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03/02/21

IL FUTURO DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO E' FARE IL CULO A CHI LI HA COSTRETTI A LASCIARE CASA LORO

 

Schiavone (CGIE): “Italiani all’estero attenti alla crisi di governo”

Palazzo Chigi, sede del governo italiano ANSA/CHIGI PALACE PRESS OFFICE/FILIPPO ATTILI
Michele Schiavone, segretario generale del Consiglio generale degli Italiani all’Estero-Cgie, nel corso dei lavori preparatori della IV Assemblea plenaria della Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie, ha detto: ”Questo è un momento critico anche per gli italiani all’estero. La pandemia ha fatto crollare certezze e perdere posti di lavoro: trovarsi fuori dal proprio paese in questo periodo può essere difficilissimo. La politica tutta abbia un supplemento di senso di responsabilità nell’interesse collettivo. Gli italiani all’estero guardano con attenzione a quanto sta succedendo in questi giorni in Italia”.

L’incontro virtuale di oggi è stato dedicato alla nuova emigrazione, alle misure per contenere l’esodo e favorire il rientro degli italiani che si trovano all’estero. Le persone che lasciano l’Italia sono in costante aumento e sono sempre più qualificate. Troppo spesso però ancora oggi ci troviamo di fronte a una mobilità per bisogno, lavoratori italiani – laureati, diplomati e manovali che siano – costretti a ripercorrere l’antico cammino di speranza e sacrifici, precariato e privazione di diritti, che non di rado trovano nei paesi di nuovo approdo.

”Tre quarti di cittadini che emigrano finiscono sul mercato del lavoro deregolamentato e sono costretti a svolgere mansioni non attinenti alle capacità acquisite”, ha denunciato Schiavone.

Negli ultimi 15 anni, il numero di persone che ha lasciato l’Italia è aumentato di oltre il 70 per cento e gli iscritti all’Aire, cioè l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, sono passati da poco più di 3 milioni a oltre 6 milioni e rappresentano più del 10 per cento della popolazione residente in Italia.

Ha acceso il riflettore sui giovani Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Maeci: ”Credo che le politiche giovanili non dovrebbero fermarsi ai confini nazionali – ha affermato -. Alcune misure fiscali ad esempio, come quelle introdotte dal Decreto Crescita nel 2019 e rafforzate da alcuni emendamenti introdotti nell’ultima finanziaria, servono senz’altro a facilitare il rientro dei nostri giovani all’estero. Ma quello che davvero serve è far sentire la presenza solida e costante dell’Italia (e delle sue istituzioni) all’estero”.

“Per questo la Farnesina – ha spiegato Vignali – punta ad una nuova prospettiva per l’associazionismo, una prospettiva di rinnovamento che coinvolga concretamente tutti quei giovani, anche di seconda o di terza generazione, che possono contribuire alla crescita del Sistema Italia da fuori. Questi giovani hanno voglia di relazionarsi e di aiutarsi tra loro, e andrebbero spronati ad assumere un ruolo attivo negli organismi rappresentativi degli italiani all’estero, che saranno presto rinnovati”.

Manfredi Nulli, presidente della VI commissione Cgie, ha fatto notare come il fenomeno migratorio italiano riguardi i giovani ma anche ”intere famiglie, marito, moglie e figli e sia caratterizzato da grande mobilità”. Proprio in virtù di questo, ha sottolineato la necessità ”dell’utilizzo da parte delle regioni dei fondi europei per progetti che facilitino il ritorno di connazionali per sviluppare attività in Italia, una politica coordinata per riconoscimento dei titoli di studio a tutti i livelli e delle spese contributive pensionistiche, garanzie per assistenza sanitaria quando si è in Italia per alcuni periodi”.

“Mi auguro – ha concluso Nulli – che il confronto con il Governo e il sistema Paese su questi temi – di cui l’Assemblea plenaria della Conferenza Permanente Stato Regioni Province Autonome Cgie è uno dei momenti più alti – crei le basi per un pieno riconoscimento di interessi e diritti degli Italiani all’estero, da sempre importante risorsa per il nostro Paese”.

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