ieri in Procura si è
svolto un nuovo vertice tra Raimondi, il sostituto Marco Gallina, che
guidano le indagini, e i colonnelli Davide Perasso e Giovanni
Cuccurullo, comandanti del Nas e del reparto operativo di Trento, per
fare un primo punto sulle indagini. Sono 55 in tutto il Trentino le rsa e
gli accertamenti hanno evidenziato il fatto che in 32 di queste non si
sono registrati decessi per Covid. Si cerca di capire perché. Le
strutture vengono considerate a tutti gli effetti enti pubblici, in
quanto accreditate e convenzionate con l’ Azienda sanitaria. Un
elemento, questo, che per la Procura ha un valore, da un punto di vista
giuridico, non trascurabile. Gli investigatori hanno ricostruito anche
l’ organizzazione, tutte hanno un direttore sanitario, e in quasi tutti i
cda è presente un rappresentante del Comune. Poi ci sono gli aspetti
sanitari e alberghieri. e infine le linee guida. Dalle indagini è emerso
che sono più o meno le stesse indicate dal ministero della salute. «La
Provincia ha nominato una task force composta da medici, infermieri e
personale del Dipartimento della salute che, insieme all’ azienda
sanitaria, stano collaborando alle indagini e hanno messo a disposizione
tutta la documentazione», fa sapere il procuratore. Sarà l’ indagine
ora a chiarire se è stato fatto tutto correttamente oppure se ci sono
state omissioni. Il Codacons in uno degli esposti depositati aveva
concentrato l’ attenzione in particolate sulle strutture di Ledro e
Pergine, che sono state tra quelle più colpite dal Covid-19 e che hanno
registrato il maggior numero di decessi. L’ associazione consumatori
parla di «una strage» e chiede «misure urgenti in grado di garantire
indagini precise su eventuali responsabilità». Ma c’ è un altro fronte
su cui si stanno concentrando gli investigatori e l’ Inail: i sanitari
che si sono ammalati. Tra i medici si è registrato solo un decesso, la
dottoressa Gaetana Trimarchi, guardia medica in val di Fassa, morta a 58
anni, ma ci sono stati diversi sanitari che si sono ammalati, «perché
erano senza dispositivi», attaccano i sindacati. In questo caso si
tratta di una malattia professionale, l’ Inail è già al lavoro .
dafne roat
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